6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNORE Is 60,1-6 - La gloria del Signore brilla sopra di te. Dal Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. Ef 3,2-3a.5-6 - Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorare il Signore. Alleluia. Mt 2,1-12 - Siamo venuti dall’oriente per adorare il re. In Italia tutti sanno che l’Epifania è la festa «della Befana»... E in fondo è una cosa simpatica questa tradizione della Befana che porta regali ai bambini, ecc. Il rischio è che questo aspetto giocoso e fantasioso della festa dell’Epifania attiri su di sé tutta l’attenzione... Come se questa festa non avesse nessun altro significato e nessun’altra importanza. Il personaggio immaginario della «Befana» è nato dalla storpiatura del nome un po’ misterioso di questa antica festa della Chiesa: «Epifania» del Signore. Ma l’Epifania non è una questione di favole e di fantasia... Si tratta di una festa della Chiesa, cioè di una festa della fede cristiana. Il che vuol dire che c’è di mezzo qualcosa di importante, per chi si riconosce nel nome di «cristiano». Di solito, nelle feste della Chiesa, è il brano di Vangelo che si legge a Messa che fa da punto di riferimento essenziale per capire il significato specifico di quella festa. Il guaio è che il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi rischia di apparire anch’esso, ai nostri occhi o alle nostre orecchie, qualcosa come una favola. I Magi, la stella, Gesù bambino, il sogno...: bisogna riconoscere che questa pagina di Matteo ha un po’ lo stile di una fiaba; cioè di un racconto dove succedono cose meravigliose..., ma cose che non succedono nella realtà della vita. Eppure non si tratta di una fiaba: non è pura fantasia quello che racconta il Vangelo di Matteo a proposito dei Magi. Anche se, per altro verso, dobbiamo rinunciare a voler ricostruire per filo e per segno, secondo i moderni criteri di critica storica, «come sono andate veramente le cose». Al di là di una precisa e nuda cronaca dei fatti, questo brano di Vangelo contiene un messaggio di estrema importanza. Un messaggio per certi versi rivoluzionario, in rapporto al mondo ebraico di allora, quando il Vangelo secondo Matteo fu scritto; e un messaggio di grande attualità nel mondo moderno. Ma un messaggio che bisogna cercare e cogliere proprio lasciandosi in certo modo «provocare» da quegli elementi un po’ misteriosi che si trovano nel racconto. Misteriosi sono «i Magi», di cui – al di là di questo nome con cui vengono chiamati – il Vangelo non dice nulla: né chi fossero, né quanti fossero... Non è detto che fossero tre; e tanto meno che fossero re (queste sì, sono aggiunte fatte dalla fantasia della tradizione ai dati del Vangelo...). L’unica cosa che dice il Vangelo è che «giunsero da Oriente». Il che rimane un’indicazione piuttosto vaga circa il loro paese d’origine; ma fa capire l’unica cosa veramente importante in ordine a quel messaggio che l’evangelista vuol trasmettere: questi «Magi» non erano ebrei. Il termine «Magi» indica probabilmente dei «sapienti» babilonesi, studiosi del cielo e delle stelle. È impossibile per noi individuare a quale preciso fenomeno astronomico corrisponda quella «stella» di cui parla il Vangelo... Ma questo non ha molta importanza. Epifania del Signore - “Omelie per un anno - vol. 1”, Elledici 1 Ciò che conta per l’evangelista è il fatto che «la stella» corrisponde al simbolo regale di cui parlava un’antica profezia della Bibbia; e – cosa strana – una profezia fatta da un pagano, l’indovino Balaam: «Io lo vedo, ma non ora, / io lo contemplo, ma non da vicino: / Una stella spunta da Giacobbe / e uno scettro sorge da Israele...» (Nm 24,17). I «Magi» sono pagani, venuti ad adorare il re dei Giudei. Sono i primi rappresentanti di tutti quei non-ebrei che riconosceranno come loro Signore e Salvatore quel «Messia» che gli Ebrei attendevano. La venuta dei Magi – con le reazioni connesse da parte delle autorità religiose e politiche di Gerusalemme – diventa a sua volta una profezia a proposito del Messia: nel suo popolo, da molti non sarà riconosciuto né accolto; tra gli altri popoli, da molti sarà riconosciuto e adorato come Figlio di Dio, Salvatore di tutti gli uomini. È proprio questo il messaggio importante del Vangelo: se per un verso Gesù è davvero il Messia atteso dagli Ebrei, nato a Betlemme conforme alla parola del profeta Michea, per altro verso Gesù è il Redentore di tutta l’umanità. È questo ancora il messaggio «serio» dell’Epifania, a conclusione delle feste natalizie: Gesù non è venuto al mondo soltanto «per qualcuno»; è venuto per tutti. Egli non appartiene in monopolio a nessun popolo e a nessuna religione (neanche a noi cristiani...). Gesù è l’unico grazie a cui tutti gli uomini possono «partecipare alla stessa eredità» (2a lettura) della vita eterna di Dio. La parola «epifania» significa «manifestazione»: manifestandosi al mondo nella persona e nella vicenda di Gesù, Dio ha manifestato, ha rivelato al tempo stesso il suo progetto: quello che «tutti gli uomini siano salvati» (1 Tm 2,4) per mezzo di Gesù Cristo. Ecco perché la Chiesa, la comunità di coloro che credono in Cristo, è «cattolica», cioè universale per natura sua: perché essa «è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium, 1). Per questo la festa dell’Epifania rappresenta per tutti i cristiani un invito a superare ogni forma di «chiusura» nel proprio piccolo mondo (quello della propria parrocchia, del proprio gruppo, del proprio paese, delle proprie idee, dei propri gusti...), per formarsi una mentalità aperta alle dimensioni del mondo intero, in uno spirito di solidarietà e di fraternità senza frontiere e nel pieno rispetto di ogni persona e di ogni cultura... Epifania del Signore - “Omelie per un anno - vol. 1”, Elledici 2