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Brano : Ab urbe condita VII, 27
Autore : Livio
Originale
[27] Exercitibus dimissis, cum et foris pax et domi concordia ordinum otium esset, ne nimis laetae res essent,
pestilentia ciuitatem adorta coegit senatum imperare decemuiris ut libros Sibyllinos inspicerent; eorumque
monitu lectisternium fuit. Eodem anno Satricum ab Antiatibus colonia deducta restitutaque urbs quam Latini
diruerant. Et cum Carthaginiensibus legatis Romae foedus ictum, cum amicitiam ac societatem petentes
uenissent. Idem otium domi forisque mansit T. Manlio Torquato [L.f.] C. Plautio consulibus. Semunciarium
tantum ex unciario fenus factum et in pensiones aequas triennii, ita ut quarta praesens esset, solutio aeris
alieni dispensata est; et sic quoque parte plebis adfecta fides tamen publica priuatis difficultatibus potior ad
curam senatui fuit. Leuatae maxime res, quia tributo ac dilectu supersessum. Tertium anno post Satricum
restitutum a Volscis M. Valerius Coruus iterum consul cum C. Poetelio factus, cum ex Latio nuntiatum esset
legatos ab Antio circumire populos Latinorum ad concitandum bellum, prius quam plus hostium fieret Volscis
arma inferre iussus, ad Satricum exercitu infesto pergit. Quo cum Antiates aliique Volsci praeparatis iam
ante, si quid ab Roma moueretur, copiis occurrissent, nulla mora inter infensos diutino odio dimicandi facta
est. Volsci, ferocior ad rebellandum quam ad bellandum gens, certamine uicti fuga effusa Satrici moenia
petunt; et ne in muris quidem satis firma spe, cum corona militum cincta iam scalis caperetur urbs, ad
quattuor milia militum praeter multitudinem imbellem sese dedidere. Oppidum dirutum atque incensum: ab
aede tantum Matris Matutae abstinuere ignem: praeda omnis militi data. Extra praedam quattuor milia
deditorum habita; eos uinctos consul ante currum triumphans egit; uenditis deinde magnam pecuniam in
aerarium redegit. Sunt qui hanc multitudinem captiuam seruorum fuisse scribant, idque magis ueri simile est
quam deditos uenisse.
Traduzione
27 Una volta congedati gli eserciti, mentre all'esterno regnava la pace e in patria si viveva sereni per la
concordia tra le classi, a impedire un'eccessiva felicit? dei cittadini, una pestilenza colp? Roma costringendo
il senato a ordinare ai decemviri di consultare i libri sibillini. Su loro consiglio si tenne un lettisternio. Quello
stesso anno gli Anziati fondarono una colonia a Satrico, che fu cos? ricostruita dopo essere stata distrutta
dai Latini. Venne inoltre stipulato un trattato con i Cartaginesi, i quali avevano inviato a Roma degli
ambasciatori con la richiesta di stabilire legami di alleanza e di amicizia.Sotto il consolato di Tito Manlio
Torquato e di Gaio Plauzio in patria e all'estero si mantennero le stesse condizioni di stabilit?. Il tasso di
interesse, che era all'uno per cento, venne dimezzato, mentre il pagamento dei debiti fu articolato in modo
che se ne pagasse un quarto s?bito e il resto in rate triennali. Anche cos? parte della plebe ne ebbe a
soffrire, ma il senato non pot? dedicare ai casi dei singoli l'attenzione richiesta dal credito pubblico. Ci? che
soprattutto permise alla gente di tirare il fiato fu la soppressione della tassa di guerra e della leva.Tre anni
dopo che Satrico era stata ricostruita dai Volsci, Marco Valerio Corvo venne eletto console per la seconda
volta insieme a Gaio Petelio. Quando dal Lazio arriv? la notizia che ambasciatori di Anzio andavano tra le
trib? latine con l'intento di scatenare una guerra, Valerio ricevette l'ordine di affrontare i Volsci prima che si
sollevassero altri nemici e marci? alla volta di Satrico con un esercito in assetto di guerra. L? gli Anziati e
altre genti dei Volsci gli andarono incontro con forze gi? predisposte per un'eventuale sortita romana: tra i
due popoli vi era un odio antico, e la battaglia inizi? senza indugi. I Volsci, gente portata pi? a prendere le
armi per rivoltarsi che a condurre una guerra vera e propria, furono sconfitti sul campo e si rintanarono
dentro le mura di Satrico con una fuga disordinata. Ma nemmeno le mura garantivano loro la sicurezza, e
cos?, quando la citt? circondata dalle truppe nemiche era ormai sul punto di essere conquistata con le scale
da assedio, si arrese un numero di uomini che, a prescindere dai civili, ammontava a circa quattro mila unit?.
La citt? venne rasa al suolo e data alle fiamme. Il solo edificio a non essere incendiato fu il tempio della
Madre Matuta. Il bottino fu integralmente assegnato agli uomini. I quattro mila soldati che si erano arresi non
vennero inclusi nel bottino: il console li fece camminare incatenati di fronte al proprio carro durante il trionfo.
Venduti in s?guito all'asta, essi apportarono una grande quantit? di denaro alle casse dello Stato. Alcuni
storici sostengono che questa massa di prigionieri fosse costituita da schiavi, cosa ben pi? credibile di
quanto non sia la notizia di uomini arresisi e poi venduti all'asta.