Comitato economico e sociale europeo COMUNICATO STAMPA N. 114/2008 11 dicembre 2008 DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE SEPI: "I DIRITTI DELL'UOMO SONO DIRITTI PER TUTTI I POPOLI E PER TUTTE LE MINORANZE" Oggi ho l'occasione di intervenire a una conferenza su "I Rom, parte del dialogo interculturale", che si iscrive perfettamente nel mio programma, nel quale ho posto i diritti e la loro difesa, rispetto a tutte le culture e a tutte le minoranze, come una delle priorità della mia presidenza. Il principio che è alla base dell'integrazione europea è per me, innanzitutto, l'uguaglianza davanti ai diritti per tutti i popoli e per tutti gli individui. A questo proposito, voglio chiaramente legare questo discorso al fatto che ieri, 10 dicembre, si celebrava il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Guardando a questi sessant'anni, possiamo misurare fino a che punto questa dichiarazione, adottata all'indomani di una guerra mondiale, è servita da guida nella storia delle relazioni internazionali, per liberare donne e uomini e far prevalere lo Stato di diritto e la democrazia. Durante questi sessant'anni l'Unione europea è nata ed è cresciuta. Oggi possiede la sua propria Carta dei diritti fondamentali, che accompagna il Trattato di Lisbona. I diritti che sono iscritti in questa Carta ne fanno un testo unico a livello internazionale, il solo testo che riunisce i diritti della Dichiarazione universale e i diritti sociali fondamentali. Si tratta di una vittoria per la società civile, che aveva preteso una tale unificazione dei diritti civili, politici e sociali, corrispondente ad un'evoluzione delle coscienze delle nostre società. Integrando esplicitamente i diritti sociali, questa Carta va al di là della Dichiarazione universale, e ciò è necessario per affermare che i diritti delle persone sono anche dei "diritti collettivi" e non soltanto "diritti individuali": è sostenendo questo principio che si potrà arrivare a difendere i diritti dei popoli, delle minoranze, dei più deboli e dei più poveri, che sono coloro che rischiano maggiormente la violazione sistematica dei diritti umani. Oggi il mondo vive una crisi economica, con origini e conseguenze senza precedenti, che ci spinge a una riflessione profonda sui modi di funzionamento delle nostre società. Alla vigilia dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona che permetterà ai diritti e alle libertà iscritte nella Carta di integrare il diritto dell'Unione europea, è essenziale che i diritti sociali fondamentali che essa contiene servano anche da guida per permetterci di uscire dalla crisi, tenendo ferma la consapevolezza che, lontano dal frenarci, questi diritti proteggono le nostre società da derive pericolose quali, in particolare, l'esclusione dal beneficio di tutti i diritti sociali fondamentali che è causata dalla povertà. IT Comitato economico e sociale europeo Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Christian Weger, servizio Stampa del CESE Rue Belliard 99, B-1040 Bruxelles tel. +32 2 546 9396/9586; cell. +32 475 75 32 02 e-mail [email protected] sito web http://www.eesc.europa.eu/ Comunicati stampa: http://www.eesc.europa.eu/activities/press/cp/index_en.asp (in inglese) http://www.eesc.europa.eu/activities/press/cp/index_fr.asp (in francese) Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) rappresenta le diverse componenti economiche e sociali della società civile organizzata. Istituito dal Trattato di Roma nel 1957, è un organo istituzionale consultivo. Questa sua funzione consultiva permette ai suoi membri, e quindi alle organizzazioni che essi rappresentano, di partecipare al processo decisionale comunitario. Il CESE è composto di 344 membri, che sono nominati dal Consiglio.