equilibrio economico generale (parte seconda)

“EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE
(PARTE SECONDA)”
PROF. MATTIA LETTIERI
Università Telematica Pegaso
Equilibrio economico generale (parte seconda)
Indice
1.
L’EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE IN UN’ECONOMIA DI PURO SCAMBIO ------------------- 3
2.
I TEOREMI DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE ----------------------------------------------------------------- 9
3.
EFFICIENZA ED EQUITÀ ------------------------------------------------------------------------------------------------- 11
4.
EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE NON WALRASIANO ------------------------------------------------ 14
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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1. L’equilibrio economico generale in
un’economia di puro scambio
Gli individui effettuano scambi al fine di modificare i panieri in loro possesso.
Non si è, però, individuato con precisione quanto gli individui scambiano, e un criterio che consenta
di stabilire fino a quando gli individui continueranno il processo di scambio.
In precedenza è stato detto che gli individui dovrebbero continuare
gli scambi fino al
raggiungimento dell’ottimo paretiano.
Riconsideriamo l’ipotesi rappresentata nella figura n. 54, dello scambio che dovrebbe
condurre dal punto X al punto H.
Per passare da X a H, Venerdì offre una quantità di abbigliamento misurata dal segmento AB,
tracciato sull’asse delle ascisse, pari ad 1 unità. Contemporaneamente domanda una quantità di
alimenti misurata dal segmento CD, tracciato sull’asse delle ordinate, pari ad 1 unità.
Robinson domanda 1 unità di abbigliamento ed offre 1 unità di alimenti.
In questo modo i panieri posseduti dai due individui prima dello scambio e indicati dal punto
X si modificano.
Venerdì passa da 2 unità di abbigliamento a 3e da 7 unità di alimenti a 6.
Robinson passa da 8 unità di abbigliamento a 7 e da 5 unità di alimenti a 6.
La nuova situazione è rappresentata dal punto H.
Questa è la descrizione dello scambio, ai fini descrittivi, quindi, è sufficiente la lista delle
quantità offerte e domandate da due soggetti economici.
Affinchè lo scambio abbia luogo domanda ed offerta devono essere uguali su ciascun
mercato.
Nell’esempio, la domanda di alimenti da parte di Venerdì deve essere uguale all’offerta da parte di
Robinson, e la domanda di abbigliamento di Robinson deve essere uguale all’offerta di Venerdì.
Questa eguaglianza di domanda e offerta su ogni mercato è un requisito fondamentale, e
quando si realizza, si dice che le scelte dei consumatori sono compatibili.
Un metodo per raggiungere l’ottimo paretiano è costituito dall’operare dei mercati
concorrenziali grazie alla particolare funzione svolta in quei mercati dai prezzi.
Una caratteristica fondamentale dei mercati concorrenziali è che i soggetti non possono influenzare
i prezzi.
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Nell’esempio significa che Robinson e Venerdì prenderanno il prezzo di ciascuno dei due
esistenti nell’economia come un dato da loro non modificabile.
Il meccanismo con cui prezzi permettono di raggiungere l’ottimo paretiano è complesso.
La prima tappa è che i prezzi ci consentono di costruire una retta di bilancio per i due consumatori.
Nella nostra situazione abbiamo supposto che i prezzi siano noti, ma non abbiamo attribuito nessun
reddito ai due soggetti. Questo reddito può essere ricostruito a partire dalle dotazioni iniziali. Infatti
la somma fissa che ciascuno di essi ha a disposizione sarà data dal valore di tali dotazioni iniziali.
Quindi per determinare il reddito di Venerdì si moltiplica la quantità da lui posseduta di alimenti
per il prezzo degli alimenti, ed infine si addizionano i due valori. La somma indica quanto Venerdì
ha a disposizione per le spese che decide di effettuare.
Fissato il reddito e dati prezzi, è ora possibile costruire la retta di bilancio.
La sua rappresentazione è nella figura n. 56, nella quale vengono rappresentate
rispettivamente le rette di bilancio di Robinson e di Venerdì.
Sia per Robinson che per venerdì il punto delle dotazioni iniziali giace sulla retta di bilancio.
Questo accade perché la retta di bilancio rappresenta dei panieri che il consumatore si può
permettere.
Le due rette di bilancio hanno la stessa inclinazione, infatti l’inclinazione è data dal rapporto fra i
prezzi, uguali per entrambi i soggetti.
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alimenti
XR
(a)
Robinson
abbigliamento
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alimenti
XV
(b)
Venerdì
abbigliamento
Figura n. 56
Ora possiamo costruire la scatola di Edgeworth, utilizzando le rappresentazioni delle figura n. 56.
La figura n. 57, evidenzia una scatola di Edgeworth.
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abbigliamento
Venerdì
alimenti
R5
V4
D
Z
C
X
alimenti
A
Robinson
B abbigliamento
Figura n. 57
Nella scatola però, le rette di bilancio diventano una, perché nel sovrapporre i due grafici, uno dei
quali è capovolto, anche le due rette si sono sovrapposte.
Questo accade perché, dato che le dotazioni iniziali dei due soggetti sono rappresentate da un unico
punto nella scatola di Edgeworth, ovvero X, e dato che le dotazioni iniziali giacciono sulla retta del
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bilancio per entrambi, le rette del bilancio devono passare tutte e due per il punto X. Inoltre,
l’inclinazione delle rette di bilancio è la stessa per i due consumatori, quindi due rette che passano
per lo stesso punto e hanno la stessa inclinazione devono essere per forza sovrapposte.
In questo modo abbiamo ricostruito la scelta del consumatore. Date le curve di indifferenza e le
rette di bilancio essi decideranno quale paniere consumare. Il paniere scelto, sarà quello che
massimizza la soddisfazione dello stesso consumatore. Tale paniere è individuato nel punto di
tangenza fra la retta di bilancio ed una curva di indifferenza.
Robinson sceglierà il punto lungo la retta di bilancio in cui vi è tangenza con una curva di
indifferenza, nell’esempio potrebbe essere il punto Z.
Venerdì sceglierà un punto di tangenza fra la retta di bilancio e le sue curve di indifferenza.
Il punto z:

È un punto di tangenza fra la retta di bilancio ed una curva di indifferenza di Robinson, e
quindi massimizza la sua utilità;

È un punto di tangenza fra la retta di bilancio ed una curva di indifferenza di Venerdì, e
quindi massimizza la sua utilità;

È un punto in cui le scelte dei consumatori sono compatibili, quindi la domanda ed offerta
sono eguali su ogni mercato.
Si tratta di caratteristiche proprie di equilibrio, infatti, nessuno ha interesse ad allontanarsi dal punto
Z, poiché i consumatori sono soddisfatti ed i mercati realizzano l’eguaglianza fra domanda ed
offerta.
Un punto Z che soddisfa queste caratteristiche si chiama punto di equilibrio economico generale.
In tale punto, però, le due curve di indifferenza, dei due soggetti, sono tangenti fra loro. Per cui Z è
anche un ottimo paretiano.
Per il modo in cui è costruito, ogni equilibrio economico generale sarà un ottimo paretiano, ed è
nota come primo teorema dell’economia del benessere.
Infatti, l’equilibrio economico generale è un punto sulla retta di bilancio in cui si ha la tangenza con
una curva di indifferenza di ciascun individuo.
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2. I teoremi dell’economia del benessere
Da un certo punto di vista l’ottimo paretiano sembra essere un obiettivo desiderabile. Se gli
scambi conducono all’ottimo paretiano, possiamo affermare che sono stati sfruttati tutti i vantaggi
ricavabili dagli stessi scambi, quindi entrambi i soggetti hanno migliorato la propria posizione e non
è possibile innalzare il benessere di uno dei due senza danneggiare l’altro.
Questa posizione ottimale può essere raggiunta in un modo automatico se i mercati operano in
condizione di concorrenza perfetta.
Il primo teorema dell’economia del benessere può essere interpretato come una potente
difesa dei mercati concorrenziali. Esso dice che dove tali mercati operano, ovvero dove i prezzi
sono dati per i soggetti economici, le azioni che ciascuno intraprende al fine di massimizzare il
proprio benessere conducono ad un esito che è desiderabile per la società nel suo complesso.
Ed è per questo motivo che si sente parlare di difesa del mercato. Il mercato a cui ci
riferiamo, però è solo quello concorrenziale, poiché è l’unico in grado di condurre automaticamente
all’ottimo paretiano. Il monopolio invece, comporta una riduzione del benessere rispetto alla
concorrenza perfetta, si avrà quindi che l’equilibrio economico generale con monopolio non
garantisce l’ottimo paretiano. Per definizione, il monopolista non prende i prezzi come dati e quindi
non si comporta come il consumatore tipico.
Il fatto che i prezzi per il monopolista, non siano dati, vuol dire che non è possibile costruire
una retta di bilancio per lui, mentre è possibile per l’altro individuo che subisce il prezzo fissato dal
monopolista. Nel caso in cui si costruisce la scatola di Edgeworth, non si ha più una retta di bilancio
unica per entrambi i consumatori, quindi non accadrà che entrambi scelgano su di essa il punto di
tangenza alle curve di indifferenza.
In equilibrio economico generale, le curve di indifferenza dei due, non saranno tangenti fra loro e
non si avrà l’ottimo paretiano.
L’assenza della retta di bilancio, dal punto di vista interpretativo, significa che i prezzi non
forniscono agli individui informazioni coerenti. Infatti, se la retta esiste vuol dire che i prezzi sono
dati e sono gli stessi per tutti e due i soggetti. I prezzi segnalano la scarsità e orientano la domanda e
l’offerta, solo in questo caso i due individui, potranno realizzare scelte compatibili, cioè tali da
realizzare l’uguaglianza tra domanda e offerta.
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Questo ci fornisce alcuni spunti per poter comprendere le implicazioni del primo teorema
dell’economia del benessere relativo all’azione dello Stato.
Lo Stato interviene nell’economia in maniera molto articolata.
Nel caso in cui deduciamo dal primo teorema del benessere, erroneamente, che qualsiasi mercato
garantisce l’ottimo paretiano, dobbiamo trarre la conclusione che qualsiasi intervento pubblico è
inutile, oppure peggiora la situazione.
Nel caso in cui più correttamente, affermiamo che l’equivalenza fra equilibrio economico
generale e ottimo paretiano si ha solo in presenza di mercati concorrenziali, si può trarre dal primo
teorema dell’economia del benessere, una motivazione dell’intervento pubblico. Se la concorrenza
garantisce l’ottimo paretiano e le altre forme di mercato no, lo Stato dovrebbe impegnarsi per
sostenere la concorrenza laddove esiste ed crearla laddove non c’è.
Questa è una forma di azione statale nell’economia che va sotto il nome di politica anti-trust o tutela
della concorrenza.
Ritornando al primo teorema dell’economia del benessere, l’aggettivo “primo”, suggerisce
che vi debba essere più di un teorema dell’economia del benessere.
Esiste infatti, un secondo teorema, anch’esso inerente alla relazione fra equilibrio economico
generale ed ottimo paretiano: ogni punto di ottimo paretiano, può essere realizzato come equilibrio
economico generale con mercati concorrenziali.
Si tratta di un teorema inverso rispetto al precedente. Tale secondo teorema ci dice che ogni
equilibrio economico generale con mercati concorrenziali è un ottimo paretiano.
I due teoremi, insieme, stabiliscono un’equivalenza perfetta fra i due concetti: ogni ottimo
paretiano è un equilibrio economico generale con mercati concorrenziali e viceversa.
Un modo semplice di illustrare il secondo teorema dell’economia del benessere è quella di fare
riferimento alla figura n. 57. Supponiamo di partire da Z, osservando che si tratta di una situazione
di ottimo paretiano e ponendoci come domanda se sia possibile raggiungere questo stesso punto
come equilibrio economico generale. Se le dotazioni iniziali fossero in X e i prezzi tali da costruire
una retta di bilancio come quella della figura n.57, l’equilibrio economico generale sarebbe proprio
in Z.
Questo procedimento può essere ripetuto per tutti gli infiniti ottimi paretiani che esistono,
mantenendo che i mercati siano concorrenziali, cioè che i prezzi siano dati altrimenti non si può
costruire la retta di bilancio comune ai due soggetti.
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3. Efficienza ed equità
L’esistenza della retta di bilancio unica è una condizione necessaria perché garantisce la
completa equivalenza fra equilibrio economico generale e ottimo paretiano. In questo modo si mette
in evidenza il ruolo che i prezzi hanno nel mercato concorrenziale.
I due consumatori hanno di fronte gli stessi prezzi e li prendono come un dato, essi coordinano
offerta e domanda e realizzano scelte compatibili. Infatti se i prezzi sono gli stessi e dati per
entrambi gli individui, vuol dire che essi hanno le stesse informazioni e quindi possono agire in
maniera reciprocamente coerente, pur senza aver preso accordi in precedenza.
Il teorema è in se stesso una prescrizione di politiche economiche. Essa afferma che dato un
obiettivo desiderabile, l’ottimo paretiano, se lo si vuole raggiungere in un contesto di mercati
concorrenziali, la politica pubblica ideale è la totale assenza di intervento.
Se per un qualsiasi motivo i mercati non sono concorrenziali e quindi i prezzi non possono eseguire
il loro compito di diffusori delle informazioni, il raggiungimento dell’ottimo paretiano non è più
garantito. In questo caso si può pensare a varie forme di azione statale per ripristinare la
concorrenza dove possibile.
L’ottimo paretiano è un obiettivo desiderabile ma è stata mossa una critica, ovvero che esso
non garantisce in alcun modo l’equità.
L’equità è essenzialmente un principio morale, ma la scienza economica ne ha fatto un
elemento centrale della propria analisi.
L’accusa di iniquità ha originato una serie di dibattiti scientifici che ruotano attorno al
conflitto fra equità ed efficienza.
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abbigliamento
Venerdì
alimenti
A
D
F
E
B
C
alimenti
Robinson
abbigliamento
Figura n. 58
Tale conflitto può essere illustrato tramite la scatola di Edgeworth, vedi figura n.58.
Nel grafico sono indicati vari ottimi paretiani ed altri punti.
I punti vicini agli angoli della scatola di Edgeworth, rappresentano situazioni inique, perché in essi
uno dei due consumatori ha a disposizione la quasi totalità di entrambi i beni.
I punti attorno al centro, rappresentanti situazioni eque.
Casi estremamente iniqui come quelli descritti dai punti A e B, sono ottimi paretiani ed altrettanto
iniqui come C e D non lo sono.
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Il punto E è di elevatissima equità in cui entrambi i consumatori posseggono esattamente
metà di ciascun bene, ma non è un ottimo paretiano, mentre lo è il punto F.
Si può dedurre che non esiste alcuna garanzia di equità per un punto di ottimo paretiano.
Non è in generale possibile raggiungere contemporaneamente l’equità e l’efficienza ed anzi può ben
accadere che inseguendo uno dei due obiettivi si comprometta l’altro.
Dall’analisi del conflitto equità-efficienza, possiamo dedurre che: ammesso che l’equità sia
considerata una caratteristica ideale della situazione in cui si trova l’economia e visto che l’ottimo
paretiano non la garantisce, non è più certo che affidarsi interamente ai mercati concorrenziali, per
raggiungere l’equilibrio economico generale sia una cosa desiderabile.
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4. Equilibrio economico generale non Walrasiano
Nelle teorie Keynesiane, fino agli anni settanta, l’imperfetto funzionamento dei mercati era
evidente, per cui non vi era la necessità di nessuna dimostrazione teorica.
L’offensiva monetarista ha spinto un gruppo di autori di impostazione Keynesiana a ricercare un
fondamento microeconomico alle teorie dell’economista, sviluppando un approccio definito degli
equilibri non walrasiani con razionamento.
La teoria walrasiana dell’equilibrio economico è fondata sull’ipotesi di concorrenza perfetta e sulla
piena flessibilità dei prezzi.
Nel momento in cui queste condizione sono assicurate si determina un prezzo che eguaglia
l’offerta alla domanda. Gli scambi avranno luogo grazie al cosiddetto banditore.
Gli studi sul disequilibrio abbandonano l’ipotesi che i prezzi siano flessibili, o che gli operatori
siano price-takers, impossibilitati ad influenzare il prezzo, come avviene in concorrenza perfetta.
Nei modelli a prezzi rigidi si assume che i prezzi siano dati e non reagiscano a squilibri dei mercati.
Gli scambi si svolgono, quindi, a prezzi non di equilibrio e ciò comporta che la domanda e l’offerta
nozionali (quantità espresse dagli operatori esclusivamente in base ai prezzi ed alle dotazioni
iniziali) non coincidono più con le quantità effettivamente scambiate.
In queste situazioni, scatta il meccanismo della prevalenza del lato corto: se il prezzo è troppo basso
vi è eccesso di domanda e i compratori saranno razionati; se il prezzo è troppo alto vi è eccesso di
offerta e i venditori saranno razionati.
Al verificarsi di equilibri non walrasiani di razionamento, corrispondono situazioni diverse
di disoccupazione.

Disoccupazione Keinesiana: si ha eccesso di offerta sul mercato dei beni. Il mercato del
lavoro è caratterizzato da un eccesso di offerta poiché i lavoratori fronteggiano imprese che
non sono in grado di assumere perché non dispongono delle risorse sufficienti. Le
conseguenze dello squilibrio, ricadono sia sulle imprese, sia sui lavoratori

Disoccupazione classica: l’eccesso di domanda sul mercato dei beni, corrisponde ad un
offerta insufficiente. Nonostante il mercato potenziale, le imprese non assumono perché non
considerano conveniente soddisfare la domanda.
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Per i neo-Keinesiani diventa essenziale studiare la rigidità di salari e prezzi. La rigidità dei salari,
viene spiegata con motivazioni diverse:

Con la teoria dei contratti impliciti;

Con le teorie del salario d’efficienza;

Con i modelli di Shirking;

Con modelli insiders-outsiders;
Le relazioni fra datore di lavoro e dipendenti, possono essere regolate anche da contratti
impliciti, il quale potrebbe prevedere una forma di assicurazione contro il licenziamento e
l’eccessiva variabilità del salario.
L’ipotesi di partenza di questa teoria è che i lavoratori siano meno propensi al rischio rispetto alle
imprese.
Questa teoria può spiegare perché i salari dimostrino una relativa stabilità, presenta però dei limiti:

Non sembrerebbe essere in grado di giustificare perché le parti decidono di rispettare tali
patti anche quando sarebbe più conveniente rifiutare l’accordo;

Non è in grado di spiegare perché le imprese ricorrano al licenziamento.
A tali questioni, la teoria dei salari di efficienza, cerca di dare risposte.
Nella teoria tradizionale della domanda dei fattori, la produttività marginale di un fattore è
indipendente da qualsiasi considerazione di carattere economico.
I teorici di questa teoria, adottano il punto di vista opposto, cioè l’effettiva efficienza produttiva di
un fattore deriverebbe dal salario corrisposto. L’impresa avrebbe quindi interesse a pagare un
salario più alto di quello di equilibrio per:

Incentivare la produttività degli impiegati;

Evitare il turn over dei lavoratori

Evitare fenomeni di adverse selection. Corrispondere un salario più alto di quello di mercato
equivale ad emettere un cd. segnale di qualità, il quale dovrebbe comportare un automatica
selezione delle candidature da parte degli stessi lavoratori e quindi minori costi di selezione.
I meccanismi descritti da questa teoria, scattano solo in determinate circostanze, ovvero quando i
costi di turn over sono elevati, quando i livelli di produttività individuali, sono molto differenti e
quando risulta difficile controllare il lavoratore.
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Secondo la teoria degli insiders-outsiders gli occupati, gli insiders, godono di maggiore esperienza
lavorativa e possono contare, sulla rappresentazione sindacale. Grazie a questa forza contrattuale,
gli insiders possono opporsi in vari modi all’assunzione di nuovi individui, outsiders.
Le ipotesi di rischiosità dei prezzi, possono essere raggruppate in:

Teorie dei costi di listino

L’imperfetta informazione

Le imperfezioni di mercato
La teoria dei costi di listino sottolinea i costi che comporta l’adeguamento dei prezzi alle
variazioni del mercato.
L’imperfetta informazione rende incerte le imprese che preferiscono ridurre la produzione
piuttosto che abbassare i prezzi.
Le imperfezioni di mercato, possono rendere trascurabile la riduzione del profitto per le
imprese che tengono fermo il livello dei prezzi.
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