CONVEGNI DI CULTURA MARIA CRISTINA ~ PISTOIA SEVERINO DIANICH Costruire una chiesa oggi esperienze e problemi Pistoia, Antico Palazzo dei Vescovi martedì 6 maggio 2014 ore 16,30 In questi ultimi decenni si è sviluppato un diffuso interesse per i significati allegorici reperibili nell'opera architettonica, soprattutto a proposito degli edifici destinati alla vita religiosa. L’allegoria è un linguaggio immaginativo: la troviamo, per esempio, nelle arti visive quando si rappresentano le virtù con figure femminili recanti ciascuna un oggetto, attraverso il quale se ne individua il significato specifico; nel linguaggio parlato e scritto quando le parole significano figure, visibili e rappresentabili, a sostituzione di parole veicolanti concetti astratti. Avviene nell’ermeneutica dell'architettura quando, per esempio, si attribuisce al numero dodici delle colonne di una chiesa il compito di significare gli apostoli. Ciò che si fa nell'interpretare non è detto che corrisponda all’intenzione che i costruttori avevano nel fare. Che sia stato cosi, però, è certamente avvenuto nel caso dell'orientamento a est delle chiese medievali. Andando nei giorni vicini al 21 agosto, fra le cinque e le sei del mattino, in una chiesa romanica perfettamente orientata, con la finestra dell'abside diretta a oriente, si assiste a una impressionante performance del sole che, al suo sorgere, improvvisamente irrompe nello spazio, lo invade e ne dilegua di colpo la penombra in cui l'aurora lo teneva ancora immerso. Sono i giorni della festa di San Giovanni Battista: in previsione della sua nascita il padre aveva cantato le lodi di Dio, il quale visitavit nos oriens ex alto, illuminare his qui in tenebris et in umbra mortis sedent e i fedeli, che si radunavano la mattina presto per la liturgia, cantando queste parole, anticipavano la venuta del Figlio dell'uomo, che avverrà sicut fulgur exit ab oriente. Lo spettacolo oggi non è più fruibile durante l'azione liturgica, per il semplice fatto che ormai, salvo che in alcuni monasteri, in nessuna comunità si celebra più all’alba: questo rende anacronistici i tentativi di restaurare la regola dell'orientamento delle chiese. Quel particolare e potente atto linguistico che, al sorgere del sole, il manufatto architettonico pronuncia con vigore, nelle altre ore del giorno semplicemente non risuona. Il luogo può essere orientato quanto si vuole, ma lungo il giorno resta muto. Dal punto di vista della potenza comunicativa e della natura del linguaggio dell’architettura, bisogna quindi osservare che questo genere di linguaggio simbolico, al di fuori di un momento determinato, può ancora comunicare qualcosa, ma solo attraverso le molte mediazioni di carattere biblico e astronomico, che ora abbiamo attraversato e che richiedono di essere esplicate con molte parole. A Vézelay si potrà subire anche un senso di oppressione, appena entrati nel buio del vasto e imponente nartece, ma se, mentre vi sostiamo, abbiamo la fortuna di vedere aprirsi davanti a noi la grande porta centrale, avremo la sensazione di essere trascinati nell’immensa luminosità della basilica, quasi uscissimo in uno spazio aperto e non come entrassimo nello spazio chiuso di una chiesa: il cammino della fede è sempre un'esperienza di oscurità e di luce. Dai transparentes barocchi alle controcupole traforate, amate dai costruttori di chiese del Settecento, è sempre l'espressione del passaggio a una luce altra alla quale il credente aspira. Se non carichi di cose di fede da comunicare, tuttavia sono ben capaci di suscitare il senso dell'armonia della vita conventuale i pans de verre musicaux di Le Corbusier nel convento domenicano di La Tourette, che, grazie alla collaborazione dell'architetto e compositore Xenakis, il quale era stato allievo di Messiaen e di Boulez, scandiscono musicalmente nel chiostro la distribuzione della luce. A partire da una cultura di base diffusa fra gli architetti, connotata da un forte carattere laicista e, in genere, povera di conoscenza e di esperienza dello spirito della fede e della tradizione cristiana, non di rado è sembrato che lo spazio della chiesa dovesse essere destinato soprattutto a suscitare le emozioni del mistero e del sacro. Lo studio, accurato e magnifico, della impostazione luminosa di Le Corbusier a Ronchamp e di quella di Giovanni Michelucci a San Marino, non esente da una certa compiacenza verso l’esoterismo, ne costituisce una evidente manifestazione. È naturale domandarsi se, al di là dell’ammirazione per la loro bellezza, esse possano costituire davvero lo spazio ideale per la liturgia cattolica contemporanea che, soprattutto dopo la riforma del concilio Vaticano II, preferirà ambienti ampiamente luminosi, adeguati alla riunione della comunità per la preghiera e l'azione rituale comune, piuttosto che le penombre capaci di propiziare il raccoglimento del singolo devoto, più consone allo spirito dell'individualismo moderno che alla tradizione comunitaria cristiana. Del tutto alieno da una ricerca del sacro come fascinosum et tremendum era stato Rudolf Schwarz, data la sua profonda sensibilità di fede, la ricchezza della sua conoscenza della spiritualità cristiana e la sua costante frequentazione di Romano Guardini. Il suo rigoroso aniconismo architettonico, per alcuni aspetti discutibile, nella chiesa del Corpus Domini di Aquisgrana, affida il messaggio della ulteriorità di Dio al puro luminoso biancore della parete terminale della chiesa. Romano Guardini vi scorgeva il luogo proprio della trascendenza: «Questo non è vuoto, questo è silenzio! E nel silenzio c'è Dio». Nessuna fotografia può rendere la suggestione che si subisce entrando in questo edificio. Vi si riflette la densa ricerca di una Chiesa che intende ritrovare la purezza della sua semplicità, dentro l'atmosfera di un mondo che ne stava rifiutando i vecchi trionfalismi, ma allo stesso tempo si manifestava, nel suo agitarsi sul piano sociale e politico, incapace di tracciare una strada sicura per il proprio cammino. Eravamo nel 1929, in mezzo alla grande crisi economica e alla vigilia dell’immane tragedia. S. Dianich, Il vuoto, voce del silenzio, da «Avvenire» del 13/10/2013 La diversa competenza di teologi e architetti si è intrecciata solo raramente, mentre la presenza degli edifici di culto ecclesiali è una delle manifestazioni più imponenti della presenza della Chiesa nella storia. Oggi tuttavia, anche nei paesi che vantavano una tradizione culturale in materia, tutto è messo in discussione sia dall’avvento della modernità e della secolarizzazione sia dalla frattura che il Novecento ha determinato in tutte le arti. A partire da queste considerazioni il noto teologo, che si è sempre dedicato a temi ecclesiologici e nell’ultimo decennio ha sviluppato un tema di ricerca specifico nell’ambito architettonico, offre una riflessione teologica sul senso della costruzione di chiese perché l’opera «parli all’uomo di oggi, al credente e al non credente, e dica con il vocabolario delle forme, della bellezza e delle emozioni che cosa la comunità cristiana è, che cosa intende essere e che cosa desidera rappresentare per la società in cui vive». Recensione di: Severino Dianich, La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura (Torino 2009), tratta da «Il Regno» 12/2009. SEVERINO DIANICH, nato a Fiume nel 1934, laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, ha insegnato in diverse università ed è stato professore ordinario di Ecclesiologia e Cristologia nella Facoltà di Teologia di Firenze. Già presidente dell’Associazione teologica italiana, negli anni recenti ha studiato in particolare la relazione tra le espressioni artistiche e la riflessione teologica. Ha promosso e diretto il Master in Teologia e Architettura delle chiese presso la Facoltà Teologica di Firenze e ha svolto corsi nella Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma, nella sede di Ravenna dell'Università di Bologna, nella Facoltà di Architettura dell'Università Cattolica di Lima (Perù). Tra le sue opere: La Chiesa mistero di comunione (Ed. Marietti); Chiesa in missione ed Ecclesiologia. Questioni di metodo e una proposta (Ed. Paoline); Il Messia sconfitto. L'enigma della morte di Gesù (Ed. Piemme); Trattato sulla Chiesa (con Serena Noceti, Ed. Queriniana). Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato tra l’altro: La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura; Chiesa e laicità dello Stato; Forme del popolo di Dio tra comunità e fraternità. La Sala Sinodale dell’Antico Palazzo dei Vescovi è gentilmente concessa dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia S.P.A.