Il tema della sessualità nei pazienti affetti da SLA è un argomento, ad oggi, ancora poco trattato e la scarsità di letteratura a riguardo incoraggia sempre più la ricerca nei confronti di un aspetto della vita così delicato ma altresì importante come quello dell’intimità sessuale tra due partner. A differenza di altre malattie neurodegenerative, come ad esempio il Parkinson, in cui sono presenti problematiche di erezione (49%), dell’orgasmo (negli uomini il 30% e nelle donne il 9%), di diminuzione della libido (9%) e del desiderio sessuale (11%); nella SLA non vi è un coinvolgimento funzionale delle zone connesse alla sessualità . Il fatto che le funzioni sessuali, in un corpo deturpato da una malattia neurodegenerativa come la SLA, sia totalmente conservata rende l’argomento più complesso e degno di ulteriori approfondimenti dal punto di vista psicologico e relazionale. Il cambio della percezione corporea ha sicuramente un forte impatto a livello psicologico sul singolo, ma anche sul suo partner, ed è per questo necessario affrontare la tematica all’interno della relazione di coppia. Dallo studio preliminare effettuato su 24 coppie presso il Centro Clinico NEMO si evince che nel 50 % dei casi l’intimità sessuale viene conservata, e che la presenza di rapporti intimi garantisce il mantenimento di una tenerezza e di un’unità di coppia che gioca a favore della qualità di vita del paziente ma anche del suo partner. Fondamentale è sottolineare che la progressione della malattia e quindi il cambiamento corporeo non influenza l’unità e l’intimità di coppia, che dipende maggiormente dagli aspetti emotivo-relazionali. Se vi sono i presupposti relazionali a livello premorboso, l’intimità continua ad essere una parte importante della vita di coppia, favorendo quella coesione e quella vicinanza che pensiamo possa essere risorsa imprescindibile al fronteggiamento della malattia. Molto spesso gli stessi clinici di riferimento si trovano spiazzati nel dover considerare questo aspetto, considerato talvolta irrilevante in confronto alle problematiche mediche direttamente connesse alla patologia e talvolta troppo imbarazzante per essere affrontato. Ad oggi però nella presa globale è bene, soprattutto al fine di valorizzare gli aspetti di qualità di vita importanti per la persona, andare al di la degli aspetti biologici-organici. La maggior conoscenza dell’ambito potrebbe aiutare i clinici nella gestione delle problematiche del paziente, e offrirgli la possibilità di affrontare le difficoltà ad esso connesse in modo da poter continuare a soddisfare il proprio bisogno e facilitare la relazione di coppia.