Giustino Alessandro ritorna a Babilonia Latino Inde Alexander ad amnem Acesinem pergit: per hunc in Oceanum devehitur. Deinde Polyperconta cum exercitu Babylona mittit, ipse cum lectissima manu navibus conscensis Oceani litora peragrat. Cum venisset ad urbem Sambi regis, oppidani invictum ferro audientes, sagittas veneno armant atque ita plurimuus interficiunt. Expugnata deinde urbe, reversus in navem, Oceanum libamenta dedit, prosperum in patriam reditum precatus; deinde secundo aestu ostio fluminis Indi invheitur. Ibi in monumenta a se rerum gestarum urbem et arcem condidit arasque statuit, relicto ex numero amicorum litoralibus Indis praefecto. Inde iter terrestre facturus, cum arida loca medii itineris dicerentur, puteos opportunis locis fieri pracepit, quibus ingenti dulci aqua inventa, Babylonia redit. Italiano Di là Alessandro si dirige verso il fiume Acesime: attraverso questo giunse all’ oceano. In seguito manda Poliperconte con l’ esercito a Babilonia, lo stesso con una sceltissima schiera, salito sulle navi, percorre le spiagge dell’ oceano. Essendo giunto alla città del re Sambro i cittadini, udendo che era invincibile con la spada, cospargono le frecce di veleno e così ne uccidono moltissimi. Espugnata quindi la città, ritornato sulle navi, fece offerte sacrificali all’ oceano, chiedendo un prospero ritorno in patria; quindi con la marea favorevole giunge alla foce del fiume Indo. Qui in ricordo delle sue imprese fondò una città e una rocca e pose altari: lasciato da un numero di amici, partito dalle spiagge dell’ India. Di là sul punto di fare un viaggio terrestre, poiché i luoghi a metà cammino si reputavano aridi, comandò che fossero fatti porre pozzi in luoghi opportuni, e trovata in quelli acque dolci in grande quantità ritornò a Babilonia. Guerra tra Locri e Crotone Latino Crotonienses bellum Locrensibus intulerunt. Quo metu territi, Locrenses ad Spartanos decurrunt: auxilium supplices deprecantur. liii, longinqua miii-tia gravati, hortantur ut auxilium a Castòre et Polluce petant. Neque legati responsum sociae urbis sprevérunt profectique in proximum templum facto sacrificio deorum auxilium implorant. Litatis hostiis et impetrato quod petebant, pulvinaria diis in navi componunt faustisque ominibus profecti suis solacia pro auxiliis deportant. His cognitis, etiam Crotonienses legatos ad oraculum Delphos mittunt, belli prosperos eventus deprecantes. Iis responsun est votis prius quam armis hostes vincendos esse. Cum vovissent Apollini deci-mas praedae, Locrenses, et voto hostium et responso dei cognito, nonas vove-runt tacitamque eam rem habuerunt, ne votis vincerentur. Itaque cum in aciem processissent et Crotoniensium centum viginti milia armatorum constitissent, Locrenses, paucitatem suam circumspicientes (nam solum XV milia habebant) omissa spe victoriae in destinatam mortem conspirant, tantusque ardor ex desperatione singulos cepit, ut victores se putarent, si non inulti morerentur. Sed ii, mori honeste conantes, feliciter Vicérunt, et victoriae causa desperatio fuit. Pugnantibus Locrensibus aquila ab acie numquam recessit eosque circum-volavit usque ad victoriam. In cornibus quoque duo iuvenes diverso a ceteris armorum habitu, eximia magnitudine et albis equis et coccineis paludamentis pugnaverunt. Hanc admirationem auxit incredibilis famae velocitas. Nam eadem die, qua in Italia pugnatum est, et Corinthi et Athenis et Lacedaemòne nuntiata est victoria. Italiano I Crotonesi mossero guerra ai Locresi. Spaventati da quel pericolo, i Locresi cosersero dagli Saprtani: chiesero, supplicanti, aiuto. Loro, stanchi per una lunga campagna militare, li esortarono a chiedere aiuto a Castore e Polluce. Gli ambasciatori non disdegnarono la risposta della città alleata e, partiti verso il tempio più vicino, fatto un sacrificio, implorarono l\'aiuto degli dei. sacrificate le vittime e ottenuto ciò che chiedevano, su una nave posero dei letti per gli dei e, partiti con i loro presagi favorevoli, portarono consolazione invece di truppe ausiliarie. Sapute queste cose, anche i Crotonesi mandarono degli ambasciatori all\'oracolo di Delfi, chiedendo avvenimenti favorevoli della guerra. Loro ebbero il responso che i nemici dovevano essere vinti dalle preghiere prima che dalle armi. Avendo promesso ad Apollo la decima parte del bottino, i Locresi, saputo il voto dei nemici e il respondo del dio, promisero la nona parte e tennero quella cosa segreta, affinchè non venissero vinti nelle preghiere. Perciò essendo entrati nel campo di battaglia e essendosi fermati 120000 soldati crotonesi armati, i Locresi, guardando il loro piccolo numero(infatti en avevano solo 15000), persa la speranza della vittoria, si unirono nella morte destinata, e un ardore così grande prese ognuno di loro dalla disperazione, che si sarebbero potuti ritenere vincitori, se fossero morti non invendicati. MA loro, tentendo di morire onestamente, vinsero felicemente, e la causa della vittoria fu la disperazione. Mentre i Locresi combattevano un aquila non si allontanò mai dal campo di battaglia e volò intorno a loro fino alla vittoria. Anche nei corni 2 giovani si diverso costume di armi dagli altri, di esimia grandezza e con cavalli bianchi e con armamenti scarlatti combatterono. L\'incredibile velocità della notizia accrebbe questa ammirazione. Infatti nello stesso giorno,m in cui si combattè in Italia, la vittoria fu annunziata a Corinto, ad Atene e a Sparta. Guerra tra Locri e Crotone Uno stratagemma di Solone Latino Post Codrum nemo Athenis regnavit. Aministratio reipublicae annuis magistribus permissa. Sed civitati nullae tunc leges erant, quia libido regum pro legibus habebatur. Legitur itaque Solon, vir iustitiae insignis, qui velut novam civitatem le gibus conderent. Quo munere ita functus est, ut et apud plebem et optimates, diuturnus antea dissidiis agitatos, parem gratiam. Huius viri, inter multa egregia, illud quoque memorabile fuit. Inter Athenienses et Megarenses de Salamine insula, quam sibi uterque populus vindicabat, prope usque ad interitum dimicatum fuerat. Post multas clades acceptas, Athenienses legem tulerunt, ne quis illud bellum reparandum proponeret. Solon igitur cum opportunitatem quandam vidisset insulae vindicandae, dementiam simulat, habituque deformis, more vecordium, in publicum evolat ; factoque concursu hominum, versibus suadere populo coepit, quod vetabatur ; omniumque animos ita inflammavit, ut extemplo bellum Megarenses decerneretur, et devictis hostibus insula Atheniensum fieret. Italiano Dopo Codro nessuno regnò ad Atene. L’amministrazione dello stato (fu) lasciata ai magistrati annuali. Ma in quel tempo non c’era nessuna legge, poiché l’arbitrio dei re era considerato al posto delle leggi. E così è nominato Solone, uomo di notevole giustizia, affinché fondasse con le leggi una nuova città. E adempì quell’incarico così che entrò in parte nelle grazie sia della plebe sia degli aristocratici, agitati prima da lunghe separazioni. Di quest’uomo, tra molte belle imprese, fu memorabile anche questa. Tra gli Ateniesi e gli abitanti di Megara si era combattuto fino alla distruzione per l’isola di Salamina, che ciascuno dei due popoli rivendicava,. Dopo (essere state) subite molte sconfitte, gli Ateniesi presentarono una legge, affinché nessuno proponesse di organizzare quella guerra. Solone, avendo visto qualche occasione favorevole per rivendicare l’isola, simula uno stratagemma, deforme d’aspetto, come un pazzo, esce in pubblico e attirata una folla di uomini, cominciò ad invitare il popolo con canti, poiché era vietato, infiammò così gli animi di tutti da essere decisa immediatamente una guerra contro gli abitanti di Megara e, sconfitti i nemici, da divenire l’isola degli Ateniesi.