RENDIAMO PIÙ SICURO L'USO PROLUNGATO DEI FARMACI LE REGOLE CHE RIGUARDANO LA SPERIMENTAZIONE DI UNA TERAPIA CRONICA ANDREBBERO MODIFICATE. ECCO PERCHÉ di Silvio Garattini direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri», Milano L a storia dello sviluppo di un farmaco è molto lunga, e spesso dall'idea originale all'approvazione di un prodotto possono passare dieci o più anni. I farmaci che riescono a superare gli ostacoli dell'iniziale sperimentazione in laboratorio approdano alla fase dei test clinici, che si articola in tre stadi. Il primo riguarda la tollerabilità, e consente di stabilire quale sia la dose che non determina effetti collaterali. Tale dose viene impiegata nella seconda fase, volta a verificare se si osservano segni di efficacia. Se i risultati sono positivi, si passa alla terza fase, la più importante, che mira a stabilire il r a p p o r t o beneficio-rischio rispetto al placebo o a u n farmaco di riferimento. In realtà, una reale tossicità del medicinale emerge solo in una fase successiva, quando è già in commercio e viene perciò impiegato da molti pazienti. È ovvio che quanto più ampio è il numero dei pazienti che partecipano alla fase tre, tanto maggiore è la probabilità di conoscere gli effetti tossici. NUMERI DI RIFERIMENTO Su questo fronte è indicativo uno studio sulla rivista PLOS Mediane, incentrato sulla valutazione dei medicinali approvati dall'Agenzia europea per i farmaci fra il 2000 e il 2010 (200 nuovi prodotti). Il punto cruciale della faccenda è che il numero dei pazienti arruolati non può essere disgiunto dalla durata del trattamento. Voglio dire: sarà necessario più tempo per valutare la tossicità dei farmaci usati cronicamente (per anni, per esempio), giusto? I dati statistici dicono che per sondare se una medicina aumenta il rischio di tossicità rispetto al placebo si dovrebbero trattare almeno fra 1.000 e 1.500 pazienti per un anno. In realtà, ben 10 di 84 farmaci per uso cronico sono stati testati su meno di mille soggetti. Inoltre, il 48,8 per cento delle molecole approvate è stato studiato per sei mesi e in meno di mille pazienti. Le conclusioni? Per i farmaci usati cronicamente il numero dei pazienti e i tempi di sperimentazione sono insufficienti per garantire la sicurezza. Insomma, è tempo di cambiare la legislazione europea. Le lettere vanno indirizzate a: Silvio Garattini - «Oggi», via Angelo Rizzoli 8.20132 Milano. 0 collegandosi al sito www.oggi.it