22 aprile 2012 - Terza domenica di Pasqua B
TESTIMONI DELLA VERITÀ E DEL BENE
Atti 3,13-15.17-19
Salmo 4 (Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto)
1 Giovanni 2,1-5a
Luca 24,35-48
Le seconde letture di tutte le domeniche di Pasqua del ciclo B sono tratte dalla prima
lettera di san Giovanni. Conviene quindi proporre una breve riflessione di carattere
storico, onde favorire la sua comprensione. L’apostolo Giovanni, probabilmente di 10
o 15 anni più giovane di Gesù, dopo l’ascensione del Signore, restò a Gerusalemme e,
in seguito, forse verso l’anno 60, si stabilì in Asia Minore, ad Efeso. Qui fondò una
comunità di discepoli, con i quali governava le comunità cristiane della regione. Da
questa cerchia “giovannea” uscirono molti scritti del nuovo testamento: il quarto
vangelo, le tre lettere, l’apocalisse. Secondo la tradizione, Giovanni sarebbe morto
attorno all’anno 100. La prima lettera di Giovanni non ha un particolare destinatario.
Essa è rivolta a tutte le comunità cristiane, onde esortarle a diffidare delle correnti
mistico-intellettuali di moda (lo gnosticismo), per praticare invece i comandamenti e
per accogliere l’amore di Dio, manifestato concretamente nell’incarnazione del
Verbo, come attestano i testimoni che hanno conosciuto Gesù di persona.
Anche nel brano di oggi è evidente questa polarizzazione fra il conoscere e il
praticare, che non si escludono l’un l’altro, ma si richiamano necessariamente. Infatti,
quando l’amore di Dio giunge a perfezione in noi? Quali sono i segni che davvero
abbiamo accolto l’amore di Dio e quindi siamo veri cristiani? Quando conosciamo
Gesù Cristo e osserviamo i suoi comandamenti. La vita cristiana è fatta di riflessione
intellettuale, realizzata attraverso la catechesi, l’approfondimento teologico, la
contemplazione della verità, ma è fatta insieme, indissolubilmente, di pratica
quotidiana del vangelo nel servizio, nel perdono, nella pazienza, nella condivisione. È
importante essere “veri” nei pensieri e nella vita.
Tutto ciò non ha solo lo scopo della perfezione personale, ma anche quello della
testimonianza sociale. Il vangelo di oggi ci propone l’ultimo comando di Gesù ai suoi
discepoli prima dell’ascensione, secondo il vangelo di Luca: «Di questo siete
testimoni»; testimoni con la vita e con la parola di un rinnovamento radicale («la
conversione») che nasce dalla fede in Cristo morto e risorto. Il rinnovamento riguarda
l’intelligenza della realtà e insieme l’etica dei comportamenti. La fede ci fa pensare al
mondo e alla storia con grande speranza: tutta la creazione è chiamata a risorgere con
Cristo, non per la buona volontà dell’uomo, ma per grazia di Dio, della quale non si
può dubitare. La fede ci fa agire con generosità assoluta: l’unica legge è quella
dell’amore, anche fino alla morte, perché questa è la strada per la risurrezione.
L’umanità ha bisogno di verità e di amore. Il cristiano è chiamato a donarli, con tutto
se stesso e con tutti i mezzi a disposizione. La felicità del mondo passa anche da me!