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Brano : Ab urbe condita II, 42
Autore : Livio
Originale
[42] Haud diuturna ira populi in Cassium fuit. Dulcedo agrariae legis ipsa per se, dempto auctore, subibat
animos, accensaque ea cupiditas est malignitate patrum, qui deuictis eo anno Volscis Aequisque, militem
praeda fraudauere. Quidquid captum ex hostibus est, uendidit Fabius consul ac redegit in publicum. Inuisum
erat Fabium nomen plebi propter nouissimum consulem; tenuere tamen patres ut cum L. Aemilio Caeso
Fabius consul crearetur. Eo infestior facta plebes seditione domestica bellum externum exciuit. Bello deinde
ciuiles discordiae intermissae; uno animo patres ac plebs rebellantes Volscos et Aequos duce Aemilio
prospera pugna uicere. Plus tamen hostium fuga quam proelium absumpsit; adeo pertinaciter fusos insecuti
sunt equites. Castoris aedis eodem anno idibus Quintilibus dedicata est; uota erat Latino bello a Postumio
dictatore: filius eius duumuir ad id ipsum creatus dedicauit. Sollicitati et eo anno sunt dulcedine agrariae legis
animi plebis. Tribuni plebi popularem potestatem lege populari celebrabant: patres, satis superque gratuiti
furoris in multitudine credentes esse, largitiones temeritatisque inuitamenta horrebant. Acerrimi patribus
duces ad resistendum consules fuere. Ea igitur pars rei publicae uicit, nec in praesens modo sed in
uenientem etiam annum M. Fabium, Caesonis fratrem, et magis inuisum alterum plebi accusatione Sp.
Cassi, L. Valerium, consules dedit. Certatum eo quoque anno cum tribunis est. Vana lex uanique legis
auctores iactando inritum munus facti. Fabium inde nomen ingens post tres continuos consulatus unoque
uelut tenore omnes expertos tribuniciis certaminibus habitum; itaque, ut bene locatus, mansit in ea familia
aliquamdiu honos. Bellum inde Veiens initum, et Volsci rebellarunt; sed ad bella externa prope supererant
uires, abutebanturque iis inter semet ipsos certando. Accessere ad aegras iam omnium mentes prodigia
caelestia, prope cotidianas in urbe agrisque ostentantia minas; motique ita numinis causam nullam aliam
uates canebant publice priuatimque nunc extis, nunc per aues consulti, quam haud rite sacra fieri; qui
terrores tamen eo euasere ut Oppia uirgo Vestalis damnata incesti poenas dederit.
Traduzione
42 Il risentimento popolare nei confronti di Cassio non dur? a lungo. La legge agraria, gi? allettante di per se
stessa, ora che era scomparso il suo promulgatore, affascinava tutti e il desiderio che se ne provava fu
accresciuto dalla meschinit? dei senatori, i quali, quell'anno, dopo una vittoria sui Volsci e sugli Ernici,
privarono i soldati del bottino. Tutto ci? che fu tolto al nemico il console Fabio lo mise all'incanto e ne trasfer?
i proventi nelle casse dello Stato.Il nome dei Fabi era impopolarissimo proprio a causa di quest'ultimo
console. Ci? nonostante, i consoli riuscirono a ottenere che insieme a Lucio Emilio venisse eletto console
Cesone Fabio. Questo increment? il rancore dei plebei che, a s?guito dei disordini causati in patria, fecero
scoppiare un conflitto all'estero. E con la guerra le discordie civili conobbero una tregua: patrizi e plebei uniti,
agli ordini di Emilio con una brillante vittoria sedarono una ribellione dei Volsci e degli Equi. I nemici, tuttavia,
ebbero pi? perdite durante la ritirata che durante lo scontro, tanta fu l'ostinazione con la quale i cavalieri li
inseguirono mentre fuggivano sparpagliati. Il quindici luglio di quello stesso anno venne consacrato a
Castore il tempio promesso dal dittatore Postumio durante la guerra latina: lo dedic? suo figlio, eletto
duumviro espressamente per questo ufficio.Anche quell'anno la plebe cedette al richiamo allettante della
legge agraria. I tribuni della plebe cercavano di rinforzare la loro autorit? popolare con una legge popolare: i
senatori, trovando che era gi? sufficiente la violenza spontanea della plebe, vedevano le donazioni come un
rischioso stimolo alla temerariet?. I fautori pi? accesi dell'opposizione senatoriale furono i consoli. Cos? la
spuntarono proprio questi ultimi, e non solo nella circostanza presente: infatti, l'anno successivo, riuscirono
anche a portare al consolato Marco Fabio, fratello di Cesone, e un personaggio ancora pi? impopolare,
Lucio Valerio, l'uomo cio? che aveva accusato Spurio Cassio.Anche in quell'anno ci fu una grande battaglia
coi tribuni. La legge sub? uno scacco totale, cos? come lo subirono quanti l'avevano proposta promettendo
cose immantenibili. La famiglia dei Fabi si conquist? una grande stima con quei tre consolati consecutivi, tutti
caratterizzati da continui conflitti coi tribuni. Cos?, visto che era considerato in mani sicure, l'incarico rimase
abbastanza a lungo presso quella famiglia. In s?guito scoppi? una guerra con Veio e i Volsci si ribellarono.
Ma visto che per i conflitti esterni c'era un eccesso di forze, le si impieg? malamente in quelli interni. Al
malessere generale vennero anche ad aggiungersi dei prodigi divini che, quasi ogni giorno, si manifestavano
a Roma e nelle campagne minacciando sventure. Secondo le interpretazioni pubbliche e private, basate
sulle viscere degli animali e sul volo degli uccelli, l'ira degli d?i aveva una sola spiegazione possibile: nelle
cerimonie religiose non ci si era attenuti alle prescrizioni rituali. Tutte queste paure non portarono ad altro
che alla condanna della vestale Oppia, accusata di aver violato il voto di castit
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