Liberarsi della tirannia del PIL

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COMUNICATO STAMPA N. 170/2009
18 dicembre 2009
Liberarsi della tirannia del PIL
Nel corso dell'evento collaterale organizzato per la giornata conclusiva della
Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici, Stéphane Buffetaut,
presidente dell'Osservatorio dello sviluppo sostenibile (OSS) del CESE, ha
affermato "se i decisori politici continuano a pensare al futuro essenzialmente
in termini di PIL, perderanno di vista ciò che la gente vuole veramente, cioè un
benessere autentico. Il CESE sostiene perciò le iniziative come la relazione
Stiglitz e i successivi lavori dell'OCSE e della Commissione su questo tema: se
non ci dotiamo infatti di nuovi strumenti di misurazione, andremo verso il futuro
alla cieca, come dei sonnambuli."
Durante l'incontro, che si è svolto presso la sede dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), sono
stati presentati i lavori attualmente in corso presso l'AEA stessa, l'OCSE, la Commissione europea e
la commissione per lo Sviluppo sostenibile del Regno Unito. Al termine di un animato dibattito, si è
giunti alla conclusione che occorre andare oltre il prodotto interno lordo (PIL) come parametro del
benessere sociale e del progresso umano. Infatti, se il PIL è utile in quanto indice dell'attività
economica, esso non tiene conto però delle vere finalità della società umana e può quindi indurci in
errore, spingendoci a perseguire obiettivi illusori o distruttivi.
La minaccia crescente di cambiamenti climatici dagli effetti catastrofici illustra molto chiaramente
questo problema: negli ultimi 50 anni tutti i paesi si sono adoperati per garantire una crescita
economica continua, ignorando però in gran parte la pressione crescente così esercitata sugli
ecosistemi del pianeta e sul patrimonio delle generazioni future. Oggi i leader mondiali riuniti a
Copenaghen cominciano finalmente ad affrontare i pericoli legati al crescente accumulo di CO 2
nell'atmosfera e all'impoverimento delle riserve di combustibili fossili delle generazioni future.
Cominciamo quindi a riconoscere la necessità di passare a un nuovo tipo di economia, un'economia
a basse emissioni di carbonio, basata su un minore consumo di risorse naturali e più incentrata sui
servizi sociali ed ecosistemici.
Nel chiudere l'incontro, Derek Osborn, vice presidente dell'OSS, ha prospettato nuove possibilità
di integrare questa nuova filosofia nella futura strategia europea per il 2020. Guardando più in là
nel futuro, egli ha affermato che il mondo dovrebbe prefiggersi l'obiettivo di definire in tempi brevi
un nuovo quadro di misurazione, in modo che esso possa essere adottato su scala mondiale al
recentemente preannunciato vertice di Rio de Janeiro del 2012, che valuterà i progressi in materia
di sviluppo sostenibile 20 anni dopo il primo vertice della Terra.
La delegazione del CESE alla Conferenza di Copenaghen era composta da tre membri: Stéphane
Buffetaut (gruppo Datori di lavoro, Francia), Ernst Erik Ehnmark (gruppo Lavoratori, Svezia) e
Derek Osborn (gruppo Attività diverse, Regno Unito).
Nel corso della sessione plenaria di novembre il CESE ha adottato una risoluzione su queste
tematiche, intitolata Indietro non si torna, che è stata presentata alla Conferenza di Copenaghen.
Per visualizzare il testo della risoluzione ciccare qui:
http://www.eesc.europa.eu/events/2009-12-08-COP15/EESC-Resolution-Copenhague-EN.pdf
http://www.eesc.europa.eu/events/2009-12-08-COP15/EESC-Resolution-Copenhague-FR.pdf
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