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Brano : Ab urbe condita III, 10
Autore : Livio
Originale
[10] Lucretius cum ingenti praeda, maiore multo gloria rediit. Et auget gloriam adueniens exposita omni in
campo Martio praeda, ut suum quisque per triduum cognitum abduceret. Reliqua uendita, quibus domini non
exstitere. Debebatur omnium consensu consuli triumphus; sed dilata res est, tribuno de lege agente; id
antiquius consuli fuit. Iactata per aliquot dies cum in senatu res tum apud populum est; cessit ad ultimum
maiestati consulis tribunus et destitit. Tum imperatori exercituique honos suus redditus. Triumphauit de
Volscis Aequisque; triumphantem secutae suae legiones. Alteri consuli datum ut ouans sine militibus urbem
iniret. Anno deinde insequenti lex Terentilia ab toto relata collegio nouos adgressa consules est; erant
consules P. Volumnius Ser. Sulpicius. Eo anno caelum ardere uisum, terra ingenti concussa motu est.
Bouem locutam, cui rei priore anno fides non fuerat, creditum. Inter alia prodigia et carne pluit, quem imbrem
ingens numerus auium interuolitando rapuisse fertur; quod intercidit, sparsum ita iacuisse per aliquot dies ut
nihil odor mutaret. Libri per duumuiros sacrorum aditi; pericula a conuentu alienigenarum praedicta, ne qui in
loca summa urbis impetus caedesque inde fierent; inter cetera monitum ut seditionibus abstineretur. Id
factum ad impediendam legem tribuni criminabantur, ingensque aderat certamen. Ecce, ut idem in singulos
annos orbis uolueretur, Hernici nuntiant Volscos et Aequos, etsi abscisae res sint, reficere exercitus; Antii
summam rei positam; Ecetrae Antiates colonos palam concilia facere; id caput, eas uires belli esse. Vt haec
dicta in senatu sunt, dilectus edicitur; consules belli administrationem inter se dispertiri iussi, alteri ut Volsci,
alteri ut Aequi prouincia esset. Tribuni coram in foro personare, fabulam compositam Volsci belli, Hernicos
ad partes paratos. Iam ne uirtute quidem premi libertatem populi Romani sed arte eludi. Quia occidione
prope occisos Volscos et Aequos mouere sua sponte arma posse iam fides abierit, nouos hostes quaeri;
coloniam fidam propinquam infamem fieri. Bellum innoxiis Antiatibus indici, geri cum plebe Romana, quam
oneratam armis ex urbe praecipiti agmine acturi essent, exsilio et relegatione ciuium ulciscentes tribunos.
Sic, ne quid aliud actum putent, uictam legem esse, nisi dum in integro res sit, dum domi, dum togati sint,
caueant ne possessione urbis pellantur, ne iugum accipiant. Si animus sit, non defore auxilium; consentire
omnes tribunos. Nullum terrorem externum, nullum periculum esse; cauisse deos priore anno ut tuto libertas
defendi posset. Haec tribuni.
Traduzione
10 Lucrezio torn? con un enorme bottino e con ancora maggiore gloria. Questa sub? poi un ulteriore
incremento quando, una volta arrivato, egli espose per tre giorni il bottino lungo tutta l'estensione del Campo
Marzio, in maniera tale che ciascuno potesse ritirare ci? che riconosceva come proprio. Gli oggetti che non
furono rivendicati dai legittimi proprietari vennero messi all'incanto. Sul fatto che il console meritasse il trionfo
erano d'accordo tutti: la cosa fu per? rinviata per la proposta avanzata dal tribuno che, agli occhi di Lucrezio,
appariva di primaria importanza. Del provvedimento si discusse per alcuni giorni prima in senato e poi di
fronte al popolo. Alla fine il tribuno decise di sottostare all'autorit? del console e lasci? perdere. Solo allora
l'esercito e il comandante ricevettero gli onori dovuti: Lucrezio ottenne il trionfo su Volsci ed Equi e nel corteo
trionfale venne accompagnato dalle sue legioni. All'altro console fu concesso di entrare a Roma con gli onori
dell'ovazione ma privo dei soldati.L'anno successivo la legge terentiliana venne di nuovo presentata
dall'intero collegio dei tribuni contro i consoli appena eletti Publio Volumnio e Sergio Sulpicio. Quell'anno si
videro prodigi di fuoco nel cielo e la terra venne sconvolta da un terremoto di notevole intensit?. Si credette
che una vacca avesse parlato, cosa a cui nell'anno precedente nessuno aveva prestato fede. Tra gli altri
eventi prodigiosi si assistette anche a una pioggia di carne che, a quanto pare, venne intercettata da un
enorme stormo di uccelli finito in volo proprio l? nel mezzo. Quel che invece cadde a terra rimase
sparpagliato sul suolo per alcuni giorni senza per? imputridire. I duumviri addetti ai riti sacri consultarono i
libri sibillini e predissero che un gruppo di stranieri sarebbe stato motivo di pericolo e avrebbe sferrato un
attacco alla cittadella con conseguente spargimento di sangue. Ammonirono anche di astenersi dagli scontri
tra fazioni. I tribuni li accusavano di averlo suggerito per ostacolare la legge e lo scontro si annunciava senza
esclusione di colpi. Ma poi - ogni anno si ripetono le stesse cose - ecco arrivare gli Ernici con l'annuncio che
Volsci ed Equi, pur dopo le recenti perdite, stavano rimettendo in sesto i rispettivi eserciti, che Anzio era il
centro delle operazioni, che a Ecetra coloni di Anzio tenevano apertamente delle riunioni; quello era il punto
di riferimento, quelle le forze della guerra. Una volta ascoltate queste comunicazioni in senato, si indice una
leva militare. Quanto poi alla gestione della guerra, i consoli ricevono l'ordine di organizzarla in maniera tale
da occuparsi uno dei Volsci e l'altro degli Equi. I tribuni si misero invece a urlare in pieno foro che la guerra
contro i Volsci era solo una commedia inscenata apposta e che gli Ernici erano stati preparati per recitarvi
una parte. Ormai la libert? del popolo romano non era come un tempo soffocata a s?guito di uno scontro
leale, ma veniva ignorata con espedienti. Dato che non si poteva pi? far credere che Volsci ed Equi - quasi
totalmente annientati - decidessero spontaneamente di mettersi sul piede di guerra, si andavano a cercare
nuovi nemici e una colonia vicina e leale veniva infamata. Si dichiarava guerra agli innocenti Anziati, ma in
realt? si faceva guerra alla plebe romana: i consoli infatti l'avrebbero caricata di armi e condotta a marce
forzate fuori della citt?; si sarebbero cos? vendicati dei tribuni mandando in esilio e relegando i cittadini. I
plebei dovevano convincersi che l'unico scopo di tutto questo era mettere a tacere la legge e che ci? si
poteva evitare - finch? le cose erano agli inizi ed essi si trovavano ancora in patria in abiti civili - operando in
modo da non essere esclusi dal controllo della citt? e da non piegarsi al giogo. Se solo avessero osato farlo,
certo non sarebbe venuto loro meno l'aiuto, dato che i tribuni erano tutti dello stesso avviso. Non c'erano
minacce esterne, n? pericoli in vista. L'anno prima gli d?i avevano fatto in modo che la libert? potesse esser
difesa senza correre rischi. Queste furono le parole dei tribuni.