Manuale di educazione sessuale vol. 2

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PROGRAMMI
DI EDUCAZIONE SESSUALE PER ADOLESCENTI
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Programmi di educazione sessuale
per adolescenti con comportamenti
sessuali ad alto rischio
di Rossella Pellegrini*
L’adolescenza è spesso descritta come uno dei periodi più belli della vita
umana: al termine di questo percorso conquisteremo l’autonomia e l’indipendenza e getteremo la basi per costruirci come adulti responsabili, con una identità
personale chiara e definita. Tale processo non ha un’età ben precisa e non
coincide necessariamente con le trasformazioni fisiche e psichiche che accompagnano questa età della vita.
Abitualmente, la cosiddetta crisi adolescenziale che preoccupa e spaventa
molte famiglie altro non è che un modo sano per conquistare e raggiungere
autonomia e libertà.
In questo capitolo non ci occuperemo di sane crisi adolescenziali, ma di
quelle patologiche che molti autori definiscono come una «epidemia sociale» che
invade la popolazione giovanile (Cotugno e Benedetto, 1995).
Borderline è il nome della mia malattia. La malattia che mi porta a raccontare balle, a essere autolesionista e promiscua sessualmente. Io sono borderline. O pazza. O una stronza scandalosamente viziata. La mia malattia e
l’impossibilità di essere normale. (Colombani, 2004, IV di copertina)
* Psicologa, psicoterapeuta. Direttore del Centro Clinico Crocetta di Torino. Direttore Didattico della Scuola di Psicoterapia Cognitiva di Vercelli.
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DI EDUCAZIONE SESSUALE
Tutta colpa di mamma e papà?
Nei primi anni di vita la maggior parte dei bambini che appartengono a
famiglie con un basso rischio di disturbi psicopatologici organizzano il comportamento di attaccamento secondo modalità che tendono a rispecchiare l’organizzazione di personalità e lo stile di attaccamento delle persone che li hanno accuditi,
in modo particolare dei loro genitori.
Queste modalità di attaccamento (pattern) sono chiamati sicuro, insicuro
evitante e insicuro resistente. Altri bambini, invece, presentano una modalità di
attaccamento che numerosi autori definiscono disorganizzata (Liotti, 2001).
Alcune ricerche sostengono l’ipotesi secondo la quale la disorganizzazione
dell’attaccamento è un importante fattore di rischio nello sviluppo dei disturbi
dissociativi della coscienza e di diversi disturbi di personalità, tra i quali, in modo
particolare, il disturbo borderline.
In ogni caso, diversi possono essere i fattori di rischio che concorrono nel
determinare queste patologie. Le esperienze traumatiche, gli stili comunicativi
familiari abnormi, tratti di personalità determinati da variabili genetiche possono
senz’altro avere un ruolo importante nella genesi del disturbo.
Esperienze successive di attaccamento sicuro possono avere un importante
effetto correttivo e favorire un esito positivo nell’evoluzione del disturbo (Liotti,
2001).
Un diploma serve sempre
«Oggi per contare devi essere qualcuno. O sei qualcuno o non vali niente»
dice Edoardo, un riccioluto diciassettenne accompagnato dai suoi genitori in
terapia perché non ha voglia di studiare: «Mi piacerebbe fare il calciatore o
diventare un divo della televisione», recita con occhi sognanti mentre mamma e
papà sottolineano che, comunque, un diploma bisogna pur averlo.
La distinzione tra realtà e sogno non è compresa dai nostri ragazzi cresciuti
tra video giochi e «grande fratello», con genitori pronti a esaudire ogni capriccio
del proprio pargolo. In fondo, qualcuno di questi genitori condivide i sogni del
proprio figlio intravedendone persino il talento.
Non è questa la sede per dilungarci in una disamina sociologica dei fattori che
contribuiscono a tale malessere giovanile, ma le testimonianze di questi giovani
pazienti forniscono spunti interessanti per un’analisi critica, per una maggiore
consapevolezza e magari anche per un tentativo di porre rimedio a tutto ciò.
Sono sempre più numerosi i ragazzi instabili dal punto di vista emotivo, a
volte incapaci di portare a termine il progetto scolastico, almeno nella forma
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tradizionale, i ragazzi che fanno ricorso a sostanze artificiali, che bevono e si
ubriacano, che soffrono di disturbi dell’alimentazione, che si tagliano, che vivono
vite caotiche, che fanno sesso con numerosi partner correndo il rischio di
contrarre malattie.
In situazioni estreme alcuni di questi ragazzi li troveremo nelle cronache dei
quotidiani. In altri casi nei banchi a scuola, alcuni apparentemente tranquilli, altri
inquieti, scostanti e distratti. Riconosceremo le loro inquietudini se, come insegnanti, educatori e genitori, saremo disponibili ad accogliere la loro sofferenza.
Stimolando e ascoltando i loro discorsi, leggendo i loro temi, cercando i segni nei
loro corpi a volte troppo magri o con troppi chili in più, nelle cicatrici lasciate dai
tagli o dai graffi, testimoni della loro rabbia, del loro dolore e della fatica di vivere.
Le chat di Chiara
«Ho conosciuto Francesco chattando. Lo faccio spesso. Non ho molti amici
e non saprei come fare a incontrarne altri. La prima volta che incontro qualcuno
che conosco così, mi sento emozionatissima. Non so chi sarà ma è proprio questo
che mi piace moltissimo.
Abbiamo bevuto un po’, poi Francesco mi ha portato in macchina. Lui è più
grande di me. Mi ha chiesto di fare sesso con lui. In quel momento tutte le mie
emozioni non c’erano più, non avevo voglia di fare sesso, ma non ho saputo dire
di no».
Questo breve racconto fatto da una ragazza di sedici anni dimostra l’incapacità di collocare la sessualità in un progetto e di condividerla con una persona
conosciuta verso la quale si provano dei sentimenti.
La sessualità non solo viene slegata dal suo significato progettuale, ma non
viene utilizzata neanche per provare piacere. L’incontro con l’altro è un modo
per riempire un vuoto, per cercare di darsi un senso, per sballare cercando
emozioni nuove con persone sconosciute, che hanno corpo ma non hanno una
storia con noi.
Uno non basta
Camilla ha appena compiuto 18 anni. La mamma l’accompagna in terapia
perché da qualche tempo non è più contenta del suo corpo e dopo mesi di dieta
ferrea ha cominciato a mangiare e vomitare e in famiglia sono tutti preoccupati.
Dopo qualche seduta Camilla mi confessa: «Al mio corpo ci tengo particolarmente da quando frequento alcuni ragazzi. Con loro mi diverto… facciamo del sesso
insieme. Loro si occupano di portare alcuni amici. Non siamo mai più di quattro
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o cinque. Non usiamo nessuna precauzione. Ma sa, loro non sembrano malati,
anzi...».
Ovviamente, una bella macchina e dei bei vestiti non sono un’indicazione
sufficiente per stabilire se sono sani o sieropositivi. Nella vita capita spesso di
correre dei rischi, ma Camilla rischia la vita per sentire emozioni forti, per
confondersi un po’, per essere diversa dalle sue coetanee, per sentirsi un po’ più
vicina al mondo di quei ragazzi con tanti soldi e anche loro con tanto vuoto
dentro.
Vicino per stare lontano
Vittorio ha 20 anni e l’aria di chi la sa lunga, viene in terapia senza molta
convinzione. La famiglia spera così di mettere fine a una lunga serie di insuccessi
scolastici e di allontanarlo da un giro di amicizie che passa il tempo a fare
«bravate».
Parlando dei suoi rapporti con le ragazze racconta: «Non riesco ad avere
relazioni durature. Certo le ragazze non mi mancano. Ma dopo un paio di volte
che ci esco insieme e ho fatto sesso non riesco ad andare oltre. Mi sento così
diverso dagli altri. Magari prima di starci insieme mi piacciono moltissimo, ma il
mio interesse si smorza subito. Avere un rapporto mi fa stare male, mi sembra di
non essere più io, mi confonde».
Il timore della vicinanza e la difficoltà di legare il piacere sessuale provato nel
corpo a quello vissuto con il cuore non è l’unico problema di Vittorio. Scopriremo
insieme come le sue difficoltà scolastiche siano collegate alla sua paura di stare
vicino agli altri: ai compagni di scuola, agli amici, alla famiglia e, ancora di più, alla
persona con cui vorrebbe costruire una storia d’amore.
L’educazione sessuale: la ricerca dell’intimità e di una storia condivisa
Un percorso di educazione sessuale non può prescindere dal far comprendere che la condizione indispensabile per mantenere e costruire relazioni affettive
è possedere un senso stabile della propria identità e la capacità di esprimere le
proprie emozioni in modo adeguato (Arcero, 2002).
Le relazioni in genere, ma soprattutto i rapporti affettivi, richiedono la
capacità di regolare le proprie emozioni e di gestire le situazioni che possono
creare gioia, sofferenza e disagio. Nei rapporti affettivi questi ragazzi in difficoltà
faranno fatica a gestire le emozioni precludendosi la possibilità di mantenere
legami stabili (Lineham, 2001).
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Il percorso di educazione sessuale previsto per loro, oltre ad affrontare temi
più generali sull’affettività e sulla sessualità, deve fornire le indicazioni necessarie
per poter vivere e costruire legami di coppia che non siano improntati sull’imprendibilità e sulla violenza.
Dai racconti riportati in queste pagine abbiamo visto come il costituirsi
dell’intimità sessuale precede l’acquisizione della capacità di valutare se il nostro
interlocutore sarà un compagno occasionale piuttosto che il principe azzurro o
l’uomo della nostra vita. Quasi tutti i segnali emozionali fisici e comportamentali
che acquisiscono valore in un normale percorso affettivo vengono completamente ignorati. Di solito, siamo attratti da un ragazzo o da una ragazza per il suo
aspetto fisico, per un particolare del suo carattere, per la stima che abbiamo
sviluppato nei suoi confronti, o perché abbiamo un progetto comune o lo/la
desideriamo sessualmente.
Nelle storie di Camilla, Chiara e Vittorio l’inizio del rapporto coincide,
invece, con la decisione di fare del sesso insieme. Manca la capacità di riflettere
su se stessi, sul significato delle proprie emozioni, sui valori reciproci.
Una maggior consapevolezza dei loro legami familiari, insieme a delle
semplici indicazioni sul funzionamento di un rapporto di coppia, su come ci si
sceglie e su cosa si prova nell’intimità possono concretamente aiutare i nostri
ragazzi a vivere storie più belle, intense e ricche di significati.
Anche il corteggiamento, nelle storie di questi ragazzi, ha il solo scopo di una
gratificazione sessuale immediata.
Senza dubbio le modalità di corteggiamento sono cambiate nel tempo ma,
in questi casi, più che di evoluzione potremmo parlare di involuzione del comportamento sessuale. L’intervallo tra il non cedere e il lasciarsi andare sessualmente
si è accorciato in modo patologico.
Di solito, quando incontriamo la persona che pensiamo adatta a noi siamo
guidati dall’innamoramento. Il nostro corpo ci manda dei potenti segnali: ci può
capitare di sentirci pieni di energie, di pensare sempre all’altra persona e di voler
passare molto tempo insieme. In questa fase ci accorgiamo di poterci fidare
dell’altro e di usarlo anche come fonte di conforto e di protezione.
Per gli adolescenti con disturbo dissociativo o con disturbo borderline di
personalità le dimensioni del corteggiamento finalizzato alla reciproca conoscenza e dell’innamoramento come guida nella scelta del compagno sono difficili da
riconoscere, sperimentare e realizzare.
Un progetto di educazione sessuale rivolto a ragazzi e ragazze che tendono
a utilizzare comportamenti sessuali promiscui ad alto rischio deve dunque tener
conto della loro difficoltà a riconoscere e modulare le emozioni e della fatica
quotidiana che fanno per tenere connessi i pensieri con le loro azioni, i sentimenti
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DI EDUCAZIONE SESSUALE
con il corpo, le intenzioni con il senso e il significato delle loro storie. Gli educatori
devono proporre loro spunti di discussione per procedere gradualmente verso
l’esplorazione del proprio mondo interiore e della mente degli altri, verso la
vicinanza e l’intimità, superando il senso di minaccia e di indegnità che li accompagna in ogni incontro e verso l’interezza del proprio sé, così drammaticamente
frammentato e confuso.
L’educazione sessuale, oltre che un’occasione di prevenzione, può essere
un ponte gettato tra la mente e il corpo, tra sé e l’altro, tra il sesso e l’amore, tra
il senso e le carezze.
Per crescere, per andare oltre il dolore verso il piacere dell’intimità in una
storia condivisa.
SOQ – Sex Outcome Questionnaire
di Fabio Veglia (Forma A)
Data
Scuola
Iniziale cognome
Iniziale nome
Giorno di nascita
Mese di nascita
© 2005, Fabio Veglia, Manuale di educazione sessuale, volume 2, Trento, Erickson
FORMA A
Questionario
Segna con una crocetta i dati che ti riguardano e compila le parti mancanti:
1. Sesso
maschio
femmina
2. Età
3. Regione di nascita
4. Classe frequentata
I
II
III
IV
V
5. Quali sono le persone che compongono la tua famiglia?
......................................................................................................................................................... .........................
......................................................................................................................................................... .........................
6. In quale regione è nato tuo padre?
7. E tua madre?
8. Specifica l’età di sorelle e/o fratelli:
• Sorelle
• Fratelli
9. Scrivi accanto a ogni componente delle tua famiglia il numero corrispondente al
proprio titolo di studio secondo le seguenti indicazioni:
1 scuola dell’obbligo
2 diploma
3 laurea
madre
padre
4 scuola professionale
5 altro (specifica cosa)
10. Scrivi il numero corrispondente alla professione dei tuoi genitori:
1 dirigente funzionario
2
3
4
5
libero professionista
commerciante
casalinga
operaio
madre
6 impiegato
7
8
9
10
agricoltore
ambulante
disoccupato
artigiano
11 pensionato
12 insegnante
13 defunto
14 studente
15 altro
......................................
padre
© 2005, Fabio Veglia, Manuale di educazione sessuale, volume 2, Trento, Erickson
FORMA A
11. Ti è già capitato di partecipare a un corso di educazione sessuale?
sì
no
Se hai risposto affermativamente alla domanda precedente indica:
12. Quanti anni avevi?
13. Dove? (segna il luogo con una crocetta)
scuola
associazioni sportive
oratorio
associazioni giovanili
boy-scout
altro ......................................
14. Da chi è stato condotto il corso?
psicologo
medico
ginecologo
animatore/educatore
insegnante
altro ......................................
religioso
15. Con chi parli di argomenti riguardanti la sessualità? (segna quante risposte vuoi
e sottolinea la risposta relativa alla persona con cui ne parli più spesso)
madre
amici
padre
nessuno
sorella/fratello
altro ......................................
16. Come consideri il dialogo con i tuoi genitori rispetto agli argomenti della sessualità?
ottimo
scarso
buono
insufficiente
discreto
assente
sufficiente
© 2005, Fabio Veglia, Manuale di educazione sessuale, volume 2, Trento, Erickson
FORMA A
17. Segna con una crocetta quali di queste affermazioni ti sembrano vere e quali
false:
1. V
F
L’imene è una membrana che separa l’utero dalla vagina
2. V
F
L’eiaculazione consiste nella fuoriuscita a getti dello sperma
3. V
F
Per rispettare la propria compagna l’uomo deve astenersi in ogni
caso dalla penetrazione quando nella donna non è presente la
lubrificazione vaginale
4. V
F
Il coito interrotto è un metodo contraccettivo che consiste nell’introdurre in vagina una membrana di gomma che interrompe il
percorso degli spermatozoi verso l’utero
5. V
F
La vagina è un organo simile ad un sacchetto vuoto le cui pareti,
quando è a riposo, sono a contatto fra di loro
6. V
F
Quando uno dei due partner non ha voglia di fare l’amore l’altro
dovrebbe provare a corteggiarlo ed accettare un eventuale rifiuto
7. V
F
La lubrificazione femminile consiste nella produzione vaginale di
sostanze liquide in risposta all’eccitazione che facilitano la penetrazione
8. V
F
Il pene è composto da un corpo spugnoso che ne permette
l’aumento di volume attraverso l’afflusso di sperma
9. V
F
All’interno della coppia deve decidere quando fare l’amore quello
fra i due componenti che ha più potere sull’altro
10. V
F
Per ridurre il rischio di contagio dal virus dell’AIDS bisogna tassativamente evitare rapporti di tipo omosessuale e/o con persone
tossicodipendenti
11. V
F
L’erezione consiste nell’aumento di volume e di rigidità del pene
che sovente si verifica durante l’eccitazione sessuale
12. V
F
L’orgasmo è il momento di massimo piacere che una coppia vive
durante il rapporto sessuale
13. V
F
Per ridurre il rischio di contagio dal virus dell’AIDS bisogna evitare
lo scambio di siringhe in caso di tossicodipendenza; utilizzare
sempre il preservativo ed altre precauzioni quando si hanno
rapporti sessuali con partner occasionali
14. V
F
La lubrificazione femminile consiste nella produzione vaginale di
sostanze liquide che anticipa il periodo mestruale
15. V
F
La vagina è un buco la cui forma non permette l’introduzione di un
pene di grosse dimensioni
16. V
F
Quando uno dei due partner non ha voglia di fare l’amore l’altro
dovrebbe cercare in tutti i modi di convincerlo
© 2005, Fabio Veglia, Manuale di educazione sessuale, volume 2, Trento, Erickson
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