Anno A 2ª DOMENICA DI QUARESIMA Gn 12,1-4a - Vocazione di Abramo, padre del popolo di Dio. Dal Salmo 32 - Rit.: Donaci, Signore, la tua grazia: in te speriamo. 2 Tm 1,8b-10 - Dio ci chiama e ci illumina. Canto al Vangelo - Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre: “Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo”. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Mt 17,1-9 - Il suo volto brillò come il sole. Nel mondo ci sono tante religioni. Ognuna propone un modo diverso di pensare la realtà misteriosa di Dio e il rapporto tra Dio e il mondo, tra l’uomo e Dio. Per qualcuno questo costituisce uno scandalo, una tentazione di scetticismo: si può ancora seriamente credere in Dio, ai nostri giorni? E poi, quale Dio? Quello dei cristiani, quello dei musulmani, quello dei testimoni di Geova?... La diversità delle religioni non deve diventare un pretesto per accantonare il problema di Dio: sarebbe una soluzione facile, ma non onesta. La fede cristiana costituisce una proposta originale e – per certi versi – a sua volta «scandalosa» nell’affrontare il problema di Dio. Si tratta, in un certo modo, di rinunciare a voler conoscere Dio direttamente, per impostare tutta la «questione di Dio» – in rapporto con la nostra esistenza e le scelte fondamentali della vita – a partire dalla persona, dalla parola, dalla vicenda umana di Gesù di Nazaret. È questo il messaggio centrale del Vangelo odierno. Gesù sale «su un alto monte» con tre suoi discepoli. Qui, per un momento, appare ai loro occhi diverso da come appariva ogni giorno. Si direbbe che lascia trasparire al di fuori, attraverso lo splendore del suo volto e delle sue vesti, il segreto della sua personalità divina. Accanto a lui, Mosè ed Elia: come dire i rappresentanti più qualificati di tutto l’Antico Testamento, personaggi-simbolo di tutta «la Legge e i Profeti», cioè – secondo il modo di parlare degli Ebrei dell’epoca – di tutta la Scrittura. Appaiono come testimoni, come per confermare con la loro autorevolezza la parola che viene dalla «nube luminosa», simbolo della presenza personale di Dio stesso: «Questi è il Figlio mio prediletto... Ascoltatelo!». È questa parola che sta al centro di tutto l’episodio della trasfigurazione; la quale è come una grande «icona» narrativa, piena di significato per la fede cristiana. Il Dio vivo e vero, il Dio unico, che già si era fatto conoscere al popolo d’Israele (vedi appunto Mosè ed Elia) ha detto al mondo la sua ultima parola in Gesù Cristo. Per conoscere la verità di Dio noi dobbiamo ascoltare Gesù Cristo, colui nel quale la realtà inaccessibile e indicibile di Dio si è manifestata concretamente nella nostra storia. Ciò che Dio «ha da dirci», noi lo possiamo e lo dobbiamo riconoscere nella vita, nel comportamento, nell’insegnamento di Gesù; e soprattutto nell’evento della sua morte e risurrezione. Con il battesimo che ci è stato dato, noi tutti siamo stati «chiamati con una vocazione santa» (2a lettura) a seguire Cristo come guida che introduce l’uomo nel mistero di Dio. Si tratta di fidarsi della sua parola, come Abramo si fidò della promessa di Dio, al di là di ogni ragionevole calcolo umano (cf 1a lettura). Ma allora non possiamo fare a meno di domandarci: chi ascoltiamo in verità – noi che ci professiamo cristiani – nel nostro modo di ragionare e nella nostra vita quotidiana? A chi diamo retta concretamente? Chi seguiamo? Il Vangelo... o il giornale che leggiamo, gli 2ª domenica di Quaresima “A” - “Omelie per un anno - vol. 1”, Elledici 1 amici, i discorsi che sentiamo, i programmi televisivi che guardiamo? Chi ascoltiamo veramente? E se provassimo, in questa Quaresima, ad ascoltare ciò che Gesù ha detto, rileggendoci personalmente, per esempio, il Vangelo secondo Matteo? 2ª domenica di Quaresima “A” - “Omelie per un anno - vol. 1”, Elledici 2