Anno Autore Tratto dall’Opera Titolo 1952 Cicerone De oratore, I, 231-233 Fierezza di Socrate davanti ai giudici Socrates, cum omnium sapientissimus esset sanctissimeque vixisset, ita sanctissimeque vixisset, ita in iudicio capitis pro se ipse dixit, ut non supplex aut reus, sed magister aut dominus videretur esse iudicum. Socrate, dopo essere vissuto come il più giudizioso e il più puro degli uomini, nel processo vitale a suo carico disse in propria protezione in modo tale da dare l' impronta di essere non un supplicante o un criminalizzato, ma un istruttore dei giudici, o meglio un loro capo. Quin etiam, cum ei scriptam orationem disertissimus orator Lysias attulisset, quam, si ei videretur, edisceret, ut ea pro se in iudicio uteretur, non invitus legit et commode scriptam esse dixit; ‘sed’ inquit ‘ut, si mihi calceos Sicyonios attulisses, non uterer, quamvis essent habiles atque apti ad pedem, quia non essent viriles,’ sic illam orationem disertam sibi et oratoriam videri, fortem et virilem non videri. E anzi, quando Lisia, oratore tanto facondo, gli resse un discorso scritto da imparare a memoria, se era certo, per sottostarsene in giudizio, di buon grado lo lesse e lo valutò ben scritto, ma aggiunse: ‘Come se tu mi avessi portato un paio di calzari di Sicione, non li adotterei, anche se fossero comodi e si sistemassero esattamente al mio piede, perché non sono da uomo’, il discorso gli sembrava raggiante e dignitoso di un oratore, ma non vigoroso e maturo. Ergo ille quoque damnatus est; neque solum primis sententiis, quibus tantum statuebant iudices, damnarent an absolverent, sed etiam illis, quas iterum legibus ferre debebant; erat enim Athenis reo damnato, si fraus capitalis non esset, quasi poenae aestimatio; et sententia cum iudicibus daretur, interrogabatur reus, quam [quasi aestimationem] commeruisse se maxime confiteretur. Così anche lui fu condannato; e non solo alla prima elezione, con cui i giudici istituivano solo se punire o liberare, ma anche alla seconda, che essi erano tenuti ad indire per legge; ad Atene, infatti, dopo che l'imputato era stato giudicato reo, a meno che non si trattasse di delitto capitale, si faceva una sorta di stima dell’ ammenda; al momento di passare secondo la legge al giudizio dei giudici, si domandava all'accusato quale massima pena, per così dire, accettasse di aver ottenuto. Quod cum interrogatus Socrates esset, respondit sese meruisse ut amplissimis honoribus et praemiis decoraretur et ut ei Socrate, interrogato in proposito, ribatté che era degno di prendere i massimi riconoscimenti e i premi più immensi, e di victus cotidianus in Prytaneo publice praeberetur, qui honos apud Graecos maximus habetur. essere mantenuto nel pritaneo a spese dello stato, cosa stimata la massima dignità fra i Greci. Cuius responso iudices sic exarserunt, ut capitis hominem innocentissimum condemnarent. Alla sua risposta, quei giudici si adirarono a tal punto che punirono a morte un uomo completamente innocente.