Almanacco del CSTB Gennaio 2004

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Almanacco del CSTB Gennaio 2004
LA BEFANA
Lun
Gli studiosi delle tradizioni etnicopopolari fanno notare come la Befana,
al contrario di Gesù Bambino e Santa
Lucia, conserva anche un tratto ambiguo, quasi da strega.
Scavando negli strati delle varie .
epoche per arrivare alle tracce più
antiche, la befana si può far risalire,
alle tradizioni della Strenna” dal latino
“strenia”: regalo di buon augurio, un
antichissimo rito pagano che si
celebrava in un bosco dedicato a
Strenna, dea dei guadagni inattesi.
Nell’età cristiana questo rito venne
ricollegato alle feste di capodanno ed
Epifania. Ma La befana potrebbe
avere una qualche parentela con la
"vecchia" che si brucia in piazza per
festeggiare la fine dell'anno: un
simbolo della ciclicità del tempo che
continuamente finisce e ricomincia, un
simbolo antico e pagano che
suggestiona anche noi moderni dell'era
tecnologica. La tradizione della
"vecchia" non è diffusa solo nelle
zone in cui la befana distribuisce i suoi
doni. E', infatti, una tradizione dei
popoli celtici che celebravano strani
riti (officiati da maghi-sacerdoti
chiamati Druidi) durante i quali grandi
fantocci di vimini venivano dati alle
fiamme
per
onorare
divinità
misteriose.
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PROVERBI
v Lu friddu di Innaru, lu malu
tempu di Frivaru, lu ventu di
Marzu, l’acqui d’Aprili,
l’acquazzina di Maju, lu bonu
metiri di Giugnu, lu bonu pisari
di Luglio, li tri acqui d’Austu cu
la bona stagiuni, valunu cchiù di
lu tronu di Salamuni.
EPIFANIA
La parola d’origine greca,
“epifaneia”-“visibile”
derivante
dal
verbo
“ apparire”, era usata in
senso religioso dai Greci,
per
indicare
la
manifestazione della divinità
attraverso i segni.
“Epiphania”- festa dell’apparizione”
e quindi ”manifestazione del divino”,
passò nel mondo cristiano a
designare la celebrazione delle
principali manifestazioni della
divinità di Gesu Cristo:il battesimo
nel Giordano, l’adorazione dei
Magi, il primo miracolo .
v Jnnaru fa l’agneddi,
frivaru fa li peddi
v Doppu li Tri Re (Epifania)
nudda festa c’è
v la puta di Innaru,
arricchisci lu buttaru
v ( la giornata)Di Natali ‘nsina a
strina crisci ‘n passu di jaddina;
di la strina in poi
crisci ‘n passu di voi
La tradizione dell’Epifania d’origine orientale, festa detta anche “ delle luminarie”, in ricordo dell’antico culto del sole, si
confuse con il culto cristiano e si diffuse in occidente attraverso la Gallia, dove fin nel 361, finchè non fu introdotta ufficialmente
la festa del Natale, la Natività veniva celebrata il sei di Gennaio; Infatti alcuni Padri della chiesa avevano posto tale manifestazione
in questo giorno e solo nel 4° sec D.C.. Papa Liberio scelse il 25 Dicembre come data del Natale distinguendo così le due festività
e il loro significato. Oggi il 6 dicembre ricorda l’adorazione dei re Magi, che dall’oriente portano i loro doni al Bambin Gesù
riconoscendolo re del mondo.Nella tradizione popolare si è trasformato non solo il senso etimologico del termine greco "epifania,
diventato “befana”, ma anche il significato della festa che, per la gioia di grandi è piccini, è la festa dei regali, lo scambio dei doni.
Ma che rapporto c'è tra la favolosa vecchia che porta i doni e la festa cristiana dell'Epifania? Con la tradizione cristiana, la Befa na
non c'entra proprio niente, ma nella tradizione popolare c'è una leggenda che in qualche modo la inserisce come protagonista di
questa festa religiosa.
Si racconta che…
I Re Magi, in viaggio verso Betlemme per rendere omaggio al Bambino Gesù,
giunti in prossimità di una casetta, si fermarono per chiedere
indicazioni.Bussarono alla porta e venne ad aprire una vecchina. I Re Magi
chiesero se sapeva la strada per andare a Betlemme, dove dovevano recarsi per
omaggiare il Salvatore che là era nato. La donna, che non sapeva della
miracolosa nascita, non capì dove stessero andando e non seppe dare loro
nessuna indicazione. I Re Magi chiesero alla vecchietta di unirsi a loro, ma lei
rifiutò perché aveva molto lavoro da sbrigare. Quando i tre Re si allontanarono,
la donna si pentì di non essere andata con loro a trovare il Bambino Gesù, e cercò
di raggiungerli. Ma nonostante li cercasse per ore ed ore non riuscì a trovarli.
Prese allora tanti regali e fermò ogni bambino che incontrava per dargli un dono,
nella speranza che fosse Gesù Bambino. E così ogni anno, la sera dell’Epifania lei
si mette alla ricerca di Gesù e si ferma in ogni casa dove c'è un bambino per
lasciare un regalo.
…Ancora u primu misi: Jnnaru
CI SUNU LI STAGGIUNI ?
Mi diciunu ca c’eranu na vota li staggiuni…
C’era la primavera
di picciriddi ‘nnuccenti,
quannu lu celu spalancava l’occhi
pi vidiri paparini nta li campi
e cantava cu vuci d’aceddi
disideriu di nidu,
sunava friscaletti di ventu
ppi stunzuniari li spiranzi,
mentri, ammucciau nta ali di farfalla
l’amuri prummitteva frutti.
Poi arrivava la stati fucusa,
ca, arrampicata nta raggi di suli,
strazzava l’azzolu di lu celu,
cu faiddi di disiu,
abbruciava tutti li rivetti,
e, cu manu caduti, si sparteva
frumentu ccu l’aceddi e mari ccu li pisci.
C’era, poi, l’autunnu, ccu la facci russa
E cu razza rubusti pronti a siminari pani.
Quannu la terra assuppava lacrimi
arricuggheva li foggi caduti
e, pi cunzari la tavula a li figghi,
si priparava a lu cuncipimentu.
C’era macari lu ‘mmernu cu cori di ghiacciu
Ma, sutta la nivi, pani pi tutti
E ‘nfunnu a li cori,’n fucuneddu
D’amuri e fratellanza!
Deddi eranu tannu li staggiuni!
Oggi comu sunu? Jù non li ricanusciu…
E mi cunfunnu.
DOSI IN CUCINA
a occhiu = in base alla propria esperienza.
‘na cucchiarata = un cucchiaio raso circa 25g.
‘na furchittata = Quanto ne contiene una
forchetta .
‘n èsimu = quantità insignificante, poco (da
millesimo).
‘na Junta = quanto sta tra le mani giunte a
coppo.
‘n pugnu = quanto ne sta in una mano.
‘na pizzicata = una piccola presa.
LA BORRAGGINE (Borago officinalis)
Urrania o Vurrania
AROMI DI SICILIA
La Sicilia e tutti i paesi del Mediterraneo possono
dirsi privilegiati perché la magia del clima e la virtù
del terreno conferiscono particolare fragranza alle sue
erbe e spezie.
Da noi prezzemolo, nipitella
rosmarino, salvia, basilico capperi hanno una
particolare fragranza, un profumo intenso che
conferisce meriti e fortuna alla nostra cucina.
I CAPPERI (Capparis Rupestris) – Ciàppari o Chiàppari
Il cappero era noto fin dall’antichità; è citato da
Ippocrate, Aristotile Teofrasto. Sono stati sempre
considerati afrodisiaci e usati in cucina per insaporire
i cibi.
La pianta cresce spontanea in alcune zone costiere
mediterranee e, come dice il suo nome latino, si
sviluppa nei buchi della roccia creando con i suoi
lunghi stami e le sue foglie carnose, folte macchie di
verde, pendenti, che nei mesi di Maggio e Giugno si
ricoprono di splendidi fiori che per la loro forma e
bellezza sono chiamati orchidee di Sicilia.
Molti credono che siano commestibili i suoi frutti
oblunghi, che, in effetti, qualcuno utilizza, ma i più
buoni per l’uso domestico sono i bocciolini dei fiori,
raccolti prima che si schiudano. I migliori capperi
sono quelli spontanei o coltivati di Pantelleria; molto
difficile è riprodurli e coltivarli, spesso perdono della
loro fragranza e sapore. In Sicilia trovano larghissimo
impiego soprattutto negli agrodolci, caponate e ghiotte, piatti privilegiati della
cucina siciliana. Si conservano macerati nel sale, oppure preventivamente salati,
sott’olio o sottaceto.
ERBE MEDICINALI
Fu Plinio il vecchio che diffuse ufficialmente un’idea che le piante sono state
create dagli dei per soddisfare i bisogni dell’uomo. Questo fu il seme di un
concetto che nell’Europa medievale si sviluppò nella “Dottrina dei segni”
enunciata da Paracelso, medico svizzero che visse dal 1443 al 1541. Egli
ipotizzò non soltanto che le erbe erano state messe sulla terra al servizio
dell’uomo ma anche che tutte avevano ricevuto dal Creatore un segno ed un
marchio indicante lo scopo per il quale dovevano essere usate. Una foglia a
forma di cuore era, ad esempio, rimedio per le malattie cardiache ecc. Molti
nomi delle piante derivano proprio dalla credenza popolare nella dottrina dei
segni. Solo verso il 1670 la botanica cominciò a separarsi dalla medicina,
anche se nella tradizione popolare è ancora vivo l’uso delle erbe medicinali,
che proprio in questi ultimi anni è ritornato in auge come medicina alternativa
nelle varie discipline di naturopatia, omeopatia, erboristeria
Pianta con stelo peloso e ramificato. Le foglie rugose e di forma ovale sono ricoperti di una fitta peluria e quando è tenera cresce
raso terra. Quando “spica” può raggiungere il metro di altezza e produce fiori blu a forma di stella disposti a grappolo. Cresce
spontanea nei campi incolti in vicinanza di vecchi muri sia in pianura sia in montagna. Si utilizzano le sommità fiorite, le foglie i
fusti succosi. La raccolta va fatta in estate a fioritura appena iniziata
Apuleio diceva che la Borragine si chiamava all’origine “coragine “, per la grande proprietà che aveva sul cuore, non sappiamo se si riferisse alla stessa pianta che pare sia stata introdotta in Europa nel medioevo. Dimostra discrete qualità salutari: nel
medioevo si diceva che presa in infuso con il vino generasse grande allegria d’animo. Ancora oggi è usata contro l’idropisia e
l’artrite, nelle infiammazioni della cavità orale, contro i calcoli della bile e per combattere le malattie
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