Gli ERPs (MMN e P3) nel monitoraggio della percezione (linguistica) in infanti e bambini ipoacusici neurosensoriali impiantati che apprendono la L1 Luigina Garrapa Lecce, 09.07.2010 Organizzazione del seminario • I Parte: Introduzione : l’orecchio, l’ipoacusia e l’impianto cocleare • II Parte: Gli ERPs associati alla discriminazione uditiva (linguistica): MMN e P3 • III Parte : 3 studi sulla percezione (linguistica) postimpianto nei bambini ipoacusici • IV Parte: Il punto della situazione sulla percezione (linguistica) postimpianto • V Parte : Lo studio sull’ipoacusia in collaborazione con l’U.O. di Otorinolaringoiatria di Lecce Introduzione: l’orecchio, l’ipoacusia e l’impianto cocleare [I Parte] Anatomia dell’orecchio Fig. 1: Anatomia dell’orecchio La coclea (orecchio interno) Fig. 2: Sezione trasversale di un giro di coclea Il campo udibile umano e la coclea Fig. 3: Il campo udibile dell’orecchio umano Fig. 4: Distribuzione Hz nella coclea Fisiologia dell’orecchio 1. Il suono viene raccolto dal padiglione auricolare e attraversa il canale uditivo sino a raggiungere la membrana timpanica. 2. Le onde sonore fanno vibrare la membrana timpanica, attivando la catena degli ossicini dell'orecchio medio. 3. Questo movimento attiva il liquido presente all'interno della coclea, provocando il movimento delle cellule acustiche. 4. Le cellule acustiche trasformano il movimento in impulsi elettrici che vengono inviati tramite il nervo uditivo al cervello Fig. 5: Fisiologia dell’orecchio Gradi e livelli di ipoacusia Grado di perdita uditiva Livello in dB del deficit acustico Possibili problemi Normoacusico 0/20 Nessuno Lieve 25/40 Minima difficoltà di ascolto in un ambiente rumoroso o di parole sussurrate Moderata 40/70 Difficoltà in una normale conversazione, se la persona è priva di un amplificatore Severa 70/90 Difficoltà considerevoli nell’udire sia una conversazione che i rumori ambientali Profonda > 90 Trae scarso beneficio dal solo input uditivo e ricorrerà alle informazioni visive (lettura labiale) ed agli altri sensi L’ipoacusia neurosensoriale • In base alla sede in cui è localizzato il danno, vengono identificati diversi tipi di ipoacusia • Noi ci interesseremo all’ipoacusia neurosensoriale • Il danno è localizzato nell’orecchio interno, che diventa incapace di trasformare le vibrazioni sonore in impulsi nervosi. • Può essere: – Congenita (dalla nascita) e necessariamente prelinguale – Non congenita – Perinatale (sopraggiunge nei mesi che precedono/seguono immediatamente la nascita) e necessariamente prelinguale – Postnatale (sopraggiunge dopo il 6 mese di vita) e può essere prelinguale o postlinguale Il sistema uditivo e l’ipoacusia • La struttura e l’organizzazione del sistema uditivo dipende in modo critico dalla stimolazione (stimoli acustici) che riceve durante la sua maturazione e soprattutto nei primi mesi/anni di vita • I bambini affetti da ipoacusia severa/profonda non hanno accesso agli stimoli uditivi offerti loro dall’ambiente circostante, il che pregiudica il loro sviluppo linguistico [Ponton et al., 2000: 168; Dinces et al., 2009: 843] L’impianto cocleare L’impianto cocleare • Viene impiegato dal 1980 per trattare la sordità neurosensoriale severa (deficit acustico ≥ 70 dB) o profonda (deficit acustico ≥ 90 dB) prelinguale o postlinguale • È una coclea artificiale: stimola elettricamente le fibre residue del nervo uditivo e così ripristina la sensazione uditiva nel bambino/nell’adulto ipoacusico neurosensoriale. • È un dispositivo elettronico, parte del quale è impiantato chirurgicamente nell’orecchio interno e parte è indossato esternamente sul corpo I componenti • Impiantati (2) Elettrodo di riferimento • Esterni (3) Magnete (7) Antenna (8) Magnete (1) Array di elettrodi intracocleari (5) Microfono (6) Processore/ Elaboratore del linguaggio (9) Cavo di collegamento (4) Ricevitore-stimolatore (10) Unità di controllo e vano batterie Fig. 6: I componenti impiantati Fig. 7: I componenti esterni L’impianto cocleare completo 1. L’elaboratore del linguaggio (= processore esterno) rileva i suoni e li converte in segnali digitali Processore esterno retroauricolare Impianto Elettrodi intracocleari 2. L’elaboratore invia i segnali digitali all’impianto interno 3. L’impianto interno converte i segnali digitali in energia che viene inviata agli elettrodi intracocleari 4. Bypassando le cellule acustiche danneggiate, gli elettrodi intracocleari stimolano il nervo uditivo e, così, il cervello percepisce i segnali come fossero suoni Fig. 8: L’impianto cocleare completo L’impianto cocleare nei bambini Fig. 9: Un bambino impiantato 14 Vantaggi nell’uso dell’impianto cocleare • La stimolazione dell’impianto cocleare (associata ad un’adeguata terapia logopedica) favorisce lo sviluppo delle abilità linguistiche molto più di quanto facciano le protesi uditive convenzionali (cf., ad es., Robinshaw, 1996; Osberger et al., 1993; Tobey et al., 1991; Kirk, 1995: Ertmer et al., 1997) • In particolare, ne beneficiano – percezione/comprensione (cf., ad es. Govaerts et al., 2002) – accuratezza articolatoria nella produzione di vocali (Ertmer et al., 1997) e consonanti (Bouchard et al., 2007) – l’acquisizione delle caratteristiche soprasegmentali (Tye- Murray et al., 1995; Grogan et al., 1999) – l’intelligibilità del parlato (Osberger et al.,1993; Tobey et al., 2003) Lo sviluppo linguistico postimpianto • Lo sviluppo linguistico individuale dei bambini impiantati è estremamente variabile (cf., ad es., Tobey et al., 2003; Geers, 2006; Szagun, 1997; Baker et al., 2005) – In alcuni bambini può definirsi quasi normale – In altri bambini, invece, resta atipico Possibili fattori di variazione • Fattori che rendono conto nella variabilità dello sviluppo linguistico individuale postimpianto: – Ulteriori deficit cognitivi (> bambini sindromici) – Età in cui subentra l’ipoacusia – Età in cui viene diagnosticata l’ipoacusia – Udito residuo preimpianto – Età in cui avviene l’impianto – Caratteristiche dell’impianto – Terapia logopedica postimpianto Gli ERPs associati alla discriminazione uditiva (linguistica): MMN e P3 [II Parte] I potenziali evocati uditivi • • Sono delle risposte elettriche registrate nel sistema nervoso in risposta ad uno stimolo uditivo (click, tono, stimolo linguistico) e riflettono l’attività elettrica delle popolazioni di neuroni delle varie strutture cerebrali. In base alla finestra temporale in cui si manifestano si dividono in: Fig. 10: Brainstem evoked potentials (BAEP) Middle latency evoked potentials (MLAEP) Long latency evoked potentials (LLAEP) a. Potenziali uditivi precoci: Auditory Brainstem Response (ABR, componenti I, II, III, IV, V, VI) Si manifestano nei primi 10 ms dopo la presentazione dello stimolo b. Potenziali evocati intermedi: Middle Latency Response (MLR, componenti N0, P0, Na, Pa, Nb) Si manifestano nei primi 11-50 ms dopo la presentazione dello stimolo c. Potenziali evocati tardivi = Cortical Auditory Evoked potentials (CAEPs) o Event-Related Potentials (ERPs): P1, N1, P2, N2, MMN, P3, N4 Si manifestano nei 51-800 ms dopo la presentazione dello stimolo I potenziali evocati precoci e intermedi Auditory brain stem responses e Middle latency responses Si manifestano nei primi 50 ms dopo la presentazione dello stimolo e vengono utilizzati nei soggetti ipoacusici – Prima dell’inserimento dell’impianto per valutare la potenziale eccitabilità del sistema uditivo e per determinare la diagnosi di ipoacusia – Dopo l’inserimento dell’impianto per valutare l’integrità dello stesso e per facilitarne la programmazione – Tuttavia questi potenziali non riescono a verificare lo stato del sistema nervoso centrale e della corteccia uditiva [cf. Kileny et al, 1997: 161; Singh et al., 2004: 598] I potenziali evocati corticali (o tardivi) • • • • • • Si manifestano nei 51-800 ms dopo la presentazione dello stimolo Maturano entro il 15 anno di età Nel corso dello sviluppo evolutivo modificano latenza, ampiezza ed estensione Sono un metodo non invasivo per rilevare l’attività cerebrale corticale Gettano luce sul processamento uditivo, dal momento che i loro generatori si trovano nella corteccia uditiva. La loro elicitazione non richiede sistematicamente la cooperazione del soggetto Nei soggetti ipoacusici • Vengono usati per la valutazione e la gestione : o dei soggetti candidati a ricevere l’impianto cocleare o dei soggetti già impiantati • Permettono di o esplorare come il sistema uditivo utilizzi l’informazione fornita dall’impianto o valutare la percezione linguistica nei soggetti impiantati [cf. Kileny et al, 1997: 161-162; Singh et al., 2004: 598; Dinces et al., 2009: 544; Henkin et al., 2008: 239] MMN MMN: la componente La Mismatch Negativity (MMN) o Negatività associata a disugualianze : • È stata identificata da Naatanen et al. (1978) • È una change-specific component of the event-related brain potentials ed in particolare una preattentive change detection response in auditory discrimination • Si elicita con un paradigma oddball in cui una serie di stimoli frequenti (o standard) viene interrotta da uno stimolo raro (o deviante) in modo randomizzato. • La MMN viene generata quando il soggetto nota un’incongruenza (mismatch neurale) fra lo stimolo uditivo deviante in entrata e la rappresentazione sensoria dello stimolo uditivo standard immagazzinata nella memoria uditiva a breve termine [Cf. Naatanen et al., 1992; 2007] La MMN nel tracciato ERPs Fz Fig. 11: ERPs in risposta ad un contrasto tonale (standard 80%, linea tratteggiata, deviante 20%, linea verde) misurati ad Fz e difference wave ottenuta detraendo l’onda dello stimolo deviante dall’onda dello stimolo standard (a destra). Adattato da Sams et al. (1985) e Naatanen et al., (2007). • Si manifesta 150-250 ms dopo la presentazione dello stimolo deviante • È maggiormente evidente nella difference waveform deviante-standard, ossia quando si sottrae l’onda dello stimolo deviante da quella dello stimolo standard MMN: indice di accuratezza nella discriminazione • La MMN è un indice dell’accuratezza con cui due stimoli uditivi (sia linguistici che non) vengono discriminati: una maggiore ampiezza della MMN indica una migliore discriminazione dei due stimoli • La MMN è utile per studiare la percezione linguistica, la rappresentazione astratta ed il processamento dei fonemi sia della L1 che della L2 • La MMN è influenzata sia da short-term auditory events che da long-term phenomena come l’acquisizione della L1, l’apprendimento della L2, il training linguistico, l’esperienza linguistica postimpianto, ecc. • È preattentiva e può essere elicitata passivamente e permette così di determinare oggettivamente la discriminazione uditiva di popolazioni cliniche o pediatriche che non possono essere testate con procedure comportamentali (Alho et al., 1990; Cheour-Luhtanen et al., 1995) [Cf. Naatanen et al., 1992; 2007] MMN infantile vs. adulta Caratteristiche Adulti Polarità Bambini Negativa (Naatanen et al., 2007; Cheour et al., 1998, 2000) Maturazione Matura molto presto rispetto ad altre componentidegli ERPs ed è abbastanza stabile nel tempo (Courchesne, 1990) Può essere registrata sin dalla nascita (Alho et al., 1990; Cheour et al., 1998; Ceponieme et al, 2002a; Huotilainen et al, 2003) Registrazione Risulta affievolita dal sonno, dall’alcohol, ecc. (Cheour et al., 1995, 1996, 2000, 2007) Generatori Nella corteccia sovratemporale (Sams et al., 1991; Alho et al., 1993; Alho, 1995) e nella corteccia frontale (Rinne et al., 2000, 2005; Opitz et al., 2002). Distribuzione sullo scalpo Prevale nelle regioni fronto-centrali (Alho, 1995). Se elicitata da stimoli linguistici, la MMN ha maggiore ampiezza e durata nell’emisfero sinistro (Naatanen et al, 1997; Alho et al,. 1998; (Paavilanen et al., 1991). In infanti e bambini ha una distribuzione più estesa: aree frontali, centrali e parietali ed è meno lateralizzata in risposta a stimoli linguistici (Cheour et al., 1995, 1996, 1998, 2000). Latenza Circa 150-250 ms dopo la presentazione dello stimolo deviante (Naatanen et al., 2007) - Infanti: Nel 50% dei casi la MMN è assente oppure ha una latenza di 200500 ms (Cheour et al., 1998; Kujala, 2004) -Bambini: Diminuisce gradualmente durante tutta l’infanzia (Kraus et al., 1995b; Morr et al., 2002) Nei bambini in età scolare è simile a quella degli adulti = 300 ms (Cheour et al., 1998, 2000; Kraus et al., 1993) Ampiezza Difficilmente supera 4-5 V Inizia ad aumentare sin dalla nascita. Negli infanti di 3 mesi è maggiore che nei neonati. Aumenta rapidamente fra il 6 mese ed il 12 mese Nei bambini in età prescolare è simile a quella degli adulti (3,1 V ) (Cheour et al., 1998, 2000; Kraus et al., 1993) Infanti: può essere registrata sia quando dormono che quando sono svegli. Bambini: risulta affievolita dal sonno (Cheour et al., 1995, 1996, 2000,2007) MMN nei soggetti impiantati La MMN • Viene generata dai soggetti ipoacusici in risposta agli stessi stimoli che generano la MMN in soggetti normoacusici (Ponton et al., 2000) • Viene elicitata nei soggetti impiantati che hanno migliori performances linguistiche (in percezione e produzione) (Singh et al., 2004) • Non risentirebbe dell’età in cui avviene l’impianto, ma della quantità di udito residuo preimpianto (Ponton et al, 2000; Singh et al., 2004) [cf. anche Kileny et al, 1997: 161-162; Singh et al., 2004: 598; Dinces et al., 2009: 544; Henkin et al., 2008: 239; cf. anche Kraus et al., 1993; Kelly et al., 2005; Roman et al., 2005; Gordon et al., 2005; Tremblay et al., 1998] MMN nei bambini normoacusici vs. impiantati (6-18 anni): un confronto (Ponton et al., 2000: 175) • • • 118 bambini normoacusici & 118 bambini ipoacusici (6-18 anni) Orecchio stimolato: il sinistro MMN registrata nell’emisfero contralaterale (elettrodo C4 nell’emisf. dx) ed ipsilaterale (elettrodo C3 nell’emisf. sx) Fig. 12: Bambini normoacusici NORMOACUSICI • Emisfero CONTRALATERALE: o la MMN è presente sin dai dai 6 anni o Latenza, ampiezza e durata della MMN si mantengono costanti dal 8 anno di vita in poi • Emisfero IPSILATERALE: o La MMN si manifesta solo dagli 8 anni o La latenza tende a mantenersi costante o L’ampiezza e la durata aumentano con l’aumentare dell’età biologica Fig. 13: Bambini ipoacusici IPOACUSICI • Emisfero CONTRALATERALE: o la MMN è presente sin dai dai 6 anni o La latenza si mantiene costante nel tempo o L’ampiezza varia nel tempo (è massina ad 8-10 anni) o La durata si riduce con l’aumentare dell’età biologica • Emisfero IPSILATERALE: o la MMN è presente da 7 anni o Latenza, ampiezza e durata variano nel corso del tempo La MMN è più robusta per ampiezza e durata in entrambi gli emisferi nei bambini impiantati P3 P3a vs. P3b Caratteristiche P3a P3b Metodo di elicitazione Passiva i soggetti ascoltano passivamente gli stimoli rari e frequenti (paradigma oddball) Attivamente i soggetti ascoltano attivamente sia gli stimoli frequenti che quelli rari e devono reagire agli stimoli rari, ad es. cliccando un pulsante (paradigma oddball) Dipende dall’attenzione No Si Latenza Intorno ai 300 ms (segue la MMN) ≥ 10 V circa Ampiezza Distribuzione sullo scalpo Piuttosto frontale Piuttosto parietale Correlato neurofosiologico di Attenzione involontaria verso uno stimolo acustico nuovo o deviante che sopraggiunge nell’ambiente circostante (Squirres et al., 1975) Attenzione volontaria verso evento nuovo o inatteso per il soggetto . Riflette processi legati alla valutazione ed alla categorizzazione consapevoli di uno stimolo all’interno di un sistema di memoria a breve termine (Picton, 1992) La P3 nel tracciato ERPs Fig. 14: (Sopra) ERPs in risposta ad un contrasto tonale (standard 80%, linea continua sottile, deviante 20%, linea continua spessa). (Sotto) difference wave. Adattato da Martin et al. (2008). • Si manifesta 300-500 ms dopo la presentazione dello stimolo deviante • È maggiormente evidente nella difference waveform deviante-standard P3 infantile vs. adulta Caratteristiche Adulti Polarità Bambini Positiva Maturazione Matura precocemente e può essere registrata dai 2-3 mesi di vita (Dehaene-Lambertz & Lambertz 1994) Latenza 300 ms - Infanti: 400 ms (Dehaene-Lambertz & Lambertz 1994) -Bambini : 330-370 (Shetaskova 2004) Ampiezza ≥ +10 V circa + 3V per bambini di 3-4 anni e + 5V per bambini di 5-6 anni (Shetaskova 2004) Presenza nel tracciato ERPs Si manifesta dopo la MMN - Infanti & Bambini: Segue la MMN oppure può oscurarla (Dehaene-Lambertz & Lambertz 1994; (Shetaskova 2004) Distribuzione sullo scalpo Principalmente localizzata nelle regioni frontali, centrali e parietali [cf. Kileny et al, 1997: 161-162; Dinces et al., 2009; Mazza & Turatto, 2005: 12-13; Henkin et al., 2002, 2008; Shetaskova, 2004; Squires et al., 1975; Picton, 1992; Alho et al., 1997; Escera, 2000 ] ARTEFATTO GENERATO DALL’IMPIANTO Artefatto generato dall’impianto • La registrazione degli ERPs nei soggetti impiantati risulta inficiata dall’artefatto generato dall’impianto • Il coil dell’impianto funziona come un’antenna e genera un campo elettromagnetico – la cui durata coincide con la durata dello stimolo e si estende sino a 350 ms dopo l’onset dello stimolo – la cui ampiezza può oscillare fra +100-2000 V – L’artefatto maschera P1-N1-P2 , N2 e MMN, ma non maschera P3 [cf. Henkin et al, 2008; Singh et al., 2004 ; Martin et al., 2008; Ponton et al. 2000] • La presenza dell’artefatto – è evidente negli elettrodi che si trovano in prossimità dell’impianto (Fig. 15, Singh et al., 2004) • T3 e T5 (e C3 e P3 e Cz) se l’impianto si trova a sinistra • T4 e T6 (e C4 e P4) se l’impianto si trova a destra Fig. 15: Presenza dell’artefatto nei due emisferi cerebrali • Fig. 16: Manifestarsi dell’artefatto nel tracciato ERPs Gli elettrodi mediani (Fz, Pz, Oz e talvolta Cz), invece, sono contaminati dall’artefatto solo in misura minore o non lo sono affatto Eliminare matematicamente l’artefatto • Sinora sono state sviluppate due metodologie – Independent Component Analysis (ICA) se si utilizza un elevato numero di elettrodi – Optimized Differential Reference (ODT) se si utilizzano pochi elettrodi • In letteratura – Alcuni studiosi optano per ICA oppure ODT (Gilley et al., 2006; Singh et al., 2004) – Altri dicono che l’artefatto non può essere eliminato del tutto: • escludono dall’analisi le componenti ERPS che si manifestano nei 350 ms dopo la presentazione dello stimolo (P1-N1-P2, N2, MMN) • analizzano le componenti che si manifestano successivamente, come la P3 (Henkin et al., 2008) 3 Studi sulla percezione (linguistica) postimpianto nei bambini ipoacusici [III Parte] ERPs in adulti vs. infanti e bambini impiantati • Molti studi si sono concentrati sulla registrazione degli ERPs in adulti impiantati • Pochi studi si sono concentrati sulla registrazione ERPs (soprattutto MMN e/o P3) in infanti e bambini impiantati, sistematicamente non sindromici Singh et al. (2004) ERPs in pediatric cochlear implant users. Ear & Hearing 25(6): 597-610 Singh et al. (2004): Setting • Partecipanti: – 35 bambini inglesi impiantati non sindromici – Età media 12 anni – Livello di sordità preimpianto: sordità profonda bilaterale 33 bambini sordi prelinguali 2 bambini sordi postlinguali – Uso medio dell’impianto al momento dello studio: 6 anni • Stimoli linguistici: – /ba/ (standard) vs. /da/ (deviante) • Componenti ERP studiate: – MMN Risultati: Distribuzione sullo scalpo della MMN Fig.17: ERPs in star performers showing distribution of MMN (A) and P1, N2 (B) La MMN • Viene identificata in 10/35 bambini (star performers) • È attestata in entrambi gli emisferi: ben visibile nelle regioni anteriori dello scalpo (in corrispondenza di Fz, di F3 e di F4) e nella regione centrale sinistra (in corrispondenza di C3) • Non è visibile in corrispondenza dell’elettrodo centrale destro C4 (il più vicino all’impianto) perché è mascherato dall’artefatto Risultati: Caratteristiche della MMN Fig.18: Grand average ERPs dei bambini impiantati registrati in Fz, F3, and F4 (a) Componenti obbligatorie P1 ed N2 in tutti (N=30) i bambini (b) Standard e devianti nei 10 star performers (c) MMN per stimoli devianti – stimoli standard nei 10 star performers (d) Standard e devianti nei 25 poor performers (e) MMN per stimoli devianti – stimoli standard nei 25 poor performers La MMN negli elettrodi anteriori Fz, F3 ed F4: • Latenza media del picco: 267 ms ± 62 ms • Ampiezza media : - 4,7 V ± 1,4 V (SD) • Durata media: 223 ms ± 105 ms (SD) • Non si riscontrano differenze per ampiezza, latenza e durata della MMN fra F3 ed F4 Conclusione Singh et al. (2004) • Dei 35 bambini impiantati studiati (età media = 12 anni, uso medio dell’impianto = 6 anni) – 10/35 presentano la MMN – 25/35 bambini non presentano la MMN • Distribuzione della MMN sullo scalpo dei 10 bambini: – regione anteriore sia centrale (Fz) che sinistra (F3) e destra (F4) – regione centrale sinistra (C3), contralaterale rispetto all’impianto • La MMN non sembra influenzata né dall’età dei bambini né dall’esperienza fatta con l’impianto Dinces et al. (2009) Electrophysiological measures of auditory change detection in children following late cochlear implantation: A preliminary study. International Journal of pediatric otorhinolaringology 73: 843-51. Dinces et al. (2009): Setting • Partecipanti: – 3 bambini inglese impiantati tardivamente (≥ 9 anni) non sindromici (S1, S2 ed S3) – Livello di sordità preimpianto: sordità profonda bilaterale congenita per S1 acquisita nel periodo perinatale per S2 ed S3 – Monitoraggio: 1 giorno, 1 e 3 mese postimpianto • Stimoli tonali: • Tipo di stimolo Durata (ms) Frequenza (Hz) F0, F1, F2 Intensità (dB SPL) Standard 150 600, 1200, 1800 90 Deviante (1) 50 600, 1200, 1800 90 Deviante (2) 150 500, 1000, 1500 90 Deviante (3) 150 600, 1200, 1800 75 Componenti ERP studiate: – MMN, P3a (testata passivamente) Risultati: Poor performers Caratteristiche S1 S2 Età al momento della protesizzazione 10 anni 6 mesi 16 mesi Uso della protesi sistematico discontinuo Età al momento dell’ impianto 11 anni 6 mesi 9 anni Uso dell’impianto sistematico discontinuo Componenti rilevate al 3 mese postimpianto Motivazione Né MMN né P3a sino al 3 mese postimpianto La protesizzazione tardiva impedisce a MMN e P3a di manifestarsi nei primi 3 mesi postimpianto La protesizzazione precoce ma l’uso discontinuo della protesi impediscono a MMN e P3a di manifestarsi nei primi 3 mesi postimpianto Risultati: Star performers P300 Mese 3 MMN Mese 3 MMN Mese 1 P300 Mese 3 MMN Mese 1 & 3 MMN Mese 3 MMN Day 1 S3: Protesizzato a 4 anni 2 mesi & Impiantato a 11 anni 8 mesi Ha usato sistematicamente protesi ed impianto Durata • MMN o La latenza diminuisce: 300 ms (1 gg), 280 ms (1 mese), 200 ms (3 mese) o L’ ampiezza diminuisce: -3 V (1 gg ), -2,50V (1 mese), -2V (3 mese) • P3a o Appare solo nel 3 mese (450 ms, 3,80 V) Frequenza •MMN o Si manifesta nel 1 mese e 3 mese o La latenza rimane costante: 150 ms (1 e 3 mese ) o L’ampiezza aumenta: -2 V (1 mese) -4 V (3 mese) • P3a o Appare solo nel 3 mese (300 ms, 5 V) Intensità •MMN o Appare nel 3 mese (200 ms, -1,80 V) •P3a oAssente Conclusione Dinces et al. (2009) • Nei bambini impiantati tardivamente – la MMN può maturare già nel giorno dell’attivazione dell’impianto – La P3a matura nel 3 mese postimpianto • Le prestazioni linguistiche dei bambini impiantati possono essere estremamente variabili • La stimolazione uditiva ricevuta nel periodo preimpianto e la quantità di udito residuo preimpianto determinano in modo fondamentale le prestazioni linguistiche postimpianto Henkin et al. (2008) Phonetic Processing in Children with Cochlear implants: An ERP study. Ear & Hearing 29(2): 239-49. Henkin et al. (2008): Setting • Partecipanti: – 10 bambini ebrei impiantati non sindromici – Età media: 11 anni 5 mesi – Livello di sordità preimpianto: sordità profonda bilaterale prelinguale congenita – Età media in cui i bambini ricevono l’impianto: 4 anni 5 mesi – Durata media dell’uso dell’impianto: 7 anni 4 mesi • Stimoli: – Discriminazione vocalica: • luogo di articolazione: anteriore vs. posteriore • altezza : alta vs. medio-alta /ki/ (standard) vs. /ku/ (deviante) /ki/ (standard) vs. /ke/ (deviante) – Discriminazione consonantica: • Sonorità: sordo vs. sonoro • Luogo di articolazione: velare vs. dentale • Componenti ERP studiate: – P3b (elicitata attivamente) /ka/ (standard) vs. /ga/ (deviante) /ka/ (standard) vs. /ta/ (deviante) Risultati: Latenza di P3b • 644 690 718 542 La latenza media di P3b è significativamente minore nel contrasto vocalico per il luogo di articolazione /ki/ vs. /ku/ (542 ms) rispetto agli altri contrasti • Contrasto consonantico della sonorità /ka/ vs. /ga/ (644 ms) • Contrasto inerente l’altezza vocalica /ki/ vs. /ke/ (690 ms) • Contrasto inerente il luogo di articolazione consonantico /ka/ vs. /ta/ (718 ms). Fig. 19: Latenza media di P3 (+SD) per Pz nei diversi compiti fonetici • La latenza media di P3b aumenta man mano che il contrasto foneticoacustico diventa sempre più difficile da discriminare Risultati: Ampiezza di P3 18,43 14,64 13,25 11 • L’ampiezza di P3b è significativamente maggiore nel contrasto vocalico per il luogo di articolazione /ki/ vs. /ku/ (18,43V) rispetto al contrasto consonantico per il luogo di articolazione /ka/ vs. /ta/ (11 V), ma non per gli altri contrasti fonetici Fig. 20: Ampiezza media di P3 (+SD) per Pz nei diversi compiti fonetici • L’ampiezza media di P3b diminuisce man mano che il contrasto foneticoacustico diventa sempre più difficile da discriminare Risultati: Distribuzione di P3 sullo scalpo (elettrodi mediani) Nei 4 contrasti fonetici si ha una maggiore ampiezza di P3b nella Regione parietale, cf. Pz (colonna bianca, riquadro rosso) rispetto alla regione centrale, cf. Cz (colonna nera, riquadro blu) e rispetto alla regione frontale, cf. Fz (colonna a righe, riquadro verde) Risultati: Distribuzione di P3 sullo scalpo (elettrodi parietali) Nei 4 contrasti fonetici si ha una maggiore ampiezza di P3b nella Regione parietale centrale, cf. Pz (colonna nera, riquadro rosso) rispetto alla regione parietale sinistra, cf. P3 (colonna a righe, riquadro giallo) e rispetto alla regione parietale destra, cf. P4 (colonna bianca, riquadro fucsia) Conclusione Henkin et al. (2008) Bambini ebrei impiantati (Henkin et al., 2008) • P3b è sensibile alla difficoltà di discriminazione del contrasto fonetico – Nei contrasti più semplici da discriminare la latenza di P3 diminuisce e la sua ampiezza aumenta – Nei contrasti più difficili da discriminare la latenza di P3b aumenta e la sua ampiezza diminuisce • P3b possiede la stessa ampiezza in entrambi gli emisferi cerebrali Bambini ebrei normoacusici (Kishon-Rabin et al., 2002) • La complessità di discriminazione dei contrasti non influenza la latenza e l’ampiezza di P3b nei bambini normoacusici già a partire dai 4 anni di vita • P3b possiede ampiezza significativamente maggiore nell’emisfero sinistro (F3, C3, P3) che è maggiormente coinvolto nel processamento linguistico IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SULLA PERCEZIONE POSTIMPIANTO [IV Parte] • Le componenti ERPs associate alla discriminazione uditiva (MMN e P3) possono essere registrate nei bambini ipoacusici impiantati, anche se non sistematicamente (Kileny et al., 1997; Singh et al., 2004; Henkin et al., 2008; Dinces et al.,2009) MMN e P3 • MMN – Può essere registrata già dal giorno in cui viene attivato l’impianto (Dinces et al., 2009) – Latenza: tende a diminuire in modo inversamente proporzionale all’aumentare dell’uso dell’impianto (Dinces et al., 2009) – Ampiezza: tende ad aumentare in modo direttamente proporzionale all’aumentare dell’uso dell’impianto (Dinces et al., 2009) • P3 – Viene registrata a partire dal 3 mese postimpianto (Dinces et al., 2009) • MMN e P3 – Distribuzione sullo scalpo: possiedono maggiore ampiezza in corrispondenza degli elettrodi mediani Fz Cz e Pz ed a livello bilaterale (F3 e F4, C3 e C4, P3 e P4) senza differenze significative di ampiezza nei due emisferi (Singh et al, 2004a; (Henkin et al., 2008) Tuttavia • Mancano studi longitudinali che osservino – la percezione del bambino ipoacusico nel periodo che precede l’inserimento dell’impianto – la percezione postimpianto sin dall’inizio, ossia a partire dal primo mese postimpianto e per tutto il primo anno o i primi anni postimpianto – i bambini ipoacusici italiani in generale • Gli studi presenti in letteratura osservano gruppi molto eterogenei di bambini, in cui – i bambini osservati sono stati protesizzati ad età del tutto differenti (età minima 4 anni – età massima 12 anni) – I bambini sordi prelinguali vengono osservati insieme ai bambini sordi postlinguali – Non vengono stilati dei single case studies, ma tutti i bambini vengono osservati parallelamente Il progetto per lo studio sull’ipoacusia in collaborazione con l’U.O. di Otorinolaringoiatria di Lecce [V Parte] Obiettivi Monitorare da una prospettiva longitudinale l’emergere e lo sviluppo delle: • abilità di percezione linguistica • abilità di produzione linguistica In un gruppetto omogeneo di bambini affetti da ipoacusia neurosensoriale (perdita uditiva ≥ 85-90dB) congenita o acquisita nel periodo perinatale, candidati a ricevere l’impianto cocleare L’iter del bambino ipoacusico neurosensoriale: dallo screening alla diagnosi • 0 mesi: nascita • 1 mese: prove audiologiche obiettive (screening) – Otoemissioni acustiche: rilevano la risposta ad un suono da parte delle cellule acustiche presenti nella coclea – Potenziali uditivi evocati del tronco encefalico (ABR): studiano la via uditiva dalla coclea al nervo acustico – Elettrococleografia: rileva i potenziali uditivi della coclea e del nervo acustico Se entrambe le orecchie risultano ‘pass’, il bambino viene classificato come normoacusico. Se invece anche solo una delle due orecchie risulta ‘refer’, allora il bambino è potenzialmente ipoacusico e lo screening continua • 3 mese: ripetizione delle prove audiologiche obiettive (screening ed eventuale diagnosi) – Se entrambe le orecchie risultano ‘pass’, allora il bambino viene classificato come normoacusico e termina lo screening. – Se solo una delle due orecchie risulta ‘refer’, non si interviene – Se entrambe le orecchie risultano ‘refer’, allora il bambino è definitivamente classificato come ipoacusico e viene fatta una diagnosi precisa: nel caso di perdita uditiva ≥ 70 dB, il bambino viene definito candidato all’impianto L’iter del bambino ipoacusico neurosensoriale: dalla diagnosi alla chirurgia • • 6 mese: – Inserimento della protesi acustica bilaterale: fornisce un minimo di stimolazione uditiva al nervo acustico, ma la percezione rimane limitata. – Inizio della riabilitazione logopedica (metodo Auditory-Verbal Therapy): consente al bambino di familiarizzare con i suoni 18-24 mesi: – Inserimento dell’impianto cocleare: stimola elettricamente le fibre residue del nervo uditivo e così ripristina la sensazione uditiva nei bambini ipoacusici neurosensoriali a. impianto in un orecchio e protesi nell’altro b. impianto bilaterale – Nella 4 settimana dopo l’intervento, l’impianto viene attivato: viene creata la mappa per l’elaboratore del suono che fornirà una stimolazione personalizzata ad ogni paziente. – La mappa viene rifatta più volte – Prosecuzione della riabilitazione logopedica (mediante AVT): consente al bambino di impadronirsi gradualmente della L1 Campione da studiare Gruppo 1: 5 bambini ipoacusici che al momento della diagnosi (screening) presentano i seguenti requisiti • 5-6 mesi di vita • un livello di sordità ≥ 85 dB • malfunzionamento alla coclea (non al nervo acustico o al tronco encefalico) • Non sindromici né prematuri • Figli di genitori normoacusici • Sono esposti a L1= italiano Gruppo 2: 5 bambini normoacusici Monitorare la percezione linguistica • Periodi di osservazione: – Postprotesizzazione dal momento in cui avviene la protesizzazione (6 mese di vita circa) al momento che precede l’inserimento dell’impianto (17/23 mese di vita circa) – Postimpianto dal momento in cui viene inserito l’impianto (18-24 mese di vita circa) per tutto il primo anno postimpianto • Frequenza di osservazione: ogni 4-5 mesi sia nel 1 anno postprotesizzazione che nel 1 anno postimpianto • Tecniche: Registrazione degli ERPs: complesso MMN-P3a – MMN (memoria sensoria) – P3a (attenzione involontaria) Percezione linguistica Obiettivo 1: Osservare la morfologia degli ERPs in generale ed i parametri presentati dalla MMN e dalla P3a (latenza, ampiezza, estensione) nel corso del periodo postprotesizzazione (6-17 mesi circa) e postimpianto (18-30 mesi circa). Aspettative per l’obiettivo 1: • • La latenza di MMN e P3a diminuisca nel periodo postimpianto rispetto al periodo postprotesizzazione L’ampiezza e l’estensione di MMN e P3a aumentino nel periodo postimpianto rispetto al periodo postprotesizzazione a riprova del fatto le capacità di discriminazione uditiva migliorino gradualmente nel tempo Percezione linguistica Obiettivo 2: Monitorare la ‘gerarchia’ di discriminazione delle vocali e di alcune consonanti della varietà di italiano parlato in Salento (1). Possibili contrasti vocalici da studiare: a. luogo di articolazione: /i:/ vs. /u:/ b. altezza: /i:/ vs. /ɛ:/ /i:/ vs. /a:/ (anteriore vs. posteriore) (alto vs. medio) & (alto vs. basso) (2). Possibili contrasti consonantici da studiare: a. luogo di articolazione: /ba/ vs. /ga/ b. modo di articolazione: /ba/ vs. /ma/ c. sonorità: /ba/ vs. /pa/ (occl. son. bilabiale vs. velare) (occl. son. bilab. vs. nas. son. bilab) (occl. bilab. sonora vs. sorda) Aspettative per l’obiettivo 2: • • I contrasti più facili (ad es. /i:/ vs. /u:/ ed /i:/ vs. /a:/) vengano discriminati sin dai primi mesi postimpianto (cf. Henkin et al., 2008) I contrasti più fini (/i:/ vs. /ɛ:/) vengano discriminati in un secondo momento (cf. Henkin et al., 2008) a riprova del fatto le capacità di discriminazione uditiva migliorino gradualmente nel tempo Monitorare la produzione linguistica • Periodo: – Postimpianto: dal momento in cui viene inserito l’impianto (18-24 mese di vita circa) per tutto il primo anno postimpianto • Frequenza di osservazione: La produzione sarà testata ogni 4-5 mesi nel 1 anno postimpianto • Tecniche: – Elicitazione/semplice registrazione di sillabe o parole contenenti alcuni foni vocalici e consonantici – Analisi fonetico-acustica del materiale elicitato/raccolto Produzione linguistica Obiettivo 1: – Vedere come si modificano i valori di F0-F2 nel corso del primo anno postimpianto Aspettative per l’obiettivo 1: • Al miglioramento delle capacità discriminative corrispondano dei cambiamenti nei valori formantici • Nei primi 6 mesi postimpianto: i diversi foni vocalici si sovrappongano parzialmente all’interno dello spazio vocalico (Weinberger et al., 2007) • Verso il 12 mese postimpianto: ciascuna vocale inizi ad occupare una porzione ben determinata dello spazio vocalico (Tye-Murray & Kirk, 1993; Ertmer, 2001) Produzione linguistica Obiettivo 2: Capire quali vocali e quali consonanti emergano prima in produzione Aspettative per l’obiettivo 2: • Il numero delle vocali e consonanti prodotte correttamente aumenti costantemente • Vocali: /a/, /i/ ed /u/ vengano realizzate per prima con maggiore accuratezza /ɛ/ ed /ɔ/ vengano realizzate in un secondo momento • Consonanti: le labiali [m, n, p, b] emergano prima rispetto a velari, palatali, fricative, ecc. (cf. Kent & Murray, 1982; Boysson-Bardies, 1989; Lieberman, 1980) Grazie