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intervento di restauro con materiali polimerici

Studio e analisi dell’applicazione di sostanze polimeriche su opere
contemporanee: ristabilimento della corretta adesione tra le stesure
pittoriche ed il consolidamento della tela dell’opera “Spicchio d’igloo”
di Mario Merz.
Aquazol®
Aquazol® è il marchio che contraddistingue una famiglia di polimeri termoplastici, ad elevata
prestazione, sviluppata, prodotta e distribuita esclusivamente da Polymer Chemistry
Innovations, Inc. (PCI). L’Aquazol® non nasce come prodotto per il restauro – come la
maggior parte dei prodotti polimerici utilizzati in questo settore – ciò nonostante, è stato
ampiamente testato sul campo, ma studiato in laboratorio in misura limitata.
Il polimero è la poli(2-etil-2-ossazolina); si tratta di un’ammide terziaria alifatica non ionica
- detta anche PEOX - che viene prodotta in quattro diversi pesi molecolari: Aquazol® 5, 50,
200, 500 (questi numeri, moltiplicati per mille, indicano il peso molecolare medio del
polimero che varia quindi da 5.000 a 500.000 uma). Il vantaggio di avere diversi pesi
molecolari di un polimero, perfettamente compatibili, ed anche miscibili nella stessa
soluzione, permette di modulare l’intervento di consolidamento a seconda della porosità
dell’oggetto, del suo stato di conservazione e dell’effetto che si vuole ottenere.
Il PEOX presenta interessanti caratteristiche come:
 la completa solubilità in acqua e in un’ampia gamma di solventi polari organici, quali
alcoli e chetoni. La presenza di domini polari e apolari nelle macromolecole conferisce
una parziale idrofilicità al polimero, consentendogli di interagire con i suddetti
solventi, ma anche di aderire a superfici e materiali di diversa natura. Proprio questa
caratteristica lo ha reso un materiale interessante per un potenziale utilizzo come
adesivo/consolidante nel restauro.
 bassa viscosità (nonostante la lunghezza delle catene polimeriche);
 stabilità termica;
 elevata flessibilità anche a bassi livelli di umidità relativa;
 indice di rifrazione (1.52) molto simile a quello del vetro (1,46-1,97);
 reversibilità in acqua o in solventi polari o mediamente polari;
 biodegradabilità, biocompatibilità e atossicità (solubilità in acqua, carattere non
ionico e combustione pulita).
Le numerose proprietà di questo polimero hanno portato al suo uso nei campi più disparati.
Nel 1994 Richard Wolbers ha effettuato il primo studio ai fini di un suo possibile utilizzo nel
campo della conservazione e del restauro, perché ancora non era noto se le numerose
qualità e proprietà del polimero sarebbero rimaste inalterate nel tempo..
Il gruppo di ricerca ha, quindi, eseguito invecchiamenti accelerati di tipo foto-ossidativo
(UVA: λ=340 nm) per valutare la stabilità della resina alla luce, in particolare di Aquazol 50 e
500; i risultati dell’invecchiamento, e l’eventuale tipo di alterazione subito come la
reticolazione o l’ingiallimento, sono stati valutati con: misure di viscosità, pH, resistenza alla
trazione, analisi termica (termogravimetria e analisi termica differenziale), gascromatografia
(SEC), test di risolubilizzazione, FTIR e colorimetria.
Complessivamente, i risultati ottenuti da Wolbers, indicano un buon comportamento del
polimero all’invecchiamento, dato che:
 il polimero tende a depolimerizzare piuttosto che a reticolare (si indebolisce ma lascia
aperta la possibilità di una buona rimozione);
 il prodotto non scolorisce e non ingiallisce;
 è termicamente stabile
 non si ha sviluppo di acidità, dato che il pH rimane sostanzialmente invariato (pH 6,2
- 6,4);
 l’assenza di nuove bande di assorbimento nello spettro FTIR sembra indicare
l’assenza di prodotti di ossidazione;
 la solubilità rimane sostanzialmente identica negli stessi solventi;
 il polimero sembra mantenere carattere plastico anche in condizioni di bassa umidità
relativa.
Tuttavia la Tg risulta più bassa, 55°C anziché 70°C, per campioni realizzati con soluzioni
acquose (effetto forse dovuto alle molecole di acqua residua rimaste intrappolate nel film
funzionando da plastificando o ad una diminuzione del peso molecolare).
FTIR
La spettroscopia a trasformata di Fourier è un metodo di analisi non distruttiva per
l’identificazione dei materiali tramite l’analisi della vibrazioni dei legami chimici. Si basa
sull’assorbimento da parte dei materiali della radiazione infrarossa. Un componente
(spettrometro) focalizza la radiazione infrarossa sul campione per misurare sia le lunghezze
d’onda assorbite dal materiale sia l’intensità dell’assorbimento.
L’FTIR registra l’assorbimento nel campo dell’infrarosso per ogni molecola, con picchi
caratteristici relativi ai gruppi funzionali presenti sulla singola molecola
Si produce uno spettro tramite un’operazione matematica chiamata trasformata di Fourier.
Gli spettri possono fornire informazioni sia qualitative e quantitative. Le lunghezze d’onda
assorbite dal campione sono caratteristiche dei gruppi chimici presenti nel campione.
L’intensità di assorbimento ad una definita lunghezza d’onda indica la concentrazione del
gruppo chimico responsabile dell’assorbimento.
Lo spettro del campione di Aquzol®500 presenta:
 una banda piuttosto intensa a circa 3450 cm-1 , da ascrivere, probabilmente, ad
acqua residua nella stesura
 una serie di assorbimenti nella regione 2800-3000 cm-1 dovuti alle vibrazioni dei
legami C–H dei gruppi metilici e metilenici [70] [71] [15];
 contemporaneamente sono presenti anche i segnali di bending, relativi sempre ai
gruppi metilici e metilenici, a 1470 cm-1 , 1420 cm-1 e 1374 cm-1 [70] [71].
 Il maggiore assorbimento si registra a 1620 cm-1 ed è relativo allo stretching del
legame C=O ammidico [70] [71] [16] [15] [7];
 è possibile che vi sia una sovrapposizione di assorbimenti, dello stretching del legame
C–N ammidico con il bending dei gruppi metilenici a 1420 cm-1 [70].
 Essendo l’Aquazol®500 un’ammide terziaria, non presenta il caratteristico segnale
dell’Amide II nella zona 1510-1580
Numero
cm1 , ciò nonostante si può
d’onda (cm⁻¹ )
Attribuzione
osservare una spalla a circa 3260
cm-1 , probabilmente dovuta a
3465
stretching O–H
3266
stretching N–H
vibrazioni di stretching di gruppi N2978
stretching asimmetrico C–H metilico
H, comunque presenti [70] [71I
2940
stretching asimmetrico C–H metilenico
rimanenti segnali risultano di
2880
stretching simmetrico C–H metilico
difficile interpretazione.
1620
stretching C=O ammidico (amide i)
1470
1420
1374
1195
918
757
bending asimmetrico –CH3
bending simmetrico –CH2– ; stretching C–N
bending simmetrico –CH3
stretching simmetrico (S=O)₃₂
bending S–O–C (forse)
rocking –CH2–
FTIR DOPO INVECCHIAMENTO
Anche se l’analisi FTIR fornisce dati essenzialmente di tipo qualitativo, non si può evitare di
notare una generale diminuzione nell’intensità dell’intero spettro, all’aumentare del
tempo di invecchiamento, con un rilevante scarto tra le prime mille ore e le successive
duemila. Tale differenza potrebbe essere dovuta alla depolimerizzazione del polimero, con
perdita di frazioni volatili che quindi determinano la diminuzione dell’intensità dei segnali.
È
Effettivamente, come confermano vari studi [7] [15]sembra che l’Aquzol®500 tenda a
depolimerizzare piuttosto che a reticolare, come apparentemente dimostra lo spettro del
polimero invecchiato; non sono presenti infatti nuovi assorbimenti dovuti, ad esempio, alla
formazione di prodotti di ossidazione e nemmeno si verifica lo spostamento dei picchi a
maggiori o minori frequenze, rispetto al valore originale.
Si osserva però la formazione di un doppietto a circa 1540 cm-1 ovvero la zona di
assorbimento dell’Amide II, un segnale provocato da una combinazione delle vibrazioni di
bending del legame N–H e di stretching del legame C–N; questo starebbe ad indicare un
aumento della quantità di gruppi N–H presenti nel polimero, visibile anche
dall’amplificazione del segnale di stretching a 3270 cm-1 tra 2420 e 3066 ore, confermando
ulteriormente l’ipotesi riguardo la depolimerizzazione per perdita del gruppo laterale e
scissione di catena.
Nei vari casi riportati in letteratura i restauratori hanno sfruttato la caratteristica particolare
della solubilità in acqua. Infatti i più noti ed utilizzati adesivi all’acqua sono attualmente le
emulsioni acriliche e viniliche, note con i marchi di Primal, Plextol, Acril, Mowilith, Vinavil ed
altri ancora. Queste emulsioni, o meglio dispersioni, sono delle miscele molto complesse
dove il polimero è solo il componente principale, ed i cui additivi non sono dichiarati dai
produttori. Finisce così che volendo applicare un polimero con certe caratteristiche
veicoliamo anche una serie di co-formulanti dalle caratteristiche (e stabilità) del tutto
sconosciute, come tensioattivi, plastificanti, colloidi protettori, antifermentativi.
Il vantaggio di un polimero perfettamente solubile in acqua è quello di poter lavorare con
questo prodotto senza dover introdurre con esso co-formulanti che potrebbero anche dare
effetti indesiderati.
LIMITI
Certo l’acqua presenta alcuni difetti, che a volte ne rendono impossibile l’utilizzo come
veicolo del consolidante o dell´adesivo, come ad esempio:
 Scarso potere bagnante, si può sopperire con piccole aggiunte di alcool (etilico o
isopropilico) allo scarso potere bagnante dell’acqua, dovuto alla sua alta tensione
superficiale, ma lo stesso effetto lo si può ottenere senza utilizzare solventi,
addizionando una goccia di tensioattivo non-ionico come il Tween 20.
 Attacco microbiologico, che risulta evidente con le colle animali, mentre è molto più
contenuto con i polimeri di sintesi
 Azione rigonfiante sulle preparazioni e sulle dorature, questo è un limite difficilmente
superabile, ed in questi casi è meglio rinunciare, ed operare con solventi a media o a
bassa polarità (come vinili o acrilici).
I vari tipi di Aquazol possono, se necessario, essere miscelati tra loro, o applicati in
successione (per esempio applicando prima il 50, a basso peso molecolare, che penetra
meglio, e poi il 500 per un buon effetto adesivo).
Uno dei punti di forza del prodotto lo si osserva a basse RH, quando gli altri adesivi all’acqua
come le gelatine animali si irrigidiscono perdendo completamente elasticità. L’Aquazol
rimane invece estremamente plastico, con un allungamento a rottura addirittura del 380%
a RH= 8% (contro un allungamento a rottura di solo il 3% della gelatina animale alle stesse
umidità).
Un’altra caratteristica interessante è il minimo ritiro, specie se paragonato alla colletta e alla
colla di storione che, asciugando, possono generare significative distorsioni negli strati
pittorici più deboli.
CASO STUDIO
Barbara Ferriani, restauratrice italiana, ha segnalato l'utilizzo di Aquazol come adesivo per il
ristabilimento della corretta adesione tra le stesure pittoriche ed il consolidamento della
tela, in un'opera complessa di arte contemporanea di Mario Merz.
“Spicchi d’Igloo”, realizzata da Mario
Merz nel 1985, è costituita di due
elementi della stessa dimensione: da un
lato uno spicchio ricoperto da una tela
dipinta e dall’altro una porzione gemella
la cui struttura metallica è coperta da
lastre di cera sovrapposte. Le strutture di
entrambi gli spicchi sono realizzate con
tubolari metallici saldati nei punti di
giunzione: quella che accoglie la tela
dipinta è costituita da un telaio
perimetrale al quale è ancorata una rete
metallica, mentre l’altra, che accoglie i
pannelli di cera, è dotata di ulteriori 9
tubolari orizzontali, sui quali, in maniera
volutamente imprecisa, sono fissate porzioni di una rada rete metallica plastificata verde.
Sul primo spicchio l’artista ha agganciato una tela di cotone mentre nel secondo sono
collocate, affastellate, 19 lastre cerose di differente forma e dimensione.
Degrado
Sullo spicchio dipinto le stesure pittoriche (colature simili a dripping, concrezioni di colore
rappreso, energici interventi a spatola o con il retro del pennello) erano offuscate da spessi
depositi atmosferici e vi erano diffuse deadesioni.
Nell’altro spicchio l’impasto ceroso dei pannelli non solo era notevolmente virato di colore,
ma vi erano numerose crettature, fessurazioni, distacchi e gallerie di insetti. Si rendeva
necessario un intervento di restauro assai complesso in quanto non solo si doveva operare
su materiali e forme di degrado assai differenti ma, considerata la natura del manufatto,
bisognava preservare l’aspetto che l’opera aveva acquisito con il passare degli anni.
Scelta dell’adesivo
Per il ristabilimento della corretta adesione tra le stesure pittoriche ed il consolidamento
della tela è stato scelto, dopo preliminari test, un nuovo polimero idrosolubile, denominato
Aquazol, una poli(2-Etil-2-Ossazolina). Si è infatti verificato che questo polimero non solo
non apportava variazioni cromatiche rilevanti ma garantiva un buon comportamento
all’invecchiamento in quanto: depolimerizza senza reticolare e risulta facilmente reversibile
in solventi polari; non ha sviluppo nè di colorazione nè di acidità (il pH rimane invariato a
6.3); l’assenza di nuove bande di assorbimento nello spettro FTIR sembra indicare l’assenza
di prodotti di ossidazione. E’ stato inoltre considerata la sua elevata plasticità anche in
situazioni di bassa umidità, laddove altri adesivi a base acquosa si irrigidiscono e perdono
completamente elasticità (allungamento a rottura del 380% a RH=8%).
Intervento di restauro
Sono state utilizzate due differenti formulazioni: Aquazol 200 (peso molecolare di circa
200.000 uma) e Acquaiole 500 (peso molecolare di circa 500.000 uma) .
Dopo avere rimosso dalle superfici i depositi superficiali con chelanti a pH 6, è stata
affrontata la problematica relativa al ristabilimento della corretta adesione tra le parti che
si erano fessurate ed in alcuni casi completamente distaccate.
Aquazol 200 disciolto in acqua, è stato utilizzato per ristabilire l’adesione tra le stesure
pittoriche, mentre Aquazol 500 , disciolto in alcool, è stato utilizzato per consolidare la tela
di supporto lungo i margini non dipinti.
La proprietà di queste resine di indurirsi con il minimo ritiro ha evitato di generare ulteriori
tensioni.
I pannelli di cera sono stati disinfestati tramite anossia: il trattamento è stato realizzato
mediante inserimento in sacchi non permeabili all’ossigeno all’interno dei quali,
opportunamente distanziati dai manufatti, sono stati inseriti assorbitori di ossigeno.
Per permettere un corretto ancoraggio delle lastre alla rete metallica plastificata,
originariamente realizzato con fili metallici passanti attraverso il velatino, si sono dovute
apportare alcune modifiche in quanto le porzioni di tela originale non potevano più reggere
il peso delle lastre essendo molto fragili e, in alcuni casi, lacerate. Sono state applicate nuove
porzioni di velatino lungo i margini, annegandole sul retro nell’impasto ceroso e facendole
aderire alla tela originale con una resina acrilica in dispersione acquosa, Plextol B 500.
Rinforzato così il tessuto, le lastre sono state nuovamente ancorate con i fili metallici e, per
evitare che si ricreassero lacerazioni, sono stati incollati dei rinforzi, con funzione di asola,
attorno ai punti di aggancio.
Prextol B 500®
È il marchio utilizzato per indicare un copolimero composto dal 60% di Etilacrilato e il 40%
di Metilmetacrilato. Si tratta di una resina acrilica in dispersione aquosa e le particelle che
costituiscono tale dispersione hanno un diametro di 0,1-0,2 micron.
È una resina acrilica pura termoplastica, trasparente e flessibile, forma un film trasparente
caratterizzato da un’ottima resistenza agli agenti atmosferici e stabilità chimica.
Viene generalmente utilizzato come adesivo per incollaggi elastici, per il consolidamento di
preparazioni e strati pittorici e nella foderatura dei dipinti.
Come consolidante viene utilizzato per fermature localizzate di sollevamenti e bolle
applicato sul retro e sul verso in concentrazioni variabili da valutare in fase di intervento.
Il Plextol B 500 è il principale adesivo utilizzato nella tecnica della foderatura a freddo con la
tavola a bassa pressione. Il dipinto può essere preventivamente velinato e/o consolidato con
PLEXISOL 550 e pretensionato. Eventualmente diluito e addensato il PLEXTOL può essere
applicato a ”schermatura” (nap-bond system, in cui l’adesivo viene distribuito come
successione di punti “discreti”) sia sul retro del dipinto che sulla tela da rifodero.
L’aspirazione della tavola a freddo favorirà l’adesione delle due tele attraverso
l’evaporazione dell’acqua. La stessa operazione di incollaggio con la tavola può essere
eseguita anche dopo l’essiccazione dell’adesivo, riattivando lo stesso con toluolo
nebulizzato. All’occorrenza può essere utilizzato anche a caldo.
Per l’utilizzo nella foderatura a freddo dei dipinti su tela, può essere gelificato con l’aggiunta
del 0,5% di Klucel G (per l’agitazione è sufficiente un agitatore casalingo tipo “ per
maionese”). La forma Gel diminuisce il rischio del passaggio del prodotto attraverso la tela
originale. E’ consigliato l’uso di un tavolo aspirato
Per riattivare il Plextol B-500 può essere utilizzato l’acetato di butile.
Scelta opera
Mario Merz, figura chiave dell’Arte Povera, indaga e rappresenta i processi di
trasformazione della natura e della vita umana: in particolare gli igloo, visivamente
riconducibili alle primordiali abitazioni, diventano per l’artista l’archetipo dei luoghi abitati
e del mondo e la metafora delle diverse relazioni tra interno ed esterno, tra spazio fisico e
spazio concettuale, tra individualità e collettività. Queste opere sono caratterizzate da una
struttura metallica rivestita da una grande varietà di materiali di uso comune, come argilla,
vetro, pietre, juta e acciaio – spesso appoggiati o incastrati tra loro in modo instabile – e
dall’uso di elementi e scritte al neon.
L’igloo è la tipica abitazione invernale degli Eschimesi, a forma di mezza sfera, composta di
blocchi di neve disposti a spirale decrescente. Merz sceglie questa forma perché ricorda uno
stadio primordiale della civiltà umana, quando l’esistenza dell’uomo era a diretto contatto
con la natura. È un’unità abitativa minimale, che appartiene a molte culture antiche diverse
tra loro.
Gli igloo di Merz sono cangianti e mobili, assumono dimensioni diverse a seconda dei
materiali con cui di volta in volta vengono realizzati (metalli, fango, sacchi di sabbia, rami,
cera, pietre etc.) e dei luoghi in cui sono presentati. La forma a cupola ricorda la perfetta
simmetria della calotta celeste e di molte chiese, mentre i materiali e le dimensioni
richiamano sensazioni differenti. Alcune volte sono chiusi e rimandano a un’idea di
accoglienza e di protezione da quanto ci circonda, altre sono aperti suggerendo un’apertura
verso l’esterno.