35mm x 24mm 35mm x 24mm MERCOLEDÌ 3 LUGLIO 2014 ANNO IV N. 730 Benelli: dal corso di Firenze idee già pronte per l'industria Si è appena concluso il “Laboratorio di progettazione del prodotto per la moda”, dedicato quest’anno completamente all’occhiale, presso il Design Campus dell’Università degli Studi fiorentina, a Calenzano: ha coinvolto oltre ottanta studenti e alcuni tra i migliori designer italiani Sono una ventina gli studenti che hanno scelto il primo appello d'esame, «presentando lavori interessanti, molto belli e ben svolti, che hanno reso soddisfatto anche il presidente dell’Aio, Mario Casini, il quale ha supportato i ragazzi da un punto di vista tecnico durante tutto il corso», racconta a b2eyes TODAY la responsabile del corso, Elisabetta Benelli. Un bilancio più completo sulla qualità dei lavori svolti sarà possibile averlo, però, a metà luglio, quando la maggior parte dei partecipanti al corso sosterrà l’esame, anche se la prima valutazione è già molto positiva. «Ai ragazzi che hanno partecipato al laboratorio abbiamo assegnato la progettazione di una montatura sole, una vista e una per i Google Glass, oltre a richiedere loro una proposta stilistica per una lastra, idea che ci è venuta dopo l’intervento di Regina Rossi (nella foto, insieme agli studenti) e di Elena Orsi Mazzucchellli – spiega Benelli – Nell’ideazione dei Google Glass gli studenti si sono mossi su diversi livelli, immaginando di poter scindere le componenti dell'attuale blocchetto computerizzato distribuendole sull’occhiale o di arrivare a una tecnologia talmente miniaturizzata da consentire di nasconderla nelle montature di dimensioni assolutamente standard. In fondo il prisma che è presente sugli smart glass già oggi è stato inserito nelle lenti a contatto. Tutto potrà essere nascosto oppure reso evidente per far divenire il dispositivo uno status symbol». Molte sono, secondo la docente toscana, le idee interessanti presentate che potrebbero essere proposte alle aziende. Tutte idee ben protette, sottolinea Benelli, perché «occupandoci di disegno industriale abbiamo un referente legale per tutelare il lavoro dei ragazzi». Massima è stata la disponibilità dei designer italiani dell’eyewear che sono intervenuti durante le lezioni, come Bruno Palmegiani, Corrado Rosson e Paolo Seminara: tutti si sono prestati volentieri a «mettersi al lavoro con i ragazzi per correggere, rivedere e migliorare i progetti, curando i dettagli come certi sistemi di chiusura, di cerniere o di mascherine intercambiabili. Di alcuni dei progetti sono stati già realizzati dei prototipi con il taglio laser e più avanti è prevista anche la possibilità che alcuni di questi possano essere proposti a società del comparto per la produzione» conclude Benelli. (Nicoletta Tobia) La "nuova" Optomaster: meno teoria e più pratica La piattaforma di formazione lanciata nel marzo 2012 oggi si ristruttura in funzione delle esigenze dei centri ottici e delle altre realtà del settore Accanto a Silvio Maffioletti, che ne mantiene la direzione scientifica, e a Roberto Pregliasco, anche lui tra i fondatori, un ruolo maggiore oggi riveste un altro degli ideatori di Optomaster, Silvano Bonini ( nella foto ). «Il rinnovamento dell’assetto organizzativo cambia il registro di comunicazione della mission aziendale: un approccio meno teorico e molto più pratico, banalmente più realistico e legato alla quotidianità del punto di vendita e delle aziende che operano nel mercato dell’ottica – spiega un comunicato di Optomaster - È previsto, inoltre, l’ingresso di personale esperto nel settore dell’ottica nelle funzioni di supporto al cliente, di marketing “on field”, quindi operativo, con approccio pratico sulle vere necessità dell’otticooptometrista; e un forte potenziamento del corpo docente, allargato anche a esperti di comunicazione visuale e professionisti nell’ambito delle problematiche industriali, del lavoro, finanziarie, per dare agli operatori del settore ottico una visione trasversale del mercato globale in cui sono calati come imprenditori». Tra le conferme, invece, spicca l'Osservatorio nazionale dell'ottica, con interventi di professionisti, esperti e addetti ai lavori: le ultime testimonianze riguardano tre giovani laureati in Ottica e Optometria. 202mm x 31mm 35mm x 24mm 35mm x 24mm MERCOLEDÌ 3 LUGLIO 2014 ANNO IV N. 730 Sergio Cappa TODAY Aldous Huxley, paladino della rieducazione visiva Lo scrittore e sceneggiatore inglese, colpito da una malattia agli occhi che lo ha portato alla semicecità, riuscì a riacquistare la vista grazie alle tecniche di Horatio Bates «Ora è un principio fisiologico bene stabilito che un miglioramento nella funzione tende a tradursi nel miglioramento della condizione organica dei tessuti implicati. L’occhio, ha scoperto il dott. Bates, non fa eccezione. Quando il paziente apprendeva ad allentare la tensione dei più corretti abiti visivi, la vis medicatrix naturae veniva messa in grado di agire, col risultato che, in molti casi, il miglioramento della funzione fu seguito dalla guarigione completa e dal riacquisto dell’integrità organica da parte dell’occhio malato». Questo si legge a pag. 14 dell’Arte della Vista, il testo che Aldous Huxley scrisse nel 1942. Huxley fu un poliedrico scrittore e sceneggiatore inglese, morto nel 1963, che a sedici anni ebbe il primo attacco di keratitis punctata, che lo lasciò in condizione di semicecità; circa trent’anni dopo prova le tecniche di rieducazione di Horatio Bates e «nello spazio di due mesi leggevo senza occhiali e, quel che è più, senza sforzo o fatica di sorta. Quelle tensioni croniche, quei periodi intermittenti di completo esaurimento erano cose del passato». Da quel momento diventa paladino di quel sistema di rieducazione visiva e scrive anche Le Porte della Percezione (che ha ispirato il nome della nota band di Jim Morrison, The Doors ). Ancora a pag. 14 scrive: «il semplice fatto che il Metodo non sia stato riconosciuto e giaccia fuori dei limiti dell’ortodossia costituisce un invito ai piccoli avventurieri e ai ciarlatani (il riferimento di Huxley è agli ottici dell'epoca, ndr) che operano al margine della società, pronti sempre e bramosi di trar profitto dall’umana sofferenza». L’Optometria era nata ufficialmente da una dozzina d’anni, in Oklahoma, e rappresentò un rivolgimento totale nell’approccio alla percezione del soggetto, fagocitando l’esame refrattivo della vista in uno più complesso e completo della visione. Negli anni l’Optometria è maturata molto, diversificandosi in sorprendenti rivoli delle più diverse contaminazioni, anche per merito di approcci culturali differenti. È ragionevole pensare che quel giudizio, oggi, Huxley non lo rivolgerebbe agli optometristi. Certamente non a quelli italiani. [email protected] L’occhiale è “socialmente corretto”? “In questi giorni, per la seconda volta, 10 milioni di italiani stanno trovando nella busta paga gli 80 euro del bonus Irpef. Per ora il precedente versamento non ha provocato l’atteso primo risveglio delle vendite al dettaglio in Italia”, la Repubblica, 28 giugno Francesco Cecere, direttore del Marketing Coop, in giugno non ha notato svolte nella capacità di spesa degli Italiani. Però ha trovato la conferma di un nuovo fenomeno. “Le famiglie di età medio-alta stanno incrementando i consumi, mentre quelle giovani continuano nella tendenza alla contrazione”. Secondo le analisi Coop molti giovani con figli mangiano sempre meno spesso a casa propria e preferiscono andare dai genitori per risparmiare. In questo scenario dove la certezza è l’incertezza e la famiglia allargata si ritrova insieme a tavola più per necessità che desiderio scorgo nell’ottica una mancata risposta sociale. Insieme a Coop anche Conad ha da tempo impostato la propria comunicazione su un sostegno sociale alla spesa dove alcuni generi sono calmierati di prezzo. Nell’ottica l’unica offerta d’occhiale a prezzo contenuto è comunicata da quelli che gli ottici stessi chiamano “discount”, come se il prezzo di un occhiale vista completo di lenti ben al di sotto dei 99 euro fosse appannaggio, a detta di molti, solo di chi “svende”. Consiglierei all’ottica di considerare il proprio ruolo “sociale”, la loro posizione sulla strada anche nella logica del servizio al pubblico e nell’erogazione dell’occhiale da vista come una soluzione per permettere a tutti di vedere bene, diottrie e difetti permettendo, a qualsiasi prezzo. Qualche ottico di fronte a questa mia provocazione diretta risponde con passione che lui l’occhiale da vista -99, come l’ho chiamato io convenzionalmente, ce l’ha. Peccato che non lo proponga, anzi dispiace che non sia un cavallo di battaglia della sua comunicazione anche solo di vetrina in un momento come quello descritto dalla Coop. Amo un ristorante vicino casa (“La Ragnatela” a Scaltenigo, provincia di Venezia), frutto di una cooperativa sociale che negli anni si è distinta per dare da mangiare bene a tutti con poche lire ed essere oggi un ritrovo di buongustai. Da circa 6 mesi hanno deciso a pranzo di tagliare il listino alla carta del 50% a causa della crisi e della fuga dei clienti abituali. Ieri ci ritorno con un amico milanese e leggo all’interno del menu un loro resoconto dell’iniziativa: “urgeva un cambiamento… un ritorno alle origini... quando la cooperativa faceva politica anche attraverso il cibo... ristorazione come convivialità, ristorazione come atto politico, convivialità come atto politico… lo sconto verrà reso permanente perché il fatto che tutte le rivoluzioni abbiano fallito non ha mai impedito agli uomini di farne di nuove...”. Suvvia, ottica, avete smarrito anche voi il senso e la missione della professione? In Italia si fanno occhiali da vista nuovi ogni quattro anni solo perché la gente non ha soldi? [email protected] 38mm x 31mm Direttore responsabile: Angelo Magri Coordinamento redazionale: Francesca Tirozzi E-mail: [email protected] Supplemento al 3 luglio 2014 di b2eyes.com reg. presso Tribunale Milano, n. 292, 17-06-2009 © La riproduzione dei contenuti è riservata 38mm x 31mm