Il castagno: albero del pane e dei primati I CASTAGNETI E LA DIRETTIVA HABITAT I castagneti (Foreste di Castanea sativa) sono habitat di interesse comunitario, così come definiti dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE). Nonostante si tratti di boschi di chiara influenza antropica, a livello europeo i boschi di castagno sono veri scrigni di biodiversità evoluta. Per l'individuazione di questo habitat sono stati considerati tutti i castagneti, da legno e da frutto, tranne gli impianti da frutto produttivi in attualità d'uso e come tali privi di un sottobosco naturale caratteristico. HABITAT 9260 – FORESTE DI CASTANEA SATIVA In Regione le foreste di Castanea sativa sono ampiamente diffuse, sia per scopi alimentari che selvicolturali, nella fascia submontana appenninica, tra i 300 e i 1200 metri di quota. Possono essere governate sia ad alto fusto (castagneti da frutto) che a ceduo (produzioni legnose varie). La fisionomia del castagneto da frutto è quella di un prato arborato dove lo strato erbaceo è rappresentato da un pascolo o da un prato da sfalcio. Il castagneto governato a ceduo possiede invece una composizione floristica molto più ricca per la presenza altre latifoglie arboree quali aceri, sorbi, frassini, ciliegi ed una serie di arbusti ed erbe che spaziano dalle eriche alle ginestre, fino alle orchidee e alle felci. IL CASTAGNO Il castagno è facilmente riconoscibile per le sue foglie ellittiche, allungate e seghettate, verde intenso sulla pagina superiore. I suoi frutti sono verdi e spinosi: i ricci, che contengono due o tre castagne. Il castagno è una pianta molto longeva e può superare i 1000 anni di età. La sua distribuzione va dalla Spagna all’Asia Minore e sull’Atlante algerino. A differenza delle altre specie boschive il castagno è considerato «pianta ad un tempo agraria e forestale»: il castagneto infatti fornisce legname per riscaldarsi, per costruzioni, per mobili, fogliame per fare il giaciglio per gli animali…e castagne, frutti dal grande potere nutritivo. L’epiteto specifico sativa deriva dal latino sativus = “coltivato” . L'impiego più antico del castagno è certamente quello alimentare; dalla Turchia, terra di domesticazione, il castagno giunse prima nell’antica Grecia poi in Italia, dove fu diffuso dai Romani. In Regione venne coltivato in forma massiccia a partire dal Medioevo, per volere della Contessa Matilde di Canossa, per garantire una risorsa alimentare alle genti povere della montagna, per le quali le castagne rappresentavano l’alimento principale anche per sei mesi l’anno. Il castagneto rappresenta, non solo un bosco ma un vero e proprio frutteto. Per questa grande importanza il castagno venne chiamato l’albero del pane. Per conservare le castagne il più a lungo possibile dovevano essere essiccate in particolari costruzioni a due piani dette “metati”, ancora visibili nei boschi della Regione. GLI ABITANTI DEL VECCHIO CASTAGNO Il tronco degli esemplari più vecchi, contorto e ricco di cavità, riveste un ruolo fondamentale per la vita del bosco: l’albero fornisce infatti non solo ospitalità e rifugio, ma costituisce una preziosa fonte di cibo per numerosi animali, dai più grandi (uccelli e mammiferi) ai più piccoli (insetti e vermi), che ne utilizzano chi il tronco, chi i rami, chi le foglie o i frutti. Il vecchio castagno offre agli animali tante cavità utili per nidificare o dove trascorrere il letargo. I rami secchi più alti sono utilizzati dai rapaci per appostarvisi e aspettare la preda. Le castagne sono molto gradite a mammiferi e uccelli. Sul suo tronco, infine, una ricca popolazione di animali piccolissimi, gli insetti, compiono tutto il loro ciclo vitale: si accoppiano, depongono le uova da cui nascono le larve che penetrano nel tronco scavando lunghe gallerie, poi diventano adulte e ricominciano il ciclo. POIANA (Buteo buteo) DOVE IN REGIONE L’habitat è ben rappresentato in Emilia-Romagna ed è presente nelle zone collinari e submontane di tutte le province, tranne quella di Rimini. ITINERARI In alcune aree protette, come il Parco Regionale dei Boschi di Carrega (PR) e il Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone (BO), l’habitat raggiunge una copertura del 100% della superficie dei siti stessi. Al Parco Regionale dei Boschi di Carrega è possibile osservare alcuni castagneti lasciati alla loro evoluzione naturale e ricchi di sottobosco percorrendo l’itinerario B del Parco “Tra querce e castagni”. Itinerario ad anello. Dislivello: ± 200 m - Tempo di percorrenza: 2h 30 minuti Anche al Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone è possibile osservare numerosi esempi di castagneto in fase di riconversione all’alto fusto, soprattutto nel territorio di Camugnano. Da Stagno (fraz. di Camugnano) sentiero CAI n°155 f ino al M. di Stagno e a Balinello di Sopra, poi sentiero 001 fino all’Eremo del Viandante e da qui sentiero 21A fino a Chiapporato. Da Chiapporato ritorno a Stagno tramite strada asfaltata. Itinerario ad anello. Dislivello: ± 600 m - Tempo di percorrenza: 5h Da segnalare il castagneto del Poranceto (comune di Camugnano), in cui spiccano alcuni esemplari secolari con grandi tronchi cavi. CASTAGNO SECOLARE AL PORANCETO (PARCO LAGHI SUVIANA E BRASIMONE) IL CASTAGNO E LA RAGAZZA Una ragazza andò a sedersi sotto un castagno centenario. «Come sono sfortunata», si lamentava, «vorrei avere i capelli biondi e invece ce li ho neri; vorrei essere alta e sono bassa. Ma il mio dolore vero sono queste gambe storte!». L'albero, che non ne poteva più di tutte quelle lagnanze, aprì uno dei suoi ricci che si trovavano più in alto e, plink!, mollò una grossa castagna sulla testa della giovane procurandole un bernoccolo. «Che male, che male!», urlò la ragazza. Il castagno, ridendosela, esclamò: «Questo sì che è un dolore vero!» CONSERVAZIONE DEL CASTAGNETO Il castagneto è una cenosi poco stabile, per la quale la libera evoluzione non garantisce la conservazione. Il castagneto non più gestito va incontro ad un progressivo regresso del castagno, che tra l’altro si riproduce con qualche difficoltà, anche per l’appetibilità del seme da parte degli animali, con l’invasione di altre specie forestali che tendono a soppiantarlo.. Come per tutti gli altri habitat forestali, è importante difendere tutti i vecchi esemplari.