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Brano : Ab urbe condita IV, 26
Autore : Livio
Originale
[26] Tumultus causa fuit, quem ab Aequis et Volscis Latini atque Hernici nuntiarant. T. Quinctius L. F.
Cincinnatus ?eidem et Poeno cognomen additur?et Cn. Iulius Mento consules facti. Nec ultra terror belli est
dilatus. Lege sacrata, quae maxima apud eos vis cogendae militiae erat, dilectu habito, utrimque validi
exercitus profecti in Algidum conuenere, ibique seorsum Aequi, seorsum Volsci castra communivere,
intentiorque quam unquam ante muniendi exercendique militem cura ducibus erat. Eo plus nuntii terroris
Romam attulere. Senatui dictatorem dici placuit, quia etsi saepe victi populi maiore tamen conatu quam alias
unquam rebellarant; et aliquantum Romanae iuventutis morbo absumptum erat. Ante omnia pravitas
consulum discordiaque inter ipsos et certamina in consiliis omnibus terrebant. Sunt qui male pugnatum ab
his consulibus in Algido auctores sint eamque causam dictatoris creandi fuisse. Illud satis constat ad alia
discordes in uno adversus patrum voluntatem consensisse ne dicerent dictatorem, donec cum alia aliis
terribiliora adferrentur nec in auctoritate senatus consules essent, Q. Seruilius Priscus, summis honoribus
egregie usus, "uos" inquit, "tribuni plebis, quoniam ad extrema ventum est, senatus appellat ut in tanto
discrimine rei publicae dictatorem dicere consules pro potestate vestra cogatis." qua voce audita
occasionem oblatam rati tribuni augendae potestatis secedunt proque collegio pronuntiant placere consules
senatui dicto audientes esse; si adversus consensum amplissimi ordinis ultra tendant, in vincla se duci eos
iussuros. Consules ab tribunis quam ab senatu vinci maluerunt, proditum a patribus summi imperii ius
datumque sub iugum tribuniciae potestati consulatum memorantes, si quidem cogi aliquid pro potestate ab
tribuno consules et?quo quid ulterius privato timendum foret??in vincla etiam duci possent. Sors ut
dictatorem diceret?nam ne id quidem inter collegas conuenerat?T. Quinctio evenit. Is A. Postumium
Tubertum, socerum suum, seuerissimi imperii virum, dictatorem dixit; ab eo L. Iulius magister equitum est
dictus. Dilectus simul edicitur et iustitium, neque aliud tota urbe agi quam bellum apparari. Cognitio
uacantium militiae munere post bellum differtur; ita dubii quoque inclinant ad nomina danda. Et Hernicis
Latinisque milites imperati; utrimque enixe oboeditum dictatori est.
Traduzione
26 Il pretesto fu la rivolta di Volsci ed Equi, riferita a Roma da Latini ed Ernici. Vennero eletti consoli Tito
Quinzio Cincinnato, figlio di Lucio - lo stesso a cui si aggiunge il soprannome di Peno -, e Gneo Giulio
Mentone. La guerra e le sue paure non furono rimandate oltre. Fatta la leva militare ricorrendo a una legge
sacrata - che presso quei popoli era lo strumento di gran lunga pi? efficace per l'arruolamento forzato delle
truppe -, da entrambi i paesi si misero in marcia due forti eserciti che si congiunsero sull'Algido. Qui Equi e
Volsci si accamparono in punti diversi e i rispettivi comandanti si dedicavano con una meticolosit? senza
precedenti alla costruzione di fortificazioni e all'addestramento degli uomini. E quando a Roma arrivarono
queste notizie, il panico si fece pi? grande. Il senato decise allora di nominare un dittatore perch? quei
popoli, nonostante le numerose sconfitte, si stavano adesso preparando a una nuova guerra con uno
spiegamento di mezzi senza precedenti; e poi una parte della giovent? romana se l'era portata via la
pestilenza. Le cose che spaventavano maggiormente erano i difetti dei consoli, il loro disaccordo e i contrasti
durante tutte le assemblee. Secondo alcuni autori la ragione per la quale si nomin? un dittatore fu una
sconfitta subita sull'Algido da quei consoli. Una cosa risulta chiara: nonostante il dissenso su altri problemi,
su di uno i consoli avevano identiche vedute, e cio? nell'opporsi, contro il volere dei senatori, alla nomina del
dittatore. Ma quando arrivarono notizie, una pi? terribile dell'altra, e i consoli non rispettavano le decisioni del
senato, Quinto Servilio Prisco, che aveva ricoperto egregiamente le massime cariche, disse: ?Data l'estrema
gravit? della situazione, ? a voi, o tribuni della plebe, che il senato fa appello perch? in questo momento
cos? pericoloso per la repubblica, usando la vostra autorit?, costringiate i consoli a nominare un dittatore.?
Sentendo queste parole, i tribuni, convinti che si presentasse l'occasione per aumentare la loro autorit?,
dopo essersi consultati a parte dichiararono a nome del collegio che i consoli dovevano attenersi
scrupolosamente alle direttive del senato. Se poi i consoli avessero continuato a opporsi alla volont?
unanime del pi? importante tra gli ordini sociali, allora ne avrebbero ordinato l'arresto. I consoli preferirono
cedere ai tribuni piuttosto che al senato. Ricordarono che i senatori avevano tradito le prerogative della
massima magistratura e che il consolato veniva fatto passare sotto il giogo del potere tribunizio, dal
momento che i consoli potevano subire le imposizioni di un tribuno per via del suo potere, e perfino essere
condotti in carcere (e c'era forse qualcosa che un privato cittadino potesse temere di pi??). Siccome i
colleghi non erano riusciti a intendersi nemmeno su questo, il c?mpito di nominare un dittatore tocc? in sorte
a Tito Quinzio. Egli nomin? il suocero Aulo Postumio Tuberto, un comandante intransigente, il quale a sua
volta design? come maestro della cavalleria Lucio Giulio. Si ordin? subito la leva militare e la sospensione
dell'attivit? giudiziaria, e in citt? non ci si occup? di altro che dei preparativi di guerra. L'esame delle richieste
di esonero dal servizio militare viene rinviato a dopo la guerra. Cos? anche quelli che erano incerti decidono
di arruolarsi. A Ernici e Latini fu imposto di fornire soldati ed entrambi i popoli obbedirono scrupolosamente
al dittatore.