Tra castagneti e metati alla scoperta di antiche iscrizioni rupestri delle genti di montagna. comune - Fanano partenza: località"i Ponti:{S32 m) come raggiungerlo - da Fanano seguendo le indicazioni per Ospitale " , tipo di tracciato: sentiero in boschi e prati; lunghezza: km 13.5 dislivello in salita :300 m tempo percorrenza : 5 ore difficoltà : percorso non difficile ma da percorrere con attenzione (soprattutto dopo periodo di pioggia) acqua lungo il percorso: ai Ponti (non sempre) – a Sega e ad Ospitale non si incontrano punti di ristoro dopo la partenza. L’itinerario originale é modificato perché le recenti piogge hanno reso problematica la percorrenza di un tratto del 407; quindi sarà percorso con andata e ritorno lungo lo stesso tragitto La parte della descrizione in corsivo non verrà percorsa L'itinerario, che inizia in località 'I Ponti', poco dopo Fanano, lungo la strada per Ospitale, attraversa la splendida e stretta valle del Torrente Ospitale. Seguendo il sentiero CAI 407, inizialmente ripido, poi in parte selciato con lastre d'arenaria e ciottoli, e delimitato da muretti a secco, si attraversano vari castagneti. Alcuni sono castagneti misti, con esili piante di castagno usate come fonte di legname (governo a ceduo), cresciute insieme con altre piante e arbusti tipici di questa fascia altitudinale, come roverella, carpino nero e maggio ciondolo. In seguito, il sentiero si addentra in castagneti da frutto non ancora colonizzati da altre piante. Superata una grande costruzione ormai diroccata, Cà dei Fuochi (811m), si incominciano ad intravedere le numerose case in sasso del Borgo di Caselle (840m). Lungo il sentiero che attraversa il nucleo abbandonato, oltre ai numerosi castagni, sono ancora visibili diverse piante da frutto e siepi in bosso. Queste piante, insieme ai resti di un mulino (in località Carpineto) di un metato (presso le Piagge) testimoniano l'attività umana che, fino ad un recente passato, si svolgeva presso il borgo. Poco dopo Caselle si abbandona il sentiero CAI e si imbocca una deviazione sulla destra che porta dapprima a Carpineto (820m)e poi alla località le Piagge (780m). Arrivati alle Piagge proseguiamo in direzione di Ospitale. In località Sega andiamo alla scoperta di antiche iscrizioni rupestri delle popolazioni montanare. Da questo punto possiamo proseguire fino ad Ospitale oppure optare per ritornare alla partenza; in questo caso si ripercorre a ritroso il sentiero 411. Giunti alle Piagge si continua sul sentiero CAI 411 che corre parallelo al Torrente Ospitale. li sentiero porta a un ponte di legno che passa il torrente e conduce alla strada asfaltata. Per tornare alla località I Ponti, e concludere così il percorso, occorre attraversare la strada asfaltata e proseguire sul sentiero CAI 411 che s'inerpica nel castagneto e si ritorna al punto di partenza. I boschi di castagno hanno avuto per molti secoli un ruolo fondamentale nell'economia delle popolazioni montane dell'Appennino modenese, sia come fonte alimentare che di legname. A testimonianza di questo restano i numerosi edifici, ormai in disuso, che si incontrano lungo il percorso, come i metati e i mulini Metati o essiccatoi Sono delle costruzioni, in pietra dall'architettura particolare, nei quali venivano fatte seccare le castagne È formato da un unico ambiente con le pareti interne annerite dal fumo. Sul retro, in alto, è presente una finestra da cui si scaricavano all'interno del metato le castagne. Queste cadevano sopra un graticcio di legno, posto a quasi due metri dal suolo, che occupa tutta l'ampiezza del vano. Sotto al graticcio veniva acceso un fuoco, che bruciava lentamente, senza fiamma e con regolarità, producendo un denso fumo che faceva morire i parassiti che avrebbero potuto provocare il deperimento del frutto. Per assicurare la temperatura costante non vi era camino; piccole finestrelle laterali consentivano l'uscita del fumo. Una volta seccate le castagne, si procedeva alla sbucciatura, per mezzo di un grosso mortaio di legno (pila) dentro al quale si ponevano i frutti che venivano privati della buccia attraverso una stanga a punte acuminate o, più semplicemente, ponendole dentro un sacco che veniva battuto su di un tronco. Le castagne secche così preparate erano portate ad un mulino ad acqua per essere macinate e ridotte in farina. Per conservarla, la farina era pressata all'interno di cassoni e contenitori . ricavati da tronchi cavi di castagni. Gli scarti erano usati come alimento per i maiali, mentre le bucce servivano da combustibile per l'inverno. La coltivazione del castagno La fascia dei castagneti si sviluppa dai 400 m d'altezza fino ai 900-1000 m, spingendosi talora anche nella zona della faggeta. li castagno è una specie mesofila, che cresce cioè ottimamente a valori intermedi di temperatura e umidità. Tollera meglio la siccità estiva che le gelate precoci o tardive o le piogge abbondanti durante la fioritura. Vive su terreni sciolti, freschi e profondi, leggermente acidi, derivanti da roccia silicea; non tollera i suoli calcarei, argillosi, pesanti e troppo umidi. Il castagneto da frutto è caratterizzato da castagni di grandi dimensioni, spesso secolari, piantati a una certa distanza l'uno dall'altro per favorirne lo sviluppo e facilitare la raccolta dei frutti. Il sottobosco, periodicamente sfoltito, è perlopiù privo d'arbusti, e si presenta come un prato nel quale si sviluppano piante erbacee dalle tipiche fioriture primaverili, come la primula, l'erba trinità, l'anemone dei boschi e numerose orchidee. I castagneti da pali sfruttano i polloni lunghi e diritti di ceppaie periodicamente ceduate. Castanea sativa Il castagno europeo (famiglia delle Fagacee) è una pianta molto longeva, potendo vivere fino a 400-500 anni. E’ un albero massiccio, alto fino a 30 m, con chioma ampia e tondeggiante. La corteccia, bruno-grigia, è fessurata longitudinalmente e, negli esemplari più grandi, contorta a spirale. Le grandi foglie lucide, allungate, sono di colore verde intenso e con il margine dentato. E una pianta monoica, cioè con fiori femminili e maschili presenti sullo stesso albero. Le infiorescenze allungate - dette amenti - possono avere solo fiori maschili, simili a fiocchi gialli, oppure fiori maschili verso l'apice e fiori femminili alla base, più piccoli e verdi, avvolti da un involucro verdastro e squamoso detto 'cupola', che contiene solitamente tre fiori, e che si trasformerà nel 'riccio'. Il riccio verde e spinoso, in autunno si spacca in due o quattro valve, lasciando libere da una a tre castagne. Le castagne sono frutti secchi, con buccia bruna, liscia e coriacea; all'interno vi sono due cotiledoni bianchi - la parte commestibile del frutto - avvolti da una sottile pellicola. I ciuffetti alla sommità del frutto sono gli stili disseccati dell'ovario. All'interno, tra i due cotiledoni, spesso è presente l'abbozzo della radichetta e del fusticino della nuova pianta. La civiltà del castagno Il castagno è una pianta originaria del bacino del Mediterraneo, probabilmente dell'Europa orientale e dell'Asia minore. I Romani, dopo averlo diffuso sugli Appennini e sulle Alpi, lo introdussero in Germania, nella Svezia meridionale e in Britannia. L'impiego della castagna come alimento ha origini antichissime: Svetonio riporta come gli Etruschi fossero soliti confezionare un pane con farina di castagne. Nel Medioevo si ebbe un'enorme diffusione dei castagneti, il cui declino incominciò solo verso la fine del 1800, raggiungendo l'apice nel XX secolo. Dal dopoguerra i castagneti da frutto sono stati abbandonati, sia per le mutate condizioni di vita, sia perché convertiti in cedui per la produzione di legname. La conversione in ceduo è stata anche conseguenza della diffusione di malattie fungine, come il cancro del castagno e il mal dell'inchiostro, che hanno provocato la morte di numerosi esemplari da frutto. Le castagne, ricche di amido e zuccheri, sono particolarmente digeribili e nutrienti, e garantiscono un apporto equilibrato di glucidi, lipidi, proteine, sali minerali e vitamine. Fino a pochi decenni orso no esse hanno rappresentato, insieme a latte e formaggio, l'alimento base invernale per chi viveva nelle zone collinari e montane. Perciò i castagneti erano una preziosa fonte di reddito e di sussistenza, ed erano curati meticolosamente durante tutto l'anno. In primavera si procedeva alla potatura delle piante e all'innesto delle varietà più resistenti. Durante i mesi estivi nei castagneti potevano pascolare gli animali che mantenevano pulito il sottobosco, rendendolo pronto per la raccolta dei frutti che avveniva a ottobre. La raccolta coinvolgeva tutta la famiglia; chi non possedeva un castagneto si offriva come raccoglitore in cambio di cibo e castagne. L'importanza di questo evento per la comunità montana era tale che spesso le autorità locali chiudevano le scuole per consentire a tutti, bambini compresi, di partecipare alla raccolta. Il castagneto era sorvegliato giorno e notte per impedire furti, fino alla festività di Ognissanti, quando i poveri e i viandanti potevano raccogliere ciò che era rimasto.