p. 38 feb. 2014 pizza e pasta italiana LA CUCINA DEGLI ALTRI L’INDIA a tavola TRA I PIATTI E LE RICETTE DEL NORD di Caterina Vianello l'india L' espressione “cucina etnica” è un contenitore vasto e profumato. Più correttamente si dovrebbe parlare di “cucine etniche”: la molteplicità di prodotti e la capacità di reinterpretare, con accento straniero, ingredienti presenti anche nella nostra tradizione gastronomica, non lasciano spazio a dubbi. È la varietà, infatti, a costituire la chiave di lettura per guardare alle tavole dei paesi stranieri. Con sguardo curioso e olfatto pronto a cogliere le sfumature più vivaci, cominciamo a partire da questo numero, un viaggio nel gusto e nella cultura del cibo “degli altri”. Il giallo acceso della curcuma, il rosso vivo del peperoncino in polvere, i profumi intensi del coriandolo e del cardamomo ci svelano che la prima tappa è l’India, con gli stati del Nord. Raccontare la cucina indiana significa destreggiarsi tra tradizioni e religioni, tra regioni ed etnie. Il gusto diventa ben presto una questione geografica, culturale e sociale: in un paese che conta 1 miliardo e 200 mila abitanti, suddivisi in 28 stati; in una terra nella quale sono nati induismo e buddismo; in un territorio contrassegnato da vette Himalayane, deserti, verdeggianti pianure bagnate dall’Indo e dal Gange e stretto ai lati da Oceano indiano, Golfo del Bengala e Mar Arabico, la cucina diventa una declinazione deliziosa di specialità regionali. Se Nord e Sud si presentano a tavola in vesti molto diverse, per trovare un linguaggio comune basta guardare alle spezie, l’ingrediente base della cucina indiana. Non vengono mai utilizzate singolarmente ma in una miscela chiamata masala che comprende - in dosi diverse a seconda del piatto preparato - curcuma, cannella, semi di cumino e coriandolo, cardamomo, chiodi di garofano, peperoncino e pepe nero. Le varietà di masala più note sono il garam masala (masala caldo), dal sapore più intenso e il tandoori masala, miscela usata per arricchire le carni cotte nel tandoor, il forno di argilla alimentato a carbone (originario del Punjab), che accoglie pollo, agnello e montone. Un piccolo errore che si commette di solito di fronte ad un menù indiano è quello di ritenere il “curry” una spezia: la parola “curry” è europea e deriva dal tamil “cari”, cioè salsa o zuppa. Gli inglesi, nel periodo coloniale, hanno assorbito il termine tradendone il significato: le in questa pagina Taj Mahal sopra delle spezie p. 39 spezie usate hanno finito per prevalere sul piatto cucinato, dando così origine ad un errore gastronomico. Il curry non è una spezia, bensì una delle tante varianti del masala. Nel sud dell’India esiste comunque la pianta del curry, ma non è utilizzata nella miscela. Protagonista assoluta della cucina indiana del Nord è la carne: il divieto di mangiare bovini ha reso il popolo indiano capace di valorizzare in modo superbo le carni di pollo, agnello e montone. p. 40 feb. 2014 pizza e pasta italiana LA CUCINA DEGLI ALTRI Le cotture più frequenti sono quelle nel tandoor e quella allo spiedo: ecco quindi il murg tandoori (pollo tandoori), speziato ma non piccante, i murg tikka (spiedini di pollo) e murg malai kebab (spiedini lasciati marinare nella panna acida mista a spezie), il sheek kebab (carne di agnello o montone macinata, avvolta attorno ad uno spiedo e cotta nel tandoori), ed il kofta (polpette preparate sia con pollo che con agnello). Colorato accompagnamento alla carne sono le verdure e i legumi, che l’India regala in molte varietà. Un capitolo a parte meritano infine le salse e i dolci. Il chutney è una salsa a base di frutpollo ta o verdura (e l’aggiunta di Tandoori spezie) simile alla mostarda, mentre la raita è preparata qui accanto con yogurt, cetriolo e ananas un piatto di Samosa e l’aggiunta di coriandolo o menta; rinfrescante, mitiga i piatti più speziati. sopra Dolcissimi sono i dessert: tra i Aloo più diffusi, i gulab jamun (palGobi line di pasta fritte e sciroppate), il kheer, cremoso budino di riso, i barfi, pasticcini a base di latte. Le bevande, infine: il chai (tè), preparato con latte e zucchero, è la bevanda nazionale. Profumato e aromatizzato viene servito e bevuto ovunque. I tè dell'India del Nord, prevalentemente neri, provengono dalle regioni di Assam, Doors, Cachar e Darjeeling, il più rinomato. Apprezzate anche le bibite gassate (tra le altre la masala soda e il jal jeera) e la birra, di sotto discreta qualità. Mango a sinistra Una passeggiata al mercato di Jaipur (la capitale del Rajasthan), tra l’arancione carico delle carote, il viola acceso delle melanzane, il verde delle karela (simili alle zucchine, ma amarissime se non adeguatamente preparate) e dei bindi (un incrocio tra fagiolino e peperoncino, dal sapore delicato), e le sfumature giallo-rosse delle dhal (lenticchie, ne esistono ben 60 varietà), è il modo migliore per scoprire la ricchezza “vegetariana” dell’India. Gli ortaggi vengono cucinati in umido, fritti in pastella, ridotti in purea, arrostiti o ripieni; l’aggiunta di spezie è obbligatoria. Ghiottissimi sono l’aloo gobi (curry di patate e cavolfiore), il palak paneer (crema di spinaci con formaggio), e il dahl makhani (un impasto fatto con lenticchie rosse cotte in umido con burro, spezie e pomodoro, servito in accompagnamento alla carne). Spuntini golosi sono poi i samosa (fagottini di pasta sfoglia ripieni di verdure e/o carne) e i pakora (frittelle la cui pastella è a base di lenticchie e spezie, ripiene di verdure). Coprotagonisti, sulla tavola indiana, sono il pane e il riso. La maestria indiana in cucina prevede, del primo, una scelta vastissima. Si va dal naan, pane lievitato simile alla pizza, al roti, più semplice, non lievitato e cotto alla piastra; dal chapati, la versione familiare e sottile del roti, alla parantha, più croccante e imbevuta di ghee, il burro chiarificato che rappresenta il condimento base in cucina. Anche districarsi tra le varietà di piatti a base di riso non è facile. Nonostante sia più diffuso al sud, anche nell’India del Nord compaiono il sada chawal (semplice riso bianco), il biryani (riso con verdure aromatizzato con spezie) e il più familiare khichdi (abbinamento speziato di riso e lenticchie). Importanti in un paese vegetariano sono poi il latte e i derivati: paneer (formaggio non fermentato) e lassi (bevanda dissetante a base di yogurt e zucchero, aromatizzata con cardamomo o mescolata con mango) sono consumati quotidianamente. ginger chutney