AFFETTIVITA' E SESSUALITA': C'E' VERA EDUCAZIONE? “Non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”. Questo il passaggio del discorso del Santo Padre rivolto al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede che ha suscitato le critiche di una parte della società e del mondo massmediatico. In che modo i corsi di educazione sessuale che si svolgono anche nelle nostre scuole potrebbero rappresentare una minaccia per la libertà religiosa? La caratteristica principale di queste lezioni, dopo rapidi cenni sulla fisiologia e sul sistema riproduttivo dell’uomo e della donna, sta nel fornire agli studenti informazioni sulla contraccezione mediante la puntuale illustrazione dei principali metodi contraccettivi. Il tutto sul presupposto che i giovani debbano essere assolutamente liberi di fare le loro esperienze sessuali, facendo attenzione solo a non procurarsi malattie o gravidanze indesiderate. Una visione della sessualità di questo tipo non è certamente conforme a quella promossa dalla Chiesa cattolica per la quale l’unione sessuale rappresenta un momento di reciproca e totale donazione tra gli sposi, mai escludendo in maniera forzata il valore procreativo dell’atto. Ma non è neppure una visione neutra perché tende a banalizzare il sesso, ridotto a mero strumento istintuale di soddisfacimento del proprio piacere. In questo contesto, alcuni mass media hanno accusato il Pontefice di opporsi all’educazione sessuale nelle scuole, sostenendo che le istituzioni civili italiane sono troppo remissive al potere religioso e citando quanto avviene in Inghilterra e Francia come veri modelli di civiltà, di pluralismo e scientificità. Ma è proprio così? Il prestigioso British Medical Journal ha pubblicato nel 2009 uno studio i cui risultati non erano proprio quelli auspicati: analizzando un gruppo di 446 giovani a rischio, i ricercatori hanno verificato che le ragazze a cui era stato fornito un programma contenente informazioni sulla contraccezione mostravano un tasso di gravidanze tre volte e mezzo superiore rispetto alle coetanee che non avevano frequentato quelle lezioni. In Francia, Paese in cui sono obbligatorie 40 ore all’anno di educazione sessuale, in cui il numero di pillole del giorno dopo vendute nell’ultimo anno è stato di un milione e centomila confezioni, in cui il 95% delle donne sessualmente attive che non desidera una gravidanza usa la contraccezione, in massima parte fatta di pillola e spirale, sono stati praticati 213.382 aborti nel 2007, con un tasso di abortività tra le ragazze di 15-19 anni pari a 15,6 (più del doppio di quello delle ragazze italiane). Questi dati fanno sorgere molti dubbi circa l’educazione sessuale a scuola, almeno quando viene svolta nelle forme sopra citate. L’auspicio è che si dia spazio a nuove iniziative capaci di condurre i giovani in un percorso di avvicinamento alla scoperta di una dimensione dell’umano grandiosa e straordinaria. dott. Alberto Tibaudi Presidente Movimento per la Vita nella Provincia di Cuneo