M croScopio Medicina un nuovo approccio terapeutico efficace della COXARTROSI: i dogmi in medicina non devono essere un D I V I E T O E S P L I C I T O a PENSARE Dott. Antonino D’Africa La causa più frequente di dolore all’art.coxo-femorale è l’artrosi di natura regressivo-degenerativa con aree irregolari per degenerazione cartilaginea, sclerosi ossea e della sinovia che limita la funzione articolare dei movimenti. Nell’ eziopatogenesi sono coinvolte la cartilagine articolare, l’osso subcondrale, la sinoviale e la matrice extracellulare. L’artrosi d’anca è una patologia che si presenta in ambo i sessi a cominciare dalla quarta e quinta decade di vita. Dopo una fase asintomatica, spesso di lunga durata, la terapia consiste inizialmente nel riposo e nell’impiego di farmaci antiinfiammatori ( FANS). Si presenta con dolore all’articolazione che comincia con i primi movimenti e si riduce o scompare con il riposo. Il dolore che impedisce la deambulazione, si localizza nella regione inguinale irradiandosi alla parte anteriore e laterale del muscolo, influenzando negativamente le normali attività quotidiane del paziente. Le difficoltà nel movimento sono in relazione alle alterazioni strutturali dell’articolazione che riguardano soprattutto le superfici di contatto della cavità cotiloidea con la testa del femore. Limitano l’attività le proliferazioni ossee, la fibrosi capsulare 16 e le contratture muscolari. Se i sintomi persistono o il dolore è intenso si ricorre a infiltrazione di corticosteroidi e/o anestetici locali. (Iontoforesi e Ionoforesi), metodi mediante i quali varie sostanze terapeutiche vengono applicate in maniera non invasiva alla parte dolente, sono stati usati con risultati temporanei discreti. I glucocorticoidi possono alterare il metabolismo del collagene e condurre all’indebolimento e alla lesione dei tessuti, specie dopo iniezioni multiple. La terapia fisica e riabilitativa serve a mantenere una certa indipendenza del paziente nelle attività quotidiane, riducendo temporaneamente il dolore e prevenendo la limitazione dei movimenti. •La paziente in oggetto, affetta da una forma importante di “coxartrosi con geodi sub condrali nel tetto acetabolare” (vedi Risonanza Magnetica del 17.02.2012), in sovrappeso (20 kg.circa), e consigliata (conditio sine qua non) dai sanitari specialisti di branca a rientrare nel peso forma, è stata comunque da noi sottoposta a terapia farmacologica distrettuale mediante sistema farmaforetico e trattata con: anestetico locale ( lidocaina 50 mg ), antinfiammatori ( ketoprofene 100 mg ), rutina, resve- M croScopio mo dolore sopportabile. Trattata e valutata con i criteri sopra esposti è stata evidenziata la scomparsa della sintomatologia dolorosa dopo i primi 9 trattamenti.Il trattamento bisettimanale è consistito in 16 sedute. I risultati valutati ogni settimana e 1 mese dopo la fine del ciclo di trattamenti da un osservatore diverso dal medico che aveva praticato la terapia, sono comprovati da Risonanza Magnetica del 25.06.2012 con una diagnosi di “iniziale coxartrosi”che conferma la scomparsa del sintomo dolore e della limitazione funzionale con marcata difficoltà deambulatoria. ratrolo, esperidina (antiossidanti,antiradicali liberi, rivascolarizzanti), acidi nucleici, precursori del collagene, glucosamina, condroitinsolfato (ristrutturanti la matrice cartilaginea), ranelato di stronzio, alendronato (ristrutturanti la matrice ossea). Il resveratrolo in particolare, per le proprietà antiinfiammatorie, neocollagenogenetiche, rivitalizzanti fibroblasti, condrociti e osteoblasti e di rigenerazione delle vitamine A,C,E esauste dopo azione antiossidante e per l’azione di potenziamento sui “geni della longevità”, le Sirtuine (Sirt 1), rallentando l’orologio biologico e l’invecchiamento cellulare dell’organismo, con effetti visibili sulla pelle. Prima e dopo la terapia il livello di dolore è stato valutato mediante una scala lineare analogica visiva (VAS). Alla paziente è stato chiesto semplicemente di tratteggiare il livello del proprio dolore secondo una scala a dieci punti da 0 = nessun dolore a 10 = massi- Discussione e conclusioni L’immobilizzazione protratta, in concorso con altri fattori, conduce alla limitazione della funzione articolare. Si tratta di un meccanismo alquanto complesso nel quale però hanno maggiore rilevanza i tre seguenti effetti dannosi a carico dei tessuti cartilaginei e muscolo-scheletrici: - la riduzione del flusso arterioso di base -l’edema - l’accumulo di cataboliti. Va sottolineato che un’immobilizzazione prolungata infligge al tessuto muscolare interessato anche quello conseguente al disuso, rappresentato dall’ipotrofia. Per questo motivo, oltre che per evitare gli effetti distrettuali dei cortisonici, abbiamo utilizzato i soli anestetici locali a lunga durata d’azione per somministrazione transdermica. La metodica utilizzata chiamata farmaforesi serve per far penetrare i farmaci, sia ionizzati che neutrali, anche di grosso peso molecolare, direttamente nell’area di lesione senza danneggiare né la cute, né le strutture sottostanti. Il metodo utilizza uno strumento computerizzato capace di produrre onde elettriche di forma e frequenza variabili, programmate a seconda della profondità che deve essere raggiunta dal principio attivo. Il sistema, consistente in un generatore di corrente, due elettrodi e tessuto biologico, è simile ad un circuito nel quale il tessuto rappresenta la resistenza al passaggio di corrente. Il problema della dispersione superficiale del farmaco durante il trattamento, non si risolve, come si verifica nella crioelettroforesi o nell’idroelettroforesi in cui la miscela farmacologia attiva vieni dispersa in un veicolo gel di agarosio e non si ricorre ad acceleratori della mobilità elettroforetica per creare la forza ionica ideale per il trasporto di ogni principio terapeutico. I farmaci vengono fatti penetrare, nel caso specifico, per via transcutanea fino al tetto acetabolare a 12,5 cm di profondità con un range (escursione) di circa 1 cm . Il meccanismo d’azione del farmaco resta il me- 17 M croScopio desimo di quando si utilizzano le tradizionali vie di somministrazione, ma il risultato è conseguito in minor tempo, con maggiore concentrazione là dove serve e con l’impiego di una minore quantità di farmaco. La metodica medica terapeutica fondata sull’utilizzo della farmaforesi ha mostrato efficacia terapeutica sulla sintomatologia dolorosa significativamente superiore a quella per infiltrazione classica con anestetico locale, mentre ha dimostrato una importante risposta rigenerativa sul processo degenerativo artrosico, impossibile da ottenere senza ricorrere alla chirurgia. Infatti è possibile esplicare con la metodica farmaforetica contemporaneamente: terapia antinfiammatoria-antidolorifica-decontratturante, anestetica locale, antiedemigena, rivascolarizzante, rigenerante, che costituiscono, per la specificità d’azione di ciascuna, un protocollo terapeuticamente completo ed efficace. a) azione antiedemigena, antinfiammatoria, decontratturante; b) rimozione della causa della patologia in oggetto; c) azione lenitiva del dolore mediante analgesia; d) azione antiossidante, anti radicali liberi; e) rivascolarizzante; f) ristrutturante-rigenerante La sommatoria delle specifiche azioni consente al paziente di non immobilizzare l’arto aggiungendo così all’effetto antalgico il beneficio dell’attività motoria e della progressiva “restitutio ad integrum” in tempi ragionevoli. Va sottolineato inoltre che la metodica farmaforetica è risultata oltremodo gradita , in quanto totalmente indolore, non invasiva e priva di effetti iatrogeni, facilitando così una ottima compliance terapeutica. 18 Bibliografia 1. Mattano LA, Sather HN, Trigg ME, Nachman JB. Osteonecrosis as a complication of treating acute lymphoblastic leukemia in children: a report from the Children’s Cancer Study Group. J Clin Oncol 2000; 18:3262:72. 2. Robinson DA, Zhuo M. Genetic analysis of pain mechanisms. Crit Rev Eukaryot Gene Expr 2002; 12(4):275-95. 3. Paydas S, Ergin M, Basiamisii F, et ai. Bone marrow necrosis: clinicopathologic analysis of 20 cases and review of the literature. Am J Hematol 2002 Aug;70(4):300-5. 4. Mach DB, Rogers SD, Sabino MC, et ai. Origins of skeletal pain: sensory and sympathetic innervation of the mouse femur. Neuroscience 2002; 113(1):155-66. 5. Samad TA, Moore KA, Sapirstein A, et ai. 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