TROMBOFILIE EREDITARIE Con il termine trombofilie ereditarie si intende la predisposizione genetica alla trombosi, ovvero la tendenza a soffrire di episodi trombotici. Nei pazienti affetti da disturbi della coagulazione, può accadere che il sangue, venoso o arterioso, coaguli all'interno del vaso sanguigno aderendo alla parete. Il coagulo o trombo così formato, può ostruire parzialmente o completamente il passaggio del sangue. La coagulazione è un processo a catena che prevede l'intervento in successione di diverse proteine (fattori). Quindi, nella maggior parte dei casi, le trombofilie (o disturbi della coagulazione) sono provocate da alterazioni di uno o più fattori della coagulazione. Oggi sono noti i geni che codificano le proteine della coagulazione e di conseguenza sono note le mutazioni geniche puntiformi che portano alla produzione di proteine alterate. Quando si effettua uno screening per le trombofilie ereditarie, vengono ricercate, di base, le mutazioni: del gene per Fattore II della coagulazione del gene per Fattore V di Leiden del gene per MTHFR (Metilentetraidrofolatoreduttasi) del gene per l'inibitore del plasminogeno (PAI-1) FATTORE II: o protrombina, durante la cascata coagulativa si trasforma in Trombina. Ciò provoca la trasformazione del fibrinogeno in fibrina e alla conseguente formazione del coagulo. La mutazione del gene per il Fattore II provoca la produzione di elevati livelli di Protrombina funzionale nel plasma ed il conseguente aumentato rischio di trombosi, specie di tipo venosa. FATTORE V DI LEIDEN: quando è attivato è coinvolto nella trasformazione della protrombina (fattore II) a trombina. Il suo effetto pro-coagulante è inibito dalla Proteina C attivata che taglia il Fattore V attivato in tre parti. La mutazione del gene per il Fattore V porta alla formazione di una proteina leggermente diversa dal normale, per cui la Proteina C attivata non può più legarsi ad essa per disattivarla. Ne consegue una maggiore attività pro-coagulante del Fattore V e un maggiore rischio di trombosi. MTHFR: è un enzima coinvolto nella ritrasformazione dell'omocisteina in metionina, tramite l'intervento della vitamina B12. Un deficit di questo enzima può portare ad un aumento dei livelli di omocisteina, la quale ha un effetto tossico sulla parete dei vasi sanguigni ed e' un fattore di rischio di trombosi. Le possibili mutazioni individuate a carico del gene che codifica per questo enzima sono due: MUTAZIONE MTHFR (C677T) che porta alla formazione di una proteina finale con una riduzione dell'attività enzimatica del 50% (fino al 30% in condizioni di esposizione al calore, variante termolabile) MUTAZIONE MTHFR (A1298C) che porta alla formazione di una proteina finale con una riduzione dell'attività enzimatica del circa il 60% (circa il 40% se presente in associazione alla mutazione C677T). PAI-1: o inibitore-1 dell'attivatore del plasminogeno, è il più importante inibitore del sistema fibrinolitico ovvero di quel processo volto allo scioglimento dei coaguli. Un aumento nel sangue di PAI-1 è correlato ad un altro rischio di trombosi in quanto viene meno il sistema che porta alla rimozione del coagulo.