Esperimentazioni di Fisica 3 LA LINEA DI TRASMISSIONE M. De Vincenzi Dipartimento di Fisica, Università di Roma Tre 5 ottobre 2011 1 Introduzione alla trasmissione dei segnali La schematizzazione e i metodi risolutivi dei circuiti formati da singoli componenti sono valide fino a quando le dimensioni lineari dei componenti possano essere considerate piccole rispetto alla lunghezza d’onda del campo elettromagnetico presente all’interno del componente stesso. In altre parole il campo elettromagnetico all’interno di ogni componente circuitale si deve poter considerare costante all’interno della sua dimensione geometrica. Quando è verificata questa condizione si parla di circuiti a costanti concentrate. Al crescere della frequenza del segnale la sua lunghezza d’onda diminuisce e se diviene confrontabile con le dimensioni dei componenti, la condizione che definisce i circuiti a costanti concentrate, non è più verificata; in questo caso si parla di circuiti a costanti distribuite che richiedono di sviluppare un apposito metodo di analisi. Consideriamo ad esempio, un segnale sinusoidale di frequenza ν = 300M Hz, supponendo che si propaghi alla velocità della luce c, la sua lunghezza d’onda è λ = c/ν ∼ 1m e la distanza che separa la sua ampiezza massima da quella minima è λ/4 = 25 cm. Se il circuito nel quale si propaga questo segnale ha una dimensione confrontabile con λ ci troviamo nella situazione di un circuito a costanti distribuite. In elettronica è spesso necessario collegare tra loro circuiti fisicamente separati (fino a distanze di chilometri) per permettere lo scambio di informazioni (segnali). Un esempio molto comune di tali collegamenti è fornito dagli impianti domestici di ricezione televisiva. L’impianto televisivo consisite in un antenna, dispositivo che, potremo pensare, generi il segnale1 e da un circuito che riceve, amplifica e decodifica questo segnale: il televisore. La distanza tipica tra antenna e televisore è 1 Più correttamente l’antenna seleziona segnali particolari tra quelli presenti nell’etere e li trasferisce ai suoi terminali d’uscita. Nella maggior parte delle trasmissioni, il segnale televisivo è in un intervallo di frequenze detto “Ultra High Frequency ” (UHF), sigla internazionale per indicare l’intervallo di frequenze 0.3 ÷ 3 GHz, (λ = 1 ÷ 0.1m) 1 i(x,t) i(x+dx,t) Rdx v(x,t) Ldx Cdx gdx v(x+dx,t) dx Figura 1: Schematizzazione di un elemento di linea di trasmissione. qualche decina di metri e questi due circuiti vengono connessi tra loro tramite un terzo circuito, comunemente noto come cavo di antenna TV, che ha lo scopo di trasmettere il segnale captato dall’antenna al televisore senza deformare il segnale. Confrontando l’ordine di grandezza della lunghezza del cavo d’antenna TV (' 10 m) con quello della lunghezza d’onda dei segnali televisivi (' 1 m), deduciamo che all’interno del cavo il campo e.m. non è costante e dovremo schematizzare il comportamento del cavo con un’apposita metodologia di analisi, adatta ai circuiti a costanti distribuite, che verrà esposta nei prossimi paragrafi. 2 Linee di Trasmissione I circuiti con i quali si trasportano i segnali elettrici prendono il nome di linee di trasmissione. Le linee di trasmissione sono l’insieme di due conduttori per i quali una delle dimensioni spaziali sia molto maggiore delle altre due e la cui sezione normale alla dimensione maggiore, sia costante in forma e dimensioni. Affinchè si possa parlare di linea di trasmissione i due conduttori devono essere in condizioni di induzione elettrostatica completa e non vi deve essere flusso del campo di induzione magnetica disperso. Esempi di linee di trasmissione sono 1) due fili che corrono paralleli tra di loro a distanza costante, 2) due conduttori cilindrici coassiali di raggio differente, 3) un filo o una sbarretta che corre parallelo ad un piano di massa, eccetera (vedi ad esempio la figura 2). 2.1 Schematizzazione della linea di trasmissione Per analizzare quantitativamente il comportamento di una linea di trasmissione è stato elaborato un modello nel quale un elemento infinitesimo dx di una linea è schematizzato da un insieme di componenti a costanti concentrate come mostrato in figura 1). In questa schematizzazione, la linea di trasmissione è un circuito passivo formato da componenti (resistenze, induttanze e capacità) distribuite lungo l’intera lunghezza della linea ed è caratterizzato dai seguenti quattro parametri fondamentali: 1. la resistenza per unità di lunghezza R , che rappresenta la resistenza ohmica del filo con cui è fatta la linea. 2 2. l’induttanza per unità di lunghezza L, che dipende (tranne casi particolari) soltanto dalla geometria della linea. 3. la capacità (detta di shunt) per unità di lunghezza C, che dipende dalla geometria della linea e dalla costante dielettrica dell’isolatore che separa i due conduttori che formano la linea. 4. La conduttanza per unità di lunghezza g, che tiene conto delle perdite del dielettrico. Applicando le leggi di Kirchhoff all’elemento di linea rappresentato nella figura 1 otteniamo le seguenti equazioni: ∂i ∂v dx = Rdx i + Ldx v− v+ ∂x ∂t ∂v ∂ ∂v ∂i dx + v + dx gdx + Cdx v+ dx i = i+ ∂x ∂x ∂t ∂x semplificando e trascurando i differenziali di secondo ordine si ottiene − ∂v ∂i = Ri + L ∂x ∂t (1) − ∂i ∂v = gv + C ∂x ∂t (2) Risolvendo questo sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali e aggiungendo le condizioni al contorno, siamo in grado di calcolare la tensione e la corrente in funzione della coordinata x lungo la linea e del tempo t. Scriviamo ora un’equazione nella quale appaia solo la tensione v(x, t). Allo scopo deriviamo le equazioni precedenti, la prima rispetto a x e la seconda rispetto a t; cosı̀ facendo si può eliminiare il termine di derivata mista ∂ 2 i/∂t∂x: LC ∂2v ∂2v ∂v − + (gL + RC) + gRv = 0 ∂t2 ∂x2 ∂t (3) (si lascia come esercizio ricavare l’equazione analoga alla (3) nella quale compaia unicamente la corrente i(x, t)). Questa equazione è nota come equazione dei telegrafisti, in quanto descrive la trasmissione dei segnali attraverso i conduttori che venivano usati nei telegrafi a filo. Se ci si limita al caso di linee prive di perdite, ovvero con resistenza del cavo trascurabile (R = 0) e senza perdite nel dielettrico (g = 0), la (3) si semplifica nella: LC ∂2v ∂2v − =0 2 ∂t ∂x2 (4) che è la nota equazione che descrive propagazione delle onde in una dimensione. La velocità u, di propagazione dell’onda è data da: u= √ 3 1 LC Si ricorda che la soluzione della (4) è: Ff (x − ut) + Fb (x + ut) (5) dove con Ff eFb si indicano due funzioni qualsiasi (purché derivabili fino al secondo ordine). E’ facile convincenrsi che Ff e Fb rappresentano dei segnali che si propagano rispettivamente nella direzione positiva e in quella negativa delle x Quindi possiamo concludere che la linea di trasmissione ideale (R = g = 0) permette la propagazione di segnali di tensione (di corrente) √ senza introdurre deformazione della forma del segnale, con una velocità u = 1/ LC. 3 Soluzione dell’equazione dei telegrafisti Torniamo ora alla soluzione generale del sistema di equazioni che porta all’equazione dei telegrafisti. Per la soluzione utilizziamo il metodo della trasformata di Fourier che, in pratica, equivale ad inviare in ingresso alla linea un segnale sinusoidale di pulsazione ω. Ponendo v(x, t) = V (x) exp(jωt), le equazioni (1) e (2) divengono dV − dx = (R + jωL)I = Zo I − dI = (g + jωC)V = Y V o dx (6) dove V = V (x) e I = I(x) sono la tensione la corrente complesse, e sono state introdotte le quantità Zo e Y0 dette rispettivamente impedenza complessa, e ammettenza complessa per unità di lunghezza della linea. Si noti che Zo 6= Yo−1 . Derivando rispetto ad x le (6) si arriva, con facili passaggi alle relazioni seguenti: d2 V dx2 d2 I dx2 = Zo Yo V (7) = Zo Yo I (8) Le equazioni (7) e (8) sono un’altra forma con cui si può scrivere l’equazione dei telegrafisti quando si cerchino soluzioni di tipo armonico. Nelle (7) e (8) tensione e corrente compaiono in modo completamete simmetrico, quindi sarà sufficiente ottenere la soluzione per la tensione o per la corrente. Per la tensione la soluzione generale dell’equazione differenziale (7) è V (x) = Vf e−γx + Vb eγx (9) dove la costante γ, detta costante di propagazione della linea, vale: γ= p p Zo Yo = (R + jωL)(g + jωC), 4 (10) e Vf e Vb sono costanti di integrazione complesse che hanno dimensioni di una tensione. Possiamo ora ricavare l’espressione per la corrente dalla (6) I=− 1 dV = Zo dx r Yo (Vf e−γx − Vb eγx ) Zo Definendo l’impedenza caratteristica della linea come r Zc = la corrente I si scrive come: I= Zo = Yo s R + jωL g + jωC (11) Vf −γx Vb γx e − e Zc Zc (12) Separando γ in parte reale e parte immaginaria, γ = α + jβ, si ottiene l’andamento nello spazio e nel tempo della tensione e della corrente v(x, t) = Vf e−αx ej(ωt−βx) + Vb eαx ej(ωt+βx) i(x, t) = Vb αx j(ωt+βx+φ) Vf −αx j(ωt−βx+φ) e e − e e |Zc | |Zc | (13) (14) Nella (13) riconosciamo un onda progressiva (ej(ωt−βx) ), ovvero diretta nella direzione positiva delle x, di ampiezza Vf modulata da un esponenziale decrescente (e−αx ), ed un onda regressiva (ej(ωt+βx) ), ovvero diretta nella direzione negativa delle x, di ampiezza Vb , modulata da un esponenziale crescente(eαx ). I suffissi f e b stanno ad indicare i termini inglesi forward e backward che ricordano la direzione dell’onda. La corrente che passa nella linea in funzione del tempo e della posizione è data dalla (14); si noti che il segnale di corrente risulta proporzionale alla tensione soltanto per il singolo modo di propagazione. 3.1 Linea priva di perdite Nella definizione dell’impedenza caratteristica Zc , se R = g = 0, ovvero se la linea non ha perdite ohmiche, oppure se stiamo considerando una frequenza ω sufficientemente elevata per cui R ωL e g ωC allora: r Zc = Zo = Yo s R + jωL → g + jωC r L C (15) In questa condizione l’impedenza caratteristica subisce due importanti semplificazioni che caratterizzano il funzionamento usuale di una linea di trasmissione: 1. Zc diviene reale e quindi lo sfasamento tra corrente e tensione risulta nullo, come accade con le resistenze. 5 2. Zc risulta indipendente da ω e ciò permette la propagazione di segnali non sinusoidali nella linea senza deformazione. La condizione che si esplora (R e g nulli o trascurabilmente piccoli) porta ad una importante semplificazione anche per γ, che per R → 0 e g → 0 si riduce a: γ= p √ (R + jωL)(g + jωC) → jω LC (16) γ è completamente immaginario e coincide con jβ; essendo β legato alla velocità di propagazione dell’onda, (β = ω/u), otteniamo nuovamente la, già nota, velocità di propagazione del segnale: u= √ 1 LC (17) La relazione (17) sembra legare la velocità di propagazione delle onde nella linea anche alle caratteristiche geometriche della stessa linea. Tuttavia, si può dimostrare che se L e C sono indipendenti da x, la velocità di propagazione dell’onda dipende soltanto dalle caratteristiche elettromagnetiche del mezzo in cui l’onda si propaga, ovvero: u= √ 1 1 c =√ '√ µ LC (18) dove c è la velocità della luce nel vuoto e, per l’ultima eguaglianza, si è fatto uso dell’osservazione che generalmente nella costruzione di linee di trasmissione non si usano materiali ferromagnetici, per cui si ha µr ' 1. 3.2 Parametri delle linee di trasmissione Linee di trasmissione comuni sono: i) quelle realizzate tramite due fili di diametro d paralleli e posti ad una distanza D, ii) quelle realizzate tramite due conduttori cilindrici coassiali di raggi a (interno) e b (esterno) (cavo coassiale) iii) quelle realizzate da una striscia conduttrice di larghezza w, posta a distanza δ dal piano di massa e iv) quelle realizzate da un filo di diametro d che corre a distanza δ parallelamente al piano di massa (vedi figura 2). a) 11111 00000 00000 11111 111111 000000 000000 111111 b) c) 11111 00000 00000 11111 00000 11111 00000 11111 00000 11111 00000 11111 d) Figura 2: Sezioni delle linee di trasmissione più comuni. a) linea bifilare; b) sriscia (strip) su piano di massa; c) filo su piano di massa; d) cavo cavo coassiale. La forma più diffusa delle linee di trasmissione è il cavo coassiale che ha una capacità 6 Tabella 1: Parametri di alcune linee di trasmissione Parametri L C Coppia di fili µ ln D/d π π/ ln D/d per unità di lunghezza pari a: C = r o Cavo cossiale µ ln b/a 2π 2π/ ln b/a 2π ln D/d Striscia µδ/w w/δ (19) dove D e d sono rispettivamente il diametro del conduttore cavo esterno ed il diametro del filo più interno. Dalla relazione (18) ricaviamo facilmente l’induttanza per unità di lunghezza della linea come: L = µ ln D/d 1 =µ C 2π Nella tabella 3.2 sono riportati i valori dei parametri che caratterizzano le linee (ideali) sopra descritte. Nota la capacità per unità di lunghezza di una configuazione di conduttori formanti una linea, l’induttanza per unità di lunghezza è ottenibile anche dalla relazione che lega la velocità alle caratteristiche del mezzo della linea. I valori della impedenza caratteristica ottenibili con linee reali sono compresi nell’intervallo 10–200Ω 3.3 Riflessioni nelle linee di trasmissione In questo paragrafo volgliamo studiare come si comporta una linea di trasmissione di lunghezza finita l quando viene chiusa su un carico che per semplicità considereremo resistivo (vedi figura 3 ). La soluzione generale per la trasmissione di un segnale attraverso una linea di trasmissione ideale è formata dalla somma di due onde: una progressive, ovvero che si propaga nella direzione positiva delle x, l’altra regressiva, ovvero che si propaga nella direzione negativa delle x: v= vf + vb (20) i= (vf − vb )/Rc (21) Supponiamo ora di connettere un generatore di gradino di tensione V ed impedenza interna Rg ad una linea di lunghezza l chiusa su una resistenza R (vedi la figura 3) All’istante t = 0 la linea (ideale) si comporta come una resistenza di valore Rc . Per cui ai suoi terminali d’ingresso appare una tensione vf = Rc V Rc + Rg 7 (22) Rg V R Rc l Figura 3: Linea di trasmissione chiusa su un carico R La corrente che scorre dentro la linea è data dal rapporto tra la tensione dell’onda progressiva con il valore della resistenza caratteristica if = Vf /Rc . Il fronte d’onda si propaga nella √ √ linea con velocità u = 1/ LC e dopo un tempo l LC raggiunge la terminazione della linea. Qui è presente una discontinuità rappresentata dalla resistenza di carico della linea R. Affichè siano rispettate sia la legge di Ohm sulla resistenza di terminazione della linea, sia l’equazione differenziale di propagazione, si deve trovare una combinazione di onde dirette (vf ) e riflesse (vb ), tali che sia valida la legge di Ohm sulla resistenza di terminazione: R= vf + v b (vf − vb )/Rc (23) Esprimiamo l’ampiezza (vb ) dell’onda riflessa come una frazione di quella dell’onda incidente ponendo vb = ρvf , dove è stato introdotto il parametro ρ detto coefficiente di riflessione. Con facili passaggi si ottiene la seguente espressione del coefficiente di riflessione: ρ= R − Rc R + Rc (24) Sono notevoli i casi : • R = ∞: Linea aperta in questo caso ρ = 1, l’onda progressiva viene riflessa con lo stesso segno ed ampiezza. • R = 0: Linea in corto in questo caso ρ = −1, l’onda progressiva viene riflessa con la stessa ampiezza ma con segno opposto. • R = Rc : Linea adattata in questo caso ρ = 0, non si ha quindi nessuna riflessione e la linea terminata sulla sua impedenza caratteristica è equivalente ad una linea infinita. 3.4 Linea in corto circuito e linea aperta Si consideri un circuito come quello di figura 3 con R = 0. Si supponga che V sia un gradino V (t) = V0 θ(t). Come si presenta il segnale all’ingresso della linea? Quello che succede è schematizzabile come segue: al tempo t = 0 il segnale inizia a propagarsi nella linea (supposta priva di perdite), al tempo t = l/u il segnale arriva alla terminazione dove R = 0 8 Linea aperta Linea in corto V V t t Figura 4: Segnali in ingresso ad una linea aperta e ad una linea in corto sollecitata da un gradino di tensione ρ ρ f b 4t d v v5 = ρ b 4 v4 = ρ 2t d v v3 = ρ b 2 v2 = ρ f v3 5td 3td f v1 td v1 t=0 x=0 x=l Figura 5: Diagramma utile al calcolo dell’ampiezza dei segnali che percorrono una linea non adattata ad entrambe le estremità. e quindi ρ = −1; ne consegue che si genera un’onda riflessa (regressiva ovvero che si propaga nella direzione negativa delle coordinate) di ampiezza uguale ed opposta a quella incidente, e dopo un tempo pari a t = 2l/u questa onda torna all’ingresso della linea. L’ampiezza del gradino incidente vale: Vf = V0 Rc Rc + Rg per t < 2l/u, per t > 2l/u all’onda diretta si somma algebricamente l’onda riflessa di ampiezza Vb = −Vf che azzera l’onda incidente. Nel caso in cui la linea sia aperta (R = ∞) si ottiene ρ = +1 e si può ripetere lo stesso ragionamento seguito per la linea in corto circuito, con la differenza che alla fine Vb = +Vf e l’onda riflessa si aggiunge a quella diretta. Si noti che fino all’istante t = 2l/u il segnale all’ingresso della linea è uguale nei due casi: linea in corto e linea aperta. Gli andamenti temporali della tensione all’ingresso della linea sono mostrati per i due casi considerati nella figura 4 9 v v x=l x=0 2 4 6 8 10 12 2 t/td 4 6 8 10 12 Figura 6: Andamento dei segnali in ingresso ed in uscita per una linea disadattata ad entrambe le estremità e sollecitata da un impulso a gradino. In ingresso la linea è chiusa su Rc /3 e il coefficiente di riflessione è ρb = −1/2, in uscita la linea è aperta e il coefficiente di riflessione è ρf = 1. 3.5 Riflessioni Multiple Nel caso che la linea non sia adattata ad entrambe le estremità, si verifica il fenomeno delle riflessioni multiple. Esaminiamo quanto già descritto nel paragrafo precedente supponendo che la resistenza del generatore sia differente da quella caratteristica della linea Rg 6= Rc e che la linea sia chiusa su un carico R. Quindi le onde progressive che raggiungono il carico R saranno riflesse con un coefficiente di riflessione ρf = (R + Rc )/(R − Rc ), mentre le onde regressive saranno riflesse con un coefficiente di riflessione ρb = (Rg + Rc )/(Rg − Rc ). Supponiamo che il generatore generi un gradino di tensione v(t) = V0 θ(t); non è difficile verificare che l’ampiezza del segnale che si propaga nella linea è V1 = V0 Rc /(Rg + Rc ). Di questo segnale, una volta raggiunta la terminazione della linea, ne verrà riflessa una frazione ρf ; il segnale regressivo di ampiezza V2 = ρf V1 , una volta ritornato all’ingresso della linea, verrà a sua volta riflesso dando luogo a un’onda progressiva di ampiezza ρb V2 , che si andra a sommare al segnale già presente. Nella figura 5 è rappresentato un diagramma utile alla per il calcolo dell’ampiezza di segnali che si riflettono alle estremità di una linea non adattata ad entrambe le estremità. Il fenomeno, nel caso di linee ideali non dissipative, continua nel modo descritto all’infinito. Un esempio del fenomeno delle riflessioni multiple è mostrato nella figura 6. 4 Attenuazione del segnale nella linea Nel caso in cui i termini dissipativi (R e g ) non possano essere trascurati, la parte reale del coefficiente di propagazione γ (si veda la 10) sarà responsabile dell’attenuazione del segnale mentre quest’ultimo si propaga lungo la linea. Possiamo ottenere per γ delle espressioni semplificate nel limite di frequenza che tende all’infinito2 e nel limite di frequenza che tende 2 Il comportamento asintotico che si cerca inizierà quando saranno verificate entrambe le seguenti condizioni: ω R/L e ω g/C. 10 t/td a zero3 . √ Per ω → ∞, mettendo in evidenza jω LC ovvero l’espressione che si ottiene per una linea priva di perdite, si ha: γ= p √ (R + jωL)(g + jωC) = jω LC s R 1+ jωL 1+ g jωC utilizzando l’espansione di Taylor della radice ed arrestandosi al primo ordine si ha: √ √ 1 R 1 R g γ ' jω LC 1 − j + = jω LC + + gRc = 2 ωL ωC 2 Rc Per ω → 0, γ= p (R + jωL)(g + jωC) −→ p Rg (25) L’ultimo termine nella (25), quello reale, rappresenta l’effetto dell’attenuazione del segnale lungo la linea dovuto alla presenza di effetti dissipativi nella linea. Si noti che il coefficiente di attenuazione dato dalla (25) è indipendente dalla frequenza. Attenuazione in una linea in corto circuito. In questo paragrafo mostriamo come si possa stimare il parametro di attenuazione α di una linea di trasmissione. Allo scopo alimentiamo la linea con un segnale a gradino di ampiezza Vo generato da un alimentatore cui impedenza interna sia uguale all’impedenza caratteristica della linea Rg = Rc . La linea considerata sia di lunghezza l e in corto circuito all’estremità opposta a quella del generatore ( vedi la figura 3 ponendo Rg = Rc e R = 0). Al tempo t = 0, come abbiamo già visto, l’ampiezza del segnale in ingresso alla linea è Vo /2. Dopo un tempo pari a 2l/u il segnale torna all’ingresso della linea invertito (in quanto ρ = −1) e di ampiezza attenuata di un fattore e−2lα . Indicando con nVin la tensione misurata all’ingresso della linea avremo quindi: Vin = Vo (1 − e−2αl ) ' Vo αl 2 dove l’ultima relazione è stata ottenuta sviluppando in serie l’esponenziale. Se indichiamo con il valore della tensione misurata in ingresso alla linea per tempi maggiori di 2l/u, siamo in grado di valutare il parametro α. Infatti, con semplici calcoli, si ottiene: α= Vo l 3 Il comportamento asintotico che si cerca inizierà quando saranno verificate entrambe le seguenti condizioni: ω R/L e ω g/C. 11 5 Linea in regime sinusoidale Consideriamo una linea di lunghezza l connessa a un generatore sinusoidale di pulsazione ω che supponiamo avere un’impedenza d’uscita pari all’impedenza caratteristica della linea. Se l’estremità della linea, opposta a quella del generatore, è chiusa su un carico di impedenza ZL , il coefficiente di riflessione vale ρ = (ZL − Rc )/(ZL + Rc ). Calcoliamo l’impedenza in ingresso della linea in questa condizione. Si ricordi che l’impedenza d’ingresso è data dal rapporto tra la tensione presente all’ingresso e la corrente d’ingresso. Avendo supposto che l’impedenza di uscita del generatore sia pari all’impedenza caratteristica della linea, ne segue che il coefficiente di riflessione per segnali che arrivano all’ingresso della linea è nullo. Possiamo quindi affermare che l’ampiezza del segnale in ingresso è data dalla somma dell’onda diretta più quella riflessa: vin (x, t) = vf ejωt + vb ejωt−γ2l ponendo vb = ρvf . vin (x, t) = vf (ejωt + ρ ejωt−γ2l ) (26) Dalla (??) possiamo ottenere la corrente d’ingresso la cui espressione è: iin (x, t) = [vf (ejωt − ρ ejωt−γ2l )]/Rc (27) Per cui l’impedenza d’ingresso vale: Zin = Rc 1 + ρ eγ2l 1 − ρ eγ2l (28) Se la linea può essere considerata ideale, allora per la (16), γ è puramente immaginario √ e coincide con jβ = jω LC. In questa ipotesi, usando la la relazione di Eulero, si può scrivere: Zin = Rc ZL + jRc tan βl Rc + jZL tan βl L’espressione precedente si semplifica ulteriormente supponendo che la linea sia in corto circuito, ovvero ZL = 0; in questa condizione la sua impedenza di ingresso vale Zin = jRc tan βl (29) L’andamento del rapporto tra il modulo dell’impedenza Zin e l’impedenza caratteristica √ della linea in funzione della pulsazione moltiplicata per LC è mostrato nella figura 7. Si noti che, in condizioni ideali, questa impedenza varia tra 0 e ∞. Tale proprietà può essere verificata in un esperienza di laboratorio misurando l’andamento della tensione di ingresso in funzione della frequenza in una linea adattata in ingresso e in corto circuito nell’altra 12 Figura 7: Andamento con la frequenza angolare dell’impedenza di ingresso di una linea in corto circuito. estremità. 13 Problemi 1.Si calcoli il ritardo di un segnale di 100 M Hz trasmesso mediante una linea di trasmissione uniforme di lunghezza 10 m. Le proprietà sono tali che la lunghezza d’onda del segnale nella linea risulta essere 1 m. [R.10−8 s] 2. Per ottenere impulsi brevi, dell’ordine della decina di nanosecondi, ed alta tensione (dell’ordine delle centinaia di kV ) si può usare il dispositivo, detto Blumlein schematizzato nella figura 8. Il HV Zo Zo 2Zo 2Zo SG Figura 8: Schema della Blumlein per la generazione di impulsi brevi ed ad alta tensione dispositivo consiste di due conduttori affacciati in modo da formare una linea di impedenza caratteristica 2Zo . Per una frazione della linea è inserito, tra i due, un terzo conduttore in modo da formare una linea di impedenza Zo . L’elettrodo centrale viene caricato alla tensione V , quindi, tramite un dispositivo detto spark–gap comandata viene chiuso l’interruttore SG. Spiegare il funzionamento del circuito. 3. Fino agli anni 70 era di uso comune nei laboratori l’impulsatore a relais di vapori di mercurio. Lo schema di questo impulsatore, che permetteva di raggiungere tempi di salita migliori del nanosecondo, è mostrato in figura 9. Spiegare il funzionamento del circuito tenendo conto che il relais a contatti bagnati nel mercurio è un interruttore che può essere considerato ideale. Relais Rg V Rc utilizzo l Figura 9: Schema dell’impulsatore a relais a contatti bagnati nel mercurio 4. Un modo per ottenere impulsi di breve durata, a partire de un generatore di tensione a gradino, è mostrato nella figura 10. Spiegare il funzionamento del circuito R utlizzo Rg V l Figura 10: Generatore di impulsi brevi 5. In una casa arriva un unico cavo di antenna TV (Zc = 75Ω) che deve servire due televisori lontani tra loro. Gli apparecchi televisivi hanno un’impedenza d’ingresso di 75Ω e vanno collegati con un cavo a 75 Ω. Come si deve effettuare il collegamento per evitare che nella connessione non vi siano riflessioni, avendo a disposizione solo dei resistori? 14