Henri Bergson
Evoluzione e slancio vitale.
Società chiuse e società
aperte. La mistica.
L'Evoluzione creatrice
(1907)
Bergson tenta di raggiungere, con
una visione globale, il superamento
di ogni dualismo spirito-corpo,
concepiti non come realtà distinte,
ma come poli di una medesima
realtà.
Un nuovo evoluzionismo
• Bergson propone una concezione
evoluzionistica diversa:
 dall’evoluzionismo meccanicistico (come
quello proposto da Darwin), secondo il quale
l’evoluzione avviene senza progetto, per
caso (le mutazioni) e per il solo effetto di
cause efficienti (la selezione naturale);
 da quello finalistico, per cui l’evoluzione
realizza un certo piano preordinato.
Evoluzionismo determinista
• Entrambe le concezioni:
 sono deterministiche, determinano
l’evoluzione o per mezzo del passato (causa
efficiente) o per mezzo del futuro (causa
finale);
 e si lasciano sfuggire l’aspetto essenziale
dell’evoluzione: il divenire, la creazione del
nuovo.
Vita: novità imprevedibile
• La vita biologica va concepita come la
vita della coscienza:
• non è una macchina che funzioni in un
modo determinato, ripetitivo,
• ma è continua novità, imprevedibilità,
creatività che, conservando il passato,
cresce su di sé; è soggetto di durata,
irreversibile e in continuo arricchimento.
Élan vital
• L’intera realtà è slancio vitale, forza
creativa che produce incessantemente
nuove e più numerose forme di vita.
• La stessa materia è slancio vitale
degradato, che ha perduto creatività e
che diviene ostacolo (come un’onda che
rifluisce ostacolando quella che incalza).
«Non ci sono cose, ma soltanto azioni. »
Le scelte della vita
• Lo slancio vitale non è costretto a
scegliere una tra molte possibilità (come
l’individuo), ma può seguirle tutte:
 la vita non segue una direzione unica e
semplice (come una palla di cannone), ma
divide il suo slancio in traiettorie divergenti
(come le schegge di una granata).
 Questo movimento non procede con
successo in tutte le direzioni: molte vie
risultano senza uscita.
Vegetali e animali
• La prima biforcazione fondamentale dello
slancio vitale è quella che da origine alla
divisione tra:
 vegetali, capaci di fabbricare sostanze
organiche con quelle minerali (funzione
clorofilliana), e
 animali, costretti a muoversi per cercare il
proprio nutrimento: proprio da questa
esigenza si è sviluppata la coscienza.
Artropodi e vertebrati
• Nell’ambito dell’evoluzione animale le
forme che hanno avuto maggior successo
sono:
 gli artropodi, culminanti negli insetti
(soprattutto gli imenotteri: api, vespe,
formiche) che hanno perfezionato l’istinto;
 i vertebrati che culminano nel l’uomo, in cui
giunge a perfezione l’ intelligenza.
Istinto e intelligenza
• Sono due modi (sempre connessi e mai
radicalmente separati) per risolvere il
medesimo problema della vita.
 L’istinto è la facoltà di utilizzare strumenti
organici (gli organi corporei); è ereditario,
inconsapevole, ripetitivo.
 L’intelligenza è la facoltà di utilizzare
strumenti artificiali; non è ereditaria, è
consapevole e creativa; rivolta non alle cose
ma ai loro rapporti.
Limiti dell’intelligenza
• L’intelligenza (da cui deriva la scienza) è
diretta ai fini della vita, perciò si trova a
suo agio con la materia inorganica:
 si rappresenta chiaramente ciò che è solido,
discontinuo, immobile;
 coglie il divenire e la durata in modo
“cinematografico”, come una successione
stati immobili, senza poterne afferrare la
continuità (“mille fotografie di Parigi non sono
Parigi”).
Ci sono cose che soltanto l’intelligenza è capace di cercare, ma che da
sé non troverà mai; soltanto l’istinto potrebbe scoprirle, ma esso non le
cercherà mai. [...] L’istinto è simpatia. Se tale simpatia potesse allargare la
sua sfera d’azione e riflettere su se stessa ci darebbe la chiave delle operazioni
della vita, allo stesso modo che l’intelligenza, sviluppata e disciplinata, ci
introduce nella materia. […] Nell’intimo stesso della vita potrebbe
condurci […] l’intuizione, cioè l’istinto divenuto disinteressato,
cosciente di sé, capace di riflettere sul proprio oggetto e di ampliarlo
indefinitamente.
Che un tale assunto non sia inattuabile lo dimostra l’esistenza,
nell’uomo, di una facoltà estetica, accanto alla percezione normale. Il
nostro occhio percepisce i tratti dell’essere vivente, ma giustapposti gli uni agli
altri, non fusi organicamente insieme: gli sfugge l’intenzione della vita, il
movimento indivisibile che corre attraverso le linee, collegandole le une con le
altre e dando loro un significato. Tale intenzione è, invece, ciò che mira a
cogliere l’artista, ponendosi, in virtù di un atto di simpatia, nell’intimo stesso
dell’oggetto e abbattendo, con uno sforzo d’intuizione, la barriera che lo spazio
pone tra lui e il modello.
L’evoluzione creatrice
Oltre l’intelligenza
• Né l’istinto né l’intelligenza ci danno la
realtà; essa tuttavia non ci è negata
perché l’intelligenza può tornare
consapevolmente all’istinto facendosi
intuizione.
• L’intuizione è un istinto divenuto
disinteressato e cosciente di sé; è
immediata come l’istinto, consapevole
come l’intelligenza.
Intuizione e metafisica
• Mentre l’intelligenza gira attorno alle cose,
prendendone infinite vedute, l’intuizione
si porta al loro interno, cogliendone
l’aspetto essenziale.
 È la facoltà con cui possiamo conoscere la
durata, la libertà e lo slancio vitale che
anima ogni cosa,
 che ci permette, cioè, di realizzare l’organo
della comprensione della vita: la metafisica.
Le due fonti della morale
e della religione (1932)
Lo slancio vitale che anima il
mondo organico si continua
nell’attività creatrice dell’uomo, le
cui forme sono l’arte, la filosofia, la
morale e la religione. Queste ultime
sono indagate nell’opera del 1932.
Società chiuse e aperte
• Il mondo umano, come quello vitale, è
caratterizzato dall’alternativa tra lo slancio
creativo e la solidificazione in forme
immobili: Bergson, infatti, distingue tra:
 società chiuse, in cui l’individuo è parte di un
tutto senza iniziativa e libertà;
 società aperte in cui si continua lo sforzo
creatore della vita.
Morale dell’obbligazione
• La morale della società chiusa si origina
dalla pressione sociale.
• In essa l’individuo si adegua, per
abitudine, alle regole già codificate della
società in cui si trova inserito (come la
formica nel formicaio);
• regole che mirano alle esigenze di difesa
e di conservazione della società stessa.
Morale assoluta
• La morale della società aperta è la stessa
proposta del Cristianesimo, dei saggi di
Grecia e dei profeti d’Israele:
• crea valori universali, che non valgono
solo per il gruppo a cui si appartiene, ma
per l’intera umanità (=società aperta);
• è dinamica, rompe gli schemi fissi, e fa
appello alla persona, mirando all’amore
verso tutti gli uomini.
Religione statica
• Ai due tipi di morale corrispondono due
forme religiose.
• Alla morale dell’obbligazione corrisponde
la religione statica, caratterizzata da miti
e superstizioni,
• che si sviluppa naturalmente, per scopi
vitali contro la minaccia che, a volte,
proviene dall’intelligenza.
Scopi vitali
• La religione statica:
 rafforza i legami sociali, contro le tendenze
egoistiche (il pensare solo a sé);
 dà la speranza nell’immortalità, contro la
consapevolezza della precarietà del futuro;
 dà la fiducia di poter influire sulla realtà,
allorché la tecnica risulta impotente.
Religione dinamica
• Avversa ad ogni cristallizzazione di
dogmi, si identifica con il misticismo.
• Presuppone un uomo geniale, ed è un
tentativo di mettersi in contatto “con lo
sforzo creatore che la vita manifesta” che
“è di Dio, se non è Dio stesso.”
 La presenza della mistica in tutte le religioni
è l’unica prova possibile dell’esistenza di Dio
(resterebbe ingiustificata se non fosse una
esperienza reale).
C’è bisogno di mistici
• Bergson ritiene superiore la mistica
cristiana per la quale l’estasi è slancio per
l’azione nel mondo e l’amore di Dio
coincide con l’amore del prossimo.
• L’umanità odierna ha urgente bisogno di
geni mistici: la tecnica ha ingrandito
enormemente la sua capacità di azione
sulla natura, questo “corpo ingrandito”
“attende un supplemento di anima”.
Nasca a questo punto un genio mistico, egli
trascinerà dietro di sé un’umanità dal corpo
già immensamente cresciuto, dall’anima
trasfigurata da lui. Vorrà fare di essa una
specie nuova, o piuttosto liberarla dalla
necessità di essere una specie, chi dice specie,
dice arresto collettivo, e l’esistenza completa è
mobilità nell'individualità.
Le due fonti della morale e della religione