2° Modulo

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Prima Parte. L’alfabeto empirico e concettuale della pedagogia.
Primo Modulo.
IL CONCETTO DI ESPERIENZA E I LIVELLI DI ESPERIENZA
Un breve quanto utile richiamo.
Sarà bene familiarizzare con l’apparato concettuale della pedagogia privilegiando
l’esperienza empirica, quella di cui abbiamo memoria o quella che si conosce direttamente. Tale
soluzione ha il merito di strappare la pedagogia dal suo sonno dogmatico, che la rende incline
alla retorica, alla propaganda e alla metafisica, e di renderla ben piantata alla concreta
esperienza educativa.
Quello che non possiamo dubitare, la storia dell’educazione è il terreno privilegiato, è che
l’educazione si è compiuta e si compie attraverso la trasmissione culturale, la socializzazione,
l’apprendimento.
L’educazione consiste sempre nell’apprendere qualcosa da qualcuno e per l’altro verso nella
comunicazione: si apprende qualcosa di nuovo da un soggetto adulto o da una istituzione che
comunicano.
Possiamo comporre la natura relazionale dell’educazione in questo modo:
Educatore (colui che educa, istruisce, forma) - - - - - - - - Educando (colui che viene educato)
Ambiente
(il contesto in cui avviene l’educazione).
Educare corrisponde al processo educazionale basato sulla relazione educatore/educando.
Educato corrisponde al risultato prodotto dal processo educante;
Educativo indica la qualità che devono possedere le azioni inerenti al processo educazionale;
Educabile indica l’attitudine di un soggetto ad essere educato.
Ripresa da un altro contesto, quello della didattica, osserva giustamente M. Castoldi che il
processo di insegnamento/apprendimento (dimensione fondamentale dell’educazione, occorre
ricordarlo) possiede una natura prismatica, avendo al tempo stesso un carattere processuale,
contestuale, relazionale (coinvolgendo i soggetti in dinamiche socio-affettive ed emozionali),
pragmatico (essendo orientato al conseguimento di determinati obiettivi), istituzionale e
simbolico (in quanto su esso agiscono le rappresentazioni che gli individui hanno di se stessi,
degli altri e della realtà che si presenta loro).
Possiamo individuare tre ambiti/livelli che si fondono integrandosi reciprocamente:
§ L’ambito comunicativo: riguarda i formati della comunicazione e della interazione
(verbale e non verbale) tra insegnante/educatore/formatore e allievi e anche tra allievi;
§ L’ambito simbolico, cognitivo ed epistemologico: comprende la trama delle auto ed etero
rappresentazioni individuali e collettive che influiscono nei processi cognitivi
apprenditivi;
§ L’ambito gestionale: concerne l’insieme delle pratiche messe in atto per garantire il
mantenimento di condizioni propizie all’apprendimento1.
Questa “estrapolazione” ci è sembrata utile per “illuminare” meglio il carattere
dell’esperienza che educatore ed educando realizzano durante il percorso.
1
M. Castoldi, Didattica generale, Mondadori, Milano, 2001, pp. 35-46.
Genealogia dell’esperienza.
a) Si può parlare di una esperienza educativa spontanea: essa vede protagonista principale
l’individuo stesso che si educa pur approfittando delle relazioni con l’altro da sé.
b) Si può parlare di una esperienza educativa estemporanea che vede come protagonisti
soggetti più maturi i quali, mettendosi in relazione con altri soggetti meno maturi, li stimolano,
li condizionano e li aiutano a sviluppare senza tuttavia impostare questa loro attività in modo
programmato
c) Si può parlare di una esperienza educativa voluta o intenzionale che vede ovviamente
protagonisti principali i soggetti più maturi i quali intendono orientare lo sviluppo e la crescita
degli individui meno maturi secondo precise direzioni e pertanto il loro intervento risulta
continuativo e costante.
d) Infine di una esperienza educativa razionalmente fondata.
Quando una esperienza può essere definita educativa?
La nozione di ciò che è educativo e di quanto è diseducativo è uno dei truismi dell’educazione
di senso comune carica di conseguenze pratiche. Per prima cosa non si può definire educativa
o diseducativa quell’esperienza ricorrendo a criteri esterni alla pedagogia.
Risulta esemplare la posizione di John Dewey (secondo il quale l’esperienza soggiace a un
principio di continuità: ogni esperienza è condizionata da quelle precedenti e influenza quelle
successive determinando la crescita umana del soggetto, l’espansione della sua esperienza. Se si
considerano insieme il principio di continuità e il concetto di educazione come crescita, la
continuità della crescita diviene il valore interno all’educazione in base al quale concepire il
miglioramento dell’uomo e dunque il criterio del giudizio educativo. Favorire la continuità della
crescita è perciò il requisito affinché una esperienza possa definirsi educativa. Una esperienza
è diseducativa se condiziona negativamente le esperienze successive, restringendone il raggio di
possibilità, disincentivando ulteriori esperienze o impoverendone il significato.
Dunque sono educative quelle esperienze che accrescono l’educabilità del soggetto in termini
di crescita, promuovendo ora la focalizzazione dell’esperienza (quando ad esempio si
apprendono i contenuti di una disciplina) facilitando l’acquisizione di un abitus, ora la
pluritaleralità dell’esperienza (ampliando cioè le possibilità di fare più esperienza su un
determinato aspetto).
Una prima condizione di legittimità della pedagogia.
Possiamo quindi intendere la pedagogia come lo sforzo condotto a fare emergere
dall’esperienza educativa i caratteri della volontarietà, della intenzionalità e della sistematicità.
La pedagogia è dunque quel sapere/agire sull’educazione» in forma squisitamente teoretica
(come luogo della riflessione teorica sull’educazione) e metodologica (come luogo delle tecniche
educative), ovvero quel sapere/agire sui modi e sui tempi in cui si dispone l’intera tematica della
formazione umana.
Esercitazioni/sollecitazioni.
1. Genealogia dell’esperienza: raffrontate le riflessioni appena svolte con il testo di Bertagna,
Dall’educazione alla pedagogia, e aggiungete le vostre considerazioni in merito.
2. Invito a vedere L'onda (Die Welle) un film del 2008 diretto da Dennis Gansel, tratto dal
romanzo di Todd Strasser L'onda, a sua volta basato sull'esperimento sociale denominato La
Terza Onda (The Third Wave), avvenuto nel 1967 in California. Sulla base di questo esperimento,
Todd Strasser (usando lo pseudonimo Morton Rhue) scrisse il romanzo Die Welle (L'onda), che
in Germania è diventato un classico della lettura scolastica. Non possiamo dilungarci sulle
vicende del film, ma il fallimento dell’esperienza decreta paradossalmente l’efficacia educativa
del professore. L'iniziale convinzione degli studenti sull'impossibilità della nascita di una nuova
dittatura in Germania viene clamorosamente smentita dai fatti, ovvero dall’esperimento
didattico tentato dal professore.
Pertanto queste le domande:
a) Possiamo definire ‘diseducativo’ l’esperimento e il comportamento del docente? Se sì,
sulla base di quale criterio?
b) Educare all’obbedienza e all’autoritarismo non è una forma anch’essa di educazione?
c) Infine, di che natura sono i criteri e/o i giudizi che si è soliti attribuire con educativo,
diseducativo, formativo?
d) Nei brani antologici del testo di G. Chiosso, Luoghi e pratiche dell’educazione, quali sono
gli Autori che secondo voi legano l’apprendimento alla democrazia?
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