Rassegna Terapia farmacologica del Disturbo di Dismorfismo Corporeo Drug therapy of the body dysmorphic disorder PIER PAOLO COLOMBO, CAMILLA ROBONE Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Università La Sapienza, Roma RIASSUNTO. Il Disturbo di Dismorfismo Corporeo (Body Dysmorphic Disorder, BDD), conosciuto anche come dismorfofobia, è caratterizzato dalla preoccupazione esagerata per un difetto corporeo immaginario o minimo di cui la persona ha una visione distorta e ingigantita. Il BDD è classificato tra i disturbi somatoformi. Il Delusional Body Dysmorphic Disorder (Disturbo di Dismorfismo Corporeo Delirante), invece, è considerato un disturbo delirante con delirio di somatizzazione (conosciuto anche come psicosi ipocondriaca monosintomatica), ed è classificato come un disturbo psicotico. In questo articolo ci proponiamo, attraverso una revisione della letteratura esistente, di valutare il trattamento farmacologico più appropriato di prima scelta nel BDD non-delusional e delusional. PAROLE CHIAVE: Disturbo di Dismorfismo Corporeo (BDD), Disturbo di Dismorfismo Corporeo Delirante, terapia farmacologica, triciclici, SSRI, neurolettici, augmentation. SUMMARY. Body Dysmorphic Disorder (BDD), also known as dysmorphophobia, consists of a distressing or impairing preoccupation with either an imaginary or a light real defect in appearance. Body Dysmorphic Disorder is classified as a somatoform disorder. Delusional Body Dysmorphic Disorder is considered to be a type delusional disorder (which is similar to monosymptomatic hypocondrial psychosis), somatic type, and is classified as a psychotic disorder. The aim of this paper is to assess the best drug-therapy for Non-delusional and Delusional Body Dysmorphic Disorder on the basis of literature data. KEY WORDS: Body Dysmorphic Disorder (BDD), Delusional Body Dysmorphic Disorder, drug-therapy, tricyclic, SSRI, neuroleptic, augmentation. INTRODUZIONE Il Disturbo di Dismorfismo Corporeo (Body Dysmorphic Disorder, BDD), conosciuto anche come dismorfofobia (1-4), è caratterizzato dalla preoccupazione esagerata per un difetto corporeo immaginario o minimo di cui la persona ha una visione distorta e ingigantita. La dismorfofobia è stata ampiamente studiata nella letteratura europea; negli Stati Uniti è comparsa come disturbo somatoforme atipico con la pubblicazione del DSM-III nel 1980 (5). Nel DSM-III-R (6) e nel DSM-IV (7) è classificata come BDD. Diversi studi dimostrano che il BDD causa sofferenza significativa al paziente o ne limita nettamen- te il funzionamento personale, sociale e lavorativo (8-13). Un’alta percentuale di questi pazienti necessita di ricoveri, compie tentativi di suicidio (14) e presenta un marcato peggioramento della qualità di vita (QoL) (15). Suicidi portati a termine da pazienti affetti da BDD sono stati riportati sia nella letteratura psichiatrica (8) che in quella dermatologica (16,17). Sebbene la ricerca su questo disturbo sia limitata, il suo studio è importante non solo per la morbilità che il BDD causa (8-11), ma anche perché la maggior parte dei pazienti affetti si sottopone a trattamenti chirurgici o dermatologici che risultano essere solitamente inefficaci per i sintomi del BDD (18,19). E-mail: [email protected] Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 295 Colombo PP, Robone C CLASSIFICAZIONE DEL BDD Il BDD è attualmente classificato, nel DSM-IV (7), tra i Disturbi Somatoformi, gruppo di affezioni caratterizzate da sintomi fisici per i quali non si riesce a trovare una condizione medica che ne fornisca un’adeguata spiegazione (Tabella 1). Il Delusional Body Dysmorphic Disorder (Disturbo di Dismorfismo Corporeo Delirante), invece, è considerato un disturbo delirante con delirio di somatizzazione (conosciuto anche come psicosi ipocondriaca monosintomatica) (20-22), ed è classificato come un disturbo psicotico (Tabella 2). CRITERI DIAGNOSTICI DEL BDD I criteri diagnostici del DSM-IV (7) per il BDD richiedono la presenza di preoccupazione per un difetto immaginario dell’aspetto o un’eccessiva valorizzazione di un difetto lieve. La preoccupazione causa al soggetto un significativo disagio emotivo o ne limita nettamente il funzionamento nelle aree più importanti. CENNI STORICI SULL’INQUADRAMENTO PSICOPATOLOGICO DEL BDD Dal punto di vista strettamente psicopatologico il disturbo è di incerto inquadramento. Il quadro at- Tabella 1. Classificazione dei Disturbi Somatoformi secondo il DSM-IV DISTURBI SOMATOFORMI Disturbo di Somatizzazione Disturbo di Conversione Ipocondria Disturbo di Dismorfismo Corporeo Disturbo Algico Disturbo Somatoforme Indifferenziato Disturbo Somatoforme Non Altrimenti Specificato (NAS) tualmente classificato come BDD fu individuato e definito “dismorfofobia” da Morselli più di 100 anni fa (23). Pierre Janet (24), che parla di “obsession de la honte du corps” (ossessione della vergogna del corpo) sottolinea il carattere ossessivo della dismorfofobia. Emil Kraepelin (25) descrive il BDD come “nevrosi compulsiva”, mettendo così in risalto la natura iterativa ed ego-distonica dei sintomi. Freud parlò di una nevrosi ossessiva descrivendo l’Uomo dei Lupi, il quale era in modo eccessivo preoccupato del proprio naso (26). Sulla scia di tali autorevoli considerazioni molti autori ritengono la dismorfofobia appartenente al continuum ossessivo compulsivo (27,28); essa presenta contenuti psicopatologici (sintomi con caratteri ossessivi e compulsivi, cfr. Tabella 3), dati clinici (esordio fra adolescenza ed età adulta, decorso cronico) e indicatori biologici (coinvolgimento del sistema serotoninergico, risposta al trattamento con SSRI) che propongono analogie con i fenomeni ossessivo compulsivi. La dismorfofobia si caratterizza per un’accentuata polarizzazione sul proprio corpo, un’alterata percezione di particolari aspetti fisici, una sensazione di disgusto associata a tali aspetti, il timore che tale giudizio negativo sia condiviso da altre persone. I pazienti lamentano di avere “un viso troppo grosso, un naso schiacciato, genitali troppo piccoli…”. La singola parte del corpo coopta con forza l’attenzione del paziente, che sembra continuamente concentrato su di essa. Il presunto difetto, quando presente, è ritenuto dai più minimo e ininfluente. Nonostante ciò, il paziente lo ritiene enorme, orrendo, determinante per il giudizio che egli ha di sé e decisivo nelle relazioni con gli altri. Costituisce un elemento ricorrente nel pensiero ed è letto come motivo primo di ansia e senso di inadeguatezza. Il paziente riconosce comunque l’esagerazione della propria visione, è in grado di accettare le critiche mosse, si rende conto della discrepanza tra il presunto difetto e il malessere provato. Sembra però non riuscire a direzionare altrimenti il proprio sguardo e a limitare il proprio disagio. Tabella 2. Evoluzione dei disturbi correlati al BDD Letteratura europea DSM-III DSM-III-R DSM-IV Dismorfofobia Disturbo somatoforme atipico BDD BDD Disturbo delirante, somatic type Disturbo delirante, somatic type Psicosi ipocondriaca monosintomatica Psicosi atipica Modificata da: Phillips KA (8) Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 296 Terapia farmacologica del Disturbo di Dismorfismo Corporeo Tabella 3. Caratteri Ossessivi e Caratteri Compulsivi nel BDD Caratteri Ossessivi: Persistenza ricorrente: presente in grado variabile Intrusività: talvolta presente Inappropriatezza: talvolta presente Resistenza: talvolta presente Esame di realtà: alterato Caratteri Compulsivi: Ripetitività: presente anche in grado variabile Incoercibilità: presente anche in grado variabile Secondarietà delle ossessioni: presente Collegamento con le ossessioni: più spesso realistico Eccessività: presente Tratta da: Cassano GB, Pancheri P (eds), Trattato Italiano di Psichiatria, 2003. Alcune caratteristiche presenti nel BDD quali la ruminazione mentale, la persistenza e l’intrusività dell’immagine, la resistenza a essa opposta, richiamano i caratteri delle ossessioni; il controllo ripetuto della propria immagine può diventare una vera compulsione. Nella classificazione del DSM-IV (7), il BDD affianca altre patologie i cui aspetti ricordano da vicino l’isteria: il disturbo di conversione, il disturbo algico, il disturbo di somatizzazione, tutti accomunati dall’espressione di una sintomatologia fisica. Ancora, nel BDD sono rintracciabili tracce proprie dei Disturbi del Comportamento Alimentare: l’alterazione dello schema corporeo, l’erronea percezione della propria immagine, talvolta il tentativo di modificare il proprio aspetto fisico con diete o operazioni chirurgiche riportano a elementi propri di pazienti anoressici. È pertanto evidente la preponderanza, nel BDD come in altre patologie psichiatriche, della relazione tra il sintomo verbalizzato e il corpo (29). Tale relazione assume sfumature diverse, specifiche dei singoli quadri morbosi. In alcuni casi, i pensieri del paziente dismorfofobico assumono caratteristiche formali che ricordano quelle deliranti. La distorsione della propria immagine diviene radicata, inamovibile, incoercibile. L’attuale sistema classificatorio prevede, a questo proposito, il passaggio ad altra categoria diagnostica: da disturbo somatoforme a disturbo delirante. Alcuni Autori ritengono, invece, che si tratti di una variante del BDD di maggior gravità. Phillips (30) afferma che probabilmente le varianti non-delusional e delusional rientrano in un unico disturbo caratterizzato da pensieri ossessi- vi con diversi livelli di insight. In un suo studio (14), fra 48 pazienti non-delusional BDD e 52 pazienti delusional BDD l’autore non riscontra differenze significative rispetto alle variabili esaminate (demografiche, cliniche, di decorso, comorbilità e risposta al trattamento). I delusional BDD presentano un punteggio totale più alto alla versione modificata (31) della Y-BOCS (YaleBrown Obsessive-Compulsive Scale) (32,33), suggerendo così che la variante delusional del BDD potrebbe essere una forma più grave del disturbo. Tali riflessioni vanno a intercettare il più ampio dibattito sulla possibile continuità tra ossessione e delirio. Il BDD potrebbe, infatti, essere visto come entità nosografica posta come cursore lungo il continuum ossessivodelirante, in grado di assumere diverse collocazioni sull’asse a seconda della presenza o meno di convincimenti deliranti. Assumendo, invece, una netta distinzione fra ossessione e delirio, il BDD potrebbe essere altresì visto come entità a sé stante, terzo polo le cui caratteristiche trovano correlati sia nelle ossessioni sia nei deliri. Le riflessioni sulle possibilità sopra esposte, oltre a favorire un approfondimento psicopatologico, potrebbero tradursi in differenti indirizzi terapeutici. EPIDEMIOLOGIA La prevalenza lifetime del BDD nella popolazione è compresa tra lo 0,1% e l’1% (34). La patologia si riscontra oltre che in psichiatria anche in chirurgia plastica e in dermatologia (18). Ricordiamo che spesso in ambito psichiatrico il BDD è sottostimato (indagini più approfondite, svolte su una popolazione psichiatrica ambulatoriale, hanno rilevato una possibile prevalenza del 12%) (35), o perché i pazienti sono soliti consultare dermatologi e chirurghi plastici più che psichiatri, o perché mantengono, per vergogna, una certa riservatezza sulla loro sintomatologia. I dati disponibili indicano che la più comune età di insorgenza è tra i 15 e i 20 anni (1,4,36,37) e che è più frequente nelle donne che negli uomini (9), sebbene in uno studio condotto in Giappone su un campione di 274 pazienti BDD sottoposti a chirurgia plastica si sia riscontrata una prevalenza del disturbo maggiore negli uomini che nelle donne (37). La maggior parte degli individui con BDD non è sposata (14). COMORBILITÀ FRA BDD E ALTRI DISTURBI PSICHIATRICI Il BDD si riscontra spesso associato alla depressione (2,16,38-42). Nello studio di Cotterill (16), su 16 pa- Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 297 Colombo PP, Robone C zienti dermatologici dismorfofobici, 5 risultano depressi e 2 hanno tentato il suicidio. In un altro campione dermatologico, 5 dei 12 pazienti con dismorfofobia presentano depressione (43). In altri lavori si è riscontrata la coesistenza di BDD e fobia sociale (44). Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è anche associato al BDD (2,38,44-47). Nello studio condotto da Hay (2) emerge che i soggetti con dismorfofobia sono più “ossessivi” rispetto ai soggetti di controllo. FATTORI EZIOLOGICI DEL BDD La causa del BDD è ancora sconosciuta. I lavori sulla biologia del BDD evidenziano somiglianze tra l’assetto biochimico cerebrale di pazienti con BDD e DOC. Diverse ricerche suggeriscono il coinvolgimento del sistema serotoninergico in entrambi i disturbi: tanto in pazienti affetti da DOC quanto in pazienti affetti da BDD si riscontra una disregolazione della serotonina. In uno studio effettuato su un caso singolo di BDD si è riscontrata una correlazione fra deplezione di triptofano e peggioramento della sintomatologia (48). In uno studio controllato con placebo, basato sulla somministrazione di m-CPP (m-clorofenil-piperazine), agonista parziale della serotonina, si è verificata una recrudescenza della sintomatologia in un gruppo di pazienti con BDD (49). Diversi lavori, inoltre, segnalano l’efficacia di farmaci ad azione serotoninergica (10). In letteratura è riportato il caso di un paziente dismorfofobico che presentava alla PET un aumento del flusso sanguigno nell’area del cingolo: dato interessante se confrontato con dati analoghi ottenuti in pazienti affetti da DOC e con il fatto che la cingolotomia viene riscontrata come intervento estremo nel DOC refrattario al trattamento (50). Nei modelli psicodinamici il BDD è visto come la conseguenza dello spostamento di un conflitto sessuale o emozionale su una parte corporea non correlata (51-54). TERAPIA PSICOFARMACOLOGICA DEL BDD Proponiamo di seguito una rassegna dei dati presenti in letteratura in merito alla terapia psicofarmacologica del BDD. BDD e antidepressivi BDD e triciclici Dalla letteratura emerge che l’antidepressivo triciclico (TCA) più studiato in relazione al BDD è la clomipramina (55,56). Da uno studio (57) (N=40) in cros- sover, in doppio cieco, emerge che la clomipramina, un potente inibitore del reuptake della serotonina, ha un’efficacia maggiore della desipramina, un inibitore selettivo del reuptake della noradrenalina, testimoniato da un punteggio più basso alla BDD-Y-BOCS (3133), alla BDD-NIMMH (58) (una versione modificata del National Institute of Mental Health Global Obsessive-Compulsive Scale) e alla BDD-CGI (59) (Clinical Global Impression Scale) alla fine delle 16 settimane di trattamento con le due molecole. L’efficacia della terapia è indipendente dalla comorbilità di DOC, depressione o fobia sociale. Inoltre, risulta efficace anche nei pazienti delusional BDD. Questo è il primo studio sistematico, in doppio cieco, controllato, sul trattamento farmacologico della dismorfofobia. Alcune volte la combinazione di clomipramina con un SSRI può essere efficace quando i risultati di un trattamento con SSRI sono discontinui o inefficaci (60). Questa combinazione è ben tollerata ma deve essere usata con cautela, dato che gli SSRI determinano un aumento dei livelli plasmatici della clomipramina. BDD e SSRI Diversi dati provenienti da studi retrospettivi e da casistiche cliniche suggeriscono che gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono i più efficaci nel trattamento della dismorfofobia (61-67). In uno studio retrospettivo si è riscontrato un miglioramento clinico significativo nel 42% dei 65 pazienti trattati con SSRI (fluoxetina, paroxetina, sertralina o fluvoxamina); analogo miglioramento si ha nel 30% dei 23 pazienti trattati con IMAO, nel 15% dei 48 pazienti trattati con triciclici, nel 3% di quelli con neurolettici, nel 6% di quelli con altri medicamenti (benzodiazepine o stabilizzatori dell’umore) e nello 0% di quelli trattati con ECT (60). Similmente, nello studio retrospettivo di Hollander, et al. (9), i 35 pazienti trattati con SSRI presentano un miglioramento alla CGI-S, mentre i 18 pazienti trattati con triciclici non presentano nessun miglioramento della sintomatologia dismorfofobica. La risposta agli SSRI solitamente corrisponde a una diminuzione della sofferenza, della preoccupazione e dei “comportamenti rituali” così come a un miglioramento della funzioni. Alcuni SSRI determinano un miglioramento dell’insight e un decremento delle idee di riferimento. Si è visto in vari lavori che i delusional BDD rispondono agli SSRI così come i non-delusional BDD (14). Tra gli inibitori della ricaptazione della serotonina la fluvoxamina risulta il più usato nel trattamento del BDD (68-70). Con Phillips, et al. (71) si ha il primo la- Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 298 Terapia farmacologica del Disturbo di Dismorfismo Corporeo voro sistematico in aperto con SSRI (fluvoxamina) sulla dismorfofobia. In questo studio di 16 settimane, 20 pazienti con diagnosi di BDD secondo i criteri del DSM-IV (inclusa la variante delirante) sono trattati con fluvoxamina, a un dosaggio medio di 240±81 mg/die fino a un massimo di 300 mg/die. I soggetti sono valutati all’inizio e a intervalli regolari con la BDD Y-BOCS (31-33), con la Hamilton Rating Scale for Depression (HAM-D) (72) a 24 item, con la Brown Assessment of Beliefs Scale (BABS, per valutare il grado del delirio) (73), con la CGI (59) e altre scale. I risultati mostrano un miglioramento significativo alla BDDY-BOCS (p<.001), alla CGI (p<.001) e alla HAM-D (p<.001). I delusional rispondono alla fluvoxamina come i non-delusional. In aggiunta, si è riscontrato un miglioramento dell’insight (punteggio della BABS a fine trattamento 9.8±5.2 [p<.001]). La terapia è ben tollerata, con un tempo medio di risposta di 5.2±2.7 settimane. Vari sono gli studi in aperto con fluvoxamina. Perugi, et al. (70) mostrano un miglioramento del 66% in un gruppo di 15 pazienti. Phillips, et al. (74) riscontrano in un campione di 30 pazienti (21 donne, 9 uomini, con età media di 33.3±9 anni) con diagnosi di BDD delusional e non-delusional una risposta del 63% al trattamento e un miglioramento dei sintomi e dell’insight nei delusional e nei non-delusional al termine delle 6 settimane. In letteratura è presente solo uno studio controllato con fluoxetina (75). In questo lavoro di 12 settimane, in un gruppo di 74 pazienti con diagnosi di dismorfofobia (inclusa anche la variante delirante) sono stati randomizzati 67 pazienti, 34 dei quali trattati con fluoxetina (dosaggio medio fino a un massimo di 80 mg/die), mentre i restanti 33 trattati con placebo. I soggetti sono valutati mediante la BDD-Y-BOCS (3133), la BDD-CGI (59), la BABS (73) e altre scale. I risultati della BDD-Y-BOCS indicano che la fluoxetina ha un’efficacia maggiore del placebo nel trattamento del BDD (p<.001). I pazienti delusional hanno la stessa risposta dei non-delusional nella terapia con fluoxetina. La risposta al trattamento è indipendente sia dalla durata e dalla gravità del BDD sia dalla presenza di depressione maggiore, di DOC o disturbi di personalità. La fluoxetina è in generale ben tollerata. In un altro studio retrospettivo del 1993 viene citato l’utilizzo della fluoxetina nella terapia della dismorfofobia su un campione di 30 pazienti (10). L’unico lavoro che conosciamo riguardante il citalopram è quello di Phillips (76). Questo è uno studio in aperto di 12 settimane, svolto su un gruppo di 15 pazienti (11 donne, 4 uomini, con un’età media di 29.3±11.9 anni) con diagnosi di BDD, trattati con citalopram (dosaggio medio di 51.3±16.9 mg/die fino a un massimo di 60 mg/die). I pazienti sono valutati mediante BDD-Y-BOCS (31-33), CGI (59), BABS (73), HAM-D (72), GAF (77), LIFE-RITE (78), SF-36 (79). I risultati dimostrano che il trattamento con citalopram è efficace per la BDD e, inoltre, migliora il funzionamento psicosociale e la qualità di vita. BDD e neurolettici I neurolettici non sono ritenuti farmaci di prima scelta nel trattamento del BDD. In letteratura si rinvengono pochi case report in cui le forme deliranti vengano trattate con neurolettici: la pimozide (21,80) così come il risperidone (81) e l’olanzapina (82) sono risultati farmaci efficaci per delusional BDD (psicosi ipocondriaca monosintomatica). In letteratura sono presenti pochi lavori sul trattamento della dismorfofobia con utilizzo di soli antipsicotici (56). In uno studio in aperto con sulpiride si è dimostrato come questa molecola abbia una buona efficacia e tollerabilità (83). L’utilità della sulpiride nel BDD è confermata anche da un altro lavoro del 1991 (84) in cui si paragona l’effetto del L-sulpiride a quello dell’analogo racemico. Si conosce soltanto un caso di non-delusional BDD trattato con successo mediante un neurolettico atipico. Il paziente, uomo di 46 anni, con diagnosi di dipendenza da alcool, disturbo bipolare II e BDD, trattato con olanzapina, ha presentato un significativo miglioramento clinico al termine delle 3 settimane di terapia (85). Nel trattamento del BDD l’utilizzo di neurolettici si riscontra principalmente in associazione con un SSRI quando quest’ultimo ha una parziale o scarsa efficacia (62). BDD e augmentation Nei pazienti refrattari al trattamento sono state tentate strategie di augmentation (63). In uno studio in aperto su 13 pazienti che non hanno ottenuto risultati soddisfacenti con SSRI, si è riscontrato un miglioramento di 6 pazienti (46%) dopo l’associazione del buspirone (parziale agonista serotinergico) al trattamento di base (86). La dose media di buspirone era 48.3±14.7 mg/die. Per pazienti con Delusional BDD che non rispondono completamente agli SSRI, si può associare anche un antipsicotico quale la pimozide. In 9 (60%) di 15 casi, l’augmentation neurolettica risulta migliorare l’insight e diminuire le idee di riferimento (60). Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 299 Colombo PP, Robone C CONCLUSIONI La terapia dei pazienti con BDD è quasi sempre infruttuosa (10) se tentata con procedure chirurgiche, dermatologiche, odontoiatriche o con altri interventi volti a correggere il presunto difetto (87). Diversi dati suggeriscono che il BDD risponde agli inibitori della ricaptazione della serotonina (61,62) (SSRI), mentre altri agenti psicotropi o terapia elettroconvulsiva (TEC) appaiono generalmente inefficaci (60), sebbene le informazioni in nostro possesso siano ancora limitate. Studi sistematici sono stati condotti con fluvoxamina, clomipramina e fluoxetina: unici studi controllati sono quello di Hollander (57) con la clomipramina e quello di Phillips (75) con la fluoxetina. I pazienti delusional BDD rispondono agli SSRI allo stesso modo (10,14,70,74) o anche meglio dei pazienti non-delusional, sebbene nella maggior parte dei lavori il carattere delirante non sia stato valutato con scale valide e affidabili. In aggiunta, in diversi studi si è riscontrato un miglioramento del carattere delirante mediante terapia con SSRI (10,14). Sebbene i dati disponibili siano scarsi, sembra che gli antipsicotici da soli non siano particolarmente efficaci per il trattamento del delusional BDD. Quando gli SSRI determinano un blando miglioramento, utile è lo studio di una strategia di augmentation (63). Tutti i trattamenti di augmentation presentano buoni risultati. La terapia di augmentation con buspirone si è dimostrata in più casi efficace (86). Studi preliminari evidenziano l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale nel trattamento del BDD (88,89), anche in pazienti con parziale risposta alla farmacoterapia. È possibile, tuttavia, che valgano per la BDD le stesse limitazioni che le terapie cognitivo comportamentali sembrano avere nel trattamento del DOC (90). Le tecniche psicoterapiche psicodinamiche e di supporto sembrano essere efficaci in alcuni casi come approccio aggiuntivo, ma non è stata dimostrata la loro efficacia come unico presidio terapeutico (10). BIBLIOGRAFIA 1. Andreasen NC, Bardach J: Dysmorphophobia: symptom or disease? American Journal of Psychiatry, 1977, 134, 673-676. 2. Hay CG: Dysmorphophobia. British Journal of Psychiatry, 1970, 116, 399-406. 3. Korkina MB: The sindrome of dysmorphomania (dysmorphophobia) and the development of psychopathic personality. Zhurnal Nevropatologi Psikhiatrii, 1965, 65, 1212-1217. 4. Yamada M, Kobashi K, Shigemoto T, Ota T: On dysmorphophobia. Bulletin of the Yamaguchi Medical School, 1978, 25, 47-54. 5. American Psychiatric Association. Diagnostic and statistic manual of mental disorders. 3rd ed., APA, Washington, DC, 1980. 6. American Psychiatric Association. Diagnostic and statistic manual of mental disorders. 3rd ed., Rev. APA, Washington, DC, 1987. 7. American Psychiatric Association. Diagnostic and statistic manual of mental disorders. 4th ed., APA, Washington, DC, 1994. 8. Phillips KA: Body dysmorphic disorder: the distress of imagined ugliness. American Journal of Psychiatry, 1991, 148, 1138-1149. 9. Hollander E, Cohen LJ, Simeon D: Obsessive-Compulsive spectrum disorders: body dysmorphic disorder. Psychiatric Annals, 1993, 23, 359-364. 10. Phillips KA, McElroy SL, Keck PE Jr, Prope HG Jr, Hudson JI: Body dysmorphic disorder: 30 cases of imagined ugliness. American Journal of Psychiatry, 1993, 150, 302-308. 11. Perugi G, Giannotti D, Frare F, Di Vaio S, Valori E, Maggi L, et al.: Prevalence, phenomenology, and comorbidity of body dysmorphic disorder (dysmorphophobia) in a clinical population. International Journal of Clinical Practice, 1997, 1, 77-82. 12. DeMarco LM, Li LC, Phillips KA, McElroy SL: Perceived stress in body dysmorphic disorder. Journal of Nervouse and Mental Disease, 1998, 186, 724-726. 13. Phillips KA: The Broken Mirror: Understanding and Treating Body Dysmorphic Disorder. Oxford University Press, New York, 1996. 14. Phillips KA, McElroy SL, Keck PE Jr, Pope HG Jr, Hudson JI: A comparison of delusional and non delusional body dysmorphic disorder in 100 cases. Psychopharmacology Bulletin, 1994, 30, 179-186. 15. Phillips KA: Quality of life for patients with body dysmorphic disorder. Journal of Nervous and Mental Disease, 2000, 188, 170175. 16. Cotterill JA: Dermatologic non-disease: a common and potentially fatal disturbance of cutaneous body image. British Journal of Dermatology, 1981, 104, 611-619. 17. Cotterill JA, Cunliffe W Jr: Suicide in dermatological patients. British Journal of Dermatology, 1997, 137, 246-250. 18. Phillips KA, Grant JD, Siniscalchi J, Albertini RS: Surgical and nonpsychiatric medical treatment of patients with body dysmorphic disorder. Psychosomatics, 2001, 42, 504-510. 19. Aronowitz BR, Simeon D, Hollander E, Cooper B, Silver L, Schmeidler L, et al.: A survey of body dysmorphic disorder in plastic surgery patients. Presented at: Society of biological Psychiatry Annual Meeting; May 18, 1995, Miami, Flo. 20. Bishop ER: Monosymptomatic hypochondriasis. Psychosomatics, 1980, 21, 731-747. 21. Munro A, Chiara J: Monosymptomatic hypochondriacal psychosis: a diagnostic checklist based on 50 cases of the disorder. Canadian Journal of Psychiatry, 1982, 27, 374-376. 22. Munro A: Delusional (paranoid) disorders. Canadian Journal of Psychiatry, 1988, 33, 399-404. 23. Morselli E: Sulla dismorfofobia e sulla tafofobia. Bollettino della Accademia Medica di Genova, 1891, 6, 110-119. 24. Janet P: Les obsessions et la psychasthenie. Felix Alcan, Paris, 1903. 25. Kraepelin E: Psichiatrie. 8th ed., JA Barth, Leipzig, 1909-1915. 26. Brunswick RM: A supplement to Freud’s “History of an Infantile Neurosis”. International Journal of Psychoanalysis, 1928, 9, 439-476. 27. Phillips KA, Hollander E: Body Dysmorphic Disorder. In: DSMIV Sourcebook. Vol. 2. American Psychiatric Press, Washington, DC, 1996, 949-960. 28. Phillips KA, McElory SL: Body Dysmorphic Disorder: an obsessive-compulsive spectrum disorder, a form affective spectrum Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 300 Terapia farmacologica del Disturbo di Dismorfismo Corporeo 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. disorder or both? Journal of Clinical Psychiatry, 1995, 56 (suppl 4), 36-51. Sims A: Introduzione alla psicopatologia descrittiva. Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997, 255-289. Phillips KA, Kim JM, Hudson JI: Body imagine disturbance in body dysmorphic disorder and eating disorders. Obsession or delusions? Psychiatric Clinics of North America, 1995, 18, 317-334. Phillips KA, Hollander E, Rasmussen SA, Aronowitz BR, De Caria C, Goodman WK: A severity rating scale for body dysmorphic disorder: development, reliability, and validity of a modified version of the Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale. Psychopharmacology Bulletin, 1997, 33, 17-22. Goodman WK, Price LH, Rasmussen SA, Mazure C, Fleischman RL, Hill CL, et al.: The Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS), part I: development, use, and reliability. Archives of General Psychiatry, 1989, 46, 1006-1011. Goodman WK, Price LH, Rasmussen SA, Mazure C, Delgado P, Heninger GR, et al.: The Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS), part II: validity. Archives of General Psychiatry, 1989, 46, 1012-1016. Diaferia GA: Dismorfofobia. In: Smeraldi E (ed) Trattato italiano di Psichiatria. Il disturbo ossessivo-compulsivo e il suo spettro. Masson, Milano, 2003. Zimmerman M, Mattia JI, Phillips KA: Screening for body dysmorphic disorder in an outpatient clinic. In: Syllabus and Proceedings Summary, American Psychiatric Association 149th Annual Meeting. APA, New York, 1996. Barsky AJ: Somatoform disorders. In: Kaplan HI, Saadock BJ (eds) Comprehensive Textbook of Psychiatry, vol 1, 5th ed. Williams e Wilkins, Baltimore, 1989. Fukuda O: Statistical analysis of dysmorphpophobia in out-patient clinic. Japanese Journal of Plastic and Reconstructive Surgery, 1977, 20, 569-577. Hollander E, Liebowitz MR, Winchel R, Klumker A, Klein DF: Treatment of body dysmorphic disorder with serotonin reuptake blockers. American Journal of Psychiatry, 1989, 146, 768-770. Thomas CS: Dysmorphpophobia: a question of definition. British Journal of Psychiatry, 1984, 144, 513-516. De Leon J, Bott A, Simpson GM: Dysmorphophobia: body dysmorphic disorder or delusional disorder, somatic subtype? Comprehensive Psychiatry, 1989, 30, 457-472. Campanella FN, Zuccoli E: In tema di dismorfofobia. Neuropsichiatria, 1968, 24, 475-486. Bezoari M, Falcinelli D: Immagine del corpo e relazioni oggettuali: note sulla dismorfofobia. Rassegna di Studi Psichiatrici, 1977, 66, 489-510. Hardy GE, Cotterill JA: A study of depression and obsessionality in dysmorphophobic and psoriatic patients. British Journal of Psychiatry, 1982, 140, 19-22. Brawman-Mintzer O, Lydiard RB, Phillips KA: Body Dysmorphic Disorder: a comorbidity study. American Journal of Psychiatry, 1995, 152, 1665-1667. Solyom L, DiNicola VF, Phil M, Sookman D, Luchins D: Is there an obsessive-psychosis? Aetiological and prognostic factors of an atypical form obsessive-compulsive neurosis. Canadian Journal of Psychiatry, 1985, 30, 372-380. Marks I, Mishan J: Dysmorphophobic avoidance with disturbed bodily perception: a pilot study of exposure therapy. British Journal of Psychiatry, 1988, 152, 674-678. Phillips KA, Gunderson CG, Mallya G: A comparison study of body dysmorphic disorder and obsessive-compulsive disorder. In: Abstracts of Panels and Posters of 33rd Annual Meeting of the American College of Neuropsychopharmacology; December 12-16, 1994, San Juan, Puerto Rico. 48. Barr LC, Goodman WK: An exacerbation of body dysmorphic disorder during tryptophan depletion (letter). American Journal of Psychiatry, 1992, 149, 1406-1407. 49. Hollander E, Wong CM: Body dysmorphic disorder, Pathological Gambling and Sexual Compulsions. Journal of Clinical Psychiatry, 1995, 56 (suppl 4), 7-12. 50. Russo F, Vari R, Pancheri P: Il continuum ossessivo-compulsivo. In: Pancheri P (ed) Trattato Italiano di Psichiatria. Masson, Milano, 2003. 51. Olley PC: Psychiatric aspects of referral. British Medical Journal, 1974, 3, 248-249. 52. Vallat JN, Leger JM, Destruhaut J, Garoux R: Dysmorphophobie: syndrome ou symptome? Annales Médico-Psychologiques, 1971, 2, 45-65. 53. Bloch S, Glue P: Psychotherapy and dysmorphophobia: a case report. British Journal of Psychiatry, 1988, 152, 271-274. 54. Rossi R, Bucca M: Riflessioni psicoanalitiche sull’ossessività. In: Smeraldi E (ed) Trattato italiano di Psichiatria. Il disturbo ossessivo-compulsivo e il suo spettro. Masson, Milano, 2003. 55. Sondheimer A: Clomipramine treatment of delusional disorder, somatic type. Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 1988, 27, 188-192. 56. Rabe-Jablonska J: Results of long-term observation (3-11 years) of patients with dual diagnosis: body dysmorphic disorder and delusional disorder, somatic type. Psychiatria Polska, 1998, 32, 143-153. 57. Hollander E, Allen A, Know J: Clomipramine vs desipramine cross-over trial in body dysmorphic disorder: selective efficacy of a serotonin-reuptake inhibitor in imagined ugliness. Archives of General Psychiatry, 1999, 56, 1033-1039. 58. Insel TR, Murphy DL, Cohen RM, Alterman I, Kitts C, Linnoila M: Obsessive-compulsive disorder: a double-blind trial of clomipramina and clorgyline. Archives of General Psychiatry, 1983, 40, 605-612. 59. Guy W: Assessment Manual for Psychopharmacology. US Depot of HEW Pubblications, Washington, DC, 1976. 60. Phillips KA: Body dysmorphic disorder: clinical features and drug treatment. CNS Drugs, 1995, 3, 30-40. 61. Phillips KA, Dufresne RG Jr: Body dysmorphic disorder: a guide for primary care physicians. Primary Care, 2002, 29, 99111. 62. Carroll DH, Scahill L, Phillips KA: Current concepts in body dysmorphic disorder. Archives of Psychiatric Nursing, 2002, 16, 72-79. 63. Phillips KA, Albertini RS, Siniscalchi JM, Khan A, Robinson M: Effectiveness of pharmacotherapy for body dysmorphic disorder: a chart-review study. Journal of Clinical Psychiatry, 2001, 62, 721-727. 64. Castle DJ, Morkell D: Imagined ugliness: a symptom which can become a disorder. Medical Journal of Australia, 2000, 173, 205207. 65. Phillips KA: Body dysmorphic disorder and depression: theoretical considerations and treatment strategies. Psychiatric Quarterly, 1999, 70, 313-331. 66. Neziroglu F, Yaryura-Tobias JA: A review of cognitive behavioral and pharmacological treatment of body dysmorphic disorder. Behavior Modification, 1997, 21, 324-340. 67. McElroy SL, Phillips KA, Keck PE Jr, Hudson Jr, Pope HG Jr: Body dysmorphic disorder: does it have a psychopathic subtype? Journal of Clinical Psychiatry, 1993, 54, 389-395. 68. Phillips KA, McElroy SL: Personality disorders and traits in patients with body dysmorphic disorder. Comprehensive Psychiatry, 2000, 41, 229-236. 69. Noyes R Jr, Happel RL, Muller BA, Holt CS, Kathol RG, Sieren Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 301 Colombo PP, Robone C 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. LR, et al.: Fluvoxamine for somatoform disorders: an opel trial. General Hospital Psychiatry, 1998, 20, 339-344. Perugi G, Giannotti D, Di Vaio S, Frare F, Saettoni M, Cassano GB: Fluvoxamine in the treatment of body dysmorphic disorder. International Clinical Psychopharmacology, 1996, 11, 247-254. Phillips KA, McElroy SL: An open-label study of Fluvoxamine in body dysmorphic disorder. In: Scientific Abstracts of 34th Annual Meeting of the American College of Neuropsychopharmacology; December 11-15, 1995, San Juan, Puerto Rico. Miller IW, Bioshop S, Norman WH: The modified Hamilton Rating Scale for Depression: Realibity and validity. Psychiatry Research, 1985, 14, 131-142. Eisen JL, Phillips KA, Baer D: The Brown Assessment of Beliefs Scale: reliability and validity. American Journal of Psychiatry, 1998, 155, 102-108. Phillips KA, McElroy SL: Efficacy and safety of fluvoxamine in body dysmorphic disorder. Journal of Clinical Psychiatry, 1998, 59, 165-171. Phillips KA, Albertini RS, Steven MD, Rasmussen MD: A randomised placebo-controlled trial of fluoxetine in body dysmorphic disorder. Archives of General Psychiatry, 2002, 59, 381388. Phillips KA, Najjar F: An open-label study of Citalopram in body dysmorphic disorder. Journal of Clinical Psychiatry, 2003, 64, 715-720. Jones SH, Thornicroft G, Coffey M: A brief mental health outcome scale: reliability and validity of the Global Assessment of Functioning. British Journal of Psychiatry, 1995, 166, 654-659. Leon AC, Solomon D, Mueller TI, Turvey CL, Endicott J, Keller MB: The range of Impaired Functioning Tool (LIFE-RIFT): a brief measure of functional impairment. Psychological Medicine, 1999, 29, 869-878. Ware JE: SF-36 Health Survey Manual and Interpretation Guide. The Healt Institute, New England Medical Center, Boston, Mass, 1993. Riding L, Munro A: Pimozide in the treatment of monosympto- 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. matic hypochondriacal psychosis. Acta Psychiatrica Scandinavica, 1975, 27, 188-192. Elmer KB, Gorge RM: Therapeutic update: use of risperidone for the treatment of monosymptomatic hypochondriacal psychosis. Journal of the American Academy of Dermatology, 2000, 43, 683-686. Weintraub E, Robins C: A case report of monosymptomatic hypochondriacal psychosis treated with olanzapine. Annals of Clinical Psychiatry, 2000, 12, 247-249. Rouillon F, Rahola G, van Moffaert M, Lopes RG, Dunia I; Soma-D Study Team: Sulpiride in the treatment of somatoform disorders: results of a European observational study to characterize the risponder profile. Journal of International Medical Research, 2001, 29, 304-313. Altamura AC, Mauri MC, Coppola MT: L-sulpiride in the treatment of somatoform disturbances: a double-blind study with racemic sulpiride. Minerva Psichiatrica, 1991, 32, 25-29. Grant JE: Successful treatment of nondelusional body dysmorphic disorder with olanzapine: a case report. Journal of Clinical Psychiatry, 2001, 62, 297-298. Phillips KA: A preliminary open study of buspirone augmentation of SSRI in body dysmorphic disorder. Psychopharmacology Bulletin, 1996, 32, 175-180. Phillips KA, McElroy SL, Lion JR: Plastic surgery and psychotherapy in the treatment of psychologically disturbed patients. Journal of Plastic and Reconstructive Surgery, 1992, 90, 333-335. Veale D, Gournay K, Dryden W, Boocock A, Shah F, Wilson R, et al.: Body dysmorphic disorder: a cognitive behavioural model and pilot randomised controlled trial. Behaviour Research and Therapy, 1996, 34, 717-729. Rosen JC, Reiter J, Orosan P: Cognitive behavioural body imagine therapy for body dysmorphic disorder. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 1995, 63, 263-269. Biondi M, Picardi A: Terapia integrata. In: Smeraldi E (ed) Trattato italiano di Psichiatria. Il disturbo ossessivo-compulsivo e il suo spettro. Masson, Milano, 2003. Rivista di psichiatria, 2004, 39, 5 302