"Faust" e la banca centrale tedesca

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Commento di mercato / ottobre 2012
"Faust" e la banca centrale tedesca
Le riflessioni e le azioni dei banchieri centrali ricordano talvolta scene di famose opere
letterarie. Di recente, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha fatto riferimento al
diabolico atto della creazione di denaro tratto dal "Faust" di Goethe, per esprimere la sua
opposizione all’intenzione della Banca centrale europea (BCE) di adottare manovre che
potrebbero alimentare l’inflazione.
L'imperatore:
“Non è così che arriva quel che manca,
cosa dimostra il tuo quaresimale?
Dei "se" e dei "ma" perpetui sono stufo;
mancano i soldi, falli saltar fuori.”
Mefistofele:
“Tutto quel che volete, e anche di più”
Il cancelliere:
“Guardate il foglio greve di destino
che ha tramutato in gaudio ogni tormento.”
Mefistofele:
“Una carta così, al posto di oro e perle,
è comoda, si sa quel che si ha;
non serve far mercato né baratto,
ci si inebria d'amore e di vino a piacimento.”
Goethe, Faust II, Atto I
La fiducia nel denaro emesso dalle banche centrali ("denaro cartaceo") è uno dei pilastri della
società moderna. Gli scambi, i risparmi, i prestiti – praticamente tutte le attività economiche – si
basano su questo minimo comune denominatore. La citazione da parte di Weidmann dei suddetti
brani del "Faust" di Goethe nel contesto della politica monetaria e del valore del denaro è un
fatto degno di nota. La Bundesbank, la cui indipendenza è sancita dalla costituzione tedesca, ha
un invidiabile track record nella conservazione del potere di acquisto della valuta nazionale. Il
marco tedesco, assieme al franco svizzero, era una delle valute più forti sin dalla sua creazione
nel 1948.
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Per rispondere a una situazione che minacciava l’esistenza dell’euro, la BCE ha messo in atto un
meccanismo per frenare l’eccessivo rialzo dei tassi di interesse in Spagna e in Italia, se questi
paesi ne faranno domanda e soddisferanno le condizioni prestabilite. In tal caso la BCE sarà
pronta ad acquistare quantità illimitate di titoli di Stato con scadenze fino a tre anni. La
Bundesbank non era d’accordo, perché a suo parere un tale programma equivale a un
finanziamento diretto dei governi, con conseguenze infauste sul lungo periodo – in altre parole:
inflazione e perdita di fiducia nel denaro cartaceo. Tuttavia, il presidente della BCE Mario Draghi
ha avuto la meglio, affermando che circostanze eccezionali richiedono interventi eccezionali.
Weidmann può aver ragione se si prende il passato come riferimento: stampare denaro come
modo per risolvere la crisi non ha mai funzionato. Anche Draghi però non ha tutti i torti: nel caso
dell’euro non esistono riferimenti storici poiché si tratta di un progetto unico negli obiettivi,
nella portata e nella concezione.
Sull’altra sponda dell’Atlantico, l’ispirazione letteraria non è il "Faust" di Goethe, ma piuttosto
"Furore" di John Steinbeck, un romanzo emblematico della Grande Depressione che narra la
miseria sofferta dalla popolazione americana negli anni trenta. Nella sua carriera accademica,
Ben Bernanke si è occupato a fondo di questo periodo e delle conseguenze catastrofiche di una
politica monetaria troppo restrittiva e di un eccessivo conservatorismo economico. Non stupisce
quindi che la Fed di recente si sia impegnata ad acquistare Treasury e titoli garantiti da mutui
ipotecari finché il mercato del lavoro non segnerà una sostanziale ripresa. I tassi di interesse
rimarranno vicino alla zero almeno fino a metà 2015. La Fed ha inoltre affermato che «una
posizione di politica monetaria altamente accomodante resterà appropriata per un considerevole
tempo dopo che la ripresa economica si sarà rafforzata».
Le banche centrali in acque non esplorate
È fuori dubbio che la BCE e la Fed si stiano muovendo in acque agitate. Le loro recenti decisioni,
che esprimono la volontà rispettivamente di eliminare il rischio sistemico nell’eurozona e
stimolare l’economia americana a ogni costo, non hanno precedenti nella storia economica
moderna. Indipendentemente dagli sviluppi economici a breve termine, queste manovre
provocheranno una cosiddetta "asset reflation", cioè un movimento al rialzo degli attivi dovuto
al ritorno sul mercato degli investitori ricchi di liquidità.
Nel mese di settembre abbiamo aumentato in modo selettivo la nostra esposizione azionaria,
investendo in banche USA e in aziende attive nel campo delle risorse "intelligenti". Le banche
americane hanno una capitalizzazione adeguata e beneficeranno della ripresa sul mercato
immobiliare USA. Le azioni delle risorse "smart" – per esempio fornitori di attrezzature high-tech
per l’industria del gas– hanno tutte le carte in regola per approfittare della spesa in conto
capitale destinata all’estrazione o alla sostituzione di materie prime. Allo stesso tempo queste
azioni non sono troppo esposte alla volatilità dei prezzi sottostanti. Abbiamo aumentato anche le
nostre posizioni nel debito dei mercati emergenti in valuta locale. Le straordinarie misure di
politica monetaria ("quantitative easing") delle maggiori banche centrali del mondo spingerà
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probabilmente al rialzo le valute dei paesi emergenti contro quelle dei paesi del G4. Questi titoli
hanno anche il vantaggio di offrire un maggiore rendimento corrente aggregato.
Fedeli al nostro indirizzo di lunga data, manteniamo la nostra preferenza per le obbligazioni
high-yield e il debito dei mercati emergenti, mentre evitiamo i titoli di Stato della Germania e
della Svizzera. Pur credendo nei fondamentali a lungo termine del dollaro Usa, temiamo che le
manovre della Fed indeboliscano la valuta americana sul breve periodo. Per questo motivo
abbiamo ridotto l’esposizione in dollari USA nei portafogli europei.
Per finire, l’incessante espansione dei bilanci delle banche centrali favorisce l’unica valuta che
non può essere manipolata né dall’imperatore né da Mefistofele: l’oro.
Christophe Bernard
Chief Strategist Gruppo Vontobel
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Il Gruppo Vontobel
Il Gruppo Vontobel è una banca privata svizzera di respiro internazionale, la cui pietra angolare è stata
gettata nel 1924 a Zurigo. Vontobel è specializzata nella gestione patrimoniale per clienti privati e
istituzionali e nell’Investment Banking. Alla fine di dicembre 2011 contava patrimoni della clientela per un
totale 132 miliardi di franchi svizzeri. Circa 1500 collaboratori dislocati nelle varie sedi mondiali forniscono
servizi personalizzati e di massima qualità a una clientela internazionale. Le azioni nominative di Vontobel
Holding SA sono quotate alla borsa SIX Swiss Exchange. Le famiglie Vontobel e la Fondazione di utilità
pubblica Vontobel detengono la maggioranza delle azioni e dei voti. www.vontobel.com
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