5B_Epifania - salesiani don Bosco

Omelie per un anno
Volume 1 - Anno “B”
Anno “B”
EPIFANIA DEL SIGNORE
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Is 60,1-6 - La gloria del Signore brilla sopra di te.
Dal Salmo 71 - Rit.: Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della
terra.
Ef 3,2-3a.5-6 - Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a
partecipare alla stessa eredità.
Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Abbiamo visto la sua stella
in oriente e siamo venuti per adorare il Signore. Alleluia.
Mt 2,1-12 - Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.
«Epifania» è una parola strana; anzi, una parola «straniera», che non
si sa bene cosa voglia dire. Tutti sanno però che è la «festa della
Befana»: e tanto basta perché sia una festa importante per il popolo
italiano... Chi sia poi la Befana, lo spiega il «Vocabolario della lingua
italiana» dello Zingarelli, così: «La vecchia che i bambini credono
venga per la cappa del cammino e porti loro doni nella notte
dell'Epifania». Ammesso che ci siano ancora ai nostri giorni bambini
disposti a crederci. Quanto poi all'uso più ampio della parola «befana»
nel linguaggio attuale per indicare... altre persone, non è qui il caso di
specificare ulteriormente.
Di solito il significato preciso delle feste della Chiesa si ricava dal
Vangelo del giorno, anche quando il nome della festa è un po'
misterioso. Ora, il Vangelo di oggi è incentrato sulla figura dei
«Magi»; personaggi a loro volta misteriosi quanto mai, di cui non si
sa esattamente nulla: né chi fossero, né quanti fossero, né di dove
venissero... La fantasia dei buoni cristiani e degli artisti dei secoli
antichi ha provveduto a colmare questo vuoto dicendo che erano tre e
che erano re; ma questo il Vangelo non lo dice. L'unica cosa certa che
risulta dal Vangelo a proposito dei «Magi» è che non erano Ebrei. Ma
è proprio questo l'unico particolare importante nel racconto del
Vangelo: alcuni stranieri pagani (probabilmente studiosi del cielo e
dei suoi fenomeni...) arrivano a Gerusalemme e poi a Betlemme per
«adorare il re dei Giudei che è nato».
La parola «epifania» vuol dire manifestazione: ma non nel senso
moderno di raduno, comizio, corteo, ecc., bensì nel senso di
rivelazione. Come dice la «colletta» della Messa di oggi, è Dio che
Epifania “B” • © Elledici, Leumann 2005
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«con la guida della stella, ha rivelato alle genti il suo unico Figlio».
«Le genti» - o «i Gentili», come dice s. Paolo nella 2- lettura - sono
tutti gli altri popoli della terra, da cui il popolo d'Israele si distingueva
come unico «popolo eletto» di Dio.
Nell'episodio evangelico dei Magi si manifesta per la prima volta una
grande verità: quel «mistero» - come lo chiama s. Paolo - che era
rimasto nascosto precedentemente sia agli Ebrei che agli altri popoli,
e cioè che Cristo è l'unico salvatore di tutti gli uomini. Se per un
verso Gesù è «il re dei Giudei», il Messia discendente di Davide, nato
a Betlemme, conforme alla parola del profeta Michea (cf Vangelo),
per altro verso egli è destinato a essere «luce per illuminare le genti»
- come dice Simeone - «salvezza preparata da Dio davanti a tutti i
popoli» (Lc 2,30-32).
Ecco il vero messaggio della festa di oggi, a conclusione delle feste
natalizie: Gesù Cristo non è venuto soltanto «per qualcuno»; è
venuto per tutti. Egli non appartiene in monopolio a nessun popolo e
a nessuna religione. Egli è l'unico grazie a cui tutti gli uomini possono
«partecipare alla stessa eredità» (cf 2- lettura) della vita eterna di
Dio.
Manifestandosi al mondo nella persona di Gesù, Dio ha manifestato
nello stesso tempo il suo progetto: egli «vuole che tutti gli uomini
siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti,
è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù,
che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,4-6).
Ecco perché la Chiesa, la comunità di coloro che credono in Cristo, è
«cattolica», cioè universale, per natura sua: aperta a tutti i popoli e
formata di fatto - ai nostri giorni - da credenti di ogni razza, lingua,
colore e nazione, al di là di tutte le divisioni politiche e culturali. Ecco
perché la Chiesa, come insegna il Concilio Vaticano II, «è in Cristo
come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio
e dell'unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium, 1).
La festa dell'Epifania è un invito a superare ogni forma di
«campanilismo», di nazionalismo, di razzismo, di chiusura nel proprio
piccolo mondo (quello delle proprie idee, dei propri usi e costumi, dei
propri interessi... ) per formarsi una mentalità aperta alle dimensioni
del mondo intero, in uno spirito di solidarietà e di fraternità senza
frontiere e nel pieno rispetto di ogni persona e di ogni cultura...
Epifania “B” • © Elledici, Leumann 2005
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