UNIV ERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO DIVAPRA Via Leonardo da Vinci, 44 – 10095 Grugliasco (TO) DIPARTIMENTO DI VALORIZZAZIONE E PROTEZIONE DELLE RISORSE AGROFORESTALI Settore Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano” Tel. e fax (+39) 011-6708535 - http://www.divapra.unito.it I nemici del castagno Prof. Alberto Alma Il castagno (Castanea sativa) ha rappresentato nei secoli passati una preziosa, e in alcuni casi anche essenziale, essenza arborea fondamentale per il sostegno delle popolazioni montane e collinari. Ancora oggi l’importanza di questa pianta, in virtù dei semi eduli e del legno, impiegato nell’edilizia, nella falegnameria, nelle attività agricole rurali e come fonte energetica, è notevole per il nostro Paese e la superficie in questo momento interessata dai castagneti da frutto ne evidenzia il peso per diverse regioni (oltre 200,000 ha con vari riconoscimenti europei IGP e DOP). Non va peraltro sottovalutato il ruolo ecologico dei castagneti che caratterizzano in Italia un’intera fascia fitoclimatica, il Castanetum, e il rilievo paesaggistico-ricreativo di queste formazioni. Secondo la letteratura, il castagno subisce attacchi da parte di un numero variabile da quaranta a cinquanta specie fra acari e insetti, che portano danni a gemme, foglie e giovani rametti e frutti. Ad eccezione dei quattro insetti che causano danni al frutto (seme), tutti gli altri insetti che vivono sulla fronda normalmente non costituiscono un serio problema, vanno quindi considerati fitofagi occasionali. Gli insetti che causano danni al frutto sono: o Pammene fasciana (tortrice precoce delle castagne o del faggio); La specie è diffusa in tutta Italia. Attacca il castagno, il faggio, la quercia e l’acero. Compie una generazione l’anno e supera l’inverno come larva matura tra le screpolature della corteccia o, in alcuni casi, nel terreno. Gli adulti compaiono in giugno con un picco nella seconda metà di luglio, periodo che coincide con la fioritura della pianta ospite e l’inizio dello sviluppo dei primi frutticini. La larva neonata penetra nel frutto dopo aver attraversato il riccio, praticando una galleria. Una larva può attaccare anche più di un riccio, determinando perdite anche dell’ordine del 45%. o Cydia fagiglandana (tortrice intermedia delle castagne); In Italia è diffusa al centro e al sud, la sua presenza cala progressivamente nelle regioni più settentrionali. Vive preferibilmente a spese di faggiole e ghiande ma al sud la specie attacca le castagne spesso in percentuale superiore agli altri due lepidotteri. Svolge una sola generazione l’anno e sverna come larva matura protetta da un bozzolo sericeo tra le screpolature del tronco o nel terreno. Gli adulti, che sfarfallano dall’inizio di luglio alla fine di agosto, hanno abitudini crepuscolari. La femmina, dopo l’accoppiamento, depone le uova preferibilmente sui ricci. La larva penetra subito nella castagna, dove scava una galleria di nutrizione. L’impupamento avviene in tarda primavera. o Cydia splendana (carpocapsa tardiva delle castagne); Questa specie è dannosa in particolare per castagno e quercia, più raramente per il noce. E’ presente in tutte le aree, dove vegeta il castagno. Lo svernamento é sostenuto dalle larve entro un bozzolo bianco costruito sotto terra a poca profondità. Esse s’incrisalidano all'inizio dell'estate e gli adulti, che hanno abitudini crepuscolari, sfarfallano in luglio-agosto. Le femmine depongono un centinaio di uova. Le uova sono deposte sulle foglie in modo isolato lungo la nervatura della pagina superiore o inferiore. Le larve neonate penetrano nelle castagne dopo aver attraversato la base dei ricci e scavano una galleria prima nei tessuti dell’ilo e poi all’interno. Le castagne cadono precocemente o sono rovinate per la presenza di gallerie e di muffe che s’insediano in seguito. Le larve, giunte a maturità verso l'autunno, abbandonano le castagne e cercano riparo nel terreno per imbozzolarsi. I danni possono interessare fino al 50% della produzione. o Curculio elephas (balanino); Questa specie é legata essenzialmente al castagno e alla quercia. In Italia è presente in tutti gli areali, dove vegeta il castagno. Presenta una sola generazione l’anno; gli adulti appaiono in estate e dalla metà di giugno sino a luglio inoltrato, si nutrono facendo sottili perforazioni alla base dei frutti e delle gemme. Verso la fine dell'estate, le femmine iniziano la deposizione delle uova: a tale scopo insinuano il lungo rostro tra gli aculei del riccio, trivellano le castagne in formazione e voltandosi vi depositano le uova. Le larve che schiudono si nutrono della polpa della castagna, scavando una cella che è poi infarcita di escrementi. In genere le castagne colpite cadono a terra e sono inutilizzabili. Lo sviluppo larvale si completa in un mese-mese e mezzo, e alla fine la larva perforando la buccia della castagna fuoriesce per raggiungere il terreno dove, alla profondità di 10-15 cm si fabbrica una celletta terrosa entro la quale trascorre l'inverno. In primavera poi s'impupa. I danni sono di solito abbastanza rilevanti, con percentuali notevoli di castagne infestate. L'entità di questi attacchi dipende poi da diversi fattori: fitocenosi, decorso climatico della stagione, differente conformazione del riccio (ciò dovuto alla varietà). Infatti, le varietà che hanno ricci fittamente ricoperti da lunghi aculei, sono meno attaccate perché la femmina trova difficoltà a inserire il rostro. Negli ultimi anni il mondo castanicolo italiano, e in seguito europeo, ha visto crescere l’attenzione e la preoccupazione verso un nuovo insetto, il cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) a causa dei danni, sia economici sia paesaggistici, che questo provoca. Il fitofago, originario dell’estremo oriente (Cina), è considerato l’insetto più nocivo per il castagno a livello mondiale perché induce nella pianta la formazione di galle sui germogli, sulle nervature mediane delle foglie o alla base degli amenti maschili, provocando la mancata induzione a fiore da parte delle gemme colpite, con conseguente diradamento della fronda e calo della produttività. Tentativi di lotta chimica erano già stati sperimentati in Giappone senza successo e nuovi tentativi sono falliti anche in Italia. In una realtà castanicola come quella italiana dove il patrimonio varietale costituisce una ricchezza culturale oltre che economica, e dove il castagno ricopre grandi superfici diventando parte imprescindibile del paesaggio collinare, la lotta biologica costituisce l’unica scelta valida per contenere l’infestazione del galligeno. A otto anni dalla sua prima segnalazione il cinipide ha colonizzato tutto l’areale della penisola interessato dal castagno, raggiungendo oltralpe anche Slovenia, Francia e Svizzera. D. kuriphilus è univoltino, la riproduzione è per partenogenesi telitoca, strategia riproduttiva che si avvale della presenza soltanto degli esemplari femminili della specie. Il ciclo biologico è fortemente influenzato dalle temperature primaverili, dall’andamento stagionale, dall’altitudine ed esposizione dei castagneti, così come dalla precocità delle diverse varietà coltivate. Un ciclo biologico completo, da uovo ad adulto, si sviluppa nell’anno attraverso diverse fasi, ognuna caratterizzata dall’evoluzione dei caratteri morfologici dell’insetto: ovideposizione: si verifica nel periodo estivo compreso tra la metà di giugno e la seconda decade di agosto. Ogni femmina può deporre 100-150 uova, inserendole a gruppi all’interno delle gemme. Lo stadio di uovo dura 30-40 giorni; stadi larvali: sono 3, di cui il primo è la forma svernante. In inverno le gemme non evidenziano ancora sintomatologie riconducibili all’attacco del cinipide e la pianta cicatrizza i fori di ovideposizione già durante l’estate. Gli stadi larvali successivi si sviluppano contemporaneamente alla formazione delle galle, da metà marzo circa fino a metà giugno; a seconda della dimensione della galla, all’interno si possono trovare un numero variabile di cellette, anche fino a 10 (3-4 in media); in ogni cella si trova una sola larva; pupa: lo stadio dura da fine maggio a fine luglio. La pupa è exarata e libera, prima di colore bianco che progressivamente vira verso il nero evidenziando due sottostadi (pupa bianca e pupa nera); adulto: gli sfarfallamenti degli adulti (tutti di sesso femminile) avvengono da metà giugno fino a metà agosto. Gli adulti, una volta fuoriusciti dalle galle attraverso i fori di sfarfallamento, si dedicano completamente alla fase riproduttiva, ovideponendo in nuove gemme di castagno. Il periodo di sopravvivenza degli adulti è di pochi giorni e durante la loro vita non si nutrono. Dalla Cina, areale di origine, D. kuriphilus è stato introdotto in Giappone (1941), Corea (1963), e USA (Georgia, 1974). Sia in Giappone sia in Corea l’iniziale emergenza è rientrata grazie all’introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis dalla Cina, il quale si è adattato e diffuso sul territorio: in dieci anni è stata abbattuta la popolazione dell’insetto esotico ed ora, a distanza di quasi vent’anni, le percentuali dei germogli attaccati sono modeste. In Italia, per limitarne l’impatto, nel 2003, ad un anno dalla segnalazione, è stato avviato un progetto di lotta biologica che prevede l’introduzione e la diffusione, mediante il metodo propagativo, del parassitoide T. sinensis. Inizialmente i parassitoidi utilizzati provenivano da galle di origine giapponese, dopo grazie all’insediamento e alla crescita della popolazione, tutti i parassitoidi rilasciati sono derivati da popolazioni piemontesi. La lotta è adesso effettuata mediante due strategie: rilasci in pieno campo Consiste nel rilascio di un nucleo costituito da un centinaio di coppie di T. sinensis in areali castani coli con elevata infestazione, continuità dell’essenza castagno e in posizione tale da favorire la naturale diffusione del parassitoide (es. posizione cacuminale); costituzione di aree di moltiplicazione Si tratta di aree predisposte al fine di ottenere grandi quantità del parassitoide da impiegare nei rilasci di pieno campo. Queste aree sono castagneti isolati (per favorire la concentrazione del parassitoide), molto infestati dal cinipide e con piante dalla dimensione ridotta (per facilitare la raccolta delle galle potenzialmente parassitizzate). L’efficacia della metodologia utilizzata ha permesso di applicare il metodo di lotta in molte regioni italiane e anche in Francia. Va rilevato che il tempo necessario per vedere i primi risultati in termini di riduzione dell’infestazione è lungo poiché occorre che la popolazione del parassitoide raggiunga livelli elevati e, essendo la specie univoltina, questo si realizza in 8-10 anni (esistono molte variabili, biotiche e abiotiche, che influiscono sulla crescita della popolazione, es. la presenza d’iperparassitoidi). Molteplici sono gli atropodi a rischio d’introduzione che possono arrivare in Europa attraverso il materiale d’importazione e insediarsi a spese del genere Castanea. Particolare importanza rivestono al proposito le specie di insetti fitofagi che si alimentano a spese dei frutti, in quanto causa di danni diretti e di difficile individuazione ad un rapido controllo esterno per le loro abitudini criptiche, perlomeno durante alcune fasi del loro ciclo di sviluppo. Non vanno peraltro dimenticate specie xilofaghe caratterizzate da elevata polifagia, come ad esempio Anoplophora chinensis e A. glabripennis, specie introdotte di recente in modo accidentale per le quali vi sono forti timori riguardo la possibilità di danneggiare anche i castagneti.