SCUOLA
SERVIZIO SPECIALISTICO
FAMIGLIA
I disturbi evolutivi
sono da intendersi come problematiche
che investono simultaneamente più sistemi:
•corporeo,
•emozionale,
•psicologico,
• familiare
•e socioculturale.
Un disturbo, un disagio, una patologia
nell’infanzia può essere considerata come
una frattura tra
psiche, soma e contesto che richiede
interventi diversificati in differenti ambiti
La famiglia di fronte alla diagnosi di DSA:
dubbi, desideri e possibilità.
• La famiglia non è vista come uno sfondo o un contenitore ove
avviene la crescita individuale ma un sistema con valenze proprie
che contribuiscono alla costituzione dell’identità personale
• I genitori (con le loro caratteristiche personali e di coppia) possono
essere considerati le persone più competenti e più informate
relativamente ai problemi e ai punti di forza del figlio e quindi
compartecipi e di aiuto nelle diverse fasi del percorso diagnostico,
riabilitativo e terapeutico.
Quando si produce una diagnosi
viene utilizzato un linguaggio
specifico e “scientifico”
per descrivere quei problemi
che precedentemente erano stati
descritti da differenti attori
(l’insegnante, i genitori, lo
studente, il pediatra …) in vari
modi e con diversi linguaggi.
La diagnosi di DSA invita a considerare che l’insorgenza dei problemi di
apprendimento va ricercata in elementi costituzionali e neurobiologici.
Una diagnosi che definisce l’eziologia in fattori ereditari e costituzionali
“allegerisce” i famigliari e sgombra il campo dalla ricerca di cause che si
collocano nell’ ambito degli aspetti morali, relazionali o ambientali.
Nello stesso tempo suggerisce che nella storia
dell’individuo o della famiglia si possono trovare altre tracce del disturbo o i
segnali di un particolare funzionamento neuropsicologico:
la famiglia inizia a riflettere sugli aspetti di
familiarità dei disturbi.
Possiamo osservare nei famigliari differenti atteggiamenti:
• Rifiuto: “ non è possibile che queste difficoltà
possano aver radice nelle nostre famiglie”,
• Incredulità : “non avrei mai pensato che fosse possibile”
• Curiosità: “voglio proprio capire se è capitato a qualcuno di noi”
• Scoperta: “adesso capisco perché anch’io non ho mai letto volentieri”
• Rinforzo dell’appartenenza: “ siamo così simili…”
 ridescrizione della storia della famiglia e dei suoi membri
La nuova narrativa sarà
maggiormente terapeutica
e favorirà un migliore e positivo percorso evolutivo
tanto più sarà possibile individuare nella famiglia
storie di successo, di automotivazione,
di miglioramento e di superamento delle difficoltà.
Che cosa accade, di norma, quando una
famiglia deve fare i conti con un
“malfunzionamento” in un figlio?
• affrontare lo stress provocato dalla diagnosi e
dagli accertamenti ad essa connessi
• riorganizzare alcune abitudini famigliari a favore
del bambino
La famiglia è chiamata ad elaborare una situazione difficile
e questo richiede tempo ed energie.
1) Nella prima fase dopo la diagnosi si può assistere a sentimenti e a
comportamenti che segnalano ansia, incredulità, rifiuto e preoccupazione per
il futuro ma anche sollievo quando si
temeva una diagnosi più negativa (es. un ritardo di sviluppo).
2) In seguito comunemente si assiste ad una lotta al disturbo che assorbe
molte energie, talvolta alla ricerca di soluzioni immediate.
3) Più avanti si potranno assistere fasi alterne tra miglioramenti (che
aumentano il senso di competenza e rinforzano l’autostima ) e stasi (
che talvolta abbattono e inducono sentimenti di sfiducia).
4) Infine prevale il venire a patti con le caratteristiche del disturbo
e con le limitazioni ad esse connesse.
Ne consegue un processo di accettazione e una riorganizzazione che
coinvolge il mondo cognitivo, emotivo e quello delle azioni di tutta la famiglia.
In questa fase avviene la presa di coscienza che la diagnosi e l’eventuale
riabilitazione non servono per “guarire”
ma aiutano a conoscere ed arricchire i percorsi di funzionamento.
Si riconoscono e si valorizzano maggiormente le aree di competenza e di
eccellenza non solo perché “terapeutiche”
ma per il valore intrinseco che assumono per la persona.
Naturalmente le fasi descritte non necessariamente si
presentano in sequenza e spesso alcuni
atteggiamenti presenti e superati in una fase del ciclo di vita
si ripropongono in una fase successiva.
La famiglia deve individuare
quei fattori interni ed esterni che
permettono di ridurre gli
elementi di vulnerabilità
superando le difficoltà.
aumentare la
capacità di “resilienza”
“la capacità di un materiale di resistere
ad urti senza spezzarsi”