Comitato economico e sociale europeo
CES/08/105
21 novembre 2008
La via europea all'integrazione: dialogo interculturale e
rispetto reciproco. Un nuovo linguaggio ricco di cultura al
Comitato economico e sociale europeo
Si è appena concluso presso il Comitato economico e sociale europeo il dibattito "La via
europea all'integrazione: dialogo interculturale e rispetto reciproco", fortemente voluto
dal Presidente Mario Sepi che ha posto la multiculturalità al centro delle priorità della
sua presidenza.
Riaffermando la necessità di promuovere l'integrazione delle diverse culture, nell'intervento di
stamani il Presidente Sepi ha sottolineato che "l'interculturalità oggi non è un lusso, ma è una
necessità che deriva dalla globalizzazione la quale favorisce i fenomeni migratori. Ma troppo spesso
la paura della diversità culturale è utilizzata come pretesto per nascondere il razzismo. Con
convinzione voglio sottolineare che è giunto il momento di iniziare a parlare di una 'società mondo'
e non soltanto di un'economia mondiale."
Al dibattito, moderato dalla Vicepresidente del CESE Irini Pari, hanno partecipato una serie di
personalità la cui esperienza è fortemente centrata sulla pratica del multiculturalismo e la
promozione del dialogo interculturale a tutti i livelli della nostra società.
Anne-Marie Sigmund, membro del Comitato e relatrice del parere del CESE sull'integrazione dei
ROM, ha sostenuto che "l'identità' europea è in primo luogo un 'identità' culturale e poi un'identità
legale".
L'importanza della conoscenza di più lingue e più culture è stata evidenziata da Marcel Courthiade,
Professore ROM e docente di lingua Rromani all'Istituto di lingue orientali di Parigi, che ha citato il
proverbio rom "Tante lingue tu conosci tante case abiterai".
Anche l'autore teatrale e musicista Moni Ovadia, con il suo intervento di grande vigore, ha
continuato sulla stessa linea ricordando il filosofo rumeno Emile Choram che affermava "si abita
una lingua, non una nazione". Moni Ovadia ha inoltre voluto richiamare l'attenzione sull'attuale
situazione in Italia, evidenziando che "stiamo vivendo un momento di grande razzismo e xenofobia.
Dobbiamo combattere tali fenomeni affinché non diventino la normalità in Europa. A tale obiettivo
ho dedicato il mio percorso professionale e di vita".
Il Commissario di polizia Saad Amrani, nel raccontare la sua esperienza sul territorio di Bruxelles,
ha messo in luce l'importanza di "lavorare fianco a fianco con persone e comunità di origini diverse
reclutando persone che provengono da tali comunità. E ciò non sarebbe possibile se non imparando
a rispettare le loro culture".
Comitato economico e sociale europeo
Infine Agostino Ferrante, direttore e coproduttore del film 'L'Orchestra di Piazza di Vittorio' in
proiezione a Bruxelles la sera stessa di venerdì 21 novembre, ha affermato come "sia stata proprio
l'integrazione spontanea tra le diverse culture e tradizioni che ha fatto nascere l'orchestra di Piazza
Vittorio". "Credo - ha detto Ferrente - che le istituzioni e le parti politiche abbiano una grandissima
responsabilità nella lotta alla xenofobia e al razzismo e, invece di strumentalizzare la paura del
diverso per un tornaconto di carattere puramente politico dovrebbero far luce proprio su ciò che è
ignoto e sconosciuto delle altre culture per sfatare quelle paure".
Lontano dal linguaggio "politicamente corretto" e dal cosiddetto "galateo istituzionale", il ricco
panel di relatori ha discusso apertamente con il pubblico del problema di oggi: l'integrazione in
Europa. Come enfatizzato dal Presidente Sepi "La diversità culturale non può essere un paravento
per giustificare il razzismo. Non possiamo affermare che ci sono diritti umani universali e poi
negarli ad altre persone soltanto perché sono stranieri. E non possiamo accettare discorsi come
quello pronunciato da un noto esponente politico italiano, che ha oggi responsabilità ministeriali,
che considera l'entrata della Turchia nell'Unione europea come una minaccia alla civiltà e
all'identità italiana, e che fino a poco tempo fa combatteva l'identità italiana per affermare
esclusivamente una presunta identità regionale".
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