CP - Diritti dei lavoratori conviventi prestatori di cure e

annuncio pubblicitario
21 settembre 2016
Il CESE punta i riflettori sul ruolo fondamentale dei lavoratori
conviventi prestatori di cure e assistenza
Ignorata da troppo tempo, questa categoria di lavoratori merita diritti e un pieno
riconoscimento.
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha adottato un parere sui diritti dei lavoratori
conviventi prestatori di cure e assistenza in cui esorta i responsabili politici ad offrire pieno
riconoscimento al contributo di questa particolare categoria al settore dell'assistenza a lungo
termine, un trattamento simile a quello riservato ad altri prestatori di cure/assistenza e la
regolarizzazione del loro status di lavoratori non dichiarati.
L'invecchiamento demografico e i tagli alla spesa nel settore pubblico hanno determinato una
carenza nell'offerta di assistenza a lungo termine. Se da un lato i lavoratori conviventi prestatori di
cure e assistenza - i cui rapporti di lavoro spesso non sono regolamentati - hanno contribuito a
ridurre la grave carenza di manodopera nel settore, dall'altro molti di essi svolgono la loro attività
in condizioni di lavoro precarie, tra cui il lavoro autonomo fittizio. L'Europa orientale "esporta"
verso altri paesi numerosi lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza, nonostante la
riduzione del personale occupato nell'assistenza all'interno dei paesi "esportatori"; se licenziati,
questi lavoratori possono ritrovarsi senza più un tetto sulla testa.
"Nel contesto di una forza lavoro occupata nell'assistenza poco riconosciuta e mal retribuita, i
lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza sono rimasti troppo a lungo invisibili ai radar
dei responsabili politici", sottolinea Adam Rogalewski, relatore del parere del CESE
sull'argomento.
Pieno riconoscimento e diritti
Attualmente nessuna normativa in vigore a livello dell'UE regolamenta questo settore, e non sono
neppure in preparazione proposte al riguardo. Come primo passo, il CESE intende avviare un
dibattito sull'adozione di una definizione comune in Europa dell'attività di assistenza svolta da
lavoratori che convivono con le persone che accudiscono. Questa definizione comune dovrebbe
permettere di riconoscere tale attività come una delle forme di assistenza a domicilio e contemplare
le forme di occupazione dei lavoratori che alloggiano in abitazioni private. Il CESE ritiene che i
lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza dovrebbero essere considerati parte del sistema
di assistenza a lungo termine e godere di diritti simili a quelli di altri prestatori di cure e assistenza
per quanto riguarda la retribuzione, la tutela della salute e della sicurezza, la copertura
previdenziale e il diritto alla libertà di associazione.
In pratica, questo significa:

includere i diritti dei lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza e dei loro assistiti
nelle future revisioni della legislazione o nelle future proposte sulla legislazione dell'UE e
degli Stati membri;

monitorare e migliorare il distacco dei lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza
applicando il principio della parità di retribuzione per uno stesso lavoro;

combattere il dumping sociale e lo sfruttamento;

disciplinare in modo proattivo il settore dell'assistenza a lungo termine, soprattutto per
quanto concerne la conformità alla legislazione sul lavoro, per garantire che sia le persone
che fruiscono di cure e assistenza sia i lavoratori conviventi che prestano tali cure e
assistenza siano tutelati;
IT

completare la ratifica e attuazione da parte degli Stati membri della convenzione n. 189
dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) al fine di regolarizzare lo status dei
lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza.
Va poi sottolineato che un numero considerevole di questi lavoratori possiede competenze e
qualifiche che sono frutto di anni di esperienza o di formazione formale e programmi di
certificazione non riconosciuti - esperienza e formazione che devono essere sancite da un
riconoscimento. Occorre poi assicurare un sostegno finanziario ai pazienti che si affidano a
lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza tramite adeguati investimenti pubblici a lungo
termine e sostenibili.
Il ruolo della società civile
Per attuare questi cambiamenti, è necessario coinvolgere nella programmazione delle politiche
sindacati, datori di lavoro e organizzazioni della società civile. Un risultato di grande rilievo ottenuto
dal CESE con questo parere è consistito nel far incontrare con esiti positivi i promotori di un settore
dell'assistenza a lungo termine equo e sostenibile e i difensori dei diritti dei lavoratori e dei
migranti.
Il CESE intende partire da questi risultati per promuovere lo sviluppo di politiche europee a favore
dei prestatori di cure e assistenza, dei loro assistiti e delle loro famiglie, tra l'altro organizzando
nella seconda metà del 2017 un convegno sul futuro dell'attività professionale dei
lavoratori conviventi prestatori di cure e assistenza in Europa per discutere di misure
concrete su come regolamentare correttamente il settore.
"Siamo convinti che gli investimenti nell'assistenza a lungo termine vadano accolti con favore,
considerandoli quindi un'opportunità economica e un ambito prioritario per la creazione di
occupazione, il sostegno sociale alle famiglie e la parità di genere", dichiara Rogalewski.
"Investire in questo settore aumenta i tassi di partecipazione alla forza lavoro e offre anche una
possibile via di uscita dalla crisi economica."
Per maggiori informazioni, si prega di contattare:
Caroline Alibert-Deprez - unità Stampa del CESE
E-mail: [email protected]
Tel. +32 25469276/ Cell. + 32 (0) 473 53 40 02
@EESC_PRESS
______________________________________________________________________________
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) rappresenta le diverse componenti economiche e sociali della
società civile organizzata. Esso è un organo istituzionale consultivo, istituito dal Trattato di Roma nel 1957. La
funzione consultiva del Comitato permette ai suoi membri, e quindi alle organizzazioni che essi rappresentano,
di partecipare al processo decisionale dell'Unione. Il Comitato si compone di 350 membri, provenienti da tutta
l'UE, nominati dal Consiglio dell'Unione europea.
_______________________________________________________________________________
Scarica