STATO E RIDISTRIBUZIONE DELLE RISORSE

STATO E RIDISTRIBUZIONE DELLE RISORSE
CORSO DI LAUREA IN SERVIZIO SOCIALE, FACOLTÁ DI SOCIOLOGIA
A.A. 2008-2009
ANNA TEMPIA
1° LEZIONE
LE RAGIONI DELL’INTERVENTO PUBBLICO
BIBLIOGRAFIA:
P. Bosi (a cura di), Corso di Scienza delle Finanze,Il Mulino, Bologna 2006
(PARTE PRIMA)
PREMESSE/ REPERTORIO CONOSCENZE PRECEDENTI
►COSA E’ IL MERCATO
►UN MERCATO E’ IN EQUILIBRIO
quando la quantità domandata di un certo bene o servizio è
uguale a quella offerta
►E’ UN EQUILIBRIO CONCORRENZIALE
perché i consumatori cercano il produttore che vende al prezzo più basso e i venditori cercano il consumatore disposto a pagare il
prezzo più alto
►LA TEORIA DELL’EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE
ci fornisce una interpretazione relativa alla formazione dei prezzi, e alla determinazione delle quantità di beni prodotti, che
risultano spiegati dalle preferenze, dalle dalle tecniche produttive e dall’ambiente istituzionale di un’economia decentrata.
In particolare:
a) I presupposti sono:
-comportamento razionale degli attori
-il contesto istituzionale definisce i diritti di proprietà (le dotazioni iniziali di risorse)
-sono note le tecniche produttive, i costi dei fattori produttivi, le regole del gioco: il mercato è concorrenziale
b) Produzione e scambio avvengono nel rispetto di alcune condizioni:
-per ogni individuo il “tasso marginale di sostituzione tra due beni “ (cioè il rapporto tra le loro utilità marginali) eguaglia il
rapporto tra i loro prezzi
-per le imprese, il “tasso marginale di sostituzione tra due fattori” (il rapporto tra le loro produttività marginali) eguaglia il
rapporto tra i loro prezzi
-per l’economia nel suo complesso il “saggio marginale di trasformazione” ( che definisce la quantità di un bene a cui si
deve rinunciare se si desidera produrre una unità in più di un altro bene) eguaglia i tassi marginali di sostituzione
►CI SONO CAUSE DI FALLIMENTO DEL MERCATO
►IL MERCATO NON PUO’ ESISTERE IN ASSENZA DI ALTRE ISTITUZIONI, TRA LE
QUALI E’ MOLTO IMPORTANTE LO STATO Perché è presente in molti campi e a molti livelli (locale, nazionale, internazionale)
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LO STATO
SOTTO IL PROFILO ECONOMICO, IL RUOLO DELLO STATO SI CARATTERIZZA PER :
- ATTIVITA’ CHE HANNO RILEVANZA FINANZIARIA (Es. Bilancio, Prelievo fiscale, Spesa pubblica)
- INTERVENTI DI “REGOLAMENTAZIONE”
LE FUNZIONI SVOLTE DALLO STATO ATTRAVERSO LO STRUMENTO DEL BILANCIO E
LA REGOLAMENTAZIONE SONO ( R. Musgrave, 1959) :
ALLOCAZIONE
Lo Stato interviene :
a) producendo i “Beni pubblici” che l’economia privata non potrebbe produrre
b) nella regolazione delle attività private o nella produzione di beni e servizi che i privati non produrrebbero nella
dimensione adeguata
REDISTRIBUZIONE
Se la distribuzione dei redditi e dei patrimoni fosse affidata solo al mercato, essa sarebbe determinata da:
dotazioni iniziali dei soggetti (es. salari), diritti di proprietà (es. quelli trasmissibili per eredità), prezzi dei fattori.
Lo Stato attraverso il Bilancio Pubblico, interviene sulla distribuzione dei redditi attraverso:
a) trasferimenti monetari ( es. per i figli a carico, oppure con la scelta di far pagare le imposte con modalità
progressive)
b) interventi sui prezzi di alcuni beni (es. agevolazioni per l’acquisto di alcuni beni, ad es. l’asilo nido)
c) fornendo direttamente il servizio al cittadino (es. servizio sanitario nazionale)
STABILIZZAZIONE
Lo Stato usa sistematicamente la spesa pubblica e la tassazione per “controllare e stabilizzare il ciclo”.
Acquistano importanza gli interventi a favore della “crescita economica”. Il tutto con riferimento al Patto di
stabilità e crescita e al Trattato di Maastricht.
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LA NATURA DELLO STATO E I SUOI OBIETTIVI
LA “SCIENZA DELLE FINANZE” (secondo l’approccio di R. MUSGRAVE) VEDE NELLO
STATO:
UNO DEGLI ATTORI DELLA SOCIETA’, CERTAMENTE IL PIU IMPORTANTE, ACCANTO
AGLI ATTORI ECONOMICI ( I PRODUTTORI E I CONSUMATORI )
UN BENEVOLENTE “PATER FAMILIAS”, CHE HA COME FINE, QUELLO DI
PERSEGUIRE IL BENE COMUNE, IN NOME E PER CONTO DEL POPOLO
COME PERSEGUIRE IL BENE COMUNE, ATTRAVERSO SCELTE ISTITUZIONALI ?
►UNA RISPOSTA VIENE DALLA “ECONOMIA DEL BENESSERE” (WELFARE ECONOMICS che si è
sviluppata a partire dagli anni ’30 con Bergson e dagli anni ’50 con Samuelson)
►E’ UNA TEORIA ECONOMICA NORMATIVA CHE AFFIANCA LA TEORIA DELL’EQUILIBRIO
GENERALE
► PUO’ ESSERE UTILE PER INQUADRARE LA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE ECONOMICHE
GIUDIZI DI VALORE SONO FORTEMENTE IMPLICATI
NELLA DEFINIZIONE DI :
“BENE COMUNE”, “BENESSERE COLLETTIVO”, “OTTIMO SOCIALE” ( termine che viene usato
dagli economisti per indicare il bene della collettività)
EFFICIENZA ED EQUITA’ SONO I PRINCIPALI CRITERI CHE POSSONO ORIENTARE SCELTE
ISTITUZIONALI VOLTE A PERSEGUIRE IL “BENE COMUNE”
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L’ECONOMIA DEL BENESSERE E IL PRINCIPIO DI
EFFICIENZA O PRINCIPIO DI PARETO
L’ECONOMIA DEL BENESSERE ATTRIBUISCE PARTICOLARE IMPORTANZA AL
PRINCIPIO DI EFFICIENZA quando deve definire il fine a cui la società deve tendere nel senso di “ottimo paretiano”
IL PRINCIPIO DI EFFICIENZA PARETIANO RIGUARDA:
A) L’EFFICIENZA NELLA PRODUZIONE (ci dovrebbe essere consenso sul fatto che ”se,a parità di impiego
di fattori, posso produrre X beni con la tecnica A e (X+1) beni con la tecnica B,
la tecnica B sia preferibile alla tecnica A)
B) L’EFFICIENZA NELLO SCAMBIO (ALLOCATIVA) ( dovendo ridistribuire una certa quantità di beni,
una riallocazione delle risorse che migliori il benessere di un individuo senza arrecare danno agli altri, rappresenta
un miglioramento per il benessere della società) (attenzione: comporta giudizi di valore, in cui sono implicite
valutazioni distributive)
GLI ECONOMISTI RITENGONO CHE SI DEBBANO INDIVIDUARE LE SITUAZIONI IN CUI I
PRINCIPI DI EFFICIENZA (PRODUTTIVA E DELLO SCAMBIO) POSSONO ESSERE
REALIZZATI.
SI TRATTA DEI PUNTI DI “OTTIMO PARETIANO O DI FIRST BEST”
Nella fig. 1.1 di pag. 26 (in cui si immagina di determinare l’ottimo sociale di due individui)
sono rappresentati dalla linea BCPDE. Questa linea rappresenta la “frontiera dell’utilità”,
ed é il frutto di quell’insieme di condizioni che ci dicono che non si può “riorganizzare
diversamente la produzione e lo scambio senza danneggiare qualcuno”
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DALL’OTTIMO PARETIANO ALL’OTTIMO SOCIALE
La regola di scelta fra diversi stati sociali che conduca al massimo benessere della società,
non può basarsi solo sui principi di efficienza paretiana, ma deve considerare anche le “nozioni di
equità e di giustizia che si scelgono” ( che il governo sceglie, che il cittadino con il voto
sceglie) che sono rappresentate dalla FUNZIONE del BENESSERE SOCIALE.
(ad es. nella fig. 1.1 di pag. 26, sono rappresentate da varie curve W )
La funzione del benessere sociale è l’espressione di giudizi di valore relativi alla
“distribuzione” del benessere tra i soggetti di una società.
Esempi di funzioni del benessere sociale
sono:
FUNZIONE BENTHAMIANA ( il benessere è dato dalla somma delle utilità degli individui. Non
importa la distribuzione delle utilità )
FUNZIONE EGUALITARIA
( ogni individuo deve raggiungere lo stesso livello di benessere )
FUNZIONE RAWLSIANA
( può essere intesa come una specificazione della funzione egualitaria.
Si può dire che il benessere sociale aumenta, solo quando viene migliorata la situazione
del soggetto che sta peggio )
L’OTTIMO SOCIALE, TRA TUTTI I PUNTI PARETO EFFICIENTI, E’ QUELLO DOVE LA CURVA DI
BENESSERE SOCIALE CON INDICE PIU’ ELEVATO, INCONTRA LA FRONTIERA DELL’UTILITA’ (il
punto P nella fig.1.1)
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I TEOREMI DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE
a) Vi è un nesso tra “efficienza” ed “equilibrio di concorrenza “?
IL PRIMO TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE RISPONDE CHE “LE
CONDIZIONI DI EFFICIENZA PARETIANA (ottimo paretiano) SONO REALIZZATE IN
UNA PARTICOLARE CONFIGURAZIONE ISTITUZIONALE: UN’ECONOMIA
DECENTRATA DI “CONCORRENZA PERFETTA”
Ciò significa che:
- Siamo in presenza di un equilibrio di concorrenza (la conseguenza è che
non ci sono né “domanda insoddisfatta”, né “offerta eccedente”ossia
non venduta)
- La concorrenza è perfetta (la conseguenza è che il prezzo è un “dato”
esterno per l’impresa, poiché è determinato dalle condizioni di mercato)
- I mercati sono completi (cioé le condizioni di concorrenza perfetta sono
verificate per tutti i mercati e non solo per alcuni )
Implicazioni
Æ
:
- Il mercato è da solo in grado di assicurare l’efficienza (in senso
paretiano)
- Attraverso il mercato si possono soddisfare al meglio gli interessi
collettivi tramite il perseguimento degli interessi individuali
- C’è una visione della società in cui il ruolo degli operatori pubblici (dello
Stato) è quasi assente o residuale ( garanzia diritti di proprietà sicurezza)
Critiche a questo teorema Æ
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I TEOREMI DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE
b)
Qual è la correlazione tra efficienza ed equità ?
LA PRESENZA DI UN “OTTIMO PARETIANO” NON CONSENTE DI REALIZZARE
CONTESTUALMENTE ANCHE L’EQUITA’, SE NON CASUALMENTE.
AFFINCHE’ SI REALIZZI ANCHE L’EQUITA’ OCCORRE INTERVENIRE
ATTRAVERSO UNA OPPORTUNA REDISTRIBUZIONE DELLE RISORSE, COME
AFFERMA IL
SECONDO TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE
“MODIFICANDO OPPORTUNAMENTE LE DOTAZIONI INIZIALI CON
PARTICOLARI STRUMENTI DI RIDISTRIBUZIONE ( ES. IMPOSTE O SUSSIDI
IN FORMA FISSA), SAREBBE POSSIBILE RAGGIUNGERE QUALSIVOGLIA
STATO SOCIALE PARETO EFFICIENTE”
Cosa significa “modificare opportunamente le dotazioni iniziali …” ?
- impiegare tasse che non interferiscano con le variabili che influenzano i
consumi, le scelte produttive, i prezzi dei beni ( lump sum taxes ), che però
nella pratica sono di difficile determinazione
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CONCLUSIONI
►I PROBLEMI DI EFFICIENZA PARETIANA SONO SEPARATI (DAL PUNTO DI VISTA
TEORICO) DA QUELLI RELATIVI ALLA DISTRIBUZIONE
►NELLA REALTA’ NON SI RIESCE A CREARE SE NON CASUALMENTE UNA
COMPATIBILITA’ TRA EFFICIENZA ED EQUITA’ PERCHE’:
NON E’ AUTOMATICO CHE L’EFFICIENZA DETERMINI ANCHE L’EQUITA’
GLI INTERVENTI REDISTRIBUTIVI PER REALIZZARE L’EQUITA’ HANNO CONSEGUENZE
SULL’EFFICIENZA PARETIANA (cioè non sono neutrali, perché la tassazione correttiva della
distribuzione può portare a punti che stanno sulla “funzione del benessere sociale” scelta, ma
che non sono quelli Pareto efficienti o di “first best”)
POSSONO MANCARE LE CONDIZIONI CHE GARANTISCONO L’EFFICIENZA (perché manca la
concorrenza perfetta, v. Primo teorema dell’Economia del Benessere)
►IL FATTO CHE NON SI POSSA CONFORMARE LA REALTA’ ALLA CONCORRENZA
PERFETTA O CHE NON SI POSSANO ADOTTARE DELLE “LUMP SUM TAXES” NON
DEVE IMPEDIRE AL POLICY MAKER DI RICERCARE DEI MIGLIORAMENTI DEL
BENESSERE SOCIALE IN DIREZIONE DELL’EQUITA’ E DELL’EFFICIENZA, PUR
SAPENDO CHE SI MUOVE VERSO SOLUZIONI O INTERVENTI DI “SECOND BEST”
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I LIMITI DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE
A)
INDIVIDUALISMO
L’economia del benessere ipotizza che il “bene” sia sempre
riconducibile solo alla valutazione dei singoli.
In realtà ci sono forme di intervento pubblico non spiegabili con l’individualismo/valutazione da
parte dei singoli ( se potessero scegliere forse non tutti aderirebbero spontaneamente a questi
interventi).
beni meritori (merit goods)
E’ questo il caso dei
, beni destinati
a soddisfare bisogni trasversali alla tradizionale distinzione tra beni privati e beni pubblici, che
vengono attivati, acquistati, prodotti perché è lo Stato che “interferisce” con le preferenze dei
consumatori (es. rendendo obbligatori gli accantonamenti contributivi per la pensione)
B)
UTILITARISMO, secondo cui il benessere è definito solo in termini di
soddisfacimento dei bisogni.
Il presupposto utilitaristico ha
delle implicazioni sull’equità, in due sensi:
1) privilegia la nozione di equità consequenziale (quella che
valuta le conseguenze dei risultati prodotti sui soggetti interessati), anziché la
nozione di equità procedurale (in cui tutti i membri hanno pari
opportunità di realizzare un progetto di vita soddisfacente)
2) si sta cercando di passare da una concezione di equità legata al “welfare” (legata
alla quantità di beni per soddisfare i bisogni) ad una concezione di equità legata al
“wellbeing” ( che si definisce con riferimento ai diritti di cittadinanza (v. A. Senn)
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