24 mag. 06 ore 10,30-12,30 Patologia prof.ssa Eboli Fisiopatologia Epatica Il blocco della funzione epatica propriamente detta ci da sostanzialmente un’idea di quanto fegato lavora. Blocco del danno epatico la cui misura ci da la quantità di danno. Parte biliare con la fosfatasi alcalina Ammonemia collegata all’insufficienza epatica (è un argomento a parte). Ritorniamo al discorso della bilirubina e della iperbilirubinemia, torniamo al discorso di ittero sintomatico soltanto da certi valori in poi di bilirubinemia (superiori a 2,5); questo sintomo non è molto facile a vedersi, il soggetto può riferirvi il discorso urinario ( urine color tè o coca-cola). Ora inizio il discorso sull’ urobilinogeno: nelle feci è il precursore della stercobilina; nelle urine non ha a che vedere con la bilirubina che si trova nelle urine solo nella forma coniugata;l’uribilinogeno si trova nelle urine solo quando il circolo enteroepatico non è garantito. Anzicchè fare una classificazione degli itteri affrontiamo il problema dal punto di vista clinico; vediamo se un soggetto ha un’iperbilirubinemia e basta,oppure ha anche altre alterazioni epatiche. Secondo voi nella clinica quali sono i casi che pesano molto di più (Il peso clinico comprende la frequenza, l’importanza, il trattamento e quant’altro.)? Sicuramente il soggetto che presenta iperalbuminemia ma ha anche altre alterazioni epatiche. Iniziamo con questo primo capitolo che riguarda la Iperbilirubinemia Pura ; in questo caso è importante sapere dal laboratorio quanta di questa bilirubina è coniugata e quanta non lo è. Se noi prendiamo in considerazione la categoria della bilirubina non coniugata abbiamo da analizzare tre capitoli: Emolisi (eritropoiesi inefficace sulla quale io non intervengo perché viene trattato ampiamente da un altro docente; c’è solo una cosa che mi preme dire: al massimo la bilirubina può salire a 4mg/100mL quindi se voi avete valori superiori a questo dovete sapere subito che non può essere solo un problema di emolisi ); Iperbilirubinemia genetica, ereditaria, che riguarda sia l’uptake che la coniugazione; Farmaci tossici o sostanze Xenobiotiche in genere (è solo un piccolo accenno in questa sede ma voi dovete esserne coscienti). Per capire la parte di uptake e di coniugazione occorre che voi abbiate alcune idee chiare perché poi serviranno anche dopo; stiamo parlando di bilirubina prevalentemente legata all’albumina, quindi non coniugata. Questa bilirubina viene portata dallo spazio di Disse dentro l’epatocita. Nonostante numerose ricerche nessuno ha capito come fa ad entrare la bilirubina dentro l’epatocita perché non entra con l’albumina. Arrivata dentro l’epatocita la bilirubina viene “abbracciata” dalle ligandine che adesso si chiamano glutatione S-trasferasi . Si pensava che le ligandine servissero per portare la bilirubina ad un enzima chiamato UDP-glucuronosiltransferasi (UGT) in particolare di tipo A1; si è poi capito che la reale funzione delle ligandine era di impedire il rigurgito di bilirubina non coniugata nello spazio di Disse. UDP-glucuronosiltransferasi (UGT): è un enzima di detossificazione come tanti altri divisi in fase 1 e fase 2, non so se vi sono stati accennati, non credo. Questo enzima non lega soltanto la bilirubina; il tipo 1 è quello di cui stiamo parlando ma ce ne sono altri con altre funzioni. UGT tipo 1 è codificato da un gene che ha 5 esoni, il primo esone con il suo promotore è presente in 14 varianti (A1/A14) di cui alcune sono pseudo e 9 sono funzionanti. Questo primo esone codifica per la parte NH2 e nello stesso tempo da la 1 specificità al substrato che poi verrà metabolizzato; quando ci si riferisce alla bilirubina bisogna sapere che si ha a che fare con UGT tipo 1-A1. Viceversa da 2 a 5 sono identici per tutte le categorie che vengono stigmatizzate. Qualsiasi mutazione dell’A1 riguarda soltanto la bilirubina, mutazioni degli esoni 2-5 riguardano tutti i substrati che hanno a che fare con questa famiglia. Riprendiamo il discorso genetico; in questa fase analizziamo sostanzialmente tre patologie genetiche ereditarie: 1. Sindrome di Crigler-Najjar di tipo 1 2. Sindrome di Crigler-Najjar di tipo 2 3. Sindrome di Gilbert 1. E’ un ittero neonatale gravissimo e si procede con trapianto di cellule epatiche, è il massimo della gravità che possa esistere. Le mutazioni stanno negli esoni 2/5 quindi non riguardano soltanto la bilirubina. 2. Non si è capito cosa ci sia di drammatico dal punto di vista mutazionale, quello che possiamo dire è che l’enzima come attività è al 10% rispetto all’attività in un soggetto normale e che risponde positivamente al fenobarbitan. L’ittero c’è ed è abbastanza importante ma la situazione è tutt’altro che drammatica. 3. Secondo alcuni ha a che fare con l’uptake; dal punto di vista mutazionale c’è una inserzione in più timida-adenina nel promotore A1 però poiché i pazienti possono essere asintomatici diciamo che questa inserzione non è responsabile della patologia perché altrimenti ci sarebbero situazioni anche devastanti. Ha un 3-4% di incidenza nella popolazione, prevalentemente di sesso maschile. Esistono alcuni farmaci che inibiscono la UGT, tra questi la rifampicina. Ora andiamo a vedere la parte che riguarda la bilirubina coniugata ; qui ci stanno due sindromi genetiche: 1. Sindrome di Dubin-Jhonson 2. Sindrome di Rotor Il soggetto è asintomatico. Sulla sindrome di Rotor non si sa quasi niente; sulla Dubin-Jhonson invece si pensa che abbia a che fare con mutazioni di multi drug resistant protein. Senza entrare troppo nel dettaglio vi vorrei parlare dell’ Ittero Fisiologico del Neonato che va tenuto distinto dall’anemia emolitica neonatale che fa parte del gruppo emolisi. Il soggetto per almeno 15gg dalla nascita non ha un setup enzimatico regolare quindi ha una situazione di deficit enzimatico perché l’ematocrito di un feto è al 70-80% e al momento della nascita molto rapidamente deve aggiustarsi al 40% per cui fisiologicamente avremo una emocateresi molto accelerata. Questo ittero si gestisce con la fototerapia perché è l’unica in grado di solubilizzare l’emoglobina non coniugata. Nelle feci troviamo bilirubina non coniugata ma non si sa come ci va a finire. Veniamo al capitolo fondamentale che riguarda la Iperbilirubinemia Associata ad altra disfunzione epatica , affrontiamo subito un primo caso : soggetto che ha un ittero in quanto affetto da malattia epatica cronica Questo è un argomento molto vasto però in una malattia epatica cronica non è la presenza di ittero il nocciolo della questione. Ci sono delle alterazioni epatiche, occorre stabilire se questo danno epatico è di natura epatocitaria propriamente detta o di natura colestatica. Questo si fa andando a vedere che cosa è più aumentato: -se è aumentata di più la parte GOT , gtp- enzimi di tossicità il danno sarà prevalentemente epatocitario; -se prevale in un rapporto il dato fosfatasi alcalina è chiaro che l’impegno sarà prevalentemente colestatico. In tutti questi casi, siano essi di natura epatocitaria, siano essi di natura colestatica, si ha una ricaduta sulla bilirubina sempre a forma mista prevalentemente coniugata. 2 Il concetto è abbastanza importante soprattutto in considerazione del fatto che l’ambiente è quello extracellulare epatocitario che è in grado di attuare l’escrezione della bile e in un certo senso ciò può comportare delle situazioni di danno. Contrariamente a quello che si può pensare il dato di una iperbilirubinemia associata ad alterazioni della funzione epatica ha come ricaduta quella di una forma mista prevalentemente coniugata e in entrambi i casi quello che conta è la modalità di escrezione della bile. Qualora sia interessata la parte colestatica bisogna fare la diagnosi differenziale per immagini e verificare se il colestatico è intraepatico oppure extraepatico. Cause dell’origine epatocitaria e colestatica: L’origine epatocitaria e l’origine colestatica intraepatica sono esattamente la stessa cosa. (Ci affacciamo su due capitoli enormi e molto importanti) Parte parenterale. (Sostanze che entrano per via parenterale) 1. trasfusione 2. trasmissione sessuale 3. assunzione di droghe 4. tatuaggi (new entry) Quando noi andiamo a decodificare la parte parenterale vediamo che una parte è quella dei virus epatotropi e poi c’è tutto il capitolo delle sostanze xenobiotiche che comprendono delle new entry molto particolari ovvero fai-da-te ed erboristeria. Vorrei dire una cosa molto importante a proposito della cocaina e del suo abuso, molto frequente nelle varie categorie sociali, che nasce dal fatto che la somministrazione di cocaina da una acuità intellettiva molto forte. Chimicamente ormai la distanza tra l’assunzione e l’effetto è ridotta al termine di secondi; la dipendenza da cocaina non si cura. Cercheremo ora attraverso dei casi di parlare delle patologie in questione. Fine prima ora. Caso 1 Soggetto adulto di sesso maschile, con una comparsa improvvisa di ittero (sintomatico). Presenta marcata iperbilirubinemia mista (prevale la forma coniugata rispetto a quella non coniugata) ; immagine radiografica rivela un ingrossamento della cistifellea; non sono presenti coliche biliari; il paziente lamenta dolore addominale. State attenti alla comparsa improvvisa di ittero. Capite che si tratta di una iperbilirubinemia associata ad altro, quest’altro è un danno epatico primario o un colestatico? Aiutatevi con la radiografia…colestatico. E secondo voi è intraepatico o extraepatico?..Extraepatico. Qual è secondo voi la diagnosi?.. Tumore della testa del pancreas. L’ittero è l’unico sintomo del carcinoma della testa del pancreas, l’ho voluto analizzare proprio per questo motivo. Adesso faremo tre argomenti divisi cercando di avviarci nel discorso della malattia epatica cronica. Capitoli di entrata della malattia epatica cronica: Soggetti con virus dell’epatite B e C (spesso tossicodipendenti ); Soggetti con Epatiti Tossiche; Alcolista; L’entrata può essere diversa caso per caso ma poi c’è una via comune di cronicizzazione con un finale comune. Caso 2 È la storia di un tossicodipendente che faremo durare circa 9anni. Soggetto adulto di sesso maschile, anni 30, si presenta in pronto soccorso. Sintomi: o Astenia o Febbre 3 o Ittero In pronto soccorso risulta che il paziente dopo test sierologici è positivo per l’epatite B. Inoltre ha anticorpi IgG anti-core (?) del virus. Viene trattato e dimesso; scompare per 2 anni. Dopo 2 anni il paziente si ripresenta in pronto soccorso e mostra: o Ematemesi o Ascite Test sierologici hanno risultati invariati rispetto al primo ricovero. Transaminasi fortemente in aumento. Il paziente viene trattato e dimesso. Scompare per 5 anni. Dopo 5 anni il paziente torna in pronto soccorso: o Addome Ingrossato o Marcata perdita di peso o Dolore addominale acuto Andiamo a sviluppare questa storia cominciando dalla fine; qual è la diagnosi più probabile di questa ultima fase?.. Epatocarcinoma Primario. Rispetto ad una probabile diagnosi di epatocarcinoma primario quale delle seguenti analisi lo può confermare? Tempo di protrombina Fosfatasi alcalina Transaminasi Ferritina sierica Alpha fetoproteina Quella esatta è l’ultima perché è l’unico maker tumorale. Da questo andiamo alla penultima fase. Qual è la diagnosi del secondo ricovero?.. Cirrosi Sintomatica. Andando a ritroso l’ultima diagnosi ( quella riguardante il primo ricovero)?.. Cirrosi Asintomatica Proviamo a vedere cosa mi aspetto di trovare in una biopsia epatica del soggetto: componente epatociataria nodulare e duro (elemento strutturale della cirrosi) alla palpazione. È duro perché si ha una cicatrice interstiziale fascicolata molto particolare: si formano dei reticoli di collageno che collegano spazio portale-centrolobulare, centrolobulare-centrolobulare, spazio portale-spazio portale e così via..c’è questo caratteristico collegamento a ponte fascicolato. Ci troviamo in una situazione in cui abbiamo questi ponti anomali e una enorme distorsione della struttura epatica con la formazione di pseudolobuli perché questo processo di cirrosi fascicolata va di pari passo col processo di necrosi epatica su base autoimmune. Ricapitolando:partiamo dall’inizio,è una epatite virale acuta. Il termine epatite non vuol dire niente,da adesso in poi tutte le volte che diciamo epatite dobbiamo aggiungere dell’altro. Acuta perché abbiamo tutte le caratteristiche infiammatorie classiche. Virale perché abbiamo test sierologici positivi e se si fa la biopsia si vede l’infiltrato linfomonocitico nel lobulo. C’è un piccolo particolare: non sempre le epatiti B e C sono sintomatiche. Il primo problema è l’incontro col virus e la possibilità di certi virus di dare epatiti subcliniche. Si tratta di capire il virus dov’è. È dentro l’epatocita, non è integrato ma è in fase replicativa. Il paziente non è guarito e il virus è entrato in una fase di cronicizzazione. Se ho solo l’ HBS il paziente è asintomatico e il virus è integrato, in genere è altissima la probabilità Di evoluzione dell’epatocarcinoma se il virus non è integrato; viceversa quando è integrato all’epatocarcinoma non si arriva quasi mai (nell’1% dei casi si ha l’epatocarcinoma e quando succede questo il paziente non passa per tutte le tappe ma arriva dalla fase asintomatica all’epatocarcinoma primario). L’aspetto sierologico è molto importante, essendo un’epatite B abbiamo un alto rischio di cronicizzazione, il virus può latentizzare e mettersi dentro l’epatocita. 4 Quando abbiamo il portatore sano si ha un rischio pari all’1% di evoluzione della malattia e quando questo succede non si ha la classica sequenza patologica ma avremo direttamente l’epatocarcinoma primario. La situazione di virus integrato non è ottimale perché da sola può sostenere la cancerogenesi epatica. Andiamo a vedere il passaggio tra Epatite Virale Acuta ed Epatite Cronica : il momento dell’evoluzione si vede molto chiaramente nei test di laboratorio e nelle biopsie perché il paziente che ha avuto sei mesi prima un episodio acuto conclamato non guarisce e i test continuano a rimanere alterati. Presenze estranee (alcol, virus, farmaci..) modificano sostanzialmente l’antigenicità dell’epatocita pertanto concettualmente la cronicizzazione è uno switch immune diretto contro gli epatociti. Che differenza c’è tra una Epatite Cronica e una Epatite Cronica Attiva? Sono due fasi che si alternano, si cerca di contenere la fase cronica attiva con farmaci che lavorano sull’immunità. La differenza sostanzialmente sta nel fatto che nello switch contro l’epatocita si crea una popolazione di linfociti CD8 che restano relegati negli spazi portali e non sono attivi. Il trattamento è immunitario. Quando la forma diventa attiva, la popolazione linfocitaria citotossica infiltra nel lobulo e provoca necrosi epatocitaria. La fase attiva si distingue dalla fase non attiva pur essendo croniche entrambe perché nella forma attiva si ha l’attivazione della popolazione linfocitaria. Succedono sostanzialmente due cose: il fegato tenta di rigenerare e comincia a fare cicatrici in un modo però abbastanza lesivo. Quindi abbiamo da una parte il nodulo rigenerante (anomalo in quanto nodularità da iperplasia rigenerativa) e dall’altra la cirrosi fascicolata. Che differenza c’è tra l’ Epatite Cronica e la Cirrosi ? C’è sostanzialmente una differenza di quantità di fibrosi fascicolata. La differenza in una epatite cronica attiva di I,II,III e IV grado è solo nella quantità di fibrosi fascicolata e il IV grado di epatite cronica attiva vuol dire ormai cirrosi. Ricapitolando: abbiamo iniziato con un virus epatotropo che tende a cronicizzare, abbiamo una fase acuta più o meno riconoscibile. C’è la possibilità di guarire o di cronicizzare; questo passaggio di cronicizzazione è un passaggio immune fondamentale in cui si hanno linfociti non diretti contro il virus ma contro l’epatocita,La popolazione linfocitaria viene collocata negli spazi portali. Abbiamo cicli di necrosi e di rigenerazione nella cronicizzazione della patologia che vanno avanti per anni. La differenza tra l’epatite cronica attiva e la cirrosi è un discorso che è affidato all’anatomopatologo che va a verificare quanta fibrosi c’è. La cirrosi per le sue caratteristiche proliferative e degenerative da delle ricadute emodinamiche perché scompone la struttura epatica. Se ciò non accade il finale della storia è l’epatocarcinoma primario. Quando trattiamo un paziente con cirrosi dobbiamo avere ben chiaro il fatto di avere a che fare con un paziente che ha una malattia epatica cronica che può essere sintomatica o asintomatica. Il quadro istopatologico può non correlare con la funzionalità epatica, pertanto la gestione della malattia epatica cronica è diretta al sintomo. La prossima volta vedremo l’effetto di xenobiotici e alcol; e l’insufficienza epatica. Erika. 5