I nemici del castagno - Centro di Studio e Documentazione sul

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I nemici del castagno
Prof. Alberto Alma
Il castagno (Castanea sativa) ha rappresentato nei secoli passati una preziosa, e in alcuni casi anche
essenziale, essenza arborea fondamentale per il sostegno delle popolazioni montane e collinari.
Ancora oggi l’importanza di questa pianta, in virtù dei semi eduli e del legno, impiegato
nell’edilizia, nella falegnameria, nelle attività agricole rurali e come fonte energetica, è notevole per
il nostro Paese e la superficie in questo momento interessata dai castagneti da frutto ne evidenzia il
peso per diverse regioni (oltre 200,000 ha con vari riconoscimenti europei IGP e DOP).
Non va peraltro sottovalutato il ruolo ecologico dei castagneti che caratterizzano in Italia un’intera
fascia fitoclimatica, il Castanetum, e il rilievo paesaggistico-ricreativo di queste formazioni.
Secondo la letteratura, il castagno subisce attacchi da parte di un numero variabile da quaranta a
cinquanta specie fra acari e insetti, che portano danni a gemme, foglie e giovani rametti e frutti. Ad
eccezione dei quattro insetti che causano danni al frutto (seme), tutti gli altri insetti che vivono sulla
fronda normalmente non costituiscono un serio problema, vanno quindi considerati fitofagi
occasionali.
Gli insetti che causano danni al frutto sono:
o Pammene fasciana (tortrice precoce delle castagne o del faggio);
La specie è diffusa in tutta Italia. Attacca il castagno, il faggio, la quercia e l’acero. Compie una
generazione l’anno e supera l’inverno come larva matura tra le screpolature della corteccia o, in
alcuni casi, nel terreno. Gli adulti compaiono in giugno con un picco nella seconda metà di luglio,
periodo che coincide con la fioritura della pianta ospite e l’inizio dello sviluppo dei primi frutticini.
La larva neonata penetra nel frutto dopo aver attraversato il riccio, praticando una galleria. Una
larva può attaccare anche più di un riccio, determinando perdite anche dell’ordine del 45%.
o Cydia fagiglandana (tortrice intermedia delle castagne);
In Italia è diffusa al centro e al sud, la sua presenza cala progressivamente nelle regioni più
settentrionali.
Vive preferibilmente a spese di faggiole e ghiande ma al sud la specie attacca le castagne spesso in
percentuale superiore agli altri due lepidotteri. Svolge una sola generazione l’anno e sverna come
larva matura protetta da un bozzolo sericeo tra le screpolature del tronco o nel terreno. Gli adulti,
che sfarfallano dall’inizio di luglio alla fine di agosto, hanno abitudini crepuscolari. La femmina,
dopo l’accoppiamento, depone le uova preferibilmente sui ricci. La larva penetra subito nella
castagna, dove scava una galleria di nutrizione. L’impupamento avviene in tarda primavera.
o Cydia splendana (carpocapsa tardiva delle castagne);
Questa specie è dannosa in particolare per castagno e quercia, più raramente per il noce. E’ presente
in tutte le aree, dove vegeta il castagno.
Lo svernamento é sostenuto dalle larve entro un bozzolo bianco costruito sotto terra a poca
profondità. Esse s’incrisalidano all'inizio dell'estate e gli adulti, che hanno abitudini crepuscolari,
sfarfallano in luglio-agosto. Le femmine depongono un centinaio di uova. Le uova sono deposte
sulle foglie in modo isolato lungo la nervatura della pagina superiore o inferiore. Le larve neonate
penetrano nelle castagne dopo aver attraversato la base dei ricci e scavano una galleria prima nei
tessuti dell’ilo e poi all’interno. Le castagne cadono precocemente o sono rovinate per la presenza
di gallerie e di muffe che s’insediano in seguito. Le larve, giunte a maturità verso l'autunno,
abbandonano le castagne e cercano riparo nel terreno per imbozzolarsi. I danni possono interessare
fino al 50% della produzione.
o Curculio elephas (balanino);
Questa specie é legata essenzialmente al castagno e alla quercia. In Italia è presente in tutti gli
areali, dove vegeta il castagno. Presenta una sola generazione l’anno; gli adulti appaiono in estate e
dalla metà di giugno sino a luglio inoltrato, si nutrono facendo sottili perforazioni alla base dei
frutti e delle gemme. Verso la fine dell'estate, le femmine iniziano la deposizione delle uova: a tale
scopo insinuano il lungo rostro tra gli aculei del riccio, trivellano le castagne in formazione e
voltandosi vi depositano le uova. Le larve che schiudono si nutrono della polpa della castagna,
scavando una cella che è poi infarcita di escrementi.
In genere le castagne colpite cadono a terra e sono inutilizzabili.
Lo sviluppo larvale si completa in un mese-mese e mezzo, e alla fine la larva perforando la buccia
della castagna fuoriesce per raggiungere il terreno dove, alla profondità di 10-15 cm si fabbrica una
celletta terrosa entro la quale trascorre l'inverno. In primavera poi s'impupa.
I danni sono di solito abbastanza rilevanti, con percentuali notevoli di castagne infestate. L'entità di
questi attacchi dipende poi da diversi fattori: fitocenosi, decorso climatico della stagione, differente
conformazione del riccio (ciò dovuto alla varietà). Infatti, le varietà che hanno ricci fittamente
ricoperti da lunghi aculei, sono meno attaccate perché la femmina trova difficoltà a inserire il
rostro.
Negli ultimi anni il mondo castanicolo italiano, e in seguito europeo, ha visto crescere l’attenzione e
la preoccupazione verso un nuovo insetto, il cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus
kuriphilus) a causa dei danni, sia economici sia paesaggistici, che questo provoca. Il fitofago,
originario dell’estremo oriente (Cina), è considerato l’insetto più nocivo per il castagno a livello
mondiale perché induce nella pianta la formazione di galle sui germogli, sulle nervature mediane
delle foglie o alla base degli amenti maschili, provocando la mancata induzione a fiore da parte
delle gemme colpite, con conseguente diradamento della fronda e calo della produttività.
Tentativi di lotta chimica erano già stati sperimentati in Giappone senza successo e nuovi tentativi
sono falliti anche in Italia.
In una realtà castanicola come quella italiana dove il patrimonio varietale costituisce una ricchezza
culturale oltre che economica, e dove il castagno ricopre grandi superfici diventando parte
imprescindibile del paesaggio collinare, la lotta biologica costituisce l’unica scelta valida per
contenere l’infestazione del galligeno.
A otto anni dalla sua prima segnalazione il cinipide ha colonizzato tutto l’areale della penisola
interessato dal castagno, raggiungendo oltralpe anche Slovenia, Francia e Svizzera.
D. kuriphilus è univoltino, la riproduzione è per partenogenesi telitoca, strategia riproduttiva che si
avvale della presenza soltanto degli esemplari femminili della specie. Il ciclo biologico è fortemente
influenzato dalle temperature primaverili, dall’andamento stagionale, dall’altitudine ed esposizione
dei castagneti, così come dalla precocità delle diverse varietà coltivate.
Un ciclo biologico completo, da uovo ad adulto, si sviluppa nell’anno attraverso diverse fasi,
ognuna caratterizzata dall’evoluzione dei caratteri morfologici dell’insetto:
 ovideposizione: si verifica nel periodo estivo compreso tra la metà di giugno e la seconda
decade di agosto. Ogni femmina può deporre 100-150 uova, inserendole a gruppi all’interno
delle gemme. Lo stadio di uovo dura 30-40 giorni;
 stadi larvali: sono 3, di cui il primo è la forma svernante. In inverno le gemme non
evidenziano ancora sintomatologie riconducibili all’attacco del cinipide e la pianta cicatrizza
i fori di ovideposizione già durante l’estate. Gli stadi larvali successivi si sviluppano
contemporaneamente alla formazione delle galle, da metà marzo circa fino a metà giugno; a
seconda della dimensione della galla, all’interno si possono trovare un numero variabile di
cellette, anche fino a 10 (3-4 in media); in ogni cella si trova una sola larva;
 pupa: lo stadio dura da fine maggio a fine luglio. La pupa è exarata e libera, prima di colore
bianco che progressivamente vira verso il nero evidenziando due sottostadi (pupa bianca e
pupa nera);
 adulto: gli sfarfallamenti degli adulti (tutti di sesso femminile) avvengono da metà giugno
fino a metà agosto. Gli adulti, una volta fuoriusciti dalle galle attraverso i fori di
sfarfallamento, si dedicano completamente alla fase riproduttiva, ovideponendo in nuove
gemme di castagno. Il periodo di sopravvivenza degli adulti è di pochi giorni e durante la
loro vita non si nutrono.
Dalla Cina, areale di origine, D. kuriphilus è stato introdotto in Giappone (1941), Corea (1963), e
USA (Georgia, 1974). Sia in Giappone sia in Corea l’iniziale emergenza è rientrata grazie
all’introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis dalla Cina, il quale si è adattato e
diffuso sul territorio: in dieci anni è stata abbattuta la popolazione dell’insetto esotico ed ora, a
distanza di quasi vent’anni, le percentuali dei germogli attaccati sono modeste.
In Italia, per limitarne l’impatto, nel 2003, ad un anno dalla segnalazione, è stato avviato un
progetto di lotta biologica che prevede l’introduzione e la diffusione, mediante il metodo
propagativo, del parassitoide T. sinensis.
Inizialmente i parassitoidi utilizzati provenivano da galle di origine giapponese, dopo grazie
all’insediamento e alla crescita della popolazione, tutti i parassitoidi rilasciati sono derivati da
popolazioni piemontesi. La lotta è adesso effettuata mediante due strategie:
 rilasci in pieno campo
Consiste nel rilascio di un nucleo costituito da un centinaio di coppie di T. sinensis in areali castani
coli con elevata infestazione, continuità dell’essenza castagno e in posizione tale da favorire la
naturale diffusione del parassitoide (es. posizione cacuminale);
 costituzione di aree di moltiplicazione
Si tratta di aree predisposte al fine di ottenere grandi quantità del parassitoide da impiegare nei
rilasci di pieno campo. Queste aree sono castagneti isolati (per favorire la concentrazione del
parassitoide), molto infestati dal cinipide e con piante dalla dimensione ridotta (per facilitare la
raccolta delle galle potenzialmente parassitizzate).
L’efficacia della metodologia utilizzata ha permesso di applicare il metodo di lotta in molte regioni
italiane e anche in Francia. Va rilevato che il tempo necessario per vedere i primi risultati in termini
di riduzione dell’infestazione è lungo poiché occorre che la popolazione del parassitoide raggiunga
livelli elevati e, essendo la specie univoltina, questo si realizza in 8-10 anni (esistono molte
variabili, biotiche e abiotiche, che influiscono sulla crescita della popolazione, es. la presenza
d’iperparassitoidi).
Molteplici sono gli atropodi a rischio d’introduzione che possono arrivare in Europa attraverso il
materiale d’importazione e insediarsi a spese del genere Castanea. Particolare importanza rivestono
al proposito le specie di insetti fitofagi che si alimentano a spese dei frutti, in quanto causa di danni
diretti e di difficile individuazione ad un rapido controllo esterno per le loro abitudini criptiche,
perlomeno durante alcune fasi del loro ciclo di sviluppo.
Non vanno peraltro dimenticate specie xilofaghe caratterizzate da elevata polifagia, come ad
esempio Anoplophora chinensis e A. glabripennis, specie introdotte di recente in modo accidentale
per le quali vi sono forti timori riguardo la possibilità di danneggiare anche i castagneti.
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