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Brano : Ab urbe condita II, 52
Autore : Livio
Originale
[52] Vrbi cum pace laxior etiam annona rediit, et aduecto ex Campania frumento, et postquam timor sibi
cuique futurae inopiae abiit, eo quod abditum fuerat prolato. Ex copia deinde otioque lasciuire rursus animi et
pristina mala, postquam foris deerant, domi quaerere. Tribuni plebem agitare suo ueneno, agraria lege; in
resistentes incitare patres, nec in uniuersos modo sed in singulos. Q. Considius et T. Genucius, auctores
agrariae legis, T. Menenio diem dicunt. Inuidiae erat amissum Cremerae praesidium, cum haud procul inde
statiua consul habuisset; ea oppressit, cum et patres haud minus quam pro Coriolano adnisi essent et patris
Agrippae fauor hauddum exoleuisset. In multa temperarunt tribuni; cum capitis anquisissent, duorum milium
aeris damnato multam dixerunt. Ea in caput uertit; negant tulisse ignominiam aegritudinemque; inde morbo
absumptum. Alius deinde reus, Sp. Seruilius, ut consulatu abiit, C. Nautio et P. Valerio consulibus, initio
statim anni ab L. Caedicio et T. Statio tribunis die dicta, non ut Menenius, precibus suis aut patrum sed cum
multa fiducia innocentiae gratiaeque tribunicios impetus tulit. Et huic proelium cum Tuscis ad Ianiculum erat
crimini. Sed feruidi animi uir ut in publico periculo ante, sic tum in suo, non tribunos modo sed plebem
oratione feroci refutando exprobrandoque T. Meneni damnationem mortemque, cuius patris munere restituta
quondam plebs eos ipsos quibus tum saeuiret magistratus, eas leges haberet, periculum audacia discussit.
Iuuit et Verginius collega testis productus, participando laudes; magis tamen Menenianum?adeo mutauerant
animum? profuit iudicium.
Traduzione
52 A Roma, col ritorno della pace, anche i prezzi degli alimentari tornarono a un livello ragionevole, sia per
l'importazione di frumento dalla Campania sia perch?, una volta cessato in tutti il terrore di una nuova
carestia, vennero rimesse in circolazione le derrate nascoste durante i tempi bui. Per?, con l'abbondanza e
l'inattivit? torn? di nuovo negli animi un'atmosfera di malessere e, visto che all'estero non c'era pi? nulla che
potesse impensierire, si presero a rispolverare in patria gli attriti di un tempo. I tribuni sobillavano i plebei con
il veleno di sempre, cio? la legge agraria; li incitavano contro la resistenza del patriziato, e non solo contro
l'intera classe, ma anche contro i singoli individui. Quinto Considio e Tito Genucio, promotori della legge
agraria, citarono in giudizio Tito Menenio. Lo si accusava di aver abbandonato la roccaforte di Cremera,
quando lui, in qualit? di console, aveva un accampamento fisso non lontano da quel punto. Questo episodio
gli cost? carissimo, pur essendosi i senatori fatti in quattro per lui non meno che per Coriolano e pur essendo
ancora solidissima la popolarit? di suo padre Agrippa. Nella richiesta della pena i tribuni non vollero
esagerare: nonostante avessero chiesto la pena di morte, si limitarono tuttavia a condannarlo a un'ammenda
di duemila assi. Questo gli cost? comunque la vita: si dice che non riuscendo a sopportare un disonore cos?
doloroso, si ammal? e ne mor?.Durante il consolato di Caio Nauzio e Publio Valerio, proprio all'inizio
dell'anno, ci fu un altro processo, questa volta ai danni di Spurio Servilio, appena uscito di carica. Citato in
giudizio dai tribuni Lucio Cedicio e Tito Stazio, contrariamente a Menenio che aveva adottato come linea di
difesa le suppliche sue e dei senatori, Servilio par? le accuse dei tribuni con la grande fiducia nella propria
innocenza e nel favore che vantava presso il popolo. Anche lui era accusato per la battaglia con gli Etruschi
lungo le pendici del Gianicolo. Ma, dimostrandosi uomo di grande temperamento non meno nel perorare la
propria causa che nella difesa della patria, con un discorso coraggiosissimo confut? non solo le accuse dei
tribuni ma anche la plebe; a essa rinfacci? di aver preteso la condanna a morte di Tito Menenio quando era
proprio grazie a suo padre che i plebei tempo addietro erano stati ricondotti a Roma e avevano ottenuto quei
magistrati e quelle stesse leggi di cui ora abusavano. E fu proprio la sua audacia a salvarlo. Un grande aiuto
lo ebbe anche dal collega Verginio che, prodotto in qualit? di teste, divise con lui i propri meriti. Ma
l'orientamento dell'opinione pubblica era cos? cambiato che l'elemento decisivo a suo discapito fu la
condanna di Menenio.