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Forze Intermolecolari
Le fasi solida e liquida della materia per un dato composto o atomo sono le
conseguenze delle forze attrattive tra le molecole o tra atomi. Se non ci fossero
forze attrattive, una collezione di molecole o atomi rimarrebbe nella fase
gassosa indipendentemente dalla temperatura o dalla pressione.
Le forze intermolecolari sono generalmente molto più deboli dei legami
covalenti. Questi legami coinvolgono la condivisione di elettroni, mentre le
forze intermolecolari sono di origine elettrostatica (le cariche opposte si
attraggono) ma non coinvolgono condivisione di elettroni.
• 16 kJ/mol: energia necessaria per rompere l’attrazione intermolecolare
tra molecole di HCl nello stato liquido (cioè l’energia richiesta per
vaporizzare il campione)
• 431 kJ/mol: energia necessaria per rompere il legame covalente tra gli
atomi di H e Cl nella molecola di HCl
Quindi, quando una sostanza molecolare cambia stato gli atomi della
molecola non cambiano (per esempio vaporizzare HCl non rompe il
legame chimico idrogeno-cloro che coinvolge la condivisione di una
coppia di elettroni di valenza)
Forze Intermolecolari
La temperatura alla quale un liquido bolle riflette l’energia cinetica necessaria
per sovrastare le forze intermolecolari attrattive (lo stesso, la temperatura alla
quale un solido fonde). Quindi, la temperatura richiesta per avere una
transizione di fase è una conseguenza della grandezza delle forze attrattive
(non covalenti) intermolecolari.
La grandezza delle forze intermolecolari determina le proprietà fisiche
della sostanza come la sua temperatura di fusione caratteristica, la
pressione di vapore e la temperatura di ebollizione.
Forze Intermolecolari
Le molecole neutre (a differenza degli ioni) non hanno carica netta, tuttavia,
esistono forze attrattive tra queste molecole. I diversi tipi di forze elettrostatiche
includono:
• forze dipolo-dipolo
• forze di dispersione di London
• forze di legame di idrogeno
Forze di van der Waals
Forze Intermolecolari
Gli ioni hanno cariche elettrostatiche permanenti, ed un’ interazione
elettrostatica comune è l’attrazione tra ioni con cariche opposte, nota come
legame ionico
L’energia potenziale per due particelle cariche che interagiscono è:
Q1 = carica sulla prima particella C
Q2 = carica sulla seconda particella C
d = distanza tra i centri delle particelle m
k = 8.99 x 109 J m/C2
Quindi, l’interazione aumenta:
• Con l’aumento delle cariche
• Con l’avvicinamento delle due cariche
La distanza minima tra due cariche
opposte è la somma dei raggi (ionici)
atomici. Anche se i raggi atomici variano,
questa variazione non è considerevole, e
quindi l’attrazione tra due ioni è
determinata principalmente dalla
carica degli ioni.
Forze Intermolecolari
Il grado di polarità di una molecola è descritto dal suo momento di dipolo,
m=Q*r
+
-
dove
• Q è uguale alla carica sugli estremi dei dipoli
• r è la distanza tra le cariche
Maggiore è la distanza o maggiore è la carica, maggiore la grandezza del
dipolo
I momenti di dipolo si esprimono generalmente in unità di Debye
• 1 debye = 3.33 x 10-30 coulomb metri (C m)
Forze Intermolecolari
Esistono forze elettrostatiche tra molecole neutre e cariche (ioniche), note
come forze ione-dipolo.
Ione-dipolo
• Coinvolge l’interazione tra uno ione carico ed una molecola polare (cioè
una molecola con un dipolo)
• I cationi sono attratti dall’estremità negativa del dipolo
• Gli anioni sono attratti dall’estremità positiva del dipolo
• La grandezza dell’energia d’interazione dipende dalla carica dello ione
(Q), dal momento di dipolo (m) della molecola e dalla distanza (d) dal
centro dello ione al punto centrale del dipolo
Forze Intermolecolari
• Le forze ione-dipolo sono importanti nelle soluzioni delle sostanze ioniche
in solventi polari (per esempio, un sale in un solvente acquoso)
Forze di van der Waals
Forze dipolo-dipolo
Una forza dipolo-dipolo esiste tra molecole polari neutre
• Le molecole polari si attraggono una all’altra quando la carica positiva
di una molecola è vicina alla carica negativa parziale di un’altra
molecola
• Le molecole polari devono essere molto vicine perché queste forze
dipolo-dipolo siano significative
• Le forze dipolo-dipolo sono caratteristicamente più deboli delle forze
ione-dipolo
• Le forze dipolo-dipolo aumentano con l’aumento della polarità della
molecola
Forze di van der Waals
Forze dipolo-dipolo
Il punto di ebollizione aumenta per molecole polari di massa simile, ma
aventi dipolo maggiore:
Molecular
Mass (amu)
Dipole
moment, u (D)
Boiling Point
(°K)
Propane
44
0.1
231
Dimethyl ether
46
1.3
248
Methyl chloride
50
2.0
249
Acetaldehyde
44
2.7
294
Acetonitrile
41
3.9
355
Substance
Forze di van der Waals
Forze dispersive di London
Le molecole apolari non dovrebbero avere le basi per interazioni attrattive.
• Tuttavia, i gas delle molecole apolari, e anche i gas nobili possono
essere trasformati in liquidi, se l’energia cinetica si riduce ciò indica che
un qualche tipo di forza attrattiva deve predominare
• Fritz London (1930) suggerì che il moto degli elettroni dentro un atomo
o molecola apolare può risultare in un momento di dipolo transiente
Forze di van der Waals
Un modello per spiegare le forze dispersive di London:
Atomo di elio (2 elettroni)
•
Consideriamo la natura particellare degli elettroni
•
La distribuzione media degli elettroni attorno ad ogni nucleo
presenta una simmetria statistica
•
Gli atomi non sono polari e non posseggono momento di dipolo
•
La distribuzione degli elettroni attorno ad un singolo atomo, in un
dato istante del tempo, può non essere perfettamente simmetrica
1. I due elettroni possono essere da un lato del nucleo
2. L’atomo avrebbe un momento di dipolo apparente in un istante
del tempo (cioè un dipolo transiente)
3. Un atomo vicino potrebbe essere influenzato da questo
apparente dipolo – gli elettroni dell’atomo vicino potrebbero
muoversi allontanandosi dalla regione negativa del dipolo
Forze di van der Waals
Un modello per spiegare le forze dispersive di London:
In seguito alla repulsione elettronica, un dipolo temporale su un atomo
può indurre un dipolo simile su un atomo vicino
• questo causerà che gli atomi vicini saranno attratti uno con l’altro
• Questo è chiamato forza dispersiva di London
• É significativa solo quando gli atomi sono vicini
Forze di van der Waals
La facilità con cui un campo elettrico esterno può indurre un dipolo (alterare
la distribuzione elettronica) in una molecola è noto come la “polarizzabilità”
della molecola
• Maggiore è la polarizzabilità di una molecola, più facile è indurre un
dipolo momentaneo e maggiore saranno le forze dispersive
• Gli atomi più grossi tendono ad avere una maggiore polarizzabilità:
o I loro elettroni sono più lontani dal nucleo (ogni distribuzione
asimmetrica produce un dipolo maggiore dovuto ad una maggiore
separazione delle cariche)
o Il numero di elettroni è maggiore (maggiore probabilità di una
distribuzione asimmetrica)
• Anche le molecole grosse tendono ad avere una maggiore
polarizzabilità, dovuta al gran numero di elettroni presenti
Quindi, le forze dispersive tendono ad aumentare con la massa
molecolare
• Le forze dispersive sono presenti anche tra molecole polari/non-polari
e polari/polari (cioè tra tutte le molecole)
Forze di van der Waals
Le forze dispersive si possono sommare, e quindi più grossa è una
molecola, più estese sono le forze dispersive. Tuttavia, poiché le forze
dispersive sono forti soltanto quando gli atomi sono molto vicini, ci deve
essere una complementarietà strutturale tra le molecole perché esistano
forze dispersive. Quindi, le molecole che si possono impacchettare bene
(cioè che sono strutturalmente complementari) esibiscono forze dispersive
maggiori. La complementarietà strutturale è la base del riconoscimento
molecolare nei sistemi biologici:
Legame di idrogeno
I legami idrogeno si considerano come un tipo speciale d’interazione
dipolo-dipolo.
• Un legame tra idrogeno e un atomo elettronegativo come F, O o N è
abbastanza polare:
• L’atomo d’idrogeno non ha elettroni interni, e quindi la parte dell’atomo
che guarda nella direzione opposta al legame rappresenta un protone
virtualmente esposto con una densità di carica parziale positiva.
• Questa carica positiva è attratta dalla carica negativa di un atomo
elettronegativo in una molecola vicina
• Poiché l’atomo d’idrogeno in un legame polare è deficiente di elettroni
da una parte (cioè la parte opposta al legame covalente) questa parte
dell’atomo d’idrogeno può avvicinarsi molto ad un atomo elettronegativo
adiacente (con una carica negativa parziale) ed interagire fortemente
con esso (ricordare, più vicino può andare, più forte sarà l’attrazione
elettrostatica)
Legame di idrogeno
• I legami idrogeno variano da 4 kJ/mol a 25 kJ/mol, quindi sono più
deboli dei legami covalenti tipici
• Però, sono più forti delle forze dipolo-dipolo o delle forze dispersive
• Sono molto importanti nell’organizzazione delle molecole biologiche,
ed influenzano specialmente la struttura delle proteine
Legame di idrogeno
L’acqua ha un’abilità inusuale per formare una rete di ponti idrogeno
• Come liquido l’energia cinetica delle molecole
previene un arrangiamento esteso ed ordinato dei
legami idrogeno
• Quando solidifica le molecole d’acqua si
organizzano in un arrangiamento che massimizza
le interazioni attrattive dei legami idrogeno
Legame di idrogeno
Ogni molecola d’acqua può partecipare a quattro legami idrogeno
• Uno con ogni coppia elettronica di non-legame
• Uno con ogni atomo di H
• Questa disposizione molecolare ha un volume maggiore (è meno
denso) dell’acqua liquida, quindi l’acqua si espande quando
solidifica
Forze relative dei diversi tipi di interazioni non-covalenti
Type of interaction
E  Distance
Typical energy
(kJ/mol)
Ion - Ion
 1/r
20
Ion - dipole
 1/r2
12-30
H-Bonds (Dipole Dipole)
 1/r3
12-30
Ion - Induced Dipole
 1/r4
5
Dipole - induced Dipole
 1/r5
2
Induced Dipole Induced Dipole
 1/r6
1
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Solvente versus Soluto
• L’acqua ha la capacità di sciogliere molti tipi differenti di sostanze, e
questo risulta in una miscela omogenea
• Nelle miscele omogenee che coinvolgono l’acqua, l’acqua è considerata
il solvente:
La massa molecolare del H2O = (2*1.008) + 15.999 = 18g/mole
La densità del H2O è 1g/ml * (1000ml/L) = 1000g/L
La concentrazione molare del H2O è quindi: (1 mole/18g) * (1000g/L) = 55.6 moles/L
• La concentrazione molare tipica delle sostanze disciolte in acqua
sarebbe dell’ordine di 10-6 a 1 molare, e quindi, sono presenti in
concentrazioni molto più basse e sono considerate come il soluto
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Come fa l’acqua a “sciogliere” un soluto?
La natura polare della molecola d’acqua
• La struttura di Lewis dell’acqua:
• L’ossigeno centrale ha una geometria tetraedrica per le coppie elettroniche
di valenza
•Quindi la molecola di H2O adotterà una geometria molecolare “a V”:
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Come fa l’acqua a “sciogliere” un soluto?
• L’ossigeno (3.5) è più elettronegativo dell’idrogeno (2.1), e quindi il
legame O-H è covalente polare
• La geometria “a V” risulta in un dipolo globale per la molecola d’acqua:
• Qundi, H2O può partecipare nei seguenti tipi di interazioni non-covalente:
o Forze dispersive di London
o Interazioni dipolo-dipolo
o Interazioni ione-dipolo (con gli ioni)
o Legami idrogeno (con altre molecole d’acqua o con un soluto
appropriato)
É l’abilità dell’acqua a partecipare a queste diverse interazioni noncovalenti che permette all’acqua di “sciogliere” una varietà di soluti
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Composti ionici in acqua:
L’acqua può partecipare alle interazioni ione-dipolo.
• Le molecole d’acqua si organizzeranno intorno ad uno ione per orientare
le cariche parziali opposte del dipolo dell’acqua:
Q1 Q2
F=
r2 e
L'acqua è efficace nello schermare le interazioni elettrostatiche
tra ioni disciolti perché ha una elevata costante dielettrica, una
proprietà fisica che riflette i l numero di dipoli in un solvente. La
forza, (F), di interazioni ioniche in una soluzione dipende dalla
grandezza delle cariche (Q), la distanza tra i gruppi carichi (r), e
la costante dielettrica (e, che è adimensionale) del solvente in cui
le interazioni si verificano:
Q1 Q2
F=
r2 e
Per l'acqua a 25 °C, e è 78,5, e per un solvente apolare come il
benzene, è 4.6. Quindi le interazioni ioniche tra ioni disciolti
sono molto più forti in ambienti meno polari. La dipendenza da
r2 è tale che attrazioni o repulsioni ioniche funzionano solo su
brevi distanze nell'intervallo da 10 a 40 nm (seconda la
concentrazione di elettroliti) quando il solvente è acqua.
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Composti ionici in acqua:
L’acqua può partecipare alle interazioni ione-dipolo.
• Le molecole d’acqua separeranno, circonderanno e disperderanno gli ioni
di un solido ionico:
Anche se l’acqua è
un povero
conduttore
dell’elettricità, gli ioni
sciolti in una
soluzione acquosa
possono condurre
elettricità. Per
questo vengono
chiamati elettroliti.
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Composti molecolari in acqua:
• In generale, l’interazione con l’acqua non romperà nessun legame
covalente. Quindi, la capacità dell’acqua per sciogliere un composto
molecolare si basa sulle interazioni non-covalenti del H2O con il composto
molecolare.
Esempio: Metanolo (CH3OH) in miscela con acqua
Il gruppo alcol (-OH) del metanolo è
simile all’acqua perché la geometria
degli elettroni di valenza
dell’ossigeno è tetraedrica con due
coppie di elettroni di non-legame
Proprietà dei soluti nelle soluzioni acquose
Composti molecolari in acqua:
Esempio: Metanolo (CH3OH) in miscela con acqua
• C’è un legame polare tra l’idrogeno e l’ossigeno del gruppo alcol nel
metanolo, simile a quello nell’acqua:
Quindi, l’acqua può formare legame idrogeno
con il gruppo alcol del metanolo, e in questo
modo le molecole d’acqua possono separare,
accerchiare e disperdere le molecole di
metanolo.
Quando l'acqua viene miscelata con molecole apolari come
benzene o esano, si formano due fasi non miscibili. I composti
polari sono idrofobici e non sono in grado di attivare interazioni
energeticamente favorevoli con le molecole d'acqua, ed
interferiscono con il legame idrogeno tra le molecole di acqua
Tutte le molecole o ioni in soluzione acquosa interferiscono con il
legame idrogeno dell'acqua, ma molecole polari o cariche (come
NaCl) compensano la perdita dei legami idrogeno tra molecole di
acqua formando nuove interazioni tra soluti ed acqua. La variazione
netta di entalpia (DH) per la dissoluzione di questi soluti è
generalmente di piccola entità. Soluti idrofobobici, tuttavia, non
offrono tale compensazione e la loro aggiunta in acqua può quindi
risultare in un aumento di entalpia; la diminuizione di legami a
idrogeno tra le molecole acqua prende energia dal sistema e richiede
l'immissione di energia dall'ambiente circostante
Oltre all’aumento entalpico di energia, la dissoluzione di composti
idrofobici in acqua produce una diminuzione sensibile di entropia.
Le molecole di acqua nelle immediate vicinanze di un soluto apolare
sono vincolate nella loro eventuale orientazioni in quanto
costituiscono un guscio cage-like altamente ordinato intorno ad ogni
molecola di soluto. Queste disposizione delle molecole di acqua così
fortemente orientato e “congelate” in una posizione riduce
fortemente l’ entropia (S).
Il numero di molecole di acqua, e quindi la grandezza della
diminuzione di entropia, è proporzionale all'area superficiale del
soluto idrofobico racchiuso all'interno della “gabbia” di molecole di
acqua. La variazione di energia libera per sciogliere un non-soluto
polare in acqua è quindi sfavorevole DG=DH-TDS dove DH è (+)
poiche H aumenta è e DS è (-) poichè S diminuisce quindi il DG
totale è positivo
Composti anfifilici contengono regioni polari (o cariche) e regioni
che sono apolari. Quando un composto anfifilico è miscelato con
l'acqua, la regione idrofilica interagisce con il solvente e tende a
dissolversi, ma la parte non-polare, regione idrofobica, tende ad
evitare il contatto con l'acqua. Le regioni apolari della molecole si
raggruppano per presentare la minore superficie idrofobica al
solvente acquoso, e le regioni polari sono disposte per
massimizzare la loro interazione conil solvente
Queste strutture stabili di composti anfifilici in acqua, chiamati
micelle, possono contenere centinaia o migliaia di molecole. Le
forze che tengono unite le regioni apolari delle molecole sono
chiamati interazioni idrophobiche. La forza delle interazioni
idrofobiche non è dovuta all’attrazione intrinseca tra frazioni
apolari. Piuttosto, risulta dal “guadagno” termodinamico ottenuto
minimizzando il numero di molecole di acqua “ordinate” necessarie
per circondare porzioni idrofobiche di molecole di soluto
Le Proteine sono le macromolecole biologiche più abbondanti
presenti in tutte le cellule e nelle varie componenti di ogni
cellula, mediano pressoché tutti i processi biologici e sono
costituite da unità monomeriche che rappresentano la chiave
della struttura delle migliaia di proteine esistenti negli organismi
Tutte le Proteine sono costituite da gli stessi 20 amino acidi
legati covalentemente in caratteristiche e peculiari sequenze in
catene lineari
Dato che ogni amino acido ha una catena laterale che conferisce
distinte proprietà chimiche, i 20 amino acidi rappresentano
l’alfabeto in cui sono decifrate tutte le molecole proteiche, dai
peptidi più piccoli fino alle molecole di milioni di Daltons
Le Proteine sono polimeri di aminoacidi, con ogni residuo
amminoacidico unito al residuo seguente da un tipo specifico di
legame covalente (legame peptidico)
Il termine "residuo" riflette la perdita di una molecola di acqua
quando un amminoacido è unito al successivo. Le Proteine ​possono
essere disaggregate ( idrolizzate) nei loro amino acidi costituenti.
Venti diversi aminoacidi si trovano comunemente nelle proteine . Il
primo ad essere scoperto è stato l’ asparagine nel 1806. L’ ultimo la
treonina nel 1938 . Tutto l'amminoacidi hanno nomi comuni, in
alcuni casi derivati dalla matrice da cui sono stati isolati
Asparagina dagli asparagi, la tirosina dal formaggio (in greco tyros),
la glicina per il suo gusto dolce (in greco glykos)
Tutti i 20 aminoacidi comuni sono alfa amino acidi .Tutti hanno
un gruppo carbossilico e un gruppo amminico legati allo stesso
atomo di carbonio (il carbonio a). Essi differiscono
l'uno dall'altro nelle loro catene laterali, o gruppi R, che
variano in struttura, dimensione, e carica elettrica, e che
influenza la solubilità degli amminoacidi in acqua. Ad ogni
amminoacido è stato assegnato un codice a tre
lettere utilizzato come abbreviazione per indicare la
composizione e la sequenza nelle catene polipeptidiche
R
a
La struttura comune a tutti
gli amino acidi, eccetto la
Prolina. La catena laterale,
gruppo R, caratterizza i
singoli amino acidi
In tutti i 20 aminoacidi eccetto la Glicina il carbonio alfa è legato
a quattro gruppi differenti l'uno dall'altro il gruppo carbossilico, il
gruppo amminico, il gruppo R, e ad un atomo di idrogeno
(solamente nella Glicina il gruppo R è un secondo atomo di
idrogeno).
Il carbonio a è quindi un centro chirale e come conseguenza della
disposizione tetraedrica degli orbitali di legame attorno al Ca, i
quattro gruppi possono assumere due orientazioni spaziali uniche,
e gli amino acidi si presentano quindi con due possibili
stereoisomeri.
Le due strutture (come due immagini riflesse) non sono
sovrapponibili e quindi rappresentano degli enantiomeri
La configurazione degli enantiomeri degli amino acidi è
definita (come quella degli zuccheri semplici) dal sistema D e
L proposto da Fischer, e basato sulla disposizione dei quattro
sostituenti nel trisaccaride gliceraldeide.
I gruppi funzionali della L o D
della alanina possono essere
assimilati
a
quelli
della
corrispondente forma della aldeide
glicerica, allineando i gruppi
simili o che possono essere
intercovertiti in base ad una
semplice reazione chimica (ad es
il
gruppo
aldeidico
per
ossidazione si converte in gruppo
carbossilico)
La conoscenza delle proprietà chimiche degli amino acidi è
essenziale per la comprensione della struttura e della funzionalità
delle proteine. Gli amino acidi possono essere raggruppati in
cinque classi in base alle caratteristiche dei gruppi laterali R
In particolare la polarità e la tendenza ad interagire con le
soluzioni acquose della cellula ai valori dei pH fisiologici (pH
7). La polarità dei gruppi R varia da non-polare ed idrofobico
(insolubile in acqua) ad altamente polare ed idrofilico
Proprietà dei gruppi laterali R
Non Polare alifatico, Aromatico, Polare (assenza di carica netta),
Polare con carica netta positiva, Polare con carica netta negativa
I gruppi R in questa classe di amminoacidi sono apolari ed
idrofobici. Le catene laterali di Alanina, Valina, Leucina, e
Isoleucina tendono a raggrupparsi all'interno della struttura
delle proteine, stabilizzando la conformazione ​mediante
interazioni idrofobiche.
La Glicina ha la struttura più semplice. Sebbene sia inclusa con
il gruppo di aminoacidi apolare, la catena laterale molto piccola
non fornisce un reale contributo alle interazioni idrofobiche. La
Metionina, uno dei due aminoacidi contenenti zolfo, ha un
gruppo tio-etere non polare nella sua catena laterale. La Proline
ha una catena laterale alifatica con una caratteristico struttura
ciclica. Il gruppo amminico secondario (immino) è mantenuto
in una conformazione rigida all’interno dell’anello, che riduce
la flessibilità strutturale delle regioni delle catene peptidiche
che contengono la Pro.
Il gruppo funzionale R è rappresentato da molecole aromatiche
relativamente non polari. Tutte possono partecipare ad
interazioni idrofobiche. Tuttavia Tirosina e Triptofano sono più
polari della Fenilalanina per la presenza del gruppo OH e dell’N
nell’anello indolico del triptofano.il gruppo fenolico della
Tirosina può formare legami ad idrogeno.
I gruppi R di questi aminoacidi sono più solubili in acqua , o più
idrofilici, in confronto a quelli degli amminoacidi non polari,
perché contengono gruppi funzionali che formano
legami di idrogeno con l’acqua. Questa classe di amminoacidi
comprende serina, treonina, cisteina, asparagina, e glutammina .
La polarità di serina e treonina è data dal contributo dei loro
gruppi idrossile; mentre la cisteina possiede un gruppo
sulfidrilico, che è un acido debole e può formare legami deboli
idrogeno con ossigeno o azoto; la polarità di asparagina e
glutammina è dovuta lla presenza del secondo gruppo
ammidico. Asparagina e glutammina sono le ammidi di due altri
aminoacidi, aspartato glutammato nei quali asparagina e
glutammina sono facilmente idrolizzato da acido o di base.
La Cisteina può essere ossidata per formare un amminoacido dimerico
legato covalentemente chiamato Cistina, in cui due molecole di
cisteina o residui sono uniti da un legame disolfuro. I residui legati con
ponti disolfuro sono fortemente idrofobici (non polare). I legami
disolfuro svolgono un ruolo particolare nelle strutture di molte
proteine formando legami covalenti tra parti di un polipeptide o tra
due differenti catene polipeptidiche
L’Istidina è l’unico aminoacido con un
gruppo ionizzabile avente una pKa vicino
alla neutralità, e quindi, può facilmente
essere protonata o de-protonata ai pH
fisiologici (7). Il residuo dell’His serve da
gruppo accettore o donatore di protoni in
molte reazioni enzimatiche
La carica netta negativa dei due
amino acidi Aspartato (Ac Aspartico)
e Glutammato (Ac. Glutammico) è
dovuta alla presenza di un secondo
gruppo carbossilico nella catena
laterale
I gruppi R più idrofilici sono quelli aventi una carica netta positiva
o negativa. Gli amino acidi con carica netta positiva a pH 7 sono:
Lisina, con un secondo gruppo amminico in posizione e nella
catena alifatica, Arginina con in gruppo guanidinico e l’Istidina
che ha un gruppo imidazolico
Il gruppo amminico e carbossilico degli amino acidi, e i gruppi
funzionali ionizzabili delle catene laterali, si comportano come
acidi o basi deboli. Un amino acido, senza gruppi ionizzabili, in
soluzione acquosa a pH neutro esiste come ione dipolare o
zwitterione, in grado di agire come acido o come base debole
Base debole
Acido debole
Un semplice mono-ammino/mono-carbossilico a-amino acido, es.
alanina, se totalmente protonato è assimilabile ad un acido diprotico,
con due gruppi, COOH e +NH3, in grado di cedere protoni
La curva di titolazione degli amino acidi è assimilabile a quella
degli acidi e basi deboli
pH
La curva di titolazione della glicina ha due fasi distinte
corrispondenti alla deprotonazione in sequenza dei due gruppi
funzionali, carbossilico ed amminico. A pH acidi la specie
predominante è la forma totalmente protonata, +H3N-CH2-COOH.
Al punto intermedio della prima fase della titolazione si raggiunge
una concentrazione equimolare della specie protonata e
parzialmente deprotonata, nella quale il gruppo acido ha ceduto
parte dei protoni [+H3N-CH2-COOH ]
[+H3N-CH2-COO-]
Al punto di flesso il pH della soluzione eguaglia il pKa della
funzione protonata. Per la glicina il pKa del gruppo acido è 2.34
(pK1); al procedere della titolazione un altro punto di flesso è
raggiunto a pH 5.97. a questo punto tutto il gruppo COOH è
completamente deprotonato, la glicina è presente come specie
dipolare (zwitterione) è la carica netta è=0 Punto Isoelettrico PI
Il secondo stadio della titolazione corrisponde alla rimozione del
protone dal gruppo amminico +NH3. Il valore di pH 9.60
corrisponde al pKa del gruppo amminico (pK2) la titolazione
termina ad un pH di circa 12 quando la specie presente è nella
forma totalmente deprotonata, [H2N-CH2-COO-] e la carica netta è
negativa
Al valore di pH a cui l’aminoacido ha carica netta pari a 0 è
definito punto isoelletrico, carrateristico di ogni aminoacido. Per la
glicina, e per gli aminoacidi che non hanno gruppi ionizzabili sulla
catena laterale, il valore di pH del PI è uguale alla media aritmetica
dei valori di pK1 e pK2
PI=1/2(pK1 + pK2) = 1/2(2.34 + 9.60)=5.97
Gli amminoacidi con un gruppo R ionizzabile hanno curve di
titolazione più complesse, con tre stadi corrispondenti alle tre
possibili fasi di ionizzazione; quindi hanno tre valori di pKa in cui
quello intermedio corrispondente al gruppo ionizzabile su R è
definito pKR . La fase supplementare per la titolazione del gruppo
R ionizzabile è intermedia ai valori degli altri due gruppi
funzionali presenti sul Ca.
I punti isoelettrici riflettono la natura dei gruppi R ionizzabili
presenti. Per esempio, il Glutammato ha pI= 3,22, notevolmente
inferiore a quello di Glicina; ciò è dovuto alla presenza di due
gruppi carbossilici, che, alla media dei loro valori di pKa (1/2
(pK1 +pKR)= 3.22), contribuiscono a fornire una carica netta di
-1 che bilancia il +1 del gruppo amminico. Analogamente, il pI
della Istidina, con due gruppi carichi positivamente nella forma
protonata, è 7.59 (la media dei valori pK1 e pKR dei gruppi
ammino e imidazolo), molto superiore a quella di Glicina.
Due molecole di amminoacidi possono essere unite covalentemente
attraverso un legame ammidico sostituito, definito un legame
petidico, per produrre un dipeptide. Tale legame è formato tramite
la rimozione di una molecola di acqua (deidratazione) dal gruppo
a-carbossilico di un amminoacido e l'a-amminogruppo di un altro
Tre amminoacidi possono essere uniti da due legami peptidici per
formare un tripeptide, quattro aminoacidi possono essere collegati
per formare tetrapeptidi, cinque per formare pentapeptidi, etc..
Quando pochi aminoacidi sono uniti in questo modo, la struttura è
chiamata oligopeptide. Quando molti aminoacidi sono uniti, il
prodotto si chiama polipeptide. Le proteine ​possono avere migliaia
di residui amminoacidici. Sebbene i termini "proteine" e
"polipeptide" sono a volte utilizzati in modo complementare, le
molecole definite come polipeptidi hanno generalmente pesi
molecolari inferiori a 10.000 Da, e quelle chiamate proteine ​hanno
pesi molecolari più elevati..
un'unità aminoacidica in un peptide è chiamato residuo (la parte
rimanente dopo aver perso un atomo di idrogeno dal suo gruppo
amminico e l'ossidrile dal suo gruppo carbossilico). In un peptide, il
residuo aminoacidico terminale con un gruppo a-amminico libero è il
residuo amino-terminale (N-terminale); il residuo all'altra estremità,
che ha un gruppo carbossilico libero, è il residuo carbossi-terminale
(C-terminale)
I peptidi contengono un unico gruppo a-amminico libero e un
unico gruppo a-carbossilico, alle estremità opposte della
catena. Questi gruppi funzionali ionizzano come nei singoli
amino acidi, anche se le costanti di ionizzazione sono diversi
perché i gruppi a carica opposta non sono più collegati allo
stesso Carbonio a.. I gruppi amminici e carbossilici intermedi
legati tramite il legame peptidico, non ionizzano e quindi non
contribuiscono al comportamento complessivo acido-base della
molecola..
Tuttavia, i gruppi R di alcuni aminoacidi possono ionizzare, e in un
peptide questi contribuiscono alla proprietà acido-base complessive
della molecola.Così il comportamento acido-base del peptide può
essere stabilito in base gruppi terminali a-amminici e a-carbossilico
nonché dalla natura e quantità dei propri gruppi R ionizzabili. .Come
gli aminoacidi liberi, i peptidi hanno caratteristiche Curve di titolazione
e un caratteristico pH isoelettrico (pI)
Alcune proteine ​sono costituite da una singola catena
polipeptidica, ma altre, chiamate proteine multisubunità, hanno
due o più polipeptidi associati in modo non-covalente. .Le singole
catene polipeptidiche in una proteina multisubunità possono
essere identiche o differenti. Se almeno due sono identiche la
proteina è oligomerica, e le unità identiche (costituiti da uno o più
polipeptidi) sono indicati come protomeri.
Molte proteine​​, contengono soltanto amino acidi e nessun altro
costituente e sono considerate proteine​​ semplici. Altre
proteine ​contengono altri componenti chimici associati in modo
permanente, oltre agli amino acidi, e sono chiamate
proteine ​coniugate .La porzione non-aminoacidica di una proteina
coniugata è chiamata gruppo prostetico. Le proteine ​coniugate sono
classificate sulla base della natura dei loro gruppi prostetici: le
lipoproteine contengono lipidi, glicoproteine ​contengono carboidrati e
le metalloproteine ​contengono una specifico metallo
Una descrizione di tutti i legami covalenti (legami peptidici e
legami di-solfuro) tra i residui di aminoacidi legati in una
catena polipeptidica è la sua struttura primaria. L'elemento
più importante della struttura primaria è la sequenza di residui
amminoacidici. La struttura secondaria si riferisce a
particolarmente arrangiamenti stabili dei residui amminoacidici
che danno luogo a schemi strutturali ricorrenti. La struttura
terziaria descrive tutte gli aspetti riguardanti la conformazione
tridimensionale di un polipeptide. Es. il ripiegamento (folding)
di parti della catena a formare delle “tasche” idrofobiche.
Quando una proteina ha due o più subunità polipeptidiche, la
loro disposizione nello spazio definisce la struttura
quaternaria
Ogni proteina ha una sequenza di residui amminoacidici. La
struttura primaria di una proteina determina la formazione della sua
struttura tridimensionale, e questa a sua volta determina la funzione
della proteina
La disposizione spaziale degli atomi in una proteina definisce la sua
conformazione. I possibili stati conformazionali di una proteina
includono qualsiasi stato strutturale si può ottenere senza rompere
legami covalenti. Un cambiamento di conformazione potrebbe
verificarsi, per esempio, per rotazione attorno ai singoli legami.
Delle molte conformazioni che sono teoricamente possibile in una
proteina contenente centinaia di singoli legami, una o (più
comunemente) alcune, generalmente predominano in condizioni
biologiche. La necessità di più conformazioni stabili riflette i
cambiamenti che devono avvenire nella maggior parte delle
proteine ​per consentire l’interazione con altre molecole ad es nelle
catalisi enzimatiche. Le conformazioni consentite sotto un dato
insieme di condizioni sono quelle che sono termodinamicamente più
stabili, cioè quelle che posseggono la più bassa energia libera di
Gibbs (G). Le proteine ​presenti in una qualsiasi delle proprie
conformazioni funzionali stabili sono chiamate proteine ​native.
la stabilità delle proteine può essere definita come la tendenza a
mantenere la conformazione nativa. Tuttavia il DG che separa le
conformazioni funzionali e la perdita della conformazione nativa e
della stabilità strutturale nelle proteine in condizioni fisiologiche è
compresa tra 20 e 65 kJ / mol.
Le interazioni chimiche che stabilizzano la conformazione nativa
comprendono il legame S-S (covalente) e le interazioni deboli (non
covalenti) : legami idrogeno, interazioni idrofobiche e interazioni
ioniche
Legami covalenti, come i ponti disolfuro che collegano parti separate
della singola catena polipeptidica, sono chiaramente più forti di
singole interazioni deboli. Tuttavia, perché sono così numerosi, le
interazioni deboli predominano come una forza stabilizzante nella
struttura delle proteine​​. In generale, la conformazione proteica con
l'energia libera minima (cioè la conformazione più stabile) è quello
con il numero massimo di interazioni deboli.
La stabilità di una proteina non è data semplicemente dalla
somma delle energie libere di formazione delle molte
interazioni deboli. Per ogni legame idrogeno formato tra i
gruppi funzionali delle proteine ​nel ri-arrangiamento strutturale,
un altro legame idrogeno tra gli stesso gruppi e l'acqua deve
essere rimosso. La differenza in energie libera netta fornite dai
legami idrogeno, può essere vicino a zero.
Esaminando con attenzione il contributo delle interazioni deboli alla
stabilità proteica, troviamo che le interazioni idrofobiche
generalmente predominano. La maggior parte della variazione netta
di energia libera, delle interazioni deboli all'interno di una proteina, è
quindi derivata dalla maggiore entropia nella soluzione acquosa
risultante circostante dalla formazione di superfici idrofobiche.
Questo controbilancia la perdita di entropia conformazionale di un
polipeptide la cui distribuzione spaziale è vincolata dalla sua
conformazione funzionale
Le interazioni idrofobiche sono chiaramente importanti nello
stabilizzare la conformazione delle proteine; il volume interno di
una proteina è generalmente un nucleo ricco di amminoacidi con
catene laterali idrofobiche. Tuttavia è anche importante che
qualsiasi polare o gruppi carichi trovino un nella struttura un
partner per la formazione del legame idrogeno o di interazioni
ioniche. Anche se un singolo legame idrogeno può contribuire poco
alla stabilità strutturale, la presenza di gruppi polari (idrogeno,
cariche nette) senza un partner corrispondente nel nucleo
idrofobico di una proteina può essere un elemento estremamente
destabilizzante delle conformazioni contenenti questi gruppi da
risultare spesso termodinamicamente insostenibile
come per i legami idrogeno, le coppie ioniche formate dai gruppi
laterali con carica netta degli aminoacidi e i ponti salini tra questi,
possono avere effetti stabilizzanti o destabilizzanti sulla
conformazione della proteina. La forza di un ponte salino aumenta
spostandosi dalla soluzione acquosa con elevata costante dielettrica
(e vicino 80) verso un ambiente apolare a bassa costante dielettrica,
all’ interno della proteina (e vicino 4). Ponti salini, specialmente
quelli in parte o interamente immersi, nel volume interno delle
catene polipetdiche possono quindi fornire una stabilizzazione
significativa per una struttura proteica. Le interazioni ioniche
possono limitare la flessibilità strutturale e conferire una particolare
e specifica unicità alla struttura proteica, che le sole interazioni
idrofobiche non specifiche non possono fornire.
I carboni a di residui di aminoacidi adiacenti sono separati da tre
legami covalenti, Ca - C - N - Ca. Studi di diffrazione a raggi X
dei cristalli di amminoacidi semplici e di dipeptidi e tripeptidi
mostrano che il legame C-N peptidico è alquanto più corto del
legame C-N in una semplice ammina e che gli atomi associati al
legame peptidico sono complanari . Ciò indica lo sviluppo di una
risonanza o parziale condivisione di due coppie di elettroni tra
l'ossigeno carbonilico e l'azoto ammidico
L' ossigeno ha una parziale carica negativa e l'azoto una
parziale carica positiva, con la creazione di un piccolo dipolo
elettrico. I sei atomi del gruppo peptide giacciono in un unico
piano, con l'atomo di ossigeno del gruppo carbonilico in
posizione trans all'atomo di idrogeno dell'azoto ammidico. Da
questi risultati si evince che i legami peptidici C-N, a causa
del loro carattere parziale di doppio legame, non può ruotare
liberamente.
La rotazione è consentita per i legami N - Ca, e Ca -C e la
catena polipeptidica può quindi essere rappresentati come una
serie di piani rigidi, con piani consecutivi che condividono un
comune punto di rotazione nel Ca. La rigidità del legame
peptidico limita la gamma di conformazioni possibili per una
catena polipeptidica .
La conformazione della catena polipeptidica è definito dal valore dei
tre angoli diedrici (angoli di torsione) chiamati  (phi),  (psi), e w
(omega), che definiscono gli angoli di rotazione su ciascuno dei tre
legami che si ripetono lungo la catena peptidica. Un angolo diedro è
l'angolo all'incrocio di due piani.
Gli angoli importanti nella struttura peptidica sono quelli relativi
al legame tra N e Ca ( phi), e tra Ca e C ( psi),
L’angolo (w omega), che
coinvolge il legame peptidico
non viene considerato poiché la
rotazione è vincolata
X
In linea di principio gli angoli psi e phi possono assumere
qualsiasi valore compreso tra -180° e 180° ma molti valori
sono proibiti dagli impedimenti sterici dei gruppi legati nelle
catene laterali aminoacido. Solo alcune conformazioni sono
consentite; ad es la conformazione eclissata in cui entrambi
gli angoli sono = 0° non è consentita
Il termine struttura secondaria si riferisce a qualsiasi segmento
di una catena polipeptidica e descrive la disposizione spaziale
degli atomi della catena principale, indipendentemente dalla
conformazione delle sue catene laterali o dalla sua relazione
con altri segmenti. Una struttura secondaria regolare si verifica
quando i valori degli angoli psi e phi rimangono invariati, o
quasi omogenei nel segmento.
Ci sono pochi tipi di struttura secondaria che sono
particolarmente stabili e sono molto diffusi in proteine​​. I più
importanti sono l’ a elica e la conformazione b; un altro tipo
abbastanza comune è il ripiegamento b.
La disposizione più semplice che una catena polipeptidica può
assumere, data la rigidità dei legami peptidici (e la rotazione
libera intorno agli altri legami singoli), è una struttura elicoidale,
chiamata a elica
In questa struttura la catena polipeptidica è
strettamente avvolta attorno ad un asse
immaginario
disegnato
longitudinalmente
attraverso il centro della spirale, ed i gruppi R
dei
residui
amminoacidici
sporgono
esternamente. L'unità di ripetizione è un singolo
giro dell'elica,che si estende per circa 5,4 A°
(0.5 nm) lungo l'asse longitudinale. I residui
aminoacidici hanno una conformazione
ipotetica con  = -57°e =-47°, e ogni turno
dell’elica comprende 3,6 residui
Perché la struttura ad a elica forma più facilmente di altre possibili
conformazioni? La risposta è, in parte, nella possibilità offerta dalla
forma ad un'elica di sfrutta in modo ottimale i legami idrogeno
intra-molecolari. La struttura è stabilizzata da un legame idrogeno
tra l'atomo di idrogeno legato all’ atomo elettronegativo di azoto di
un legame peptidico e atomo l'elettronegativo dell’ ossigeno
carbonilico del quarto amminoacido successivo nella direzione
dell’estremità amminica
All'interno dell‘alfa elica, ogni legame peptidico (tranne quelli
vicini a ciascuna estremità dell'elica) partecipa a tali legame
idrogeno. Ogni turno successivo dell'elica è collegato alle spire
adiacenti con tre o quattro legami idrogeno, che conferiscono
stabilità alla struttura complessiva
Non tutti i polipeptidi possono formare una elica stabile. Ogni
residuo di amminoacido in un polipeptide ha una propensione
intrinseca a formare un alfa elica, che riflette le proprietà del
gruppo R e come questi influenzano la capacità degli atomi di
disporsi secondo le angolazioni ottimali. L’Alanina mostra la
maggiore tendenza a formare alfa eliche nei modelli sperimentali.
Le interazioni tra le catene laterali R possono stabilizzare o
destabilizzare la struttura elicoidale. La presenza ravvicinata lungo
l’elica di aminoacidi con carica simile (positiva o negativa) risulta
destabilizzante per la repulsione reciproca dei gruppi funzionali. Ad
es la presenza di molti residui adiacenti di Lys e/o Arg, con gruppi R
carichi positivamente a pH 7 0, che si respingono a vicenda,
impedisce la formazione dell'elica. L’ingombro sterico deli gruppi R
di Asn, Ser, Thr, e di Cys possono anche destabilizzare un un'elica se
occupano posizioni ravvicinate nella catena.
Un vincolo alla formazione di una alfa elica è dato dalla presenza
di residui Pro o Gly, che hanno la minor tendenza a formare delle
eliche stabili. Nella prolina, l'azoto fa parte di un anello rigido, e la
rotazione attorno al legame N-Ca non è consentita. Inoltre, l'atomo
di azoto di un residuo di Pro in impegnato nel legame peptidico non
ha un secondo sostituente idrogeno per partecipare ai legami
idrogeno con altri residui.
Così, la presenza di un residuo di
Pro introduce un “nodo” di rigidità destabilizzante in una un'elica.
Per queste ragioni, la prolina è presente solo raramente nelle
strutture secondarie delle a eliche. Anche la Glicina si trova
raramente in alfa eliche per un motivo diverso: ha una maggiore
flessibilità conformazionale rispetto agli altri residui
amminoacidici. Quindi polimeri ricchi di glicina tendono ad
assumere strutture a spirale molto diversi da un'elica.
Una seconda modalità di struttura secondaria delle catene
polipeptidiche è rappresentata dalla conformazione b. la sequenza
di residui aminoacidici lungo la catena polipeptidica è estesa in un
sistema alternato con una andamento sigmoidale (a zigzag) anziché
in una struttura elicoidale. Le catene polipeptidiche possono essere
organizzate per formare una struttura simile ad una serie di pieghe.
I gruppi R di amino acidi adiacenti sporgono dalla struttura in
direzioni opposte
In questa disposizione chiamato foglio b (b sheet), è favorita la
formazione di legami idrogeno tra segmenti adiacenti della catena
polipeptidica. I singoli segmenti che formano un foglio b sono
solitamente vicini lungo la catena polipeptidica, ma possono anche
essere molto distanti tra loro nella sequenza lineare del polipeptide. I
gruppi R di amino acidi adiacenti sporgono dalla struttura in
direzioni opposte
Le catene polipeptidiche adiacenti in un foglio b possono essere
parallele o antiparallele (aventi l’orientazione ammino-versocarbossile uguale od opposta, rispettivamente). Le strutture sono
simili, anche se la ripetizione del periodo è più breve per la
conformazione parallela
La conformazione beta ideale corrisponde ad una orientazione
reciproca degli angoli di legame tra gli amino acidi tale che (phi) =
- 199° e (psi) = + 113° per i fogli b paralleli, mentre  = - 139° e 
=+135° per i fogli b antiparalleli
Nelle proteine ​globulari, che hanno una struttura ripiegata
compatta, quasi un terzo dei residui amminoacidici sono disposti
in una conformazione ad anello, (ripiegamenti o anse) dove la
catena polipeptidica inverte la direzione
Queste strutture secondarie sono gli elementi di collegamento che
uniscono parti successive di alfa eliche o conformazioni beta.
Particolarmente comuni sono i ripiegamenti b che collegano le
estremità di due segmenti adiacenti di un foglietto b antiparallelo.
La struttura consiste in un ripiegamento a 180° che coinvolge una
sequenza di quattro residui amminoacidici, con l’ossigeno del
carbonile del primo residuo che forma un legame idrogeno con il
protone del gruppo amminico del quarto residuo. I legami peptidici
dei residui centrali non partecipano ad alcun legame idrogeno
I residui di Glicina e Prolina si trovano frequentemente nei
ripiegamenti beta, il primo perché è piccolo e flessibile, il secondo
perché il legami peptidico che coinvolge l'azoto imminico della
prolina può facilmente assumere la configurazione cis che è
particolarmente suscettibile di formare ripiegamenti beta. I giri
beta si trovano spesso vicino la superficie di un proteina, dove i
gruppi peptidici dei residui aminoacidici centrali possono formare
legami idrogeno con l’acqua
La disposizione tridimensionale complessiva di tutti gli atomi in un
proteina è indicata come struttura terziaria della proteina.
Considerando che il termine "struttura secondaria" si riferisce alla
disposizione spaziale dei residui amminoacidici che sono adiacenti
in un segmento di un polipeptide, la “struttura terziaria” comprende
le interazioni a lungo raggio della sequenza di aminoacidi. I residui
che si trovano distanti nella catena polipeptidica e sono incorporati
in tipi diversi di strutture secondarie, possono interagire tra loro
all'interno dei volumi tridimensionali formati dal ripiegamento di
una proteina. Le interazioni tra segmenti diversi delle catene
polipeptidiche catene sono mantenute in una caratteristica struttura
terziaria da diversi tipi di interazioni deboli (e a volte da legami
covalenti come legami disolfuro) tra i segmenti. Alcune
proteine ​contengono due o più catene polipeptidiche separate, o
subunità, che possono essere identiche o diverse. La disposizione di
queste subunità in complessi tridimensionali costituisce la struttura
quaternaria.
Nel considerare tali livelli elevati di struttura, è
utile classificare le proteine ​in due grandi gruppi: proteine
fibrose​, con catene polipeptidiche disposte in lungo filamenti
o in fogli, e proteine ​globulari, con catene polipeptidiche
ripiegate in una forma sferica o globulare. I due gruppi sono
strutturalmente distinti: le proteine ​fibrose consistono
principalmente di un singolo tipo di struttura secondaria, e la
loro struttura terziaria è relativamente semplice
Le proteine ​globulari spesso contengono diversi tipi di
strutture secondarie. I due gruppi differiscono anche
funzionalmente: la strutture che forniscono il supporto, la
forma, e la protezione esterna sono fatti di proteine f​​ibrose,
mentre la maggior parte degli enzimi e proteine ​regolatrici
sono proteine globulari
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