MALATTIA ULCEROSA PEPTICA Argomento di oggi è la malattia ulcerosa peptica. La definizione è un po’ diversa da quella di ulcera gastrica e ulcera duodenale perché ho preferito inglobare sotto questo nome due patologie, quella gastrica e quella duodenale, che riconoscono un comune denominatore che è quello della presenza di una problematica a livello gastroenterico. Cominciamo con la definizione di ulcera: un’ulcera, in senso lato, rappresenta una perdita di sostanza secondaria a processi necrotici di vario genere, che può interessare la cute o le mucose. La formazione di un ulcera presuppone la distruzione del rivestimento epiteliale e un possibile approfondimento di questa lesione dei piani più profondi al rivestimento epiteliale. La cosa tipica dell’ulcera è che ha una scarsissima tendenza alla guarigione. Voi avete sicuramente sentito parlare di un’ulcera trofica, come ad esempio quella da decubito presente in pazienti diabetici o vasculopatici, dove la tendenza alla guarigione è pressoché nulla. Altro esempio invece è quello di un ulcera localizzata a livello dello stomaco. In particolare che cos è l’ulcera peptica? L’ulcera peptica è un tipo di ulcera che si localizza a livello del canale alimentare, che si può estendere sino alla sottomucosa o addirittura interessare anche gli strati più profondi. La differenza tra ulcera ed erosione è legata alla profondità dell’interessamento della parete gastrico-duodenale. Difatti nelle erosioni le alterazioni di tipo necrotico, l’insulto sulle pareti intestinale e gastrica avviene in maniera molto più superficiale, mentre le ulcere si localizzano solamente alla mucosa e si estendono sino alla muscolaris mucosae. In un quadro endoscopico è possibile notare la presenza di un’ulcera gastrica in cui è evidente una lesione quasi a scodella che interessa i piani non solo della mucosa ma anche quelli più profondi; mentre in quest’altra immagine è possibile notare delle zone un po’ iperemiche ben localizzate in questo caso nel duodeno che ci indicano la presenza di erosioni che più facilmente vanno incontro a guarigione spontanea o aiutata dai farmaci che noi somministreremo. L’ulcera peptica presenta delle variazioni: le dimensioni, può variare da pochi millimetri fino a raggiungere svariati centimetri in alcuni casi; l’interessamento dei vari strati della parete dello stomaco o del duodeno, quindi può interessare inizialmente la mucosa e poi addentrarsi nella sottomucosa e superarla, andando ad attaccare la muscolaris o addirittura ledere anche la sierosa. Capite che in questo caso andiamo incontro ad una complicanza, perché l’erosione della sierosa gastrica porterà ad una perforazione del viscere con il passaggio del materiale contenuto a livello gastrico all’esterno, provocando una peritonite, e quindi si delinea un quadro molto grave che richiede un intervento chirurgico d’urgenza; la localizzazione, può essere localizzata a livello del duodeno, dello stomaco e queste sono le localizzazioni più frequenti. Ma ci sono delle localizzazioni più rare solitamente associate ad altre malattie in corso oppure in situazioni che noi creiamo per esempio quando facciamo un intervento e suturiamo poi con una gastroenterostomia la mucosa gastrica, quindi lo stomaco, ad un tratto intestinale che non è abituato anatomicamente a ricevere questo insulto acido da parte del contenuto gastrico: in questa sede proprio nella sede della gastroenterostomia per l’anastomosi tra lo stomaco e l’intestino si può sviluppare un’ulcera. Però sono sempre patologie di raro riscontro, mentre la localizzazione più frequente è quella allo stomaco o al duodeno. Quando ci troviamo di fronte ad un’ulcera gastrica vi è una evidente alterazione di quelle che sono le normali pliche gastriche che ad un certo punto vengono interrotte dalla presenza di questa scodella, diciamo così, in cui la mucosa è stata distrutta dall’interessamento della patologia verso gli strati più profondi. CENNI ANATOMICI Adesso facciamo un rapidissimo ricordo anatomico. Lo stomaco è costituito da diverse porzioni con delle caratteristiche ben precise dal punto di vista secernente: abbiamo il fondo dello stomaco, il corpo, la regione antro-pilorica e poi il duodeno. Vi metto in evidenza la visione che si ha con l’endoscopio del fondo dello stomaco grazie al passaggio dello strumento attraverso il cardias, perché per poter vedere questa zona del fondo l’endoscopista deve passare attraverso il cardias, poi ribaltare lo strumento su se stesso e guardare verso l’alto. Questo consente di valutare l’integrità del cardias e l’eventuale presenza di alterazioni, come nel caso di un’ernia iatale o di una incontinenza cardiale in cui la mucosa del cardias verrebbe ad essere allontanata dallo strumento stesso e si avrebbe un’immagine in cui lo strumento, come dicono gli endoscopisti, si muove a batacchio di campana; al contrario fisiologicamente lo strumento è circondato dal cardias, il che significa che il cardias è continente e non consente il reflusso. Un’altra immagine che l’endoscopista ha quando si pone in questa posizione è quella del piloro che solitamente, nelle fasi in cui è chiuso, è limitato da un piccolissimo orifizio o addirittura si vede soltanto confluire la mucosa in un piccolo puntino. L’endoscopista difatti deve aspettare che fenomeni di peristalsi consentano l’apertura del piloro per poter passare nel duodeno. Una volta arrivati nel duodeno le pliche appaiono disposte in maniera più ordinata, ad andamento semicircolare rispetto al viscere e alle pliche presenti a livello dello stomaco. Le funzioni dello stomaco sono molteplici: è un serbatoio, è adibito al rimescolamento del cibo ingerito in maniera tale da cominciare la prima fase digestiva ed inoltre svolge delle attività parallele ma non tipicamente digestive, quali l’assorbimento della vitamina B12. La struttura caratteristica della mucosa gastrica è la presenza delle ghiandole gastriche che hanno una peculiarità, che è quella di secernere diversi tipi di sostanze. Le cellule principali secernono: il pepsinogeno, che poi verrà trasformato in pepsina cioè un enzima che riesce ad iniziare la fase digestiva già a livello dello stomaco, che verrà attivato a pepsina dall’acido cloridrico, responsabile dell’acidità gastrica ; la rennina; HCl insieme al fattore intrinseco di Castle da parte delle cellule parietale. Vedete che ogni parte della ghiandola ha una sua peculiarità di secrezione che può essere di semplice formazione di acido cloridrico, di enzimi come il pepsinogeno o addirittura di ormoni come gastrina, somatostatina, serotonina, istamina, ecc… che entrano in un complesso di regolazione più ampio di quella che è l’attività motoria e funzionale dell’apparato digerente. A livello del colletto è tipica la secrezione di muco, questo ve lo sottolineo perché ha una importanza notevole nell’ambito dell’ulcera gastrica come vedremo più avanti. La funzione delle cellule gastriche è quella di feedback per quanto riguarda la produzione di istamina, di gastrina e della somatostatina: questo è anche importante perché spiega il motivo per cui, in alcuni casi, si ha più facilmente la formazione di un’ulcera gastrica o anche di un’erosione. Il duodeno ha un’attività anche molto importante certamente non di serbatoio, ma a livello duodenale cominciano ad espletarsi quelle che sono le funzioni di separazione dei macroelementi che noi ingeriamo in microelementi che poi verranno assorbiti. Quindi ci sarà la soluzione di coniugati acidi e intestinali, della bile, del succo pancreatico che cominceranno a digerire e a ridurre in microelementi il cibo che noi ingeriamo. Un’altra funzione del duodeno è quella della produzione di alcuni ormoni che servono appunto nella motilità o in altre attività dell’apparato gastro-enterico. Anche a livello duodenale inizia la digestione e l’assorbimento di alcuni dei fattori principali: voi sapete che non conviene mai bere alcol a digiuno perché il passaggio immediato dell’alcol a livello del piccolo intestino, del duodeno e del digiuno è seguito da un rapidissimo assorbimento e quindi il passaggio in circolo di una grossa quantità di alcol che chiaramente comporta delle alterazioni più o meno piacevoli, sicuramente non piacevoli per la guida, allora si consiglia sempre di ingerire qualcosa prima di bere alcol, in maniera tale da far chiudere il piloro, evitare che l’alcol ingerito possa essere assorbito in maniera rapida a livello gastrico, quindi un assorbimento ridotto nel tempo rispetto che nel duodeno, e quindi il picco di alcolemia si alza con più gradualità; se invece l’alcol viene ingerito a digiuno il piloro rimane pervio, l’alcol passa subito e questo è un altro motivo per cui prima di ingerire dei crostacei o dei pesci o dei molluschi crudi è bene ingerire piccole quantità di pane o comunque qualcosa per chiudere il piloro, così la secrezione gastrica, che è molto acida, riesce a distruggere tutti i batteri presenti che sono solitamente molto acidolabili, riducendo pertanto il rischio di infezione. Dal punto di vista istologico il duodeno è un pochino meno complicato rispetto allo stomaco, le funzioni delle ghiandole duodenali sono molto più semplici rispetto alla complessità di una ghiandola gastrica, fondamentalmente le ghiandole sottomucose non fanno altro che secernere del muco che serve a ridurre o a neutralizzare del tutto l’acidità del chimo che il duodeno riceve. EPIDEMIOLOGIA Per quanto riguarda l’epidemiologia dell’ulcera peptica, si è visto che l’incidenza di questa patologia è in diminuzione nei paesi occidentali ma rimane sempre molto alta, addirittura in via di evoluzione, nei paesi meno progrediti, questo probabilmente perché c’è una maggiore attenzione e una maggiore facilità di uno screening della patologia gastrica tramite esame endoscopico e alla possibilità di eradicare quello che è il fattore fondamentale nella formazione di un ulcera peptica che è la presenza di un germe, l’ Helicobacter Pylori. Per quanto riguarda la frequenza, l’ulcera duodenale è molto più frequente(3-4 volte di più) dell’ulcera gastrica: si calcola che il 10-15% della popolazione mondiale è affetta da ulcera duodenale. Il rapporto maschi/femmine, per quanto riguarda l’incidenza, è diverso in base alla localizzazione. Infatti nell’ulcera duodenale il rapporto maschi/femmine è tra il 5:1 e il 2:1 in prevalenza per i maschi; mentre per l’ulcera gastrica il rapporto è molto più basso tanto che si arriva all’equiparazione, cioè l’incidenza tende ad essere uguale tra i due sessi. Ormai anche le donne hanno acquisito il rischio di sviluppare un’ulcera, così come nel caso di tumore al polmone. L’ulcera peptica, per quanto riguarda la localizzazione,nel 90% dei casi si localizza nella I porzione del duodeno o a livello della piccola curvatura dello stomaco. Questo ha una sua spiegazione nel fatto che sono le due zone più tipicamente soggette all’ insulto dell’acidità gastrica, perché se voi pensate che dopo il passaggio dal piloro il primo punto che viene colpito dal chimo acido è rappresentato dalla I porzione del duodeno, così come l’angulus duodenale e la piccola curvatura sono i punti in cui il cibo tende a sostare per più tempo e quindi l’acidità è prevalente in questi distretti. Nella maggior parte dei casi si tratta di ulcere singole, di solito di diametro inferiore ai 2 cm, anche se a volte si può avere un aumento delle dimensioni di quest’ulcera. STRUTTURA E PATOGENESI DELL’ULCERA In un’ulcera noi possiamo distinguere quattro zone: uno strato di necrosi superficiale; uno zona in cui sono presenti delle cellule infiammatorie reattive; una zona di tessuto di granulazione: abbiamo detto che ha una scarsissima tendenza alla guarigione, però in ogni caso c’è un certo tentativo a organizzarsi con del tessuto di granulazione, con fibroblasti soprattutto con dei capillari che cercano di apportare sangue per favorire la rivitalizzazione; a volte si può evidenziare nel fondo di ulcere particolarmente profonde uno strato connettivo che è indice di una tendenza alla cicatrizzazione in cui c’è una scarsa cellularità, e questo spiega il perché non c’è una facile prospettiva di guarigione in queste malattie, e la presenza di vasi trombizzati proprio per l’azione lesiva che il succo gastrico ha su queste zone. a)Ulcera gastrica b) Ulcera duodenale Per quanto riguarda la patogenesi ci sono varie possibilità. Anzitutto in condizioni normali abbiamo dei fattori aggressivi e dei fattori difensivi che l’organismo mette in atto, come ad esempio la produzione di muco, e che rappresentano una vera e propria barriera. Quindi perché si sviluppa l’ulcera? L’ulcera si può sviluppare per un’alterazione dell’equilibrio di questi due fattori, con aumento di quelli aggressivi ma anche con una riduzione di quelli di difesa. Analizziamo quali sono i fattori aggressivi che possono incrementare e causare un’ulcera peptica oppure perché in alcuni casi l’organismo si difende di meno e quindi si ha l’insorgenza di questa patologia. Fattori aggressivi Tra i fattori aggressivi fondamentalmente abbiamo la presenza di un’infezione da Helicobacter Pylori che è responsabile del 90% dei casi di formazione di ulcere gastriche e dell’80% delle ulcere duodenali. La seconda causa di ulcere è l’assunzione dei FANS che sono Farmaci Antinfiammatori di natura Non Steroidea, cioè dei farmaci che vengono assunti per svariati motivi come patologie infiammatorie, croniche o acute o in altri casi quasi come auto-medicazione che però hanno un’attività ben precisa sulla zona gastro-duodenale. Abbiamo parlato dell’Helicobacter Pylori: è un germe Gram negativo che produce ureasi e ora vedremo l’importanza di questa, ed è un germe che si propaga esclusivamente per via interumana, non esistono serbatoi animali. E’ stato scoperto abbastanza recentemente da due scienziati che hanno ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 2005, proprio perché fino a quel momento l’ulcera peptica era ritenuta una patologia quasi inguaribile: infatti mal grado i farmaci sempre più potenti che si erano messi appunto per eradicare e guarire l’ulcera, si vedeva che il paziente ulceroso aveva un incidenza di recidiva altissima e questi due scienziati scoprirono che ciò era legato alla persistenza del germe anche a distanza di tempo dalla guarigione dell’ulcera che comportava la recidiva. Rappresenta una delle infezioni più comuni al mondo: circa il 20% della popolazione è affetta da questa infezione e quasi nella totalità dei pazienti che soffrono di ulcera peptica è possibile riscontrare l’infezione da Helicobacter P. Quindi capite quanto sia importante eradicare l’infezione da parte di questo germe, non solo per prevenire l’ulcera peptica. La peculiarità è che non invade le cellule della parete gastrica, ma distrugge e crea problemi solamente sul muco gastrico. I fattori di virulenza dell’Helicobacter sono: la presenza dei flagelli che gli consentono di penetrare nel muco superficiale; la produzione di tossine e di ureasi che in ultima analisi comportano da un lato un aumento della secrezione gastrica acida e dall’altro la distruzione di uno strato di muco che è posto a protezione della mucosa gastrica stessa. Si è ipotizzato anche un aumento del rischio di sviluppare una neoplasia gastrica in questi pazienti perché l’infezione da Helicobacter P. può portare ad una gastrite cronica e quindi a tutte quelle alterazioni consequenziali, quali l’atrofia e la metaplasia intestinale, che potrebbero sfociare nella produzione di un carcinoma. All’infezione da Helicobacter P. si associa la presenza di una malattia peptica, gastrica o duodenale. Altre patologie correlate potrebbero essere l’insorgenza di un carcinoma, una gastrite cronica, una esofagite da reflusso per l’aumento di quelli che sono i fattori aggressivi gastrici. Per quanto riguarda il meccanismo d’azione dell’Helicobacter P. avremo l’arrivo del germe sulla barriera mucosa, la penetrazione del germe grazie all’ureasi che scioglie il muco stesso all’interno dello strato mucosale e quindi l’interruzione della barriera mucosa con lesione delle cellule proprio per l’aumento della secrezione gastrica acida che va a colpire le cellule della mucosa che sono rimaste scoperte dal muco che solitamente le ricopre. Il secondo fattore di rischio è rappresentato dalla assunzione dei FANS che agiscono a vario livello, producendo una riduzione di quella che è la presenza di muco a livello gastrico; riducendo il flusso ematico della mucosa gastrica e questo perché nei tessuti che hanno bisogno di riparazione o di cicatrizzazione è necessario un maggiore apporto ematico: è tipica l’iperemia in corrispondenza di una ferita, per agevolare la cicatrizzazione apportando una maggiore quantità di elementi utili alla guarigione della ferita stessa. Invece i farmaci antinfiammatori non fanno altro che ridurre questo flusso ematico, riducono la velocità di riparazione e il turnover cellulare e quindi favoriscono la formazione di un ulcera sia gastrica che duodenale. L’Helicobacter P. e l’assunzione dei FANS rappresentano i principali fattori aggressivi, ma ce ne sono anche altri: o il fumo ha un’attività importante perché riduce la possibilità di guarigione aumentando da un lato la possibilità di infezione da Helicobacter P. e dall’altro aumentando l’attività vagale che provoca una ipersecrezione di HCl; o l’alcol può provocare direttamente a livello locale una gastrite acuta; o le diete squilibrate dal punto di vista dell’assunzione di vari tipi di cibo, troppo sproporzionati come cibi piccanti e urticanti oppure di bevande che stimolano la produzione di HCl predisponendo alla formazione di un’ulcera peptica; o lo stress è un fattore importante, come nel caso di una pirosi epigastrica nel caso di un esame impegnativo. Il motivo è sempre la ipersecrezione di HCl e lo stesso problema è evidente in pazienti sottoposti ad interventi chirurgici o con un gran reumatismo che sviluppano una gastrite emorragica proprio perché c’è un aumento dei fattori aggressivi e una riduzione dei fattori di protezione della mucosa gastrica; per cui a questi pazienti si somministra una protezione farmacologica di base per evitare questo genere di complicanze. o Altri fattori aggressivi sono l’assunzione di steroidi, tipicamente i cortisonici o altri steroidi assunti per os che possono, se associati ai FANS, aumentare le possibilità di rischio di una insorgenza di un’ulcera peptica. Poi ci sono alcune patologie, quali il gastrinoma, in cui c’è una iperinfezione di gastrina e quindi poiché la gastrina favorisce la produzione di HCl si ha una maggiore predisposizione all’insorgenza di lesioni gastriche. o il gruppo sanguigno: si è visto che sono più esposti all’insorgenza di un’ulcera i pazienti che hanno gruppo sanguigno 0; o l’età perché chiaramente nei pazienti anziani c’è una maggiore capacità di risposta ai fattori aggressivi e una minore capacità cicatriziale. Fattori di protezione Per quanto riguarda i fattori di protezione riveste un ruolo fondamentale la presenza a livello gastro-duodenale del muco che evita la retrodiffusione degli idrogenioni e quindi il mantenimento di uno stato di pH acido ma che non va ad intaccare la normale integrità della mucosa. Anche il flusso ematico della mucosa è importante perché un adeguato flusso allontana gli idrogenioni e favorisce una eventuale microlesione della mucosa. L’influenza delle prostaglandine è multiforme perché stimolano la produzione di muco e di carbonati, quindi favoriscono il tamponamento del pH acido, aumentano anche il flusso ematico della mucosa e contemporaneamente facilitano la guarigione perché possono agevolare i normali processi riparativi. DIFFERENZA TRA ULCERA GASTRICA E DUODENALE Fino ad ora abbiamo parlato degli elementi comuni delle due patologie , quindi validi sia per l’ulcera gastrica che per l’ulcera duodenale. Ora vedremo le differenza che esistono per queste due patologie. Quando una malattia ulcerosa peptica si sviluppa a livello gastrico, l’evento fondamentale è rappresentato dalla ridotta capacità della mucosa di proteggersi dalla normale acidità gastrica e quindi una riduzione della capacità di difesa della barriera mucosa. A livello duodenale invece l’evento fondamentale che porta alla formazione prima di un ponte di erosione e poi a quello di un’ulcera è rappresentato da un’ipersecrezione gastrica. Dal punto di vista della morfologia, nella raccolta anamnestica, bisogna fare molta attenzione perché i sintomi riferiti dal paziente vi possono già indirizzare verso la sede in cui si sviluppa l’ulcera. Ad esempio il paziente vi riferirà molto spesso, nell’80-90% dei casi, la presenza di un dolore a localizzazione epigastrica che può essere di vario tipo: può essere un dolore urente od ostruttivo. Questo è il motivo per cui spesso il paziente si reca in pronto soccorso e quindi si rende necessaria l’elaborazione di una diagnosi differenziale da quelle che sono le patologie cardiache, perché anche un infarto cardiaco può estrinsecarsi con un dolore in sede epigastrica. Quindi in questi casi bisogna stare molto attenti ed indagare su eventuali precedenti del paziente e non sempre si riesce ad inquadrare bene la situazione tanto è vero che il paziente che viene al pronto soccorso viene trattato con una epigastralgia di pertinenza gastrica e invece il paziente ha un infarto in corso. Quindi il dolore può essere urente, aggravativo , costrittivo, in quanto il paziente può riferire oltre al bruciore questa sensazione di dolore continuo nel petto oppure una diversa distribuzione rispetto la linea mediana: in questi casi se il paziente riferisce un dolore localizzato più a sinistra della linea mediana potrebbe essere indice di una patologia a livello gastrico, mentre se lo riferisce alla destra della linea mediana presumibilmente si tratta di un’ulcera duodenale ma bisogna pensare anche a tutte le patologie di tipo cistico o del distretto ileo-pancreatico. Quindi con una semplice anamnesi possiamo ipotizzare una possibile presenza di ulcera peptica, gastrica o duodenale. Tipicamente l’ulcera ha una stagionalità: molto spesso il paziente riferirà che in autunno o in primavera, o comunque nel cambio di stagione, la sintomatologia di pirosi e dolore aumenta perché il cambio di stagione è associato a un periodo di stress. Anche nell’ambito della giornata il paziente vi riferirà che c’è un picco di dolore: solitamente il dolore da ulcera gastrica sarà assente a digiuno, a distanza più o meno variabile dall’ingestione di cibo e dura finché il paziente non ingerisce altro cibo. Un’altra cosa tipica è che risponde all’ingestione di sostanze alcaline, carbonato di sodio tipicamente. Al contrario nella sintomatologia dell’ulcera duodenale l’assunzione di cibo riduce il dolore, cioè il dolore è assente a stomaco pieno: il paziente riferirà che di notte si sveglia dal dolore ed è costretto a mangiare qualcosa per attenuarlo. Infatti il paziente con ulcera gastrica, avendo paura di mangiare, sarà emaciato, in condizioni generali un po’ scadenti, magro; il paziente con ulcera duodenale è un paziente florido che mangia continuamente, che sta bene dal punto di vista ispettivo. Questa diversa cadenza nell’arco della giornata in rapporto con i pasti, si spiega perché ad esempio il paziente con ulcera gastrica sta bene a digiuno in quanto il piloro è aperto e i succhi gastrici acidi transitano nell’intestino, non permangono a livello della mucosa gastrica e l’ulcera gastrica non sarà intaccata dalla presenza e permanenza dell’HCl. Nell’ulcera duodenale invece il paziente ha dolore quando è a stomaco vuoto perché c’è questo passaggio di acido che va a stimolare l’ulcera, mentre quando mangia un pezzo di pane o qualcos’altro il piloro si chiude, non passa più l’acidità e il dolore non verrà percepito. Il paziente inoltre vi potrà riferire di notare una certa irradiazione del dolore al dorso; questo succede quando le ulcere sono complicate e penetranti ad esempio nel pancreas, dove per ulcera penetrante si intende un’ulcera non localizzata solo a livello della mucosa, della muscolaris e della sottomucosa ma si intende un’ulcera penetrante e addirittura se è sul lato libero va ad interessare la sierosa, ma se è sul versante opposto verso il duodeno, a contatto con il pancreas, ci sono delle ulcere che superata la parete duodenale continuano ad approfondirsi nel pancreas ed in questo caso il dolore comincia ad essere anche posteriore. Oppure il dolore può essere irradiato alla spalla sinistra nel caso di un’ulcera gastrica, oppure più raramente nei casi di ulcera duodenale a destra. Indagando bene il paziente vi riferirà che ha una patologia dispeptica varia, ciò non è sufficiente per fare diagnosi ma comunque è importante per definire il quadro completo della situazione, vi dirà che digerisce male, che si sente con l’addome gonfio dopo pranzo, che soffre di eruttazione, che non ha una buona tolleranza ai cibi grassi, nel caso di ulcera gastrica lamenterà dimagrimento, può avere nausea o vomito anche se in questi casi bisogna sospettare già una complicanza di un’ulcera. Le ulcere più localizzate a livello pre o post pilorico e meglio iuxta pilorico possono cicatrizzando possono provocare, su una zona ad alterata mobilità, la stenosi pilorica con tendenza al vomito del materiale ingerito anche giorni prima. Il paziente dirà anche nei casi più avanzati che ha vomitato quello che aveva ingerito il giorno prima. In questi casi però ciò potrebbe essere legato alla presenza di un tumore. Anche l’ematemesi, cioè l’emissione di sangue rosso vivo con il vomito, la melena, ovvero l’emissione di feci con sangue digerito, sono indice della presenza di una complicanza, legata all’erosione da parte del succo gastrico di un vaso presente sul fondo dell’ulcera. Però solo una piccola percentuale di questi pazienti che riferiscono pirosi o difficoltà digestive soffrono effettivamente di ulcera: nella maggior parte dei casi si tratta di una gastrite superficiale o ad una gastrite erosiva, che spontaneamente guarisce, o ad altre patologie del distretto ileo-pancreatico. Questa sintomatologia però non è assolutamente patognomonica, cioè può indirizzare alla diagnosi ma bisogna fare un’analisi più approfondita. DIAGNOSI Come si fa diagnosi da malattia ulcerosa peptica? Oggigiorno l’endoscopia rappresenta lo standard, cioè è il termine di paragone cui tutte le altre indagini strumentali si devono confrontare per valutare l’effettiva presenza della malattia. Naturalmente la biopsia ci consentirà di valutare la presenza di un’infezione da Helicobacter ma soprattutto l’evoluzione di un possibile carcinoma. Abbiamo visto come complicanza della malattia ulcerosa peptica possa essere anche il carcinoma. Il test per l’Helicobacter Pylori è utile per valutare nel tempo o una recidiva dell’infezione oppure l’efficienza della terapia medica che abbiamo instaurato. Una volta era solito effettuare un RX con pasto baritato , ma oggi con l’endoscopia ha perso di significato e non viene più praticamente utilizzato. Dell’endoscopia probabilmente avete sentito parlato: quest’esame viene effettuato con uno strumento che presenta delle fibre ottiche che sono flessibili che portano da una lato la luce a livello dello stomaco e dall’altro portano l’immagine al di fuori, immagine che viene captata da una microtelecamera posta a livello del manipolo e proiettata su uno schermo. E’ come se l’endoscopista si trovasse all’interno del viscere, per cui la visione è molto chiara e alcuni riescono a fare diagnosi di alterazioni citologiche perché hanno la possibilità di un ingrandimento notevolissimo, con una definizione ormai altissima di questi endoscopi per cui si indaga anche l’aspetto istologico e non solo macroscopico dell’organo, in questo caso della mucosa gastrico-duodenale. Cosa vede l’endoscopista? In una classica immagine di ulcera gastrica consente di mettere in evidenza la rigidità della parete e delle righe che convergono verso l’ulcera, il fondo di aspetto brutto e le pliche sono quasi mozzate. Un quadro simile porta al sospetto di un’ulcera gastrica cancerizzata o comunque di una tendenza alla cancerizzazione. A livello duodenale invece lo strumento si posiziona oltre il piloro, appunto nel duodeno, e ad esempio mette in evidenza una lesione che è meno profonda di una ulcera gastrica e che presenta una evidente deposizione di fibrina, quindi si tratta di un’interruzione della normale architettura della mucosa. Il vantaggio dell’endoscopia è che ha un elevato livello di specificità, cioè l’endoscopista vede un’ulcera e quindi la può riconoscere facilmente, riesce a vedere ulcere di piccole dimensioni mentre prima si facevano studi radiologici in cui ulcere così piccole sfuggivano all’osservazione. Si può effettuare nel corso dell’esame da un lato il test dell’ antipepsina? alla ricerca dell’Helicobacter e dall’altro una biopsia al danno istologico, perché è sempre utile fare una biopsia di ulcera gastrica perché, a differenza di quella duodenale che ha una tendenza pressoché nulla per la cancerizzazione, ha una tendenza elevata verso la cancerizzazione. Un’altra peculiarità dell’endoscopio è quella che può servire per trattare eventuali complicanze presenti, ad esempio un’emorragia da erosione di un vaso. In questo caso l’endoscopista ha diverse possibilità: può iniettare dell’adrenalina in vicinanza del vaso, o posizionare delle clips per bloccare il sanguinamento del vaso che ha individuato oppure utilizzare un raggio laser per favorire la coagulazione. Quindi l’endoscopio ha una valenza non solo diagnostica ma anche terapeutica. Tuttavia sono presenti degli svantaggi: sicuramente sta nella disponibilità di questa apparecchiatura, che sta divenendo sempre più complicata e quindi più costosa, e nella procedura che è invasiva. Domanda: “ Ma l’esame endoscopico si esegue in anestesia locale?”. Si può eseguire in anestesia locale, ma dipende dall’atteggiamento del paziente. Se il paziente è convinto di potersi sottoporre all’esame senza problemi il fastidio che si ha è soprattutto al passaggio dello strumento nel tratto faringo – esofageo; si utilizza in genere uno spray come anestetico locale e al massimo il paziente può avere dei conati di vomito, ma dopo di ciò si tranquillizza anche perché l’esame dura 5 minuti. Invece magari ci sono pazienti più ansiosi e preoccupati che vogliono fare l’anestesia. Vi ho anche accennato come cenno storico anche dell’esame che si faceva prima dell’avvento dell’endoscopia che era il pasto baritato: veniva fatto ingerire un mezzo radiopatico che era il Bario, poi venivano scattate delle radiografie e l’immagine che si vedeva è quella in cui, se c’era il posizionamento del Bario, si evidenziava un’interruzione della normale architettura della parete. Ma il problema era che le lesioni di piccolo calibro si potevano nascondere all’interno di una plica, il Bario si poteva posizionare in maniera errata e quindi la possibilità di falsi positivi, non c’era la possibilità di effettuare biopsie, la differenziazione tra ulcere benigne e maligne non era possibile. Difficoltà che, con l’avvento dell’endoscopia, hanno fatto in modo che questa metodica venisse abbandonata. Abbiamo parlato del test per verificare l’infezione da Helicobacter: questo si può fare non solo con la biopsia, in cui prelevando il tessuto l’anatomopatologo vede la presenza del germe, ma si può fare anche mediante dei test sul sangue oppure sfruttando la capacità che ha il germe di produrre urea e quindi valutando la presenza di urea nel respiro. Quindi questi test servono, una volta che al paziente è stata diagnosticata una infezione da Helicobacter, a dare la giusta terapia antibiotica e a distanza di tempo invece di fare la gastroscopia si può valutare dal punto di vista ematologico l’eradicazione o meno del germe stesso per stabilire se prolungare o meno l’assunzione degli antibiotici. Oltre alla valutazione del respiro, esiste una formula per la valutazione ematica in riferimento alla presenza dell’Helicobacter. TERAPIA Infine diamo un cenno a ciò che concerne la terapia. Anni fa sono stati scoperti dei farmaci capaci di bloccare selettivamente la produzione di HCl, che abbiamo detto è quello che fondamentalmente provoca la formazione di un’ulcera. Così si pensò che la terapia dell’ulcera fosse stata ormai acclamata e che, in caso di complicazioni, si dovesse ricorrere alla chirurgia. In realtà, per il 99% dei casi, le resezioni gastriche che si effettuano non sono mai per un’ulcera gastrica benigna, ma solo nel caso di un’ulcera cancerizzata o di un cancro. Quindi il trattamento prevalente dell’ulcera oggi è di tipo medico e la chirurgia si rende necessaria solo nel caso di un fallimento della terapia medica, in presenza di complicanze, di ulcere cancerizzate o in via di cancerizzazione. Come si esegue il trattamento medico? Si attua innanzitutto la eradicazione dell’infezione del germe e soprattutto una buona prevenzione. Quindi la terapia medica si basa essenzialmente da un lato sull’utilizzo di farmaci che bloccano la produzione di HCl e dall’altro su farmaci che inibiscono ed eliminano l’infezione da Helicobacter in associazione di due antibiotici per 4 o 8 settimane. La reinfezione è abbastanza rara e la percentuale di guarigione pertanto è molto alta. Ovviamente è importante considerare e limitare per una buona prevenzione i fattori di rischio quali alcool, fumo, assunzione di cibi eccessivamente piccanti, caffè, l’assunzione di farmaci come i FANS e limitare al minimo lo stress, per quanto sia possibile. Un accenno lo facciamo alle condizioni di urgenza e alla cronicità dell’ulcera che prevedono un intervento chirurgico. I trattamenti che vengono effettuati nel caso di ulcere con complicanze di tipo emorragico, che si basano essenzialmente sul blocco del vaso tramite clips o all’iniezione di sostanze come l’adrenalina ad azione vasocostrittrice, o altrimenti in condizioni gravissime si reseca lo stomaco. Un’altra possibilità la si ha quando un’ulcera si perfora sul versante peritoneale e in questo caso l’intervento è essenziale per evitare una peritonite. Quindi il trattamento chirurgico di elezione viene molto raramente effettuato e nell’arco degli anni si è passati dalla vagotomia legata agli esperimenti di Pavlov sulla secrezione gastrica che mettono in evidenza quanto siano importanti le influenze del sistema nervoso centrale sugli impulsi vagali, che con produzione di acetilcolina determina un incremento della secrezione gastrica. Certo la vagotomia comportava un’alterazione della motilità di tutto l’apparato digerente, e quindi si passò ad una resezione selettiva dei rami del vago che interessavano soltanto lo stomaco. Tuttavia l’intervento più effettuato è quello della gastroresezione, con una gastroentero – anastomosi. Oggi invece con i farmaci si riesce a guarire dalla malattia ulcerosa peptica e si riesce a prevenire l’infezione da Helicobacter Pylori. La resezione gastrica venne chiamata, in nome del chirurgo che la effettuò, Billroth 1 quando la resezione era riferita solo alla porzione acido-secernente dello stomaco, con una anastomosi termino-terminale, in cui le suture vengono definite in base alle modalità con cui i due visceri vengono suturati. Per cui avremo la sutura termino-terminale quando i due visceri vengono suturati per tutta l’estensione. Un altro tipo di sutura è la termino-laterale per cui lo stomaco è sezionato in maniera terminale mentre l’intestino non è suturato su tutta la circonferenza ma solo su di un lato. Poi c’è anche la latero-laterale per esempio quando si devono suturare due tratti di intestino, si mettono l’uno accanto all’altro, e si uniscono con questa sutura latero-laterale.