Il legame delle proteine al DNA Le proteine accedono in genere al DNA infilandosi nel solco maggiore o in quello minore. Il primo riconoscimento del bersaglio è quindi di natura analogica: vi deve essere una compatibilità sterica tra i domini proteici di legame al DNA e la dimensione del solco nel sito di legame. Sappiamo che sia il solco minore che quello maggiore possono presentare una larghezza e una profondità variabile. Queste caratteristiche influiscono sull’accessibilità dei domini proteici, in genere rappresentati da -eliche e sulla formazione di interazioni deboli tra DNA e proteina. A loro volta le proteine legandosi al DNA ne possono modificare la conformazione, comprimendo o espandendo i solchi e curvando la doppia elica rispetto al suo asse longitudinale. Una volta che il primo riconoscimento (analogico) è avvenuto si stabiliscono dei legami più specifici tra i residui aminoacidici del dominio proteico e i gruppi presenti nel pavimento dei solchi che sono disponibili per l’interazione. Questo secondo tipo di riconoscimento è quindi definibile digitale. In questo caso le interazioni coinvolgono donatori e accettori di legami idrogeno presenti sulle basi ma anche atomi di idrogeno e gruppi metilici. In figura sono rappresentati per le varie coppie di basi i gruppi disponibili al legame con gli aminoacidi nel solco maggiore (w) e nel solco minore (s), rispettivamente. E’ facile notare che il solco maggiore offre maggiori possibilità di interazione, una caratteristica che ne fa il principale bersaglio del legame con le proteine. Il codice a colori riportato sotto dà un’idea dell’informazione digitale che viene offerta al dominio proteico che dovrà fornire una serie complementare di gruppi accettori o donatori di legami idrogeno e/o interazioni con il gruppo metilico della timina e gli atomi di idrogeno della citosina.