CP 16_Come dissipare i dubbi sull`euro

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COMUNICATO STAMPA N. 16/2013
20 febbraio 2013
Come dissipare i dubbi sull'euro
Il CESE insiste sulla necessità di una maggiore integrazione e una maggiore
solidarietà per trasformare l'Unione monetaria europea in una vera unione
economica, politica e sociale. È importante a tal fine che l'Eurogruppo, la Banca
centrale europea (BCE) e la Banca europea per gli investimenti (BEI) svolgano
un ruolo attivo, in modo da dissipare i dubbi sull'euro, facendo affluire credito
all'economia reale e rilanciando la crescita.
Vista la persistente sfiducia nell'euro, il 19 febbraio il Comitato economico e sociale europeo (CESE)
ha organizzato un'audizione pubblica per discutere del futuro della moneta unica e dell'UE nel suo
insieme. All'audizione hanno partecipato il commissario Olli Rehn, il ministro degli Affari europei
dell'Italia Enzo Moavero Milanesi e la presidente della commissione Occupazione e affari sociali del
PE Pervenche Berès. I dibattiti con i rappresentanti della società civile, gli esperti e i giornalisti
presenti si sono incentrati sul futuro dell'UEM e dell'Europa in generale. Il Presidente Nilsson, nel
dare il via ai lavori, ha invocato un nuovo corso che impegni l'UE a puntare sulla crescita
sostenibile.
Sebbene siano trascorsi oltre dieci anni dall'adozione dell'euro, il decimo anniversario è passato
sotto silenzio e i benefici economici della moneta unica sono spesso sottovalutati. Questa diffusa
sfiducia sta spingendo i paesi più vulnerabili dell'eurozona verso una spirale speculativa che fa
aumentare il costo del debito, sia pubblico che privato. In questo contesto, il parere d'iniziativa del
CESE Dove va l'euro? formula alcuni suggerimenti per il rafforzamento della governance
nell'eurozona, esamina nuovi strumenti economici, giuridici e politici e mette in rilievo il ruolo
importante che potrebbero avere un debito pubblico comune, la BCE, la BEI e il Fondo europeo per
gli investimenti (FEI).
"I deludenti tassi di crescita del PIL tedesco e i programmi di spesa anticiclici adottati di recente
negli Stati Uniti e in Giappone dimostrano che il Comitato aveva ragione due anni or sono, quando
invocava analoghe misure di stimolo per l'Europa. Bisogna avere il coraggio di ammettere che
la politica dell'austerità per l'austerità era sbagliata", ha dichiarato Carmelo Cedrone
(gruppo Lavoratori, Italia), relatore del parere. Gli ha fatto eco Michael Smyth (gruppo Attività
diverse, Regno Unito), presidente della sezione Unione economica e monetaria, coesione
economica e sociale del CESE, che si è detto preoccupato perché le banche, nonostante gli sforzi
della BCE per immettere liquidità, non forniscono credito alle piccole e medie imprese. "Perché la
BEI non può concedere prestiti a breve scadenza alle PMI?", ha chiesto.
Il commissario Rehn ha difeso le riforme del two-pack, che a suo dire costituiscono misure decisive
per rilanciare la crescita, e ha ricordato che mettere in comune il debito comporterebbe una più
profonda integrazione e quindi una riforma dei Trattati. Si è detto d'accordo con i rappresentanti
della Banca centrale europea e del Meccanismo europeo di stabilità circa la necessità di ripristinare
l'accesso al credito per le PMI e ristabilire la fiducia nei sistemi bancari europei. "In questo campo
possiamo imparare molto dagli Stati Uniti", ha concluso. Sulla stessa linea il ministro Moavero, che
ha messo in risalto quanto siano importanti per la ripresa sane politiche di bilancio, pur ricordando
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l'importanza degli investimenti pubblici per rilanciare la crescita e menzionando la possibilità di
misure di mutualizzazione del debito, in parallelo con il ristabilimento della fiducia.
I diversi punti di vista espressi nell'audizione pubblica serviranno ad alimentare il dibattito in corso
al CESE sul futuro dell'euro e saranno integrati nel parere Dove va l'euro?, che deve ancora essere
approvato in sessione plenaria e che si ispira al principio per cui il modo migliore per evitare
la recessione, ridurre il debito pubblico e stabilizzare i bilanci consiste nel ribaltare l'idea della
"stabilità per la crescita" e nel fare della crescita stessa un obiettivo di pari importanza. L'eurozona
ha quindi bisogno di un patto che si prefigga di mettere in comune il debito e di creare crescita,
occupazione e stabilità e che preveda il coinvolgimento delle parti sociali e della società civile
organizzata nel suo complesso.
Per maggiori informazioni rivolgersi a:
Karin Füssl, capo dell'unità Stampa
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