Riabilitazione in casa di riposo. Demenza: riabilitazione cognitiva S. Angelo Lodigiano 19 Maggio 2005 Speech map Introduzione: diagnosi e criteri diagnostici l’anamnesi nella demenza i sintomi il “percorso” del paziente con demenza La terapia non farmacologica del paziente con demenza La terapia non farmacologica dei disturbi comportamentali Classificazione delle demenze Demenze primarie degenerative 1 D. Di Alzheimer 2 D. Corpi di Lewy 3 Parkinson-demenza 4 Idrocefalo normoteso 5 Corea di Huntinghton 6 PSP 7 Degenerazione cortico-basale Demenze secondarie A Demenza Vascolare Ischemica B Disturbi endocrino-metabolici 1) Distirodismi 2) Ipo-iperparatiroidismi 3) M. Asse ipofisi-surrene 4) Insufficienza renale cronica 5) Ipoglicemia 6) Disidratazione C Malattie metaboliche ereditarie D Malattie infiammatorie del SNC 1) Meningiti ed encefaliti (batterica,neurosifiilide, micotica, virale) 2) Sclerosi Multipla e Malattie demilinizzanti 3) Connettiiviti 4) Malattia di C-J 5) AIDS conclamato E Stati Carenziali 1) Carenza di Tiamina (Korsakoff) 2) Carenza di Vit. B12 e folati 3) Malnutrizione generale F Sostanze tossiche 1) alcool 2) Metalli pesanti 3) Farmaci 4) Composti organici G Processi espansivi cerebrali Neoplasie, ematomi, Ascessi H Miscellanea Traumi cranici Sindromi paraneoplastiche Malattie cardiovascolari e respiratorie Criteri standardizzati diagnostici di demenza A) Presenza di deficit cognitivi multipli caratterizzati da: 1) compromissione mnesica (deficit ad apprendere nuove informazioni o a richiamare informazioni precedentemente apprese). 2) Uno o più dei seguenti: - Afasia (disturbi del linguaggio) - Aprassia (incapacità a eseguire gesti nonostante l’integrità della comprensione del compito da eseguire e della funzione motoria). - Agnosia (incapacità a riconoscere oggetti in assenza di deficit sensoriali) -deficit del pensiero astratto o della capacità di critica (pianificare, organizzare funzioni esecutive). B) I deficit dei criteri A1 e A2 interferiscono significativamente nel lavoro, nelle attività sociali o nelle relazioni con gli altri, con un peggioramento significativo rispetto al precedente livello funzionale. C) I deficit non si manifestano esclusivamente durante un delirium. DSM IV Criteri standardizzati diagnostici delirium Disturbo della coscienza (ridotta consapevolezza dell’ambiente) con ridotta capacità di focalizzare, mantenere o spostare l’attenzione. Un’alterazione cognitiva (come deficit di memoria, disorientamento, disturbo del linguaggio) e/o disturbo dispercettivo non meglio giustificati da una preesistente demenza, stabilizzata o in evoluzione La sintomatologia si sviluppa in un breve periodo (generalmente ore, giorni) e tende a presentare fluttuazioni nell’arco della giornata Esiste nella storia clinica, esame obiettivo, da accertamenti (esami di laboratorio o strumentali) la dimostrazione che il disturbo sia la diretta e fisiologica conseguenza di una condizione medica generale, o di una intossicazione da farmaci, esposizione a sostanze tossiche, o una combinazione di questi fattori DSM IV Delirium demenza DELIRIUM DEMENZA Improvviso, databile Insorgenza Graduale Usualmente si Reversibile? No declino, progr. Precoce e marcato Disorientamento Tardivo (mesi, anni) Obnubilata, variabile Coscienza Non compromessa Molto breve Attenzione Non molto ridotta Iper - Ipoattivo Variazioni psicomotorie Tardive Demenze degenerative primarie • • • • • • • • • Malattia di Alzheimer Demenze vascolari Dem. a corpi di Lewy FTD Deg. Corticobasale PSP Parkinson demenza Huntington demenza MSA 50-60% 15-20% 7-25% 2-9% rara rara 1.2% 0.9% ? C SC-C SC C SC SC SC SC SC Criteri diagnostici per AD (NICDS-ADRDA). AD PROBABILE - Demenza stabilita all’esame clinico e tests neuropsicologici - Deficit di due o più aree cognitive - Peggioramento progressivo della memoria o altre funzioni cog. - Assenzi di disturbo della coscienza - Esordio fra 40 e 90 anni più spesso dopo i 65 anni assenza di patologie sistemiche o altre cause responsabili supportata da - deficit specifico del linguaggio (afasia), della gestualità (aprassia), della percezione (agnosia). - conpromissione delle funzioni quotidiane - famigliarità per analoghi disturbi soprattutto se confermati neuropatologicamente. - conferme strumentali. Criteri diagnostici per AD (NICDS-ADRDA). AD PROBABILE E’ anche tipico: - Plateau nella progressione della malattia - Sintomi associati come depressione, insonnia, disturbi della personalità, incontinenza sfinterica, reazioni verbali emotive o fisiche di tipo catastrofico, disturbi sessuali, calo ponderale. - Altre anomalie neurologiche: segni di ipertono, mioclonie, disturbi della marcia - Crisi epilettiche in fase avanzata - TC normale per età Mc Kann G, Folstein M Neurology 1984; 34: 939-944. Criteri diagnostici per VD (NICDS-AIREN). VD PROBABILE - Demenza è definita come un declino cognitivo rispetto ad un precedente livello che si manifesta in due o più aree cognitive - La malattia cerebrovascolare è definita all’esame neurologici da segni focali o di lato […] ed associata malattia cerebrovascolare rilevabile all’imaging. - multi-infartuale - singolo infarto strategico - nella sostanza bianca - sostanza bianca periventricolare in modo esteso - deve anche essere presente una relazione fra le due componenti clinica e di imaging - esordio di demenza entro tre mesi dallo stroke - improvviso deterioramento delle funzioni cognitive o progressione fluttuante, a gradini del disturbo cognitivo Criteri diagnostici per VD (NICDS-AIREN). VD: elementi di supporto - Precoce disturbo della marcia e segni extrapiramidali - Storia di instabilità posturale - Sintomi urinari precoci - Paralisi pseudobulbare - rallentamento ideo-motorio Roman GC, Erkinjutti T, Cummings et al Neurology 1993 Criteri diagnostici per Malattia a corpi di Lewy 1. Decadimento cognitivo di entità sufficiente per interferire con le normali occupazioni lavorative o sociali. Il disturbo di memoria può non essere presente nelle fasi iniziali ma di solito compare con la progressione della malattia. Particolarmente spiccati sono di solito disturbi di attenzione, delle abilità frontali-sottocorticali e visuospaziali. 2. Due delle seguenti caratteristiche centrali della malattia sono indispensabili per la formulazione della diagnosi di LBD probabile, e una sola caratteristica per LBD possibile: - fluttuazioni della cognitività con importanti variazioni di attenzione e stato di coscienza - allucinazioni visive ricorrenti, tipicamente strutturate e dettagliate - caratteristiche motorie di parkinsonismo 3. Caratteristiche che supportano la diagnosi, anche se non necessariamente presenti, sono: - cadute ripetute - sincopi - episodi transitori di perdita di coscienza - esagerata sensibilità ai neurolettici (sviluppo di parkinsonismo con minime dosi) - deliri strutturati - allucinazioni non visive - disturbi del sonno REM - sintomi depressivi McKeith et al, Neurology 1999;53:902-5 Criteri diagnostici per Demenza Fronto-temporale • • • Segni fisici: Caratteristiche diagnostiche principali: - Riflessi primitivi - Esordio insidioso e progressione graduale - Incontinenza - Declino precoce nella condotta sociale - Acinesia, rigidità e tremore interpersonale - Pressione sanguigna bassa e - Deterioramento precoce nella regolazione instabile della condotta personale - Precoce inibizione emozionale • Esami: - Precoce perdita di consapevolezza - Neuropsicologia: significativo decadimento nei test della funzione Caratteristiche diagnostiche di supporto: del lobo frontale in assenza di severa - Disordine comportamentale amnesia, afasia, o disturbo percettivo- Declino nell'igiene e nella cura personale spaziale - Rigidità mentale e inflessibilità - Elettroencefalografia: normale all' - Distraibilità e incostanza EEG convenzionale a dispetto di - Iperoralità e cambiamenti nella condotta demenza clinicamente evidente alimentare Imaging cerebrale (strutturale e/o - Comportamento perseverativo e stereotipato funzionale): anormalità frontale e/o - Comportamento di utilizzazione anteriore temporale predominante. - Produzione linguistica alterata a. Linguaggio non spontaneo e povero • Caratteristiche III, IV e V (comuni alle b. Discorso ininterrotto tre forme di degenerazione lobare - Stereotipia del linguaggio frontotemporale) - Ecolalia - Perseverazione - Mutismo Neary D. et al, Neurology 1998;51:1546-54 Criteri per Paralisi sopranucleare Progressiva Criteri di inclusione necessari Criteri di esclusione necessari Possibile sensibilità 83% specificità 93% - Malattia gradualmente progressiva - Esordio a 40 anni o oltre - Paralisi sopranucleare verticale (sia verso l'alto che verso il basso) o rallentamento delle saccadi verticali e notevole instabilità posturale con cadute durante il primo anno di esordio della malattia - Mancanza di evidenza di altre malattie che possono spiegare le precedenti caratteristiche, come indicato dai criteri necessari di esclusione Criteri di supporto: - Acinesia simmetrica o rigidità, più prossimale che distale - Postura del collo anomala (retrocollis) - Scarsa o assente risposta alla terapia con L-DOPA - Precoce disfagia o disartria - Esordio precoce del decadimento cognitivo che include almeno due dei seguenti sintomi: apatia, disturbo di astrazione, ridotta fluenza verbale, comportamento di utilizzazione o imitazione, o segni di liberazione frontale - Recente storia di encefalite - Sindrome dell'arto alieno, deficit corticale sensoriale, atrofia focale frontale o temporoparietale - Allucinazioni o deliri non dovuti alla terapia dopaminergica - Demenza corticale tipo Alzheimer (grave amnesia e afasia o agnosia, secondo i criteri del NINCDS-ADRDA) - Notevoli, precoci sintomi cerebellari o notevole precoce inspiegabile disautonomia (marcata ipotensione e disturbi urinari) Probabile sensibilità 50% specificità 100% - Malattia gradualmente progressiva - Esordio a 40 anni o oltre - Paralisi sopranucleare verticale (sguardo verso l'alto e verso il basso) e grave instabilità posturale con cadute durante il primo anno di esordio della malattia - Mancanza di evidenza di altre malattie che possono spiegare le precedenti caratteristiche come indicato dai criteri necessari di esclusione - Gravi, asimmetrici segni parkinsoniani (i.e., bradicinesia) - Evidenza neuroradiologica di rilevante anormalità strutturale (i.e. infarti ai gangli della base o del tronco cerebrale, atrofia lobare - Malattia di Whipple, confermata dalla reazione di polimerasi a catena (PCR), se indicata. Certa PSP clinicamente probabile o possibile e evidenza istopatologica di PSP tipica Litvan I et al, Neurology 1996; 47:1-9 Diagnosi differenziale. PD Demenza deficit globale fluttuazione Memoria deficit di codifica deficit di recupero Deficit strumentali linguaggio prassia Deficit esecutivi pianificazione comportamento Psicosi MSA CBD PSP PDD HD LBD AD - - - + - + - + - + + ++ - + + + ++ ++ ++ + + ++ + - - + ++ ± ± ± ± ± ± + + ++ + + ± - + ± - + + - ++ ++ - ++ + ± + ± + + ± ++ + ± + -: assente; +: moderato o presente solo in alcuni; ±: controverso; ++: grave e presente nella maggior parte Pillon et al., Neurology 1996;46:329 Per cercare di fare una diagnosi devo capire… Per capire devo ascoltare… Per sapere devo chiedere… ovvero L’anamnesi dedicata e specifica nei pazienti affetti da demenza. L’anamnesi: aspetti generali Spesso la raccolta anamnestica è eseguita con un care giver. necessità di integrazione con l’esperienza del paziente (specialmente con deficit iniziale). successiva verifica di coerenza con l’esame NPS. (Geldmacher NEhM 1996) Lo scopo dell’anamnesi “dedicata” ha lo scopo di identificare i sintomi “target” al fine di sviluppare una idea diagnostica da confermare con i criteri clinici, strumentali, neuropsicologici. Ha anche estrema importanza nell’identificare le forme secondarie ed eventualmente reversibili. L’identificazione attenta di problematiche somatiche/psichiche anche in corso di demenza ha comportato una netta riduzione (Woolf SH Arch Int Med 1990) dell’eccesso di disabilità L’anamnesi: aspetti specifici L’anamnesi familiare mirata in tale ambito alla ricerca di malattie psichiatriche e vascolari L’anamnesi clinica e farmacologica: mirata alla raccolta di malattie somatiche (neurologiche, cardiovascolari, pneumologiche, endocrine, neurologiche, psichiatriche. farmaci utilizzati, alcolismo L’anamnesi cognitiva: indagare le varie aree delle funzioni cerebrali superiori (memoria, linguaggio, prassia, critica, capacità visuospaziali). Nella raccolta è importante cercare di capire le capacità di ricordare ed eseguire normali attività della vita quotidiana e/o le attività strumentali o anche i compiti maggiormente complessi della vita quotidiana. L’anamnesi: aspetti specifici L’anamnesi cognitiva: indaga inoltre quali sono stati i primi sintomi d’esordio e la circostanza di insorgenza ( delirium, disorientamento topografico). indaga la eventuale presenza di sintomi comportamentali sulle loro caratteristiche, sulla loro frequenza e gravità. (Cummings alz Dis Ass Dis 1997; Lyketsos JAMA 2002) L’anamnesi: sintesi Obiettivi: Stabilire la presenza di deficit cognitivi e valutarne l’andamento Definire un eventuale quadro demenziale o una sindrome preclinica Valutare il decadimento cognitivo e i sintomi non cognitivi per una d.d. Procedure: Intervista con in familiari Colloquio il più oggettivo possibile con la minore guida piscodinamica possibile. Identificare il quadro premorboso considerando eventuali malattie psichiatriche, l’ambiente culturale, le abitudini voluttuarie nel contesto dei quali si è sviluppato il deficit. Identificazione e caratterizzazione del periodo di esordio Progressione del deficit Anamnesi farmacologica L’anamnesi: sintesi La ricerca dei sintomi. Sintomi cognitivi: Deficit mnesici Disorientamento T/S Aprassia Afasia, Alessia, Agrafia Deficit del ragionamento astratto, logica e giudizio Acalculia Agnosia Defici visuo-spaziali Sintomi non cognitivi: Psicosi (deliri paranoidei, strutturati; allucinazioni) Alterazioni del tono dell’umore (depressione, eudoria, labilità emotiva). Ansia Disturbi neurovegetativi (dist. dell’appetito, del ritmo sonno-veglia, appetito, del comportamento sessuale). Agitazione (aggressività, vocalizzazione persistente) Alterazioni della personalità ( indifferenza, apatia, disinibizione) Evoluzione della demenza:l’esempio dell’AD L’evoluzione della malattia prevede un incremento della disabilità somatica che si associa alla perdita progressiva delle funzioni cognitive. FASE INIZIALE Minimo disorientamento temporale Deficit mnesico per gli eventi recenti Deficit del linguaggio espressivo ma con comprensione relativamente cons. Aprassia costruttiva per i disegni tridimensionali Difficoltà nel lavoro Assenza di alterazioni motorie FASE INTERMEDIA Disorientamento T/S Deficit mnesico moderato-grave che interferisce con le attività quotidiane Aprassia costruttiva Aprassia ideativa, dell’abbigliamento Agnosia Alterazioni comportamentali Bradicinesia, alterazioni comportamentali Necessità di stimolazione per alla cura della propria persona Evoluzione della demenza:l’esempio dell’AD FASE TERMINALE Completa perdita di abilità cognitive con difficoltà nel riconoscimento dei volti e dei luoghi familiari. Perdita del linguaggio e del gergo Rigidità, bradicinesia, crisi epilettiche, mioclono. Agggressività, wandering Completa perdita dell’autosufficienza per lavarsi, vestirsi, alimentarsi. Incontinenza sfinterica. Cenni di neuropsicologia: la memoria Memoria a lungo termine Memoria dichiarativa (esplicita, conscia) M.Episodica (Eventi) M.semantica (Fatti) Memoria non dichiarativa (implicita, inconscia) M.Procedurale (Capacità Motorie) Condizionamento classico Apprendimento non associativo La terapia non farmacologica della demenza La terapia non farmacologica ha lo scopo presenta un utile e, almeno in parte, validato strumento per la terapia delle demenze. La terapia farmacologico e non farmacologico hanno dimostrato un effetto sommatorio nel rallentare la progressione della demenza. Inoltre tendono a migliorare lo stress del care giver (Brodaty JAGS 2003). La sospensione delle terapie non farmacologiche comportano una perdita, in breve termine, dei benefici ottenuti. Lo scopo fondamentale della terapia non farmacologica rimane comunque quello di migliorare le capacità di adattamento del paziente ed il suo benessere soggettivo. La metodologia della terapia non farmacologica è basata sulle capacità residue del paziente al fine di identificare “i canali di comunicazione” con il paziente ed i “ canali di trattamento” su cui far leva per la stimolazione cognitiva. La maggiore esperienza delle terapie non farmacologiche è basato sul modello della malattia di Alzheimer. Le varie fasi della malattia presentano diversi metodologie di terapia. La terapia non farmacologica della demenza Esistono diverse metodiche per la terapia non farmacologica: Stimolazione cognitiva ROT formale e informale Memory training Intervento comportamentale Gentelcare Validation therapy Adattamenti ambientali Interventi tesi a modificare le componenti ambientali che possono essere disturbanti Stimolazione sensoriale Arte terapia, attività ricreative, terapia occupazionale Stimolazione emozionale Psicoterapia di supporto Reminiscenza Validation therapy American Psychiatry Association Am J Psychiatr 1997 La terapia non farmacologica della demenza Stadi della demenza Lieve ROT Reminiscenza Validation Memory training (sensoriale e cognitiva) Memory Training (Motoria) Ausili esterni + + + + Moderato Severo + + + + + + Trabucchi M 2005 La terapia non farmacologica della demenza La terapia cognitiva. Reality Orientation Therapy (Taulbe e Folsom 1966) Viene effettuata mediante la somministrazione di stimoli multimodali attraverso meccanismi verbali, visivi, scritti, musicali e multimodali. Può essere eseguita in modo informale durante momenti della vita quotidiana oppure in modo formale durante delle riunioni della durata di 45 minuti con la presenza di 4-6 persone. I pazienti cui si rivolge la ROT sono pazienti che presentano un deficit cognitivo lieve-moderato. La ROT di solito è efficace nel migliorare le prestazioni del paziente al MMSE ed inoltre è in grado di migliorare, secondariamente, l’autostima del paziente. Se è stata abbondantemente validata nella malattia di Alzheimer (CochraneLibrary 2004) non sembra essere efficace nel controllo del decadimento nei pazienti con demenza vascolare.sembra essere efficace nel migliorare il neglet e l’attenzione del paziente vascolare (Lincoln Cochrane Library 2004, Majid Cochrane Library 2004). E’ importante che il paziente non presenti sintomi comportamentali per non disturbare la riunione ROT. La terapia non farmacologica della demenza La terapia cognitiva. Memory Training Dedicato a quei pazienti con decadimento lieve-moderato con deficit della memoria episodica e procedurale (con i sottogruppi implicita motoria, sensoriale, cognitiva). E’ stato dimostrato che la stimolazione ripetuta attraverso diversi canali (copia ripetuta di un disegno; riconoscimento tattile ripetuta, esecuzione di puzzle semplici anche al computer etc.) migliora le capacità di migliorare le capacità di apprendimento dei pazienti con miglioramento dei tempi di esecuzione. L’esecuzione del compito motorio sembra meno influenzato dalla gravità clinica. La possibilità di far eseguire ai pazienti attività della vita quotidiana legata al vissuto del paziente migliora l’esecuzione stessa e il riapprendimento della attività motoria con miglioramento della disabilità del paziente (Perani Brain1993, Grafman Pharmacopsichiatry1990, Zanetti Neuropsychol Rehabil 2001). La terapia non farmacologica della demenza La terapia cognitiva. Ausili mnesici esterni. Utili nei pazienti con deficit cognitivo di grado lieve. Si tratta di utilizzare degli strumenti quali ad esempio fotografie sulle stanze dei pazienti, scritte di orientamento, suonerie che orientino nel tempo, segnaposto, diari che allenino il paziente alle attività quotidiana pur in presenza di difficoltà cognitiva. La terapia non farmacologica della demenza Intervento comportamentale. L’intervento comportamentale è teso a rinforzare in modo positivo il comportamento positivo del paziente e di limitare quelli negativi. Il presupposto è l’identificazione dei fattori scatenanti. Rappresenta la prima scelta nei BPSD.Non vi sono studi validati e controllati ma mi sono molteplici studi che ne dimostrano l’efficacia (Finkel Int Psychoeegeriatr 1996). Rappresentano la prima scelta, ancora prima della terapia farmacologica, nel trattamento dei disturbi comportamentali. Disturbi del sonno (Finkel J Clin Pyschiatr 2001, Brodaty Int J Geriatr Psichiatrv 2001) Nella fase iniziale della demenza spesso legata ad ansia e depressione. Nella fase interemedia-avanzata: Piccola dose di ipnotico + ambiente tranquillo ad una adeguata temperatura + adeguata attività fisica durante il giorno + illuminazione moderata della stanza + possibilità del riposo in poltrona …. La terapia non farmacologica della demenza Intervento comportamentale. Deliri-Allucinazioni Considera gli aspetti sensoriali ( retinopatia, cataratta, ipoacusia, tappo di cerume) che possono confondere il paziente e tenta di trattarli dove possibile ed anche ad adattare l’ambiente con una normale luminosità al fine di favorire il riconoscimento dei volti e quindi ridurre il delirio di latrocinio. Agitazione pscomotoria-aggressività. Vi è una relazione fra aggressività e malattie psichiatriche preesistenti all’insorgenza della demenza (Lykestsos1999). Atteggiamento nei confronti del malato: espressione del volto tono della voce disponibilità e apertura al dialogo linguaggio semplice, comprensibile Atteggiamenti utili: Cercare di identificare i messaggi verbali e non del paziente Identificare le cause scatenanti e correggerle se possibile Rassicurare il paziente Chiedere informazioni al paziente in modo semplice con risposte si-no Distrarre il paziente con nuovi argomenti (dialogo) o attività (camminare) successivamente terapia farmacologica La terapia non farmacologica della demenza Intervento comportamentale. Wandering La pericolosità del wandering è determinata dal pericolo della caduta. Se da un lato, la riduzione del rischio intrinseco (Encef. Vascolare) di caduta non è sempre semplice da controllare, la modica dell’ambiente in cui il paziente cammina è più spesso fattibile. IL wandering può quindi essere cautelato. Disturbo alimentare (Iperfagia-rifiuto del cibo). Bulimia snack fuori pasto ipocalorici (frutta, verdura) Anoressia spesso legato alla depressione delle fasi iniziali della malattia. Controllo degli effetti collaterali dei farmaci Controllo delle malattie somatiche (gastrite etc..) La terapia non farmacologica della demenza Intervento comportamentale Milieu Therapy Si propone di migliorare e modulare l’ambiente psicologico, sociale ed affettivo in modo compatibile con le possibilità del paziente. Si basa sul rinforzo positivo dei comportamenti adeguati e rinforzo negativo dei comportamenti non adatti (Szeikas 1991, Coons 1978). La terapia non farmacologica della demenza Stimolazione emozionale. Terapia della reminiscenza. Il richiamo degli eventi e delle esperienza della vita del malato sviluppa effetti positiva sul paziente. Rinforza la sua naturale tendenza al richiamo di fatti e persone della sua vita passata. La terapia permette di stabilizzare il tono dell’umore del paziente e di ridurre e controllare in parte i sintomi comportamentali. In modo più strutturato la reminiscenza è stata inserita nella “Milestone therapy” che utilizza la reminiscenza al fine di ridurre il disagio del paziente all’interno di un gruppo di “colloquio” all’interno del quale l’operatore mette in confronto lo stile di vita precedente del paziente con quello attuale. Esistono recenti validazione della terapia della reminiscenza nel miglioramento del benessere e delle capacità di interlocuzione del paziente con demenza (Clare Cochrane Library 1999, Spector Cochrane Library 2004). La terapia non farmacologica della demenza Stimolazione emozionale. Terapia della rimotivazione. E’ utile nei pazienti che presentano una demotivazione verso stimoli esterni (depressi). Viene svolto in modo piuttosto strutturato con una guida che è votata al miglioramento della relazione interpersonale attraverso la discussione di argomenti collegati alla realtà. L’obiettivo non è tanto il miglioramento della cognitività ma il reinserimento del paziente con demenza o isolato all’interno di una relazione di dialogo. La terapia non farmacologica della demenza Stimolazione emozionale. Terapia di Validazione (Feil 1967). E’ forse l’unica metodica non farmacologica di approccio al paziente in fase avanzata. Lo scopo non è tanto il miglioramento del paziente da un punto di vista cognitivo, quanto il mioglioramento del “benessere” del paziente. In tale ottica il terapista tenta di “entrare nel modo del paziente” con il suo modo ci comunicare con i suoi simboli. Non vi sono sicure linee guida riguardanti tale metodica ma vi è un comune consenso nel ritenere utile nel migliorare la relazione interpersonale del paziente con demenza moderata-grave (Day J Gerant Nursing 1997). La terapia non farmacologica della demenza Stimolazione sensoriale. Si tratta di molteplici interventi che tendono ad utilizzare capacità residue del paziente. PET therapy non ancora standardizzata ma utile nella stabilizzazione degli aspetti affettivi del paziente Terapia occupazionale:attività molto diversificate e che possono essere personalizzate in base ai gusti, al vissuto del paziente. La terapia occupazionale, anche se non standardizzata, ha dimostrato di essere efficace nel stabilizzare e migliorare le prestazioni funzionali e cognitive se associato ad un intervento di riabilitazione motoria (Bach 1995). In ogni caso migliora il livello del tono dell’umore e le capacità di socializzazione. Aromaterapia:alcuni lavori hanno dimostato un miglioramento nel controllo dei sintomi comportamentali (Thorgrimsen Cochrane 2004). La terapia non farmacologica della demenza Stimolazione sensoriale. Musicoterapia. Non si tratta di una tecnica semplicemente votata a rilassare il paziente. E’ possibile ottenere diversi risultati, in quanto si stimolano aree cerebrali diverse, con la musicoterapia che però richiede un rapporto personale con il paziente. Un recente Cochrane Review (Koger 1999) mostra che vi sono difficoltà di validazione dei vari lavori scientifici riguardanti tale tecnica ma vi sono numerosi lavori che dimostrano: Miglioramento dell’agitazione e delle vocalizzazioni persistenti (Brotons J of Musictheraphy 1997). Riduzione del wandering (Groene Music Therapy Perspective 1993, Ftzgerald J of Musictherapy 1993). Aumento delle ore di sonno (Forbes Can J Nurs Res 1998). Riduzione dei comportamenti aggressivi (Clark J Geront Nurs 1998). Riduzione delle prescrizioni farmacologiche (Albright Music Ther Res and Practice in med 1996). La cura e il significato …Vivo in un reparto di terapia intensiva… al mio fianco il numero otto…oltre ai tre letti corredati di tutti gli optional caratteristici della terapia intensiva, quelli che fanno tanto folklore in un tripudio hollywoodiano si vedono salvare vite – ma l’inganno più grande non tanto che quelle vite vengano salvate, quanto che esse appaiano importanti…(il pesce rosso) … ma non è tanto importante stabilire se siamo noi , i sani, ad avere bisogno dei malati o i malati ad avere bisogno di noi… l’esigenza che ogni tanto ci sorge nel cuore è capire se noi siamo i buoni o i cattivi. E non è sempre così facile stabilirlo (la faccia verde). …e poi mi dice:”insomma mi spiace lei era anche simpatico e pagante, ma non c’è nulla da fare”. Insomma sei fritto, fritto, FRITTO! (il pesce rosso). …in pratica si può in pratica essere già morto eppure continuare a morire a pezzetti. Ogni giorno un poco di più come se ci si congedasse dalla vita a tocchi, a tranci come un merluzzo surgelato…e noialtri, i medici ci affanniamo come sarti a cercare di rammendare gli strappi quotidiani di una stoffa lisa e consunta che non potrà mai più diventare un vestito. Quello che non sono riuscito ancora a capire è se tutto questo nostro affannato rammendare sia fatto in buona fede oopure no(la faccia verde). Dialogo fra medico (faccia verde) e paziente (pesce rosso) da: Cosa sognano i pesci rossi (M Venturino Mondadori 2005) L’esempio della psicoterapia Come funziona la psicoterapia? La risposta è semplice: nessuno lo sa. (Dawes House of cards: psycotherapy built in mith. New York 1994) Parloff (Am J of Orthopsych 1986) ha eseguito una metanalisi confrontando 418 tipi di psicoterapia e concludendo che erano tutti egualmente efficaci. Che non sembrava esserci significativa differenza di risultato anche cambiando l’operatore che eseguiva la psicoterapia ( studente o professore) (Dawes 1994). Concludeva inoltre che anche psicoterapie ultrabrevi erano efficaci e che, almeno in una parte degli studi analizzati erano quasi efficaci quanto una psicoterapia formale di lunga durata. Moerman D. Placebo. Medicina, biologia, significato. Vita e pensiero ed. 2004 L’esempio della psicoterapia Come funziona la psicoterapia? Come un placebo o come un significato? Frank (Persuasion and healing 1961) sosteneva che tutte le forme di psicoterapia, per quanto diverse, funzionassero grazie ad una serie di elementi che hanno in comune: il rapporto con un ascoltatore attento e desideroso di aiutare uno spazio terapeutico definito con precisione un rituale di qualche genere atto a cementare una relazione tra terapeuta e paziente. Altri hanno criticato la psicoterapia asserendo che i cambiamenti attribuiti alla pratica psicoterapeutica fossero in realtà guarigioni spontanee o determinate da effetto placebo. …personalmente trovo molto più ragionevole dire che la psicoterapia evoca reazioni semantiche (Moerman D). Moerman D. Placebo. Medicina, biologia, significato. Vita e pensiero ed. 2004 L’esempio della psicoterapia Come funziona la psicoterapia? Come un placebo o come un significato? (un ulteriore passo… la relazione). Claude Levi-strauss (Effectivness of symbols NY 1967) ha confrontato le tecniche dello sciamano e dello psicanalista. Il punto di partenza è stato l’osservazione di un lungo mito degli indiani cuna del Panama che veniva utilizzato per agevolare i parti difficili. In entrambi i casi (sciamanico o psicanalitico) l’obiettivo è lo stesso e cioè di portare a livello cosciente conflitti e resistenze rimasti inconsci. Entrambe le cure mirano ad una esperienza ed entrambe riescono a creare un mito che il paziente deve vivere o rivivere. Ma in un caso il paziente costruisce un mito individuale con elementi tratti dal suo passato; nell’altro caso, il paziente riceve da fuori un mito sociale che non corrisponde ad un suo preesistente personale. La cura, in questo contesto,consisterebbe nel rendere accettabili alla mente sofferenze che il corpo rifiuta di tollerare. Moerman D. Placebo. Medicina, biologia, significato. Vita e pensiero ed. 2004 L’esempio della psicoterapia Come funziona la psicoterapia? La traduzione del metodo. Il paziente Il terapeuta Il terapeuta è guidato da una teoria cui mostra una dedizione che lo rende capace di impegno a lungo termine. IL solo fatto che il terapeuta abbia una teoria delle difficoltà umane mi invita a riconoscere che ciò che mi disturba è gia accaduto ad altri Il terapeuta crea e mantiene un contesto interpersonale caratterizzato da un ascolto empatico. Dopo che ho raccontato quattro volte al mio amico il mio problema non mi ascolta più attentamente. Ma dopo che l’ho raccontato dieci volte mi bruci di meno. Il terapeuta comprende il significato dei sentimenti, dei desideri, delle fantasie, delle convinzioni del paziente. Il terapeuta mi prende sul serio. Sembra pensare che la mia felicità significhi qualcosa e poi è disposto a interpretare la situazione con me… Il terapeuta tenta di riformulare i significati man mano che emergono con una certa carica affettiva in modo che il paziente possa assimilarli costruttivamente. …che da un senso all’incombente, all’anomalo, all’imprevisto. Conclusioni La terapia non farmacologica della/e demenza/e è efficace. L’efficacia è si somma a quella della terapia farmacologica Entrambe migliorano contribuiscono a migliorare la prognosi della patologia Si riducono i costi della malattia Da quando (il medico di bordo) Stephen Maturin era diventato ricco con la loro prima preda, aveva acquistato grandi quantità di assefetida, di castoreo e di altre sostanze atte a rendere le sue pozioni più rivoltanti e disgustose di tutta la flotta. E la cosa aveva funzionato: i suoi coriacei pazienti sapevano con ogni fibra del loro organismo di essere curati. P. O’brien Primo comando Riabilitazione in casa di riposo. Caso clinico Marco Ferri –Daniela Tedeschi La signora XY di 75 anni risiede in RSA dal Gennaio 1996 proveniente dal proprio domicilio situato in S. Angelo Lodigiano. Motivo dell’ingresso in struttura: Progressiva perdita della autosufficienza in assenza di diverse possibilità assistenziali nonostante la presenza di badanti. Anamnesi sociale Scolarità: 4 anni ( scuola elementare) Stato maritale: vedova da circa 6 anni Professione : Casalinga Svolta Figli viventi: Due, entrambi coniugati con prole Anamnesi Patologica remota 1981 (51): Ipertensione arteriosa sistemica 1987 (57): Infarto miocardico acuto anteriore 1993 (63): vasculopatia cerebrale acuta (ischemica) con emiparesi sinistra. 1994 (64): trombosi venosa profonda dell’arto inferiore sinistro Anamnesi Fisiologica all’ingresso Condizioni generali: “discrete” Vigile e collaborante, con buone capacità comunicative ed un comportamento adeguato alle varie circostanze. Funzioni motorie: compromesse in modo moderato-severo (si muove in carrozzina e deambula con ausilio ed aiuto umano). BADL: parzialmente autosufficiente (si alimenta, si lava e si veste con aiuto. Continente). Anamnesi Fisiologica all’ingresso Alimentazione: varia e adeguata Vino: ½ bicchiere al pasto Fumo: ex fumatrice (da dieci anni) Sonno: insonnia iniziale Vista: ipovisus OS lieve Udito: nella norma Anamnesi psicologica La Signora, probabilmente dal momento della morte del marito, ha iniziato a manifestare una sintomatologia di tipo depressivo associato a disturbo d’ansia. Tale sintomatologia sembra essersi aggravata dopo la perdita della autosufficienza con aumento netto degli aspetti depressivi. Tale condizione ha richiesto particolare attenzione nel momento della accoglienza in struttura. La paziente spesso piangeva in modo inconsolabile e solo dopo qualche settimana si è riusciti a coinvolgerla in modo adeguato nelle attività di animazione. All’ingresso mostrava un decadimento cognitivo moderato-severo (MMSE= 15/30) con particolare deficit delle funzioni di orientamento temporale, attentive e del richiamo. L’anamnesi psicologica ci ha permesso di identificare una diagnosi che non era stata riportata in anamnesi. OD) Deficit cognitivo a possibile genesi vascolare Umore depresso con associato disturbo d’ansia. Eventi acuti durante il ricovero e nuove diagnosi Nuove diagnosi: a partire dal 2001 riscontro di elevati livelli glicemici. Diabete mellito tipo 2 trattato con antidiabetici orali La signora durante la permanenza in struttura è stata sottoposta a diversi cicli di fisioterapia con notevole miglioramento della deambulazione che era risultata essere quasi autonoma. Parallelamente al miglioramento delle funzioni motorie la paziente ha mostrato una notevole ripresa degli interessi per il mondo circostante e ha mostrato un miglioramento del tono dell’umore con una riduzione dell’ansia associata. E’ stato deciso di inserire la signora nei gruppi ROT. Novembre 2004: caduta a terra con frattura di femore sinistro e intervento con osteosintesi (chiodo gamma) segnalati durante il ricovero episodi di delirium. Dopo la riammissione in struttura la paziente ha mostrato diversi episodi di stato confusionale acuto senza sintomi di aggressività. Perché la ROT? La signora mostrava un deficit cognitivo certamente moderato-severo, ma probabilmente aggravato dalla depressione. La paziente, prima di essere inserita nel gruppo lavoro, aveva mostrato un miglioramento del MMSE (20/30) dovuto alla terapia antidepressiva farmacologica e non ( inserimento in gruppi di animazione e terapia occupazionale informale). Presenza al MMSE di disturbo della attenzione e presenza di deficit motori. Assenza di deficit sensoriali che impedissero la ammissione nel gruppo. Assenza di disturbi comportamentali che potessero rendere difficoltosa la conduzione del gruppo. Punteggi pre-post ROT. 30 25 20 pre-rot 15 post-rot 10 5 20 04 -2 0 05 04 20 03 20 02 20 00 20 98 19 98 19 19 96 0 Punteggi pre-post ROT. Il peggioramento del MMSE del Novembre 2004 è spiegabile dal fatto che la ROT è stata interrotta per l’evento traumatico (frattura di femore). E’ stata successivamente ripresa (con il riscontro di MMSE 18/30) soprattutto per reinserire la signora nell’ambiente e per favorire il processo di riabilitazione. La oscillazione dei punteggi pre-post è, almeno in parte attribuibile alla presenza della depressione che è sempre stata presente anche se con lievi oscillazioni. Gli items che hanno sempre deteminato la variazione dello score del MMSE erano attenzione, calcolo, orientamento T. La presenza di delirium post-operatorio ma anche dopo molto tempo dopo l’intervento, associato all’aggravarsi del deficit mnesico ci induce a ipotizzare la presenza di una componente degenerativa associata (AD?).