Corso 60103 - La Chiesa particolare

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Montan Agostino
LA CHIESA PARTICOLARE
STRUTTURE E MISSIONE
(corso 60103)
Aggiornamento
al volume:
A. MONTAN, La Chiesa particolare. Strutture e missione, Roma 2007.
Roma 2016-2017
1
LA CHIESA PARTICOLARE
STRUTTURE E MISSIONE
(corso 60103)
Aggiornamento1
(a.a. 2016-2017)
1. Argomento del corso
* Per “Chiesa particolare” va intesa la diocesi: Christus Dominus, 11; cann. 368-369.
Vi sono comprese anche le figure assimilate: can. 368 e, inoltre, gli ordinariati
militari, gli ordinariati apostolici (latini), le diocesi personali, ecc.
* Saranno studiati gli elementi fondamentali della Chiesa particolare:
- Porzione di popolo di Dio,
- Spirito Santo,
- Parola,
- Eucaristia e sacramenti,
- a servizio degli elementi fondamentali: il ministero ordinato del vescovo, dei
presbiteri (il presbiterio diocesano), dei diaconi.
* Saranno studiate le strutture della Chiesa particolare:
- con riferimento ai membri del popolo di Dio saranno studiati i ministeri
ordinati (vescovo, presbiterio, diaconato), i “ministeri” laicali, la vita
consacrata;
- con riferimento all’organizzazione della Chiesa particolare saranno studiate le
strutture che stanno sopra la diocesi: ‘la provincia ecclesiastica, le regioni
ecclesiastiche, le conferenze dei vescovi (episcopali), la Sede Apostolica’; e le
strutture interne alla diocesi: ‘il vescovo diocesano, i vescovi ausiliari, il
vescovo coadiutore, il consiglio presbiterale, il consiglio pastorale diocesano, il
vicario generale e i vicari episcopali, la curia diocesana, il consiglio per gli
affari economici, la parrocchia e i vicariati foranei o decanati, i consigli
parrocchiali, la quasi-parrocchia, le comunità non erette a parrocchia come le
“comunità di base”, le “unità pastorali”, le “comunità pastorali”, ecc.’.
* Questione nodale: il rapporto tra la Chiesa particolare e la Chiesa universale. Nella
Chiesa di Cristo si distingue la Chiesa di Cristo universale – accentuata in Occidente
dal sec. XI al Vat. II: a volte universalismo, centralismo, la Chiesa part. ridotta a un
distretto amministrativo – e la Chiesa di Cristo particolare – accentuata in Oriente nel
primo millennio, da sec. XI dove, però, hanno prevalso il particolarismo, le Chiese
autocefale; ripresa in Occidente a partire dal Vat. II. Come intendere il rapporto?
«Mutua interiorità»: la dimensione particolare è intrinseca a quella universale e
viceversa.
1
Le schede dell’”aggiornamento” fanno riferimento al volume: A. MONTAN, La Chiesa particolare.
Strutture e missione, Roma 2007.
2
2. La terminologia: Chiesa particolare, Chiesa universale 2
Nei documenti del concilio Vaticano II la terminologia Chiesa locale, Chiesa
particolare è fluttuante, sia per l’alternarsi dell’espressione Chiesa particolare con
Chiesa locale (o altre)3, sia per quanto riguarda il significato con cui vengono usate le
due espressioni, che possono riferirsi sia alla Chiesa diocesana (CD 11; AG 19, 20),
sia a raggruppamenti di varie Chiese (LG 13; AG 22). L’incertezza dei padri
conciliari è dovuta alla novità del tema.
Nel decreto sulle Chiese orientali cattoliche ricorre l’espressione “Chiese
particolari o riti”. In questo contesto la Chiesa particolare non va confusa con le
Chiese sui iuris, che sono Chiese di diritto proprio, autonome (CCEO can. 27-28).
Il concilio Vaticano II non usa mai l’espressione Chiesa particolare/Chiesa
locale in riferimento all’assemblea eucaristica, a comunità di fedeli all’interno di una
diocesi (parrocchia), ad associazioni di fedeli o a istituti di vita consacrata. Il termine
“Chiesa” viene usato una volta in LG 11 a proposito della famiglia (uso analogico:
«In questa per così dire Chiesa domestica – In hac velut Ecclesia domestica … »).
Anche nel linguaggio dei teologi e dei pastoralisti (cfr. le diverse lingue) non vi
è uniformità nella scelta e nel significato dell’una o dell’altra espressione4.
Nei documenti ufficiali della Chiesa di Roma (CCC, CIC, … ) il termine
«Chiesa particolare» indica in primo luogo la diocesi, come descritta in CD 11 (cfr.
CCC 833; CIC can. 369). Alla diocesi sono assimilate altre circoscrizioni (CIC can.
368-372)5. Nella terminologia delle Chiese orientali la Chiesa particolare, con
riferimento alla diocesi, prende il nome di eparchia (CCEO can. 175 § 1). Sono molti
gli autori che, aderendo alla terminologia ufficiale, per indicare la diocesi e le figure
assimilate, usano l’espressione Chiesa particolare.
La Chiesa particolare, che è in primo luogo la diocesi (o eparchia per
l’Oriente) è così definita in CD 11: «La diocesi è la porzione del popolo di Dio
affidata alle cure pastorali del vescovo con la cooperazione del presbiterio, in modo
che, aderendo al suo pastore, e da lui, per mezzo del Vangelo e dell’Eucaristia,
2
Ivi, pp. 52-63. Nella “breve nota bibliografica” di p. 62-63 aggiungere: M.H. LAVIANNE, «Églises
paticulières et églises locales: réflexions pour aujourd’hui», in Mélanges de sciences religieuses, 55 (1998),
pp. 37-50.
3
In 22 testi il concilio usa l’espressione «Chiesa particolare» con il significato di Chiesa presieduta da un
vescovo o Chiesa diocesana: SC 13 e 111; LG 23 (3), 27, 45; CD 3, 6, 11 (3), 23, 28, 33; AG 6 (2), 19, 20,
22; GS 91. In OE l’espressione «Chiesa particolare» ha il significato di «Chiesa sui iuris». In LG 13 «Chiesa
particolare» ha il significato di raggruppamento di Chiese diocesane (per es. quelle che formano una
conferenza episcopale). A volte il concilio usa «Chiesa particolare» in senso equivalente a «Chiesa locale».
4
MONTAN, La Chiesa particolare, pp. 52-54.
5 MONTAN, La Chiesa particolare, pp. 52-54.
3
riunita nello Spirito Santo, costituisca una Chiesa particolare, nella quale è veramente
presente e opera la Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica»6.
La diocesi non è l’unica figura storica di Chiesa particolare. Le figure
assimilate vanno comprese storicamente. Sono le prelature territoriali, le abbazie
territoriali, i vicariati apostolici, le prefetture apostoliche, le amministrazioni
apostoliche, gli ordinariati militari. Tra le diocesi si distinguono: a) le diocesi di
diritto comune; b) le diocesi dei territori di missione; c) le diocesi personali (CIC can.
372 § 2). Esistono ordinariati rituali, prelature personali, amministrazioni apostoliche
personali, come quella di S. Giovanni Maria Vianney eretta nel 2002 in Brasile e
limitata al territorio della diocesi di Campos. Tra le circoscrizioni personali va
ricordato l’Ordinariato personale per i fedeli anglicani: Benedetto XVI,
Anglicanorum coetibus del 4.XI.2009, da applicare con le Norme complementari
della Congregazione per la dottrina della fede.
Dalla terminologia occorre risalire ai contenuti veicolati dai termini. Di
particolare rilievo è il tema del rapporto tra la Chiesa universale e la Chiesa
particolare, problematica di rilevanza ecumenica7.
Nell’organizzazione delle Chiese Cattoliche Orientali le Chiese di diritto
proprio (sui iuris) sono distinte in quattro classi: 1) le Chiese patriarcali; 2) le Chiese
arcivescovili maggiori; 3) le Chiese metropolitane sui iuris; 4) le altre Chiese sui iuris
(eparchia, esarcato apostolico)8. A capo di ognuna di queste Chiese c’è un solo
gerarca (gerarca è un ecclesiastico investito di potere sacro: un vescovo, il Romano
Pontefice, ecc.: cfr. CCEO can. 984 §§ 1-3): a) patriarca, b) arcivescovo maggiore, c)
metropolita, d) vescovo o esarca o vicario apostolico.
Suggerimento conclusivo: usare i termini in maniera costante attribuendo ad
essi un significato preciso, univoco: è una necessità onde evitare confusioni e
fraintendimenti (cfr. la “disputa dei cardinali” Ratzinger e Kasper9).
3. La Chiesa particolare: lo sviluppo del tema dopo il concilio Vaticano II
Il concilio Vaticano II ha ricuperato una tradizione che nel secondo millennio era
stata oscurata. Non ha impostato la sua visione ecclesiologica a partire dalla Chiesa
locale/particolare, ma è indiscutibile che il Vaticano II «ha segnato la reale riscoperta
della Chiesa locale, ed ha iniziato la riacquisizione del suo valore nel campo
6
Il testo di CD 11 è ripreso dal CIC can. 369: «La diocesi è la porzione del popolo di Dio che viene affidata
alla cura pastorale del vescovo con la cooperazione del presbiterio, in modo che aderendo al suo pastore e da
lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l’Eucaristia, costituisca una Chiesa particolare in cui è
veramente presente e operante la Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica».
7
Cfr. AMPHILOCHIOS (THOMAS) MILTOS, «Le Chiese locali e la Chiesa universale», in Il Regno –
Documenti, 17/2013, pp. 568-576 (originale in lingua francese, in Istina 58 (2013) 1, 23-39).
8
MONTAN, La Chiesa particolare, p. 72.
9
La disputa dei due Cardinali è riferita in Stimmen der Zeit 221 (2003), pp. 219-232; Theological Studies 63
(2002), pp. 227-250; E. CASTELLUCCI, La famiglia di Dio nel mondo, Cittadella Editrice, Assisi 2008, pp.
479-482.
4
teologico, liturgico, spirituale, pastorale, ecumenico, missionario; non solo ma la
stessa cristologia e la pneumatologia si pongono in scambio aperto verso la teologia
della Chiesa locale in senso reciproco. Nell’ecumenismo e nei rapporti con le Chiese
Orientali Ortodosse ( … ) la teologia della Chiesa locale fa da necessario e
indispensabile tramite d’accesso verso le questioni più importanti e non transeunti»10.
Lo sviluppo teologico posteriore al concilio Vaticano II sulla Chiesa particolare
si è venuto articolando attorno a tre tematiche principali complementari tra loro.
A) La prima tematica riguarda la individuazione degli elementi fondamentali
della Chiesa particolare, quelli sui quali si fonda ogni ulteriore
considerazione. È il risultato degli studi biblici, patristici, storici, liturgici e
canonici sviluppati lungo tutto il ventesimo secolo. Segnalo:
- Studi biblici: K.L. Schmidt (Ekklesia, in GLNT, V, 1487-1580: orig.
Stuttgart 1938); L. Cerfaux (La théologie de l’Église suivant Saint Paul,
Paris 1942); P. Tena (La palabra Ekklesia. Estudio histórico-teológico,
Barcelona 1958); A. Vanhoye (1976); B. Maggioni (in Vita e pensiero 54,
1971, 236-247; in La Scuola Cattolica 13, 1985, 404-431); J. Gnilka;
Pontificia Commissione Biblica (Unitè et diversité dans l’Église. Texte
officiel (…) et travaux personnels des membres, LEV 1989). In sintesi: la
Chiesa universale si realizza concretamente nelle comunità locali, anch’esse
chiamate Chiese nel NT. Gli elementi essenziali della Chiesa sono presenti
nella comunità primitiva. Il processo di istituzionalizzazione delle strutture
ecclesiastiche e la formazione dei grandi sistemi ecclesiologici
(ecclesiologia universale e ecclesiologia eucaristica) sono graduali.
- Studi patristici: J.A. Möhler (L’unità nella Chiesa, cioè il principio del
cattolicesimo nello spirito dei Padri dei primi tre secoli: orig. 1825); Dom
Adrien Gréa (L’Eglise et sa divine constitution, orig. 1885); H. Rahner
(L’eclesiologia dei Padri. Simboli della Chiesa, EP 1971); G. Galeota e A.
Mancia («La Chiesa locale nei Padri e nei primi concili», in Asprenas 35,
1988, 195-214); S. Panizzolo («Gli elementi essenziali della communio
secondo i Padri», in Ecclesia tertii millennii advenientis, [1997] 266-275);
A. Viciano («Ecclesiologia», in Letteratura patristica. Dizionari San Paolo,
2007, pp. 449-469). In sintesi: la Chiesa emerge come mistero (popolo di
Dio, vero/nuovo Israele, corpo e sposa di Cristo, madre, colonna della
verità, luna, tunica e barca), come comunione (fondamento eucaristico,
lettere di comunione, scomunica), nella sua dimensione apostolica (struttura
episcopale e missione di Pietro), nel suo rapporto con il mondo.
L’ecclesiologia dei Padri si caratterizza per la fedeltà creativa alla Scrittura,
10
E. LANNE, «Chiesa locale», in Dizionario del Concilio Vaticano II, Roma 1969, col. 796-797.
5
incarnata nel nuovo contesto culturale. Al centro si trova la comunità
presieduta da un vescovo, vale a dire la Chiesa particolare.
- Studi liturgici: G. Dix; C.G. Atrio; P. Tena; J.A. Jumgmann; A. Antolinez;
M. Augé; A. Pascual Perez; J. Aldazabal; E. Lanne; A.M. Triacca; P. Gy;
D. Sartore; P.D. Scardilli (I nuclei ecclesiologici nella costituzione liturgica
del Vaticano II, Tesi Gregoriana. Serie teologica, n. 153, PUG, Roma
2007). Gli elementi strutturali sono messi in luce a partire dalle fonti
liturgiche. Gli studi storico-liturgici hanno messo in luce lo stretto legame
tra la celebrazione liturgica e la concreta situazione vissuta dalla Chiesa
locale. Le fonti liturgiche registrano la coscienza che la Chiesa ha di sé, le
tribolazioni e i problemi vissuti dal popolo cristiano, la tendenza della
Chiesa a identificarsi con le vicende contingenti vissute dalla comunità in
quel luogo, in quella società (cfr. Sacramentarium Veronense, Roma nei
sec. V-VI). Questa impostazione, di grande rilevanza, non è immune dal
pericolo del particolarismo (nazionalismo) e del venir meno della tensione
escatologica.
- Studi teologici: bibliografia sconfinata. Segnalo Y.M. Congar; H. De
Lubac; H. Küng; J. Ratzinger; H.M. Legrand; W. Kasper; J.M. Tillard. Un
buon elenco di opere postconciliari di autori cattolici sulla Chiesa
particolare si trova in A. Cattaneo, La Chiesa locale. I fondamenti
ecclesiologici e la sua missione nella teologia postconciliare, LEV, 2003,
pp. 320-332. L’opera di Dom Adrien Gréa sulla Chiesa, apparsa verso la
fine del sec. XIX, nella quale si dà ampio spazio alla teologia della Chiesa
locale, è ritenuta un hapax nella teologia dell’epoca [cfr. M. Serenthà, Gli
inizi dell’ecclesiologia della Chiesa locale, “De l’Église et de sa divine
constitution” (1985) di Dom Adrien Gréa, un “hapax” dans la théologie de
l’époque (Y.M. Congar), Milano 1973: hapax = unico, il solo esempio
all’interno della teologia dell’epoca]. Il concilio Vaticano II ha rimesso in
onore il plurale ‘le Chiese’, prima passate completamente in secondo piano.
La communio Ecclesiarum è divenuto uno dei concetti fondamentali
dell’ecclesiologia del Vaticano II. Merito della teologia è stato l’aver
ricostruito, a partire dai testi conciliari, le linee di forza della ecclesiologia
della Chiesa particolare: i fattori genetici (Ecclesia de Trinitate, ruolo dello
Spirito Santo, della Parola e dei sacramenti), l’elemento strutturale (la
porzione di Popolo di Dio), l’elemento ministeriale (il vescovo e il
presbiterio), la correlazione tra elementi genetici e il ministero, tra Chiesa
particolare e cultura, tra Chiesa particolare e Chiesa universale. Per la
concezione della Chiesa particolare presso i cattolici prima del Vaticano II
cfr. E. LANNE, «Chiesa locale», in Dizionario del Concilio Vaticano II,
Roma 1969, col. 804-797. L’Autore esamina: il Catechismo del concilio di
Trento “ad parochos” del Papa Pio V (Roma 1566); il De Ecclesia
militante delle Controversie di Bellarmino (Venezia 1596); le Praelectiones
6
theologicae dogmaticae di G. Perrone (Roma 1835-42: 38 edizioni); il De
Ecclesia Christi di C. Passaglia (Ratisbona 1853-1856); le Theses De
Ecclesia Christi di J. B. Franzelin (1887); le opere di L. Billot, Ch. Journet;
La Epistula s. Officii ad Episcopos Angliae (1864); la Declaratio collectiva
Episcoporum Germaniae (1875). Nell’insegnamento cattolico prima del
Vaticano II non esiste una teologia della Chiesa particolare presa in se
stessa. Dunque neppure esiste alcunché di esplicito sulla relazione tra la
Chiesa particolare e l’apostolicità e la cattolicità della Chiesa di Dio.
- Disciplina canonica e studi: il diritto canonico antecedente il concilio
Vaticano II aveva una impostazione universalistica, incentrata sulla figura
del Papa e la Chiesa particolare era considerata come un distretto
amministrativo della Chiesa universale. Il Codice di diritto canonico del
1983 si attiene alla concezione di Chiesa proposta dal concilio Vaticano II,
anzi, «in un certo senso, questo nuovo Codice potrebbe intendersi come un
grande sforzo di tradurre in linguaggio canonistico questa stessa dottrina,
cioè l’ecclesiologia conciliare» (S. Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Sacrae
disciplinae leges, 23 gennaio 1983). Il nuovo Codice presenta la Chiesa
come Popolo di Dio, la considera come “comunione”, determina le relazioni
che devono intercorrere fra le Chiese particolari e quella universale, fra la
collegialità e il primato. Alla Chiesa particolare sono dedicati i cann. 368572. La definizione di Chiesa particolare, contenuta nei cann. 368-369, è
ripresa alla lettera da CD 11. La Chiesa particolare non è una
rappresentazione o una sezione amministrativa della Chiesa universale, ma
è la manifestazione della Chiesa universale in un determinato ambito spazio
temporale. I cann. 368-369 proiettano luce su tutta la normativa del Codice.
Nell’interpretazione della normativa canonica si deve fare sempre fare
riferimento all’ecclesiologia del Concilio come a esempio primario (S.
Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Sacrae disciplinae leges, ivi). La letteratura
canonica ha seguito e continua a sviluppare gli orientamenti e le direttive
magisteriali.
B) Una seconda tematica di prioritaria importanza nello sviluppo della teologia
della Chiesa particolare è l’Eucaristia. L’Eucaristia è fonte di unità, santità,
cattolicità e apostolicità della Chiesa particolare. L’Eucaristia indirizza
l’attenzione all’attuazione storico-salvifica del mistero dell’incarnazione,
dando il giusto rilievo al localizzarsi della Chiesa. La riscoperta della radice
eucaristica della Chiesa (ecclesiologia eucaristica) ha portato allo sviluppo
del tema della Chiesa particolare. Ciò è avvenuto all’interno del movimento
liturgico ed ecumenico, ma anche grazie agli studi biblici, patristici e storici
ricordati sopra. Fondamentali gli apporti di L. Hertling, H. De Lubac e altri
(per la documentazione cfr. O. Gonzalez de cardenal, «Development of a
Theology of the Local Church from the First to the Second Vatican
7
Council», in The Jurist 52, 1992, pp. 11-43). Ha avuto notevole influsso la
teologia ortodossa, sempre attenta alla radice eucaristica della Chiesa. Il
teologo ortodosso più significativo fu certamente N. Afanassiev, con il suo
denso studio «La Chiesa che presiede nell’amore», in O. Cullmann, Ch.
Journet, N. Afanassieff e altri, Il Primato di Pietro nel pensiero cristiano
contemporaneo, Il Mulino, Bologna 1965, pp. 487-555 (orig. francese in
Istina, 1957, n. 4). Cfr. anche: A. MAFFEIS, La Chiesa locale e
l’eucaristia. L’ecclesiologia eucaristica nella teologia ortodossa
contemporanea, in G. Canobbio – F. Dalla Vecchia – G. Montini (ed), La
parrocchia come Chiesa locale, Morcelliana, Brescia 1993, pp. 149-180.
Sull’ecclesiologia eucaristica si veda:
- W. KASPER, «La via dell’ecclesiologia eucaristica nella Chiesa cattolica», in
IDEM, La liturgia della Chiesa, Queriniana, Brescia 2015, pp. 285-302.
- Y. SPITERIS, Ecclesiologia ortodossa. Temi tra Oriente e Occidente,
Dehoniane, Bologna 2003.
- H. LEGRAND, «Communion ecclésiale et communion eucharistique aux
premiers siècles», in Année canonique 25 (1981) 125-148.
- IDEM, «L’ecclésiologie eucharistique dans le dialogue acutel entre l’Église
catholique et l’Église orthodoxe», in Istina 51 (2006) 355-364.
- J. RATZINGER, La comunione nella Chiesa, San Paolo, Cinisello Balsamo
(MI) 2004.
Sulla teologia della Chiesa particolare ebbe grande influsso il
rinnovamento della dottrina sull’episcopato che condusse all’affermazione
della collegialità dell’episcopato e a una nuova comprensione del ministero del
vescovo nella Chiesa particolare.
C) Una terza tematica da segnalare è lo sviluppo che si è avuto della relazione
tra unità e varietà nella Chiesa, tra il singolare “Chiesa” e il plurale “le
Chiese”, tra la Chiesa una e il corpo delle Chiese. L’incarnarsi dell’unica
Chiesa in diversi contesti storici, sociali e culturali è fonte della ricchezza
costituita dalla varietà nell’unità. Una varietà che, in quanto tende all’unità,
«dimostra con maggiore evidenza la cattolicità della Chiesa indivisa» (LG 23).
La questione dell’unità e della molteplicità nella Chiesa è stata continuamente
dibattuta lungo i secoli. L’unità non si fonda sulla razza (ebrei), sulla
professione (collegia dei Romani) o su altri elementi discriminanti, ma sulla
partecipazione al Corpo e Sangue di Cristo. In Cristo viene frantumata ogni
barriera tra giudeo o greco, uomo o donna, schiavo o libero. L’Eucaristia, nel
momento in cui realizza la communio locale, la immette allo stesso tempo nel
circuito più ampio della communio universale. L’assemblea eucaristica locale
infatti è la rivelazione (parola ed evento) dell’unità escatologica di tutti nel
Cristo. Ciò significa che una mutua esclusione tra locale e universale non è
possibile nel contesto eucaristico, in quanto l’uno è automaticamente incluso
8
nell’altro. La pluralità e la diversificazione non ostacolano l’unità, ma le
conferiscono il carattere di comunione (cfr. Communionis notio, n. 16).
Dall’attuazione storico-salvifica della Chiesa e dal dono della sua cattolicità,
che è missione, deriva il processo di inculturazione della fede nei vari ambiti
sociali.
Nella tradizione ortodossa il principio ecclesiologico fondamentale su cui si
fonda la nozione di “Chiesa locale” è quello che permette di identificare la Chiesa
con la comunità eucaristica. L’ecclesiologia ortodossa si fonda sull’idea che dove c’è
l’Eucaristia, lì c’è la Chiesa nella sua pienezza come corpo di Cristo. Il concetto di
“chiesa locale” deriva dal fatto che l’Eucaristia è celebrata in un dato luogo e riunisce
tramite la sua “cattolicità” tutti i membri della Chiesa che risiedono in quel luogo (I.
ZIZIOULAS, L’essere ecclesiale, Edizioni Qiqajon, Bose, Magnago (BI), 2007, p.249).
Cf. Archimandrita AMPHILOCHIOS THOMAS MILTOS, «Le Chiese locali e la Chiesa
universale», in Regno documenti n. 17, 2013, pp. 568-576.
4. La Chiesa particolare nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium di
Papa Francesco (24 novembre 2013)
L’Esortazione Evangelii gaudium (EG) non tratta in maniera sistematica della Chiesa
particolare, ma è di immediata evidenza che le Chiese particolari/locali sono le prime
destinatarie e, in un certo senso, le protagoniste dell’esortazione.
Nel presentare l’esortazione, il Papa afferma che non intende sostituirsi agli
Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei
loro territori e aggiunge: «in questo senso, avverto la necessità di procedere in una
salutare “decentralizzazione”» (EG 16). Aggiunge, poi, che è sua intenzione proporre
alcune linee che possano incoraggiare e orientare in tutta la Chiesa una nuova tappa
evangelizzatrice, piena di fervore e di dinamismo (EG 17). Le Chiese particolari sono
inserite nel territorio e sono quelle che più direttamente comprendono le tensioni, le
difficoltà, le gioie, le crisi che vengono vissute e quindi sono le prime a poter dare
una risposta fattiva, concreta e partecipata. Afferma il Papa: c’è una grande varietà di
culture e di forme di evangelizzazione. È indiscutibile che una sola cultura non
esaurisce il mistero della redenzione di Cristo. Il Papa afferma questo principio
facendo riferimento ai vescovi dell’Oceania che avevano chiesto che «lì la Chiesa
sviluppi una comprensione e una presentazione della verità di Cristo partendo dalle
tradizioni e dalle culture della regione» (EG 118). La diversità culturale, sostiene il
Papa, se bene intesa, non minaccia l’unità della Chiesa. L’evangelizzazione riconosce
gioiosamente le molteplici ricchezze che lo Spirito Santo genera nella Chiesa (EG
117).
Il primo capitolo dell’esortazione Evangelii gaudium è una proposta di riforma
missionaria di tutta la Chiesa (EG 32). Tuttavia, aggiunge il Papa, il modo in cui
questo messaggio viene presentato deve essere profondamente rivisto, così che
«arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni» (EG 34-39). I fini da perseguire devono
9
risultare da una adeguata ricerca comunitaria (EG 33). Tutto ciò deve avvenire nelle
Chiese particolari.
Il secondo capitolo (“Nella crisi dell’impegno comunitario”) è uno sguardo
sulla realtà di oggi. È una analisi che ogni Chiesa particolare dovrebbe compiere,
superando difetti e tentazioni propri di coloro che operano all’interno della Chiesa. Le
sfide ecclesiali di cui parla il Papa (i laici, la donna, i giovani, gli anziani, la
mancanza di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata) trovano nelle Chiese
particolari il primo approfondimento: «invito le comunità a completare ed arricchire
queste prospettive a partire dalla consapevolezza delle sfide che le riguardano
direttamente o da vicino» (EG 108; 52-109).
Il terzo capitolo si concentra sull’annuncio del Vangelo (“L’annuncio del
Vangelo”). I riferimenti ai luoghi quotidiani dell’evangelizzazione chiamano in causa
le Chiese particolari (EG 111-175).
Il quarto capitolo sviluppa la dimensione sociale dell’evangelizzazione e le
conseguenze sociali della fede (“La dimensione sociale dell’evangelizzazione”).
Viene ripreso il tema dell’opzione per i poveri e si insiste sulla necessità di
un’economia diversa, che risolva le cause strutturali della povertà. Il Papa affronta
poi la questione della pace sociale. Lancia varie proposte riguardanti il dialogo tra la
Chiesa e i non cattolici (EG 177-258). Le Chiese particolari sono le prime interessate
all’approfondimento di queste tematiche.
Nell’ultimo capitolo il Papa spiega come non siano possibili grandi
cambiamenti in assenza di uno spirito e di una mistica che mobilitino le persone
(“Evangelizzatori con spirito”) (EG 262-288). Il punto secondo, intitolato “il piacere
spirituale di essere popolo” (EG 268-274) ha una ricaduta immediata nella Chiesa
particolare.
In conclusione: è compito delle Chiese particolari dedicarsi agli operatori
pastorali per dare loro forza in mezzo alle tentazioni del mondo di oggi. È compito
delle Chiese particolari incamminarsi verso una “uscita” missionaria. Francesco
vuole fare entrare la Chiesa in una nuova tappa post-conciliare, chiede una nuova
recezione del concilio, dopo il cammino percorso.
Bibliografia
V. M. FERNANDEZ in dialogo con P. RODARI, Il progetto di Francesco. Dove vuole
portare la Chiesa, EMI, Bologna 2014 (ed. fr. Ce que nous dit François. Entretiens
avec Paolo Rodari, Ed. de l’Atelier, 2014).
L. FORESTIER, «Le pape François et la synodalité. Evangelii gaudium, nouvelle étape
dans la réception de Vatican II», in Nouvelle Revue Théologique 137 (2015) 597-614.
10
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