Prof. Carla Renata Arciola INFIAMMAZIONE O FLOGOSI Definizione, Cause, Segni classici di infiammazione Descrizione sintetica del processo infiammatorio, delle sue finalità e dei suoi esiti Le cellule del processo infiammatorio: protagoniste, attrici, comparse e parte interpretata da ciascuna I mediatori chimici: il linguaggio chimico dell’infiammazione Tipi di infiammazione: ACUTA O ANGIOFLOGOSI CRONICA O ISTOFLOGOSI La dinamica della ANGIOFLOGOSI: LE MODIFICAZIONI DEL FLUSSO E DEL CALIBRO VASCOLARE LA FORMAZIONE DELL’ESSUDATO INFIAMMATORIO IL RICHIAMO DEL LEUCOCITA ALL’AZIONE LA FAGOCITOSI *************************************************************** INFIAMMAZIONE O FLOGOSI (l’etimo rimanda al significato di fiamma, fuoco) E’ la più comune risposta dell’organismo ad un danno tissutale Segni classici di infiammazione: da Celso), RUBOR, TUMOR, CALOR, DOLOR (descritti FUNCTIO LAESA (aggiunto da Virchow) CAUSE: tutte le cause biologiche, chimiche o fisiche che provocano danno tissutale Chimiche (acidi, alcali, silicio, berillio, asbesto, olio di croton) Fisiche (radiazioni, temperature estreme, traumi, c. estranei) Biologiche (viventi: microrganismi; non viventi: tossine, detriti) *************************************************************** Lo “SCOPO” dell’infiammazione è: eliminare gli agenti patogeni e iniziare la cicatrizzazione e la riparazione del tessuto contenere, controllare, circoscrivere l’infezione o il danno ACUTA O CRONICA: la flogosi cronica può seguire una flogosi acuta non risolta, oppure è tale sin dall’inizio (sostanze insolubili, corpi estranei, TBC). Differenze istomorfologiche (angioflogosi l’una, istoflogosi l’altra) *************************************************************** LE CELLULE DEL PROCESSO INFIAMMATORIO 10 tipi di cellule possono “recitare” sul “palcoscenico” del processo infiammatorio (nella flogosi acuta l’attore protagonista è il neutrofilo) tutti i tipi sono quiescenti in condizioni normali, ma si attivano nel focolaio infiammatorio tutti producono mediatori chimici 1 TIPI CELLULARI DI VOLTA IN VOLTA PRESENTI E ATTIVI NELLA FLOGOSI: neutrofili cellule endoteliali eosinofili piastrine mastociti/basofili fibroblasti monociti/macrofagi linfociti T linfociti B cellule NK PROTAGONISTI CELLULARI DELLA FLOGOSI ACUTA *************************************************************** NEUTROFILO Leucocita presente, in condizioni normali, solo nel sangue e nel midollo osseo. Vita breve: 1220 ore. Dotato di elevata CAPACITÀ BATTERICIDA, conferitagli da circa 2000 GRANULI di tre tipi: granuli primari o azzurrofili, simili ai lisosomi e, come questi, contenenti principalmente idrolitico idrolasi acide (enzimi attivi a pH acido con meccanismo idrolitico. Contengono inoltre: catepsine, elastasi, fosfolipasi A2, mieloperossidasi, proteine cationiche (come le defensine) granuli secondari o specifici, i più numerosi ed i primi ad essere “consumati” durante la fagocitosi (previa liberazione nell’ambiente pericellulare). Non contengono idrolasi acide, bensì collagenasi e proteine basiche battericide: lisozima, lattoferrina granuli terziari o particelle C, contenenti catepsine e gelatinasi Il nucleo del granulocita neutrofilo è suddiviso in due-cinque lobi connessi da un filamento. Poco reticolo endoplasmico (però se stimolati possono produrre citochine), pochi mitocondri, notevoli riserve di glicogeno dalle quali estraggono energia per il movimento. Uccide quando, attivato, va incontro ad una esplosione respiratoria, durante la quale secerne enzimi e radicali liberi dell’ossigeno. I microorganismi ingeriti sono demoliti attraverso la generazione di composti tossici dell’ossigeno. E’ dunque una cellula secretoria la cui secrezione inizia quando è richiamata da stimoli chemiotattici. La sua presenza nei tessuti è indicativa di eventi acuti come un’invasione batterica o un altro tipo di danno tissutale. *************************************************************** EOSINOFILO Vive più a lungo del neutrofilo, ed è quindi anche meglio “equipaggiato” di reticolo endoplasmatico e di mitocondri. Se stimolato, produce un’esplosione respiratoria più grande del neutrofilo: risponde, infatti, ad invasori più grandi, essendo la sua azione difensiva diretta nei confronti di infestioni parassitarie (potremmo ricordarlo come un killer dei vermi!). Nel sangue: 2-3 eosinofili ogni 55 neutrofili. Nei tessuti gli eosinofili sono molto diffusi, specialmente ove abbondano i mastociti, come nella mucosa del tratto gastroenterico (sembra inattivino l’istamina liberata durante le reazioni allergiche di tipo anafilattico causate da anticorpi IgE). 2 I GRANULI degli eosinofili contengono proteine cationiche, cioè cariche positivamente (un fatto che si accorda con la loro affinità con il colorante acido eosina), con cui si legano a molecole cariche negativamente della membrana di cellule parassitarie: PBM (PROTEINA BASICA MAGGIORE) PROTEINA CATIONICA DEGLI EOSINOFILI *************************************************************** MAST-ZELLEN dei tessuti & BASOFILI del sangue Le MAST-ZELLEN (O MASTOCITI) si trovano sia nelle mucose (soprattutto quella intestinale), sia nel connettivo della maggior parte dei tessuti ed organi, come elementi cellulari derivati da un precursore midollare comune. Ricchi di granuli contenenti istamina e altri mediatori dell’infiammazione: PAF e diverse citochine, compreso il TNF Contengono inoltre eparina e proteoglicani per immagazzinare i mediatori senza che questi siano dannosi per la cellula. Iperplasia delle mast-zellen mucosali nelle infestioni parassitarie. I BASOFILI sono leucociti del sangue circolante. Anch’essi, come le mast-zellen, sono ricchi di granuli di istamina, eparina e numerosi enzimi. Esprimono sulla loro superficie recettori per le IgE. Rappresentano il corrispettivo “circolante” delle mast-zellen tissutali: pur avendo precursori diversi, basofili e mast-zellen hanno struttura e funzioni simili. *************************************************************** MONOCITI/MACROFAGI I monociti e i macrofagi rappresentano due fasi della stessa cellula, la fase circolante e la fase tissutale. Nell’infiammazione fanno la loro comparsa come una seconda ondata di cellule, per portare a termine ciò che i macrofagi avevano incominciato. Nella cronicizzazione della flogosi, subentrano definitivamente ai neutrofili. Sono, quindi, le cellule protagoniste della flogosi cronica. Molte attività: fagocitosi, immunità, angiogenesi, fibrosi, eliminazione dei rifiuti, secrezione di una vasta gamma di proteine, induzione della febbre e di altre reazioni generali dell’organismo nella flogosi. Ricordiamoci che SONO MACROFAGI anche: le cellule giganti dell’infiammazione cronica le cellule schiumose dell’aterosclerosi le cellule che producono TNF (detto anche cachettina) per i suoi effetti generali Inoltre: i macrofagi dei siti extravascolari dei tessuti sono denominati anche istiociti Sono macrofagi gli osteoclasti del midollo osseo, le cellule di Kupffer dei sinusoidi epatici, le cellule microgliali del cervello. *************************************************************** PIASTRINE Indispensabili per interrompere le emorragie, chiudendo le lesioni endoteliali. E per mantenere l’integrità dell’endotelio. All’infiammazione partecipano col rilascio di 19 diversi tipi di molecole. *************************************************************** 3 LINFOCITI T, LINFOCITI B Cellule della risposta immunitaria (specifica). Possono intervenire anche nella risposta flogistica (aspecifica), come pure le CELLULE NK (citolitiche) *************************************************************** FIBROBLASTI Non solo stanziali produttori di fibre, ma anche elementi cellulari dinamici e capaci di spostarsi in risposta a stimoli chemiotattici. Sintetizzano collageno, elastina e glicosaminoglicani, anche se oggi è noto che non sono il solo tipo cellulare capace (anche fibrocellule muscolari lisce ed endotelio possono farlo). Sono le cellule protagoniste del processo riparativo. *************************************************************** CELLULE ENDOTELIALI Fondamentali nell’infiammazione, poiché costituiscono la barriera che deve essere attraversata dai due componenti dell’essudato infiammatorio: i leucociti e il plasma. ESSUDAZIONE: passaggio di liquido ricco di proteine nel tessuto interstiziale extravascolare per aumento della permeabilità vascolare. *************************************************************** MODELLO FONDAMENTALE DELLA RISPOSTA INFIAMMATORIA ACUTA: in corrispondenza del danno locale si ha una risposta vascolare e cellulare così configurata: MODIFICAZIONI DEL FLUSSO E DEL CALIBRO VASCOLARE (IPEREMIA ATTIVA E PASSIVA) PERMEABILIZZAZIONE ENDOTELIALE E FORMAZIONE DELL’ESSUDATO MIGRAZIONE DEI LEUCOCITI NELL’INTERSTIZIO E ACCUMULO NEL FOCOLAIO DELLA LESIONE FAGOCITOSI N.B. SIAMO NEL MICROCIRCOLO. QUI LA INNERVAZIONE SI ARRESTA ALLE ARTERIOLE (fibre simpatiche vasocostrittrici) Il meccanismo fondamentale di regolazione della microcircolazione, che non è innervata, è autonomo e dipende da mediatori che modificano lo stato funzionale delle cellule muscolari lisce delle pareti e degli sfinteri precapillari. *************************************************************** DESCRIZIONE DELL’INFIAMMAZIONE ACUTA Le modificazioni del flusso e del calibro vascolare iniziano subito dopo lo stimolo lesivo. Ad una vasocostrizione arteriolare transitoria (dura pochi secondi) ed incostante segue una VASODILATAZIONE dapprima arteriolare poi coinvolgente tutto il microcircolo. E’ la fase dell’IPEREMIA ATTIVA, con aumento del numero dei capillari pervi ed aumento del flusso ematico, cui corrispondono il rubor ed il calor. L’evento successivo è il RALLENTAMENTO DELLA CIRCOLAZIONE che introduce alla fase dell’IPEREMIA PASSIVA (o stasi). Il rallentameno del flusso è causato dall’aumento di permeabilità dei capillari con l’essudazione di liquido ricco di proteine dai 4 vasi nei tessuti extravascolari dell’interstizio. Aumenta la viscosità del sangue (globuli rossi fittamente stipati nei capillari dilatati. Mentre la stasi è in atto, si nota un orientamento periferico dei neutrofili, lungo l’endotelio dei vasi (marginazione). Alla marginazione segue l’adesione, prima labilmente poi “avidamente” sino al passaggio attraverso l’endotelio sino all’interstizio. AUMENTO DI PERMEABILITÀ DELL’ENDOTELIO:MECCANISMI CONTRAZIONE DELLE CELLULE ENDOTELIALI E’ il meccanismo più comune dell’essudato. E’ innescato da istamina, leucotrieni. Riguarda l’endotelio delle venule (maggiore densità dei recettori?). Risposta tempestiva e di breve durata (è definita: riposta immediata-transitoria) RETRAZIONE ENDOTELIALE: per riorganizzazione del citoscheletro, le cellule endoteliali si retraggono lungo le giunzioni intercellulari. Ciò provoca discontinuità endoteliale. Si ottiene in vitro per stimolazione con citochine (IL-1, TNF, IFN- Risposta più tardiva e più prolungata rispetto a quella precedente dovuta all’effetto dell’istamina. DANNO IRREVERSIBILE DIRETTO DELL’ENDOTELIO Ustioni gravi e infezioni batteriche di tipo litico provocano necrosi cellulare. Venule, capillari, arteriole (tutti i livelli della microcircolazione). E’ detta risposta immediata-prolungata. ESSUDAZIONE DA SCOTTATURE SOLARI E’ una risposta di tipo ritardato-prolungato che si verifica in conseguenza di stimoli termici lievi o moderati, radiazioni x o ultraviolette. Può coinvolgere sia le venule, sia i capillari. Si manifesta con un ritardo di 2-12 oree dura a lungo, molte ore , anche giorni. Meccanismo: apoptosi? ESSUDAZIONE DA CAPILLARI IN RIGENERAZIONE Attraverso le fenestrae. E’ caratteristica dell’infiammazione in via di guarigione. DANNO ENDOTELIALE MEDIATO DAI LEUCOCITI Attivati durante l’adesione, i leucociti possono danneggiare l’endotelio (con radicali di ossigeno ed enzimi) e provocare il distacco di cellule endoteliali. N.B. La separazione dei vari meccanismi è prevalentemente didattica. In molte situazioni di flogosi, l’aumento della permeabilità endoteliale si verifica per il concorso di più meccanismi. *************************************************************** EVENTI CELLULARI I leucociti escono dai vasi, attraverso soluzioni di continuità che si creano fra le cellule endoteliali, e approdano nell’interstizio attraverso le seguenti tappe: 1. MARGINAZIONE 2. PAVIMENTAZIONE 3. ADESIONE 4. MIGRAZIONE 5 segue la 5. FAGOCITOSI DA PARTE DEI LEUCOCITI MIGRATI L’ADESIONE LEUCOCITA-CELLULA ENDOTELIALE È MEDIATA DA MOLECOLE DI ADESIONE L’INTERAZIONE È MODULATA DA MEDIATORI CHIMICI E DA CITOCHINE. I RECETTORI DI ADESIONE APPARTENGONO A TRE GRUPPI. SELECTINE: cosiddette perché la porzione N-terminale extra-membrana è del gruppo delle lectine di mammifero che legano gli zuccheri: E-SELECTINA = ELAM-1, confinata nell’endotelio P-SELECTINA= GMP–140, presente su endotelio e piastrine L-SELECTINA = LAM-1, presente su molti tipi di leucociti Le E- P-selectine si legano a oligosaccaridi legati covalentemente a glicoproteine di membrana. La L-selectina si lega a glico-proteine mucino-simili IMMUNOGLOBULINE: comprendono due molecole di adesione endoteliale, ICAM-1 (intercellular adhesion molecule) e VCAM-1 (vascular cellular adhesion molecule), che interagiscono con le integrine, situate sulla superficie dei leucociti. INTEGRINE: glicoproteine eterodimeriche transmembrana, formate da catene alfa e beta, che interagiscono anche con la matrice extracellulare. Sono 2-integrine le molecole che legano ICAM-1; è una 1-integrina quella che lega VCAM-1. MODULAZIONE DELLE MOLECOLE DI ADESIONE 1. Ridistribuzione sulla superficie cellulare. La P-selectina passa dai granuli alla membrana per effetto di istamina, trombina, PAF. Il processo richiede pochi minuti ed è importane nella “pavimentazione”. 2. Induzione di molecole di adesione. IL-1 e TNF inducono la sintesi de novo di molecole di adesione. La E-selectina non è normalmente presente sull’endotelio. Per effetto di IL-1, compare dopo 4-6 ore e provoca l’adesione dei leucociti. ICAM-1 e VCAM-1 normalmente sono espressi a bassi livelli e aumentano per effetto di IL-1 e TNF Aumentata avidità di legame: cambiamenti di conformazione delle molecole. *************************************************************** DEFICIENZE CLINICHE GENETICHE DI MOLECOLE DI ADESIONE L’importanza delle molecole di adesione è dimostrata nelle carenze genetiche, che si traducono in disturbi della funzione leucocitaria e, clinicamente, in infezioni batteriche ricorrenti. DEFICIENZA DI ADESIONE LEUCOCITARIA DI TIPO 1: difetto nella biosintesi di catene proteiche presenti sulle 2-integrine che legano ICAM-1. DEFICIENZA DI ADESIONE per le selectine. LEUCOCITARIA DI TIPO 2: assenza del recettore oligosaccaridico *************************************************************** MODIFICAZIONI DELLA REAZIONE INFIAMMATORIA NEL TEMPO All’inizio i fenomeni vascolari e cellulari sono costanti: iperemia, essudazione e migrazione dei leucociti. 6 Successivamente, se il processo non si spegne, prevale la migrazione di monociti e linfociti. Nelle fasi tardive, le cellule che partecipano alla reazione locale non sono solo di derivazione ematogena, ma partecipano anche macrofagi fissi e mobili del tessuto. L’avvio alla riparazione è caratterizzato da migrazione e proliferazione di fibroblasti e neoformazione di vasi. *************************************************************** CHEMIOTASSI E’ definibile semplicemente come un movimento orientato lungo un gradiente chimico. I chemoattraenti possono essere esogeni (prodotti batterici) o endogeni (frazioni del sistema complementare, leucotrieni, citochine). Il leucocita si muove allungando uno PSEUDOPODO costituito da una rete di actina e miosina. FAGOCITOSI: opsonizzazione Neutrofili (e macrofagi) sono capaci di inglobare materiale estraneo riconoscendo carboidrati di superficie. La loro capacità fagocitaria è enormemente aumentata quando le particelle da fagocitare sono rivestite di proteine seriche (OPSONIZZAZIONE. Opsonizzato=rivestito di proteine seriche, come esempio il frammento Fc delle IgG). In tal caso, il legame è reso possibile dalla presenza sui neutrofili (e sui macrofagi) di recettori per le IgG, FAGOCITOSI: vacuolo, fagosoma, fagolisosoma All’interazione recettoriale segue la formazione del VACUOLO (gli pseudopodi avvolgono l’area opsonizzata), quindi del FAGOSOMA (per chiusura del vacuolo), del FAGOLISOSOMA (per fusione coi lisosomi). Se la fusione avviene in un’area ricca di lisosomi o se la particella fagocitata è troppo grande, si può avere un rilascio del contenuto lisosomiale negli spazi extracellulari (rigurgito durante il pasto e fagocitosi frustrata). FAGOCITOSI: esplosione respiratoria (burst ossidativo) La uccisione/degradazione si verifica attraverso il cosiddetto BURST OSSIDATIVO che porta alla produzione di METABOLITI REATTIVI DELL’OSSIGENO. In particolare, l’anione superossido, la cui produzione deriva dalla “esplosione”, è convertito dall’enzima superossidodismutasi in perossido di idrogeno. Questo, in presenza di mieloperossidasi lisosomiali e di alogeni, è convertito in composti fortemente antimicrobici. *************************************************************** MEDIATORI CHIMICI DELL’INFIAMMAZIONE Amine vasoattive: ISTAMINA Si trova principalmente nei granuli delle MAST-CELLULE, nei BASOFILI e nelle PIASTRINE. Dilatazione delle arteriole (n.b.: vasocostrizione delle grandi!) Aumento della permeabilità venulare per contrazione delle cellule endoteliali Fasi iniziali della flogosi Amine vasoattive: SEROTONINA PIASTRINE. Nei roditori: anche nelle mast-cellule Azione simile all’istamina. ***************************************************************+ ENZIMI LISOSOMIALI GRANULOCITI NEUTROFILI e MONOCITI/MACROFAGI LISOSOMIALE 7 contengono granulazioni di tipo GRANULOCITI NEUTROFILI granuli primari o azzurrofili, simili ai lisosomi e, come questi, contenenti principalmente idrolasi acide (enzimi attivi a pH acido con meccanismo idrolitico. Contengono inoltre: catepsine, elastasi, fosfolipasi A2, mieloperossidasi, proteine cationiche (come le defensine) granuli secondari o specifici, i più numerosi ed i primi ad essere “consumati” durante la fagocitosi (previa liberazione nell’ambiente pericellulare). Non contengono idrolasi acide, bensì collagenasi e proteine basiche battericide: lisozima, lattoferrina granuli terziari o particelle C, contenenti catepsine e gelatinasi MONOCITI/macrofagi idrolasi acide, collagenasi, elastasi attive nelle infiammazioni croniche. *** N.B.: Sistema di ANTIPROTEASI seriche: alfa-1-antitripsina, alfa-2-macroglobulina *************************************************************** METABOLITI DELL’ACIDO ARACHIDONICO Derivati dell’acido arachidonico, acido grasso di 20 atomi di C Assunto con la dieta o ottenuto per trasformazione dell’acido linoleico. Non libero ma esterificato nei fosfolipidi di membrana. Scisso da fosfolipasi cellulari. Via ciclossigenasica (Aspirina, indometacina la inibiscono): prostaglandine, PGG2, PGH2, TROMBOSSANO (vasocostrittore e fattore di aggregazione piastrinica; trombossano-sintetasi nelle piastrine) e PROSTACICLINA (vasodilatatore e inibitore, dolore febbre; prostaciclina sintetasi nelle cellule endoteliali), PGD2, PGE2, PGF2. Via lipossigenasica: LEUCOTRIENI, attivi in tutte le fasi della flogosi. FATTORE ATTIVANTE LE PIASTRINE Basofili. E’ proflogistico a basse concentrazioni. E’ 10-10000 volte più attivo dell’istamina! *************************************************************** CITOCHINE Attivazione endoteliale. Reazioni della fase acuta. OSSIDO DI AZOTO Prodotto da endotelio (in cui è costitutivo) e dai macrofagi (ove è indotto da stimolazione da parte di citochine). “Nuovo” mediatore, simile all’EDRF (fattore rilassante derivato dall’endotelio), decontrae la muscolatura liscia vascolare (arteriole, sfinteri). IL SISTEMA DEL COMPLEMENTO è costituito da 20 componenti proteici con i loro prodotti di scissione presenti nel plasma in forma inattiva. Attivati, agiscono nelle reazioni immunitarie contro gli agenti microbici. I frammenti C3a C5a intervengono nella opsonizzazione, nella adesione leucocitaria, nella chemiotassi. Inoltre, liberano istamina dalle mast-cellule inducendo così, in via mediata, vasodilatazione. 8 Il risultato finale della cascata di reazioni attivate dal fattore di Hageman è la conversione del fibrinogeno in fibrina per azione della trombina. Durante la conversione, si formano FIBRINOPEPTIDI che producono aumento della permeabilità vascolare ed hanno attività chemiotattica per i leucociti. Anche la TROMBINA ha proprietà proinfiammatorie, provocando l’aumento dell’adesività dei leucociti e la proliferazione dei fibroblasti. L’attivazione per contatto del fattore di Hageman attiva il cosiddetto SISTEMA DELLE CHININE. Precallicreina > callicreina > chininogeno > BRADICHININA, fattore potente che aumenta la permeabilità vascolare. Quando iniettata sottocute, la bradichinina causa anche la contrazione della muscolatura liscia, vasodilatazione e dolore. SISTEMA FIBRINOLITICO contribuisce ai fenomeni vascolari dell’infiammazione con la PLASMINA, che degrada la fibrina producendo prodotti di scissione della fibrina che Il possono provocare aumento della permeabilità. *************************************************************** EFFETTI SISTEMICI DELL’INFIAMMAZIONE Febbre Aumento del sonno Diminuzione dell’appetito Aumento del catabolismo proteico Ipotensione e alterazioni emodinamiche Sintesi delle proteine della fase acuta (proteina C reattiva) Alterazioni assetto leucocitario (neutrofilia in infezioni batteriche; linfocitosi in rosolia, parotite, mononucleosi infettiva; leucopenia nella febbre tifoidea) Mediatori: IL-1 IL-6 TNF ESITI DELL’INFIAMMAZIONE ACUTA 1. Completa risoluzione Dopo danno lieve e breve. Neutralizzazione dei mediatori e rimozione di detriti cellulari e agenti estranei. Linfatici e fagociti svolgono un ruolo importante. 2. Guarigione per sostituzione con tessuto connettivo o Fibrosi Notevole distruzione o essudato difficilmente riassorbibile (es. pleurite fibrinosa) 3. Formazione di un ascesso Da microrganismi piogeni 4. Evoluzione in infiammazione cronica 9