SOLENNITA' DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE (Vicenza, Cattedrale, 6 gennaio 2008) "Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano e le tue figlie sono portate in braccio" ( Is. 60,4). Le parole del profeta Isaia aprono davanti a noi l’orizzonte di questa festa dell’Epifania, della manifestazione di Gesù, Figlio di Dio e Salvatore di tutti gli uomini. Il Vangelo non ci parla del numero, della provenienza, dei nomi dei Magi. Non erano ebrei, perché non conoscevano le Scritture. Essi, pur partendo da nazioni diverse e lontane tra loro, si incontrano sullo stesso cammino verso Betlemme. La Chiesa ha sempre visto questo pellegrinaggio dei Magi sotto il segno di quell’anelito di tutta l’umanità verso Cristo Signore, perchè ogni uomo, lo sappia o no, è stato creato per Cristo e il desiderio più forte, che ha in se stesso, è trovarlo e riconoscerlo come suo Creatore e Signore. "Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo" dicono i Magi a Erode e svelano così che Dio li ha guidati nel cammino mediante un segno luminoso nel cielo. Quella stella è Cristo stesso, come ci ha ricordato l’apostolo Giovanni nel prologo del suo Vangelo: "Egli era la luce e la luce venne tra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta". Erode e i sacerdoti del Tempio non si lasciano illuminare dalla stella e non credono che sia nato il Messia. I Magi, invece, riprendono il loro cammino perché "vedendo la stella provarono una grandissima gioia". E’ la gioia della fede, che apre l’incontro con il Bambino divino, fonte prima della felicità per ogni uomo che cerca la verità e vuole la vita. La Chiesa ha il compito di annunciare a tutti gli uomini e a tutti i popoli questa mistero nascosto, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo da tanto tempo. Un mistero ora rivelato ai suoi santi, e cioè che tutti i Gentili (i pagani ed ogni credente in Dio di ogni lingua, popolo e nazione) sono chiamati in Cristo Gesù a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo. La Chiesa, afferma il Concilio Vaticano II, è il “sacramento di unità di tutto il genere umano”, strumento di riconciliazione e di pace per tutti i popoli. Essa ha il compito di raccogliere attorno a Cristo Signore quanti sono stati chiamati alla salvezza per formare un solo popolo santo che Dio si è acquistato, perché proclami nel mondo le opere meravigliose di lui, che li ha tratti dalle tenebre e li ha redenti con la sua mirabile luce. E’ questo desiderio di unità che pervade, anche oggi, il mondo nonostante le tante divisioni e violenze che sembrano distruggerlo nei cuori e nella vita delle persone e dei popoli. Eppure, resta in tutti il bisogno di 1 ritrovare quella stella, che guida all’unità e di cui si fa interprete la Chiesa, offrendo, con la sua evangelizzazione e carità, l’aiuto necessario a raggiungere questo obiettivo comune. Anzitutto, nel campo della ricerca della verità, perché l’uomo necessita di verità come del pane. La menzogna e l’inganno, a cui di fatto si è sottoposti di fronte a messaggi e proposte che tendono solo a catturare il consenso intellettuale, morale o sociale, allontanano da se stessi e stemperano quella luce della coscienza e della Parola di Dio, che sola può indicare ad ogni persona la via per vivere nella libertà e nella pace. "Verranno giorni in cui si chiamerà bene il male e male il bene": questa affermazione della Bibbia si addice perfettamente al nostro tempo. Basti pensare a quanta fatica fa la Chiesa oggi per convincere sulla necessità di promuovere e difendere il bene della vita dal suo primo istante al suo naturale tramonto; il bene della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e garantita dal diritto naturale e civile, oltre che religioso, per dare stabilità e fondamento al patto; il bene della carità solidale e accogliente verso chi è povero, sofferente, immigrato o senza dimora; il bene della pace fondata sulla verità, la libertà, la giustizia e l’amore. Chi sostiene il rifiuto della pena di morte, grande conquista dell’umanità intera, può accettare l’aborto, che nega il diritto di nascere a chi, tra l’altro, non ha commesso alcuna colpa? Può accettare la morte per fame e denutrizione di tantissimi bambini e non nei paesi dove le condizioni di vita e di salute sono disumane, o la proliferazione delle armi nucleari e la produzione delle mine in cui tra l’altro eccelle il nostro Paese? Non sarebbe, dunque, opportuno promuovere anche una moratoria per queste varie forme di condanne a morte? Quando penso a questo e quando leggo la cronaca, che ogni giorno ci pone di fronte al disprezzo della vita propria o degli altri, a delitti orrendi o anche a bravate prive di un minimo di razionalità, mi chiedo se oggi non sia necessario ricuperare, nell’educazione e nella formazione delle persone, la ragione prima di ogni altro valore. Il confine tra bene e male è già ampiamente presente nella mente e nel cuore di ogni uomo, se usa bene dei doni che Dio gli ha dato. Infatti, la ragione e la volontà sono fortificati dalla sua grazia. Afferma Benedetto XVI nell'enciclica "Spe salvi": “Sì, la ragione è il grande dono di Dio all’uomo e la vittoria della ragione sull’irrazionale è anche lo scopo della fede cristiana. Ma quando la ragione diviene vera luce di verità e guida per la vita? Quando è staccata da Dio? Quando è diventata cieca di Dio?". Lasciata in balia di se stessa, la ragione e il conseguente progresso si ritorcono contro l’uomo e lo rendono schiavo di ideologie, potentati ed idoli assoluti, che diventano dei al posto del vero ed 2 unico Dio. Solo quando la ragione è illuminata dalla fede è veramente umana e diventa fonte di verità per tutti. E’ la luce della fede che aiuta la ragione e questa, a sua volta, cerca la fede, perché insieme possano trovare le vie della verità e dunque di quel bene oggettivo, che non può essere frutto delle scelte individuali di ciascuno, ma nutre l’intera vita comunitaria e sociale e ha come fonte primaria non solo la cultura o le leggi, ma la volontà di Dio e la sua rivelazione. Senza la stella non si arriva da nessuna parte e il buio prevale nelle coscienze e nei comportamenti. Senza la stella dei Magi, cioè senza la conoscenza e l’incontro con Dio, manca la luce necessaria per orientarsi nella vita tra il bene e il male ed ognuno diviene legge a stesso. "Questa è la vita eterna: che conoscano te l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3). La verità e la vita, come l’amore, la speranza e la pace, non appartengono alla volontà dell’uomo e non possono essere nemmeno frutto degli sforzi umani, pure importanti, che la scienza, la politica, l’economia e la cultura tentano di proporre. Solo Dio sta a fondamento di ogni legge morale oggettiva e giusta per tutti, che è insita nella coscienza stessa di ogni uomo e che può orientare al bene ogni suo comportamento, ogni sua ricerca ed ogni suo impegno. Lui è la fonte della vera ed assoluta speranza, che contiene, esalta e compie tutte le altre speranze umane. Non un qualsiasi Dio, ma quel Dio che possiede il volto umano del Bambino di Betlemme e che i Magi hanno adorato come unico e vero Dio e riconosciuto come "la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo". Senza di lui si vaga nel buio e le tenebre del peccato, della menzogna, della violenza omicida, della morte, invadono l'umanità. Cari fratelli e sorelle, la festa dell’Epifania ci invita a riscoprire che abbiamo bisogno di cercare una stella, quella di Gesù e del suo Vangelo, dalla quale possiamo avere luce e calore per camminare verso il Signore, riconoscerlo e accoglierne la salvezza. E’ per questo che la Chiesa, nei momenti bui e difficili dei tempi, ritorna a proporre quella luce del Vangelo, che sola può ridare slancio di fede e di amore alle persone, alle famiglie e alla società. La Missione cittadina di Vicenza, che oggi vivrà uno dei suoi momenti importanti con il mandato ai missionari, vuole rispondere a questo obiettivo. Perchè i tempi non sono facili e credo nessuno sia così ingenuo o estraneo da non accorgersene. C’è bisogno di ritrovare la strada e di farlo insieme, avendo come riferimento unitario la stessa luce che è Gesù e la sua Parola. Beata quella casa dove il Vangelo sarà accolto e non solo conservato come dono, ma anche letto e meditato, perchè allora "lampada per i suoi passi sarà la sua Parola e luce sul suo cammino". 3