L`indifferenza per la differenza

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L’indifferenza
per la differenza1
Giulia Paola Di nicola – Condirettrice di «Prospettiva Persona»
La cultura relativista contemporanea mette in questione l’identità
di genere: se la differenza sessuale non ha alcun valore oggettivo, ogni
individuo può stabilire a piacimento la propria identità sessuale nel
dichiararla alla pubblica amministrazione. L’orientamento sessuale sarebbe una variabile dipendente dai gusti soggettivi, dai contesti, dalle
necessità. su questa linea si collocano le proposte di legge “contro l’omofobia”, promosse dalla Ue con budget di sostegno, che vorrebbero
tacciare di oscurantismo – e perseguire forse penalmente – eventuali
pronunciamenti considerati discriminanti per gli omosessuali da parte di chi non riesce proprio a disgiungere l’orientamento sessuale dalla
conformazione fisiologica della persona.
Glissando sui termini genere (gender) e orientamento sessuale
(sexual orientation) si promuove il principio della “neutralità della
crescita” nella educazione di bambini e bambine. in altri termini, si
nega l’esistenza dei due generi nella loro naturale connotazione, come
se il corpo e la natura non esercitassero alcun condizionamento sul
nostro modo di essere persone.
Un tempo - che non rimpiangiamo - ad una precisa conformazione fisica corrispondevano modelli comportamentali precisi e rigidi
del maschile e del femminile, riproposti dall’ambiente circostante:
un modello maschile ispirato alla forza, all’autorità e alla razionalità e uno femminile alla emotività, all’obbedienza e all’intuizione. il
superamento di quegli stereotipi rigidi, che oggi cedono di fronte al
mutamento del profilo maschile e al protagonismo delle donne, genera una controreazione pendolare: l’annullamento delle differenze, la
rivendicazione della indipendenza assoluta dalla natura e la libertà di
scegliere tra identità equipollenti.
Ci troviamo nel mezzo dell’annosa contrapposizione tra naturalismo e culturalismo: da una parte un’antropologia rispettosa della
persona si dissocia dalla posizione determinista e biologica,secondo
cui tutti i ruoli e le relazioni tra i sessi sarebbero fissati in uno statico
modello determinato dalla natura; d’altra però, l’essere umano, non
essendo idealisticamente soltanto cultura, costruisce la sua storia in
un confronto dialettico con la natura e con tutti i suoi condizionamenti. Ciascun essere che viene al mondo, nello sviluppare la propria
identità, recepisce i modelli trasmessi dall’educazione, adotta comportamenti e valori acquisiti dalla frequentazione di ambienti diversi,
cerca di conformarsi alle sue aspirazioni ideali, ma non può fare ciò
senza partire da e attraverso un confronto con - o se si vuole unaermeneutica – il proprio corpo, con tutte le sue specificità morfogeniche,
ormonali, fisiologiche.
Bisognerebbe interrogarsi sulle possibili conseguenze di una violenza esercitata contro la natura, prima di accusare il pensiero “della
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prospettiva
•persona•
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tradizione” di essere “tradizionalista”, e domandarsi se la natura
violentata si vendicherà, violentandoci a sua volta, come hanno
ben capito gli antichi: “natura
non facit saltus” (Linneo) e “natura enim non nisi parendo vincitur” (Bacone).
a fronte delle approssimazioni attorno a questo tema, occorre
prendere in seria considerazione
i risultati degli studi delle diverse
scienze umane, che approfondiscono i processi di accettazione
della sessualità, in gran parte dipendenti dalle esperienze della
prima infanzia e dalla qualità del
rapporto che il bambino vede tra
i genitori. troppo spesso si passa dal rispetto delle minoranze
alla loro esaltazione e infine alla
ghettizzazione delle maggioranze. È quello che stanno facendo
i media, gran cassa di potenti
minoranze ovvero di una lobby
che sa ben gestire il gusto della
novità, della trasgressione, della
moda.
Questa tendenza è soprattutto rischiosa nel periodo, quando non è sempre agevole riconoscersi femmina o maschio. si
può concludere per questo che i
problemi d’identità vanno risolti
incoraggiando la libera scelta del
proprio orientamento sessuale?
Una ragazza potrebbe voler occultare la propria femminilità,
dimenticando (ma come fa?) le
mestruazioni, il seno, l’orientamento materno di tutto il suo
corpo e optare per il modello
di una maschilità che le appare
“vincente”? D’altra parte non
pochi maschi, associando maschilità con aggressività, competitività, obbligazioni della vita
pubblica, possono maturare il
rifiuto dell’appartenenza al proprio sesso. per tutti potrebbe
apparire accattivante, in via ipotetica e almeno in certe fasi della vita, sognare di assumere un
identità diversa dalla propria.
in realtà i fautori dell’unisex,
transex, omosex, intaccando l’originaria e originale differenza
prospettiva
•persona•
della natura e colpiscono il cuore dell’antropologia relazionale:
l’identità originaria maschiofemmina, che si ritrova in tutti i
racconti delle origini, come pure
nella Bibbia. Fomentando la libera scelta, minano l’eterosessualità
che consente il buon essere della
persona con il proprio corpo, il
matrimonio e la procreazione. La
famiglia naturale viene presentata come una opzione dipendente
da soggetti propensi a costumi
di vita “tradizionale” rispetto a
forme di convivenza presentate
come moderne e “aperte”.
Una folla di domande si accavallano. Come si può scambiare
l’eccezione con la norma e dare
per scontato che esistanocinque
possibili sexual orientations, tutte equivalenti2? si potrà ancora
ragionare liberamente di questi temi, oppure con la guerra
all’omofobia, sarà persino vietato parlare di differenza sessuale
naturale? Le ideologie che vorrebbero scardinare le differenze naturali non contraddicono
forsedecenni di Women’s Studies
del femminismo, centrati proprio sulla consapevole originale
differenza? perché rivendichiamo l’ecologia dell’ambiente solo
quando si tratta della natura da
proteggere, delle specie in estinzione, dell’inquinamento, men-
tre ci facciamo paladini di una
libertà astratta quando si tratta
del nostro corpo? Come mai si
punisce severamente chi ferisce
o mutila un cane e invece non
si supporta la “ego-sintonia” che
ogni persona dovrebbe stabilire col proprio corpo? perché si
difende il principio della biodiversità per la natura mentre per
l’essere umano si considera una
conquista l’indifferenza della differenza?
Note
1 per approfondire i contenuti del
presente testo si rinvia al sito del pontificio consiglio dei Laici, sezione donna
(www.laici.org) e ai libri: G.p. Di Nicola, uguaglianza e differenza la reciprocità
uomo-donna, Città nuova, roma 1988,
Il Linguaggio della madre, Città nuova,
roma 1994; a. Danese-G.P. Di Nicola,
Il papa scrive. Le donne rispondono, Dehoniane, Bologna 1996; Lei & Lui. Comunicazione e reciprocità, effatà, torino 2001.
2 Alfred Kinsey, nel 1948, col saggio Il comportamento sessuale nel maschio
umano, cominciò a rivoluzionare il concetto di sesso e a influenzare la coscienze
con una serie di «rapporti Kinsey». Da
questi partì il dato del 10% di omosessuali nella popolazione. eppure quando
infatti il presidente Clinton commissionò
un’indagine scientifica ai migliori centri
statistici universitari, la percentuale si ridusse a un misero 1% circa.
Carlo Antonio Grue,
alzata con il trionfo di
Bacco e arianna, circa
1685-’90, maiolica policroma lumeggiata in
oro, altezza cm. 5,0;
diametro cm. 28,5
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