Universitá degli studi di Salerno Facoltá di Scienze Matemat. Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Fisica Canio Noce EQUAZIONI DELLA FISICA MATEMATICA ALLE DERIVATE TOTALI Indice Prefazione 3 I 6 TEORIA 1 Introduzione 8 2 Soluzione dell’equazione ipergeometrica generalizzata 3 II Proprietà dei polinomi ipergeometrici 3.1 Ortogonalità dei Polinomi Ipergeometrici. . . 3.2 Derivate di Polinomi Ipergeometrici . . . . . 3.3 Sviluppo di un Polinomio Qn (x) qualsiasi in nomi Ortogonali {Pn }. . . . . . . . . . . . . 3.4 Proprietà delle Radici di {Pn }. . . . . . . . . 3.5 Relazioni di Ricorrenza . . . . . . . . . . . . 3.6 Polinomi Ortogonali e Meccanica Quantistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . termini di . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 20 . . . . 20 . . . . 23 Poli. . . . 24 . . . . 26 . . . . 27 . . . . . . . . . . 31 APPLICAZIONI 36 4 Oscillatore Armonico 38 5 Potenziale di Pöschl-Teller 41 6 Spettro dell’Operatore L2 46 7 Particella in un Campo Magnetico 51 3 III APPENDICE 55 Bibliografia 58 4 Prefazione La teoria delle funzioni speciali trattata da Gauss, Eulero, Laplace, Jacobi, Riemann, Tchébychev é da lungo tempo uno degli argomenti profondamente radicato nell’analisi matematica, nella teoria delle funzioni di una variabile complessa, nella teoria della rappresentazione dei gruppi. Nonostante i metodi numerici siano sempre più presenti nella pratica, grazie anche allo sviluppo tecnologico dei computer, assistiamo ad un rinnovato interesse per le funzioni speciali dovuto all’esigenza di avere soluzioni analitiche per problemi complessi. Le più note funzioni speciali sono classificate come Funzioni speciali della Fisica Matematicae tra queste citiamo i polinomi ortogonali classici (polinomi di Jacobi, Laguerre, Hermite . . . ), le funzioni ipergeometriche, cilindriche e sferiche La conoscenza di tali funzioni é indispensabile per uno studio appropriato di numerosi problemi della fisica teorica e matematica. In particolare in meccanica quantistica il problema dell’oscillatore armonico, del moto di una particella in un campo centrale e più in generale la soluzione delle equazioni di Scrödinger, Dirac, Klein-Gordon per una particella in un potenziale coulombiano conducono ad equazioni differenziali ipergeometriche le cui soluzioni sono per lo più date da funzioni speciali. Questa classe di funzioni ha un complesso ed articolato apparato matematico. Scopo della trattazione qui presentata é proporre al lettore un nuovo metodo di costruzione delle funzioni speciali. L’idea generale é basata su un uno strumento matematico elementare fondato sulla generalizzazione della nota formula di Rodriguez per i polinomi ortogonali classici. Un tale approccio permette di ottenere sotto forma esplicita le rappresentazioni integrali di tutte le funzioni speciali della fisica matematica e di caratterizzarne le proprietà principali. 5 Vorrei infine ringraziare Adolfo Avella, Mario Cuoco, Gerardo Iovane, e Danilo Zola che mi hanno aiutato nella redazione di questi appunti e tutti quegli studenti che hanno contribuito a migliorarli segnalandomi gli errori tipografici. 6 Parte I TEORIA 7 Capitolo 1 Introduzione Dalla meccanica quantistica, é ben noto che per ricavare lo spettro energetico e gli autostati di un problema fisico si deve risolvere l’equazione agli autovalori di Schrödinger . L’equazione di Schrödinger é un’equazione differenziale alle derivate parziali che in alcuni casi può essere risolta utilizzando il metodo della separazione delle variabili. Nei casi più fortunati si separa in tre equazioni differenziali alle derivate totali ciascuna delle quali può a volte essere ricondotta alle seguenti classi di equazioni differenziali. Equazione di Bessel: ¡ ¢ x2 y 00 + xy 0 + x2 − n2 y = 0 n≥0 Equazione di Bessel modificata: ¡ ¢ x2 y 00 + xy 0 − x2 − n2 y = 0 n≥0 Equazione per le funzioni Ber, Bei, Ker, Kei: ¡ ¢ x2 y 00 + xy 0 − ix2 + n2 y = 0 Equazione di Legendre: ¡ ¢ 1 − x2 y 00 − 2xy 0 + n (n + 1) y = 0 Equazione di Legendre associata: ½ ¡ ¢ 00 2 0 1 − x y − 2xy + n (n + 1) − Equazione di Hermite: y 00 − 2xy 0 + 2ny = 0 9 m2 1 − x2 ¾ y=0 Equazione di Laguerre: xy 00 + (1 − x) y 0 + ny = 0 Equazione di Laguerre associata: xy 00 + (m + 1 − x) y 0 + (n − m) y = 0 Equazione di Čebišev: ¡ ¢ 1 − x2 y 00 − xy 0 + n2 y = 0 Equazione ipergeometrica: x (1 − x) y 00 + [c − (a + b − 1) x] y 0 − aby = 0 Tutte le equazioni precedenti si possono scrivere nella forma: y 00 + τ (x) 0 σ̃ (x) y + 2 y=0 σ (x) σ (x) (1.1) avendo definito: τ (x) = ax + b σ (x) = αx2 + βx + γ σ̃ (x) = α̃x2 + β̃x + γ̃ L’equazione (1.1) detta equazione generalizzata di tipo ipergeometrico. Ad esempio se: τ =1−x σ=x σ̃ = nx (a = −1 b = 1 ) (α = 0 β = 1 γ = 0) (α̃ = 0 β̃ = n γ̃ = 0) Allora la (1.1) diventa l’equazione di Laguerre. 10 Capitolo 2 Soluzione dell’equazione ipergeometrica generalizzata Per la risoluzione della (1.1) introdurremo una classe di trasformazioni del tipo y = ϕ(x)u(x) che ci permetterà di passare dalla (1.1) ad un’altra equazione dello stesso tipo, ma più semplice. Lo studio di queste equazioni sarà sviluppato nel seguente ordine: 1. cercheremo una soluzione di tipo polinomiale; 2. verificheremo le proprietà di chiusura e ortogonalità di questa famiglia di polinomi, rispetto ad un’opportuna funzione peso. Cosı̀ come precedentemente detto effettuiamo la trasformazione: y = ϕ (x) u(x) y 0 = ϕ 0 u + u0 ϕ y 00 = ϕ00 u + 2ϕ0 u0 + ϕu00 per cui dopo facili manipolazioni algebriche la (1.1) diventa: µ 0 ¶ ¶ µ 00 ϕ τ ϕ0 τ σ̃ ϕ 0 00 u + 2 + + + 2 u=0 u + ϕ σ ϕ ϕσ σ (2.1) Quindi, imponiamo che il coefficiente della derivata prima di u sia espresso nella forma di rapporto fra due polinomi di cui quello al numeratore non sia di grado superiore al primo e quello al denominatore al secondo: 2 τ̃ ϕ0 τ + = ϕ σ σ 11 con τ̃ = ãx + b̃ allora: dove abbiamo definito: ϕ0 π = ϕ σ (2.2) ´ 1 ³∼ τ −τ π= 2 π = Ax + B (2.3) ∼ τ³ e´ π sono ovviamente di grado non superiore al primo. I polinomi 00 Valutiamo ora ϕϕ : µ 0 ¶2 µ 0 ¶0 ϕ00 ϕ ϕ = − ϕ ϕ ϕ quindi: ϕ00 = ϕ µ ϕ0 ϕ ¶0 µ + ϕ0 ϕ ¶2 = ³ π ´0 σ + ³ π ´2 σ L’equazione (2.1) diventa: u00 + τ̃ 0 σ̄ u + 2u = 0 σ σ (2.4) in cui: σ̄ = σ̃ + π 2 + π [τ − σ 0 ] + π 0 σ ≡ ᾱx2 + β̄x + γ̄ Pertanto la (2.4) è dello stesso tipo della (1.1). Cosı̀ abbiamo trovato la classe di trasformazioni che lascia invariato il tipo di equazione ipergeometrica generalizzata. Queste sono le trasformazioni del tipo y = ϕ (x) u (x) dove la ϕ è definita dalla relazione (2.2) qualunque sia il polinomio π. L’arbitrarietà su π ci permette di rendere più semplice la forma dell’equazione (2.4). Infatti possiamo determinare i coefficienti di π in modo tale che valga la relazione seguente: σ̄ = λσ (2.5) con λ = cost. Tutto ciò è possibile perchè utilizzando il principio d’identità dei polinomi otteniamo tre equazioni in tre incognite: la costante λ ed i due coefficienti del polinomio π. Pertanto l’equazione (2.4) diventa: σ (x) u00 + τ̃ (x) u0 + λu = 0 12 (2.6) Questa equazione è detta equazione ipergeometrica. Per determinare il polinomio π e la costante λ utilizziamo la relazione (2.5) ottenendo con facili manipolazioni algebriche: π 2 + (τ − σ 0 ) π + σ̃ − kσ = 0 (2.7) dove abbiamo definito: k = λ − π0 con k = cost. Risolvendo l’equazione (2.7), rispetto a π abbiamo: sµ ¶2 σ0 − τ σ0 − τ π= ± − σ̃ + kσ 2 2 (2.8) Poichè π è un polinomio di primo grado, il discriminante del polinomio di secondo grado sotto radice deve essere nullo. Questa condizione ci porta ad un’equazione, in generale, di secondo grado in k. Trovato k è possibile determinare π dalla (2.8) e utilizzando rispettivamente le relazioni (2.2) e 0 (2.3) ricavare i polinomi ϕ e τ̃ . Infine dalla relazione k = λ − π possiamo ottenere la costante λ. Va osservato che l’annullarsi del discriminante del radicando nella (2.8) non determina univocamente la costante k trattandosi, in generale, di un’equazione di secondo grado. In particolare vedremo che in alcuni problemi di interesse fisico come la determinazione della soluzione di un’equazione agli autovalori in meccanica quantistica, (vedi risoluzione dell’atomo di idrogeno e/o dell’oscillatore armonico), è possibile eliminare l’ambiguità su k imponendo che le soluzioni dell’equazione ipergeometrica generalizzata appartengano allo spazio L2 , cioè siano a quadrato sommabile. Casi particolari: 1 - Se σ ammette radici multiple, σ = (x − x̃)2 , allora, posto s = x−x̃ ci si riconduce all’equazione ipergeometrica generalizzata per la quale σ (s) > s ¡ ¢2 - Se σ = 1 e τ2 − σ̃ è un polinomio di I◦ grado allora occorre porre π = − τ2 e l’equazione (2.4) diventa: u00 + (ax + b) u = 0 A questo punto occorre trattare il problema della risoluzione dell’equazione ipergeometrica (2.6). Innanzitutto dimostriamo che le derivate di ordine 13 qualsiasi della u sono ancora soluzioni di un’equazione del tipo (2.6). Posto v1 = u0 , si ha derivando la (2.6): σ 0 u00 + σu000 + τ̃ 0 u0 + τ̃ u00 + λu0 = 0 σ 0 v10 + σv100 + τ̃ 0 v1 + τ̃ v10 + λv1 = 0 σv100 + τ̃1 v10 + µ1 v1 = 0 (2.9) (2.10) (2.11) c.v.d. Ricordando la definizione di σ e di τ̃ si può facilmente verificare che τ̃1 = σ 0 + τ̃ è un polinomio al più di primo grado e µ1 = λ + τ̃ 0 è una costante. Derivando ancora la (2.11) si ha: σ 0 v100 + σv1000 + τ̃10 v10 + τ̃1 v100 + µ1 v10 = 0 σv200 + τ̃2 v20 + µ2 v2 = 0 v2 = v10 ≡ u00 in cui: τ̃2 = σ 0 + τ̃1 = σ 0 + σ 0 + τ̃ = τ̃ + 2σ 0 µ2 = µ1 + τ̃10 = λ + τ̃ 0 + σ 00 + τ̃ 0 = λ + σ 00 + 2τ̃ 0 Analogamente si può iterare il procedimento e vedere che la derivata ennesima della u è una funzione ipergeometrica: 00 ∼ 0 σvn + τn vn + µn vn = 0 In particolare per induzione si può dimostrare che, all’ordine n: τ̃n = τ̃ + nσ 0 µn = λ + nτ̃ 0 + ∼ n (n − 1) 00 σ 2 dove τn è al più un polinomio di primo grado e µn è una costante. Cerchiamo ora le soluzioni della (2.6) nel caso in cui µn = 0. Si ha: n (n − 1) 00 λ ≡ λn = −nτ̃ 0 − σ 2 14 (2.12) In tal caso la soluzione della (2.6) è: vn = cost u = un dove un è un polinomio di grado n. Per determinare il polinomio un introduciamo la funzione integranda ρ. Moltiplicando la (2.6) per ρ e l’equazione (2.12) per ρn si ha: 0 (σρu0 ) + λρu = 0 0 (σρn vn0 ) + µn ρn vn = 0 (2.14) (σρ)0 = τ̃ ρ (2.15) se e (2.13) (σρn )0 = τ̃n ρn L’equazione (2.15) determina ρ. Ricordando l’espressione di τ̃n si ha: (σρn )0 = τ̃ ρn + nσ 0 ρn Dividendo per ρn e ricavando τ̃ dalla (2.15)si ha: (σρn )0 (σρ)0 = τ̃ + nσ 0 = + nσ 0 ρn ρ ρ0n ρ0 σ0 = +n ρn ρ σ (2.16) Integrando membro a membro la (2.16) si può facilmente vedere che una soluzione particolare è del tipo: ρn = σ n ρ n = 0, 1, 2, . . . inoltre: ρn+1 = σ n+1 ρ = σσ n ρ = σρn da cui sostituendo nella (2.14) la relazione precedente abbiamo: ρn vn = − 1 1 1 0 0 (σρn vn0 ) = − (ρn+1 vn0 ) = − (ρn+1 vn+1 )0 µn µn µn 15 (2.17) Ricordiamo che per definizione è: vn+1 ≡ vn0 Partendo dalla relazione (2.17) per un generico m < n possiamo iterare il procedimento (n-m) volte ottenendo: ·µ ¶ ¸0 1 1 1 0 0 ρm vm = − (ρm+1 vm+1 ) = − − (ρm+2 vm+2 ) = µm µm µm+1 µ ¶µ ¶ 1 1 Am d(n−m) = − − (ρm+2 vm+2 )00 = (ρn vn ) µm µm+1 An dx(n−m) dove: n An = (−) n−1 Y µk (A0 = 1) k=0 Nell’ipotesi fatta u = un polinomio: dn u= vn = cost dxn Per verificarlo basta porre m=n nella precedente equazione. In definitiva: · ¸ dm Amn Bn d(n−m) v m = m un = ρn dx ρm dx(n−m) (2.18) Amn = Am (λ) |λ=λn Bn = 1 dn un Ann dxn In particolare per m=0, ricordando che v0 ≡ u , sostituendo nella (2.18) si ha: · ¸ Bn dn n u = un = (σ ρ) n = 0, 1, . . . (2.19) ρ dxn n (n − 1) 00 σ n = 0, 1, . . . (2.20) 2 La (2.19) è detta formula di Rodriguez. Con la formula di Rodriguez abbiamo determinato una famiglia di soluzioni particolari dell’equazione ipergeometrica in forma polinomiale; resta, ora, da determinare la funzione integranda ρ che abbiamo introdotto per ricavare le (2.14) e (2.15). Ricordando che: λn = −nτ̃ 0 − (σρ)0 = τ̃ ρ 16 si ha: σ 0 ρ + σρ0 = τ̃ ρ σρ0 = τ̃ − σ 0 ρ µ 0¶ 0 τ̃ − σ 0 ãx + b̃ − (αx2 + βx + γ) ρ = = ρ σ αx2 + βx + γ ³ ´ (ã − 2α) x + b̃ − β 0 ρ = ρ αx2 + βx + γ avendo sfruttato il fatto che τ̃ è un polinomio di primo grado e σ di secondo. Sono possibili 3 casi: 1) α 6= 0 β 6= 0 γ 6= 0 2) α = 0 β 6= 0 γ 6= 0 (β = 1) 3) α = 0 β = 0 γ 6= 0 (γ = 1) Nel primo caso: 0 ρ = ρ ³ ´ (ã − 2α) x + b̃ − β αx2 + βx + γ Il denominatore si può riscrivere come: −α · (B − x) (−A + x) ρ0 Cx + D = ρ (B − x) (x − A) ⇒ ρ = (B − x)p (x − A)q µ ¶ p + q = −C pA + qB = D Nel secondo caso: ³ (p, q cost) ´ ãx + b̃ − β ρ0 = ρ βx + γ ρ0 Cx + D = ρ x−A ⇒ ρ = (x − A)p eqx (p, q cost) 17 µ Nel terzo caso: p − Aq = D q=C ¶ ρ0 ãx + b̃ = = Cx + D ρ γ 2 +qx ⇒ ρ = epx µ p = C2 q=D ¶ (p, q cost) Per un cambiamento lineare della variabile indipendente, σ e ρ possono essere messe nelle forme canoniche seguenti: ρ (x) = (1 − x)p (1 + x)q ρ (x) = xp e−x 2 ρ (x) = e−x σ = 1 − x2 σ=x σ=1 (2.21) (2.22) (2.23) Inoltre: τ̃ = − (p + q + 2) x + q − p τ̃ = −x + p + 1 τ̃ = −2x (2.24) (2.25) (2.26) Questo cambiamento lascia invariata la forma delle espressioni (1.1) e (2.6) e conseguentemente anche la soluzione data dalla relazione di Rodriguez. Quindi poichè è sempre possibile trovare una trasformazione che ci permette di passare alle forme canoniche (2.21),(2.22),(2.23) dedicheremo la nostra attenzione ai suddetti tre casi. Nel primo caso si ha: σ = 1 − x2 τ̃ = − (p + q + r) x + q − p L’equazione differenziale per n è: ¡ ¢ 1 − x2 u00n − [(p + q + 2) x + p − q] u0n + λn = 0 Questa equazione è nota con il nome di equazione di Jacobi. Le soluzioni sono i polinomi di Jacobi e sono dati da: u(p,q) = n n £ ¤ (−)n −p −q d (1 − x) (1 + x) (1 − x)n+p (1 + x)n+q n n 2 n! dx 18 dove (−)n 2n n! Se p = q = 0 l’equazione di Jacobi diventa l’equazione di Legendre: ¡ ¢ 1 − x2 u00n − 2xu0n + λn un = 0 Bn = Ricordando la definizione di λn data precedentemente, è possibile far vedere che il coefficiente del termine di grado zero nell’equazione di Legendre è uguale ad n (n + 1), infatti: n (n − 1) 00 σ 2 n (n − 1) = −n (−2) − (−2) 2 = 2n + n2 − n = n2 + n = n (n + 1) c.v.d. λn = −nτ̃ 0 − Se p = q = − 21 l’equazione di Jacobi diventa l’equazione di Čebišev: ¡ ¢ 1 − x2 u00n − xu0n + λn un = 0 con λn che assume il valore: λn = −n (−1) − λn = = n + n2 − n n2 c.v.d. n (n − 1) (−2) 2 Nel secondo caso l’equazione differenziale è: xu00n + (p + 1 − x) u0n + λn un = 0 ed è denominata equazione di Laguerre. Per p = 0λn assume il valore. n (n − 1) 00 σ 2 = −n (−1) = n λn = −nτ̃ 0 − Tenuto conto dei coefficienti: Bn = 19 1 n! Le soluzioni dell’equazione di Laguerre sono: Lαn 1 x dn ¡ n −x ¢ = e x e n! dxn e sono denominate Polinomi di Laguerre. Nell’ultimo caso si ha: u00n − 2xu0n + λn un = 0 Tale relazione rappresenta l’equazione di Hermite; in essa: λn = −n (−2) = 2n e tenuto conto dei coefficienti: Bn = (−)n si ottengono i noti Polinomi di Hermite. 2 Hn = (−)n ex 20 dn −x2 e dxn Capitolo 3 Proprietà dei polinomi ipergeometrici 3.1 Ortogonalità dei Polinomi Ipergeometrici. Il sistema delle potenze {xn } costituisce un sistema completo in L2 (A) con A ⊂ R. Pertanto ogni funzione f (x) può essere rappresentata mediante una serie di potenze. Il sistema delle potenze non costituisce una base ortogonale in L2 (A), ma a partire da esso è possibile costruire un sistema completo di funzioni ortogonali rispetto a qualsiasi funzione peso p(x). Si otterranno cosı̀ delle famiglie di polinomi ortogonali. Nel nostro caso i polinomi sono quelli classici e utilizzeremo come funzione peso la ρ (x). Teorema 1 Se la funzione ρ (x) verifica la condizione: £ σ (x) ρ (x) xk ¤b a =0 k∈N allora i polinomi ipergeometrici un corrispondenti a diversi valori λn saranno ortogonali sull’intervallo ]a, b[ rispetto al peso ρ (x) , cioè: Z b un um ρ dx = 0 λn 6= λm a Dimostrazione. I polinomi un e um verificano le equazioni: 0 (σρu0n ) + λn ρun = 0 0 (σρu0m ) + λm ρum = 0 21 Moltiplicando la prima equazione per um , seconda per un e facendo la differenza tra la prima equazione e la seconda si ha: 0 0 um (σρu0n ) + λn um ρun − un (σρu0n ) − λm un ρum = 0 Considerato che i termini derivati corrispondono a: d {σ ρ w} dx in cui: ¯ ¯ u v w = ¯¯ 0 0 u v ¯ ¯ ¯ ¯ il wronskiano, si ha Z b (λm − λn ) a un um ρdx = σρw |ba Poichè w è un polinomio in x per l’ipotesi si ha: Z b un um ρdx = 0 (λm − λn ) a Pertanto, essendo λm 6= λn , si ha: Z b un um ρdx = 0 a Nello studiare questi polinomi si dà generalmente una condizione supplementare, in particolare chiediamo che questi polinomi verifichino le seguenti condizioni: ρ (x) > 0 σ (x) > 0 su ]a, b[ Applicando tale condizione ai polinomi canonici, si ha: - Polinomi di Jacobi σ>0 ⇒ 1 − x2 > 0 −1<x<1 ρ > 0 ⇒ ovvio Inoltre affichè £ σρ ¤+1 xt −1 ½ =0 ⇒ 22 α > −1 β > −1 - Polinomi di Laguerre: σ>0 £ ⇒ x>0 ρ > 0 ⇒ ovvio ¤∞ σρ xt 0 = 0 ⇒ α > −1 - Polinomi di Hermite σ>0 x∈R Riassumendo: un ]a, b[ ρ σ τ̃ λn Bn ] − 1, 1[ (1 − z)α (1 + z)β 1 − z2 −(α + β + 2)x + β − αβ n(n + α + β + 1) (−n)n 2n n! Lα n R+ z α e−t z −z + α + 1 n 1 n! Hn R e−z 1 −2z −2n (−)n (α,β) Pn 2 23 3.2 Derivate di Polinomi Ipergeometrici I risultati ottenuti permettono di ricavare certe proprietà sulle derivate dei dm polinomi di tipo ipergeometrico. Le derivate dx m yn (x) sono dei polinomi di tipo ipergeometrico di grado (n-m) e verificano, quindi un’equazione di tipo ipergeometrico. Partendo dalla relazione (2.17) che definisce ρm vm possiamo esprimere vm . Ricordando la definizione dei coefficienti Amn si ha: ρm vm = Amn Bn [ρn ](n−m) dm u ρm = σ m ρ dxn dm Amn Bn dn−m n u = [σ ρ] dxm σ m ρ dxn−m ⇒ vm = Amn = (−)m m−1 Y µk (λn ) k=0 k (k − 1) 00 µk (λn ) = λn + kτ̃ 0 + σ 2 µ ¶ n + k − s 00 0 = − (n − k) τ̃ + σ 2 µ ¶ m−1 Y n + k − 1 00 m m 0 (n − k) τ̃ + Amn = (−) (−) σ 2 k=0 µ ¶ m−1 Y n! n + k − 1 00 0 = τ̃ + σ (n − m)! k=0 2 24 3.3 Sviluppo di un Polinomio Qn (x) qualsiasi in termini di Polinomi Ortogonali {Pn}. Mostriamo che: Ogni polinomio Qn di grado n si può scrivere come combinazione lineare di polinomi ortogonali Pk , con k=0,1, . . . Dimostrazione : Per n=0 la proposizione è immediata. Infatti si ha: Q0 = αP0 Pertanto, applicando il principio di induzione, dimostreremo che: Qn = n X Ckn Pk k=0 Supponiamo che: Qn−1 = n−1 X Ck,n−1 Pk k=0 . Scegliamo la costante C nn nella definizione di Qn in modo che il polinomio: Qn − Cnn Pn sia di grado (n − 1) cioè: Qn − Cnn Pn = Qn−1 Poichè per ipotesi Qn−1 è sviluppabile in termini di polinomi classici, si ha la tesi: n−1 X Ck,n−1 Pk Qn = Cnn Pn + Qn−1 = Cnn Pn + k=0 Qn ≡ n X Ck,n Pk k=0 E’ possibile determinare i coefficienti Ck,n dalla relazione precedente utilizzando la proprietà di ortogonalità: Z b Pn Pm ρ dx = 0 n= 6 m a si ha: Z b Qn Pm ρ dx a 25 = n X Z Ckn Pk Pm ρ dx a k=0 = n X b Z b Pk2 ρ dx = Cmn d2m Ckn δkm a k=0 Cmn 1 = 2 dm in cui: Z Qn Pm ρ dx a Z d2m b b = a Pm2 ρ dx Si ha inoltre che Z b Pn xm ρ dx = 0 se m < n a Infatti xm è un polinomio di grado m xm = m X Ckm Pk k=0 Quindi: Z m X k=0 b Pn xm ρ dx = a Z b Ckm Pn Pk ρ dx ma k ≤ m < n a e per l’ortogonalità dei polinomi classici, rispetto al peso ρ , sull’intervallo (a, b) si ha la tesi. 26 3.4 Proprietà delle Radici di {Pn}. Tutti gli xj : Pn (xj ) = 0 sono semplici, sono n e sono contenuti in ]a, b[. Dimostrazione Supponiamo che in ]a, b[ , Pn cambi k volte segno. E’ evidente che 0 ≤ k ≤ n Definiamo qk nel seguente modo: ½ 1 se k = 0 qk = Qk j=1 {(x − xj )} con xj : Pn (xj ) = 0 E’ chiaro che Pn (x) = qk Qn−k in cui Qn−k polinomio di grado n-k che non ha zero su ]a, b[. Si ha: Z Z b b Pn qk ρ dx = a Essendo q 2 k a qk2 Qn−k ρ dx 6= 0 Qn−k ρ una funzione a segno definito. Inoltre se k < n : Z b Pn qk ρ dx = 0 a essendo qk polinomio di grado k, per cui deve essere k=n. 27 3.5 Relazioni di Ricorrenza Spesso nei problemi di interesse fisico è necessario calcolare delle quantità definite da relazioni tra i polinomi classici, in special modo nel calcolo dei valori di aspettazione di osservabili in meccanica quantistica. A tal fine risulta utile, nello sviluppo del calcolo, utilizzare la seguente relazione di ricorrenza. x Pn = αn Pn+1 + βn Pn + γn Pn−1 E’ evidente che xPn = Qn+1 , per cui: xPn = n+1 X Ck,n Pk k=0 con 1 = 2 dk Ck,n Z b Pk x Pn ρ dx a In quest’ultima formula Pk x è un polinomio di grado k+1; ciò implica che: Ck,n = 0 ∀ k : k+1<n (per il teorema precedente su xm ) Quindi saranno diversi da zero i coefficienti: Cn−1, n ; Cn, n ; Cn+1, n cioè: xPn = Cn+1, n Pn+1 + Cn, n Pn + Cn−1, n Pn−1 Indichiamo, in particolare Cn+1,n = αn Cn,n = βn Cn−1,n = γn Per determinare i coefficienti {C} , scriviamo: Pn = an xn + bn xn−1 + . . . . . . Ora è evidente che Ck, n d2k = Cn, k d2n quindi: 28 (an 6= 0) Cn, n−1 d2n = Cn−1, n d2n−1 αn−1 d2n = γn d2n−1 d2 γn = αn−1 2 n dn−1 Si ottiene da Pn = an xn + bn xn−1 + . . . an = αn an+1 bn = αn bn+1 + βn an avendo uguagliato i coefficienti di ugual grado nell’espressione di xPn . In definitiva: an a µn+1 ¶ bn+1 − an 1 = bn − an+1 an 2 an−1 dn = · an d2n−1 αn = βn γn Nelle applicazioni è spesso importante conoscere le costanti an tali che si abbia il più piccolo scarto quadratico medio da una funzione arbitraria f (x). Sia data la quantità: Z b" mN = f (x) − a N X #2 an Pn ρ dx n=0 dove Pn sono dei polinomi ortogonali nell’intervallo ]a, b[ rispetto al peso ρ (x) ≥ 0 ela funzione f (x) verifica la condizione: Z b f 2 (x) ρ dx < +∞ a Per le proprietà di ortogonalità degli Pn , si ha: Z b mN = a f 2 ρ dx + N X (an − Cn )2 d2n − n=0 N X n=0 29 Cn2 d2n in cui: Z d2n b = a 1 d2n Cn = Z Pn2 ρ dx b f Pn ρ dx a Si noti che mN ha un minimo per an = Cn , cioè Z b ∆N = min mN = 2 f ρ dx − a N X Cn2 d2n n=0 La successione: {∆N }N ∈N è monotona, non crescente e limitata inferiormente (∆N ≥ 0). Esiste dunque il limite seguente: lim ∆N = A N Se A6= 0 allora: Z b 2 f ρ dx ≥ a ∞ X Cn2 d2n n=0 rappresenta la disuguaglianza di Bessel. Se A=0 allora: Z b 2 f ρdx = a ∞ X Cn2 d2n n=0 nota come eguaglianza di Parseval. Sotto le seguenti condizioni: 1) f continua in ]a, b[ 2) f derivabile, con derivata continua in ]a, b[ 3) Z b f 2 ρ dx < +∞ a 4) Z bµ . a df dx ¶2 30 σρdx < +∞ Allora una funzione arbitraria f (x) è sviluppabile in serie nella forma: f (x) = ∞ X Cn Pn n=0 e la serie {Pn } è uniformemente convergente ∀x ∈ [x1, x2 ] ⊂ ]a, b[. Pertanto il sistema di polinomi classici {Pn }n∈N è completo e chiuso su ]a, b[. 31 3.6 Polinomi Ortogonali e Meccanica Quantistica In Meccanica Quantistica l’uso di questo formalismo rende agevole la risoluzione di problemi di notevole interesse fisico. Risolvendo le equazioni ipergeometriche: σu00 + τ̃ u0 + λu = 0 si ottengono i polinomi classici di grado n per: λ = λn = −nτ̃ 0 − n (n − 1) 00 σ 2 √ Le soluzioni trovate moltiplicate per ρ sono le uniche che su ]a, b[ sono quadrato sommabili, cioè: Z b Pn2 ρ dx ≡ d2n < +∞ a Dimostriamo ora che affinché ciò valga si deve avere τ̃ 0 < 0 A tale scopo consideriamo la formula di Rodriguez e calcoliamo il polinomio di grado 1, P1 : B1 d (σρ) P1 = = B1 τ̃ ρ dx L’ultima uguaglianza segue dalle (2.17. Calcoliamo la norma quadra di P1 : Z b Z b B1 d (σρ) 2 2 d1 = P1 ρ dx = ρ P1 dx ρ dx a a ½ ¶ ¾ Z bµ d b = B1 [P1 ρ σ]a − P1 σ ρ dx dx a Z b = −B1 (B1 τ̃ 0 ) σ ρ dx a Z b 2 0 σ ρ dx = −B1 τ̃ a Poichè su ]a, b[ σ, e ρ sono maggiori di zero si ha: Z b ρ σdx > 0 a 32 e quindi affinché d21 > 0 si deve avere τ̃ 0 < 0 Poichè: τ̃ = τ + 2π π deve essere tale da produrre un τ̃ a derivata negativa su ]a, b[. Inoltre, poichè τ̃ = BP11 , deve aversi che ∃x ∈ ]a, b[ : τ̃ (x) = 0 essendo P1 polinomio di primo grado. In definitiva k e π devono essere tali che: τ̃ (x∗ ) = 0 ∃ x∗ su ]a, b[ τ̃ 0 (x) < 0 su ]a, b[ Teorema 1 Supponiamo che u sia soluzione dell’equazione ipergeometrica σu00 + τ̃ u0 + λu = 0 (3.1) d (σρ) = τ̃ ρ, sia limitata e non e che la funzione ρ, soluzione dell’equazione dx negativa su ]a, b[. Sotto tali ipotesi, l’equazione (3.1) ammette soluzioni non banali (u = 0), √ tali che u ρ siano limitate e quadrato sommabili su ]a, b[, se non per λ = λn = −n(n − 1) 00 σ − nτ̃ 0 2 e tali soluzioni sono i polinomi ortogonali classici. Dimostrazione: E’ ovvio che per λ = λn i polinomi ortogonali classici sono soluzioni non banali. Supponiamo invece che per certi valori di λ ∃ r(x, λ) che non è un polinomio classico non banale. Si deve avere per la (2.15): d (σρr0 ) + λρr = 0 dx e inoltre poiché un è soluzione: d (σρu0n ) + λn ρun = 0 dx 33 Moltiplicando la prima per un e la seconda per r e integrando su x1 e x2 con (a < x1 < x2 < b), si ha Z b (λ − λn ) r(x, λ)un (x)ρ(x)dx + [σρW (un , r)]xx21 = 0 a se λ 6= λn 0 lim [σρW ] = c1 x→a lim[σρW ] = c2 x→b Vogliamo dimostrare che il termine integrato è nullo e quindi dalla completezza del sistema di polinomi ortogonali, dedurre che r(x, λ) = 0 per λ 6= λn . Prima di tutto è immediato verificare che Z b r(x, λ)un (x)ρ(x) dx < +∞ . a Infatti per la diseguaglianza di Cauchy: ¯Z ¯ ¯ ¯ x2 x1 ¯ ·Z ¯ r(x, λ)un (x)ρ(x) dx¯¯ ≤ Z x2 2 x2 r (x, λ)ρ(x) dx · x1 x1 u2n (x)ρ(x) dx e poiché gli integrali al secondo membro convergono si ha la tesi. Se λ = λn c1 = c2 = c, poiché in tal caso σρW = cost. Dimostriamo che se λ 6= λn , c2 = 0 · ¸ W [un , r] d r(x, λ) = dx un u2n Integrando si ha: · r(x, λ) = un r(x0 , λ) + un (x0 ) Z x x0 Sia x0 < b. Valutiamo r(x, λ) quando x → b. Si possono avere tre casi: 1) σ ∼ (b − x)(x − a) b finito 34 ¸ W [un , r] ds . u2n ¸ 12 2) σ ∼ x b = +∞ 3) σ = 1 b = +∞ Primo caso ρ(x) ∼ (b − x)α Il termine da integrare è α ≥ 0. W [un , r] c2 1 ∼ ∼ 2 2 un σρun (b − s)α/2 Quindi √ ρ r(x, λ) ∼ 1 α (b−s) 2 α>0 ln(b − s) √ che implica la non limitatezza di ρ r(x, λ) ρ ∼ xα eβx Per x → +∞ un ∼ x n Z x x0 Allora il che implica che sα+2n+1 e βs √ √ ds α=0 ⇒ (α ≥ 0 β < 0) ∼ 1 xα+2n+1 e βx α (β < 0) β ρ r(x, λ) ∼ x−( 2 +2n+1) e− 2 x ρ r non è di quadrato sommabile. 2 Secondo caso ρ ∼ eαx +βx α>0 Per x → +∞ un ∼ xn e quindi Z x ds 1 . 2 +βs ∼ 2n αx 2n+1 x eαx2 +βx x0 s e Quindi √ ρr∼ 1 x+2n+1 e αx2 +βx (α < 0) che non è sommabile. Allo stesso modo si può dimostrare che c1 = 0 e quindi Z b r(x, λ)Wn ρ dx = 0 ∀n a 35 Poiché {un } formano un sistema completo segue che: r(x, λ) = 0 Se λ = λn , W = 0 e quindi r e un sono linearmente indipendenti e ciò è in contraddizione con l’ipotesi. Conclusione L’equazione agli autovalori −~ 2 ∇ Ψ + U Ψ = EΨ 2m (3.2) conduce ad una equazione del tipo y 00 + Introdotta ρ̃ tale che τ 0 σ̃ y + 2y = 0 σ σ (3.3) d σ̃ (σ ρ̃y 0 ) + ρ̃y = 0 dx σ d con dx (σ ρ̃) = (τ ρ̃) l’equazione (3.2) pone il problema: cercare i valori √ di E per i quali l’equazione (3.3) ammette soluzioni non banali, ovvero ρ̃y limitata a quadrato sommabile su ]a, b[ . 36 Parte II APPLICAZIONI 37 Capitolo 4 Oscillatore Armonico Ci proponiamo di trovare gli autovalori dell’operatore hamiltoniano e le autofunzioni per l’oscillatore armonico lineare in meccanica quantistica, o equivalentemente per una particella in un campo di potenziale unidimensionale della forma: 1 U = mω 2 x2 2 Il problema dell’oscillatore armonico ha un ruolo fondamentale per moltissimi problemi che vanno dallo stato solido alla teoria quantistica dei campi in particolare nell’elettrodinamica quantistica. L’equazione di Schrödinger per la funzione Ψ (x) dell’oscillatore armonico si scrive nel seguente modo: µ ¶ mω 2 2 ~2 d2 − Ψ+ x −E Ψ = 0 2m dx2 2 µ ¶ 2mE m2 ω 2 2 d2 Ψ+ − x Ψ = 0 dx2 ~2 ~2 se A= 2mE ~2 B2 = m2 ω 2 ~2 l’equazione diventa: ¢ ¡ d2 2 2 Ψ=0 Ψ + A − B x dx2 Allora in base alle definizioni date per i coefficienti in forma generale nella equazione ipergeometrica generalizzata possiamo fare le seguenti associazioni: σ̃ = A − B 2 x2 σ = 1 τ = 0 39 sµ ¶ σ −τ σ0 − τ π = ± − σ̃ + kσ 2 2 √ √ π = ± −A + B 2 x2 + k = ± B 2 x2 + k − A 0 Affinchè π sia un polinomio di I◦ grado imponiamo che il discriminante del radicando sia nullo, cioè: ∆(B 2 x2 + k − A) = −4(k − A)B 2 x2 = 0 e quindi si deve avere k=A Per questa scelta si ha che: π = ±Bx Cosı́ come chiarito nel paragrafo 3.6, l’ambiguità sulla scelta delle soluzioni per π sarà risolta imponendo che τ̃ = τ + 2π abbia derivata negativa. Nel nostro caso: τ̃ = 2π Quindi affinchè sia verificata la condizione suddetta dobbiamo scegliere π = −Bx. Per questa soluzione ricaviamo che τ̃ = −2Bx e ricaviamo ϕ Dalla relazione ϕ0 π = = −Bx ϕ σ ϕ = e− ⇒ Bx2 2 ρ0 τ̃ − σ 0 = = −2Bx ρ σ ricaviamo ρ: 2 ρ = e−Bx Determiniamo λ e poi gli autovalori En del nostro problema; dalla relazione: k = λ − π0 = λ + B = A ricaviamo quindi: λ=A−B 40 Imponendo la condizione che le soluzioni siano polinomiali troviamo lo spettro dell’energia dell’oscillatore armonico: λ = λn = −nτ̃ 0 − n(n − 1) 00 σ = +2nB 2 ⇒ A − B = 2nB ¶ µ 1 . A = 2B n + 2 Ricordando l’espressione di A e B segue: µ ¶ 2mE 1 mω n− = 2 ~2 ~ 2 ¶ µ 1 E = En = ~ω n + 2 ⇒ A questo punto possiamo scrivere la soluzione: Ψn (x) = Cn ρ (x) yn (4.1) dove yn (x) sono ricavati dalla formula di Rodriguez che in questo caso si scrive n ¡ ¢ 2 d −Bxn yn = Bn eBx e = Hn dx2 Questi sono i polinomi di Hermite e le soluzioni dell’equazione dell’oscillatore armonico si scrivono: B 2 Ψn = ϕn (x) Cn e− 2 x Hn 41 Capitolo 5 Potenziale di Pöschl-Teller Cerchiamo gli autovalori e le autofunzioni per l’equazione di Schrödinger unidimensionale. ~2 − Ψ + U (x) Ψ = EΨ 2m che descrive il moto di una particella in un potenziale del tipo: U (x) = − U0 cosh2 ax dove U0 > 0 Cerchiamo delle soluzioni che corrispondono a stati legati, quindi, a valori di E< 0. Riscriviamo l’equazione nel seguente modo: ¸ · ~2 d2 U0 − +E Ψ=0 Ψ− 2m dx2 cosh2 (ax) cioè: · ¸ 2m U0 2mE Ψ + + 2 Ψ=0 ~2 cosh2 (ax) ~ 00 Poniamo: 2mE ~2 che è maggiore di zero visto che cerchiamo soluzioni per E < 0 B02 = − A20 = Possiamo scrivere la (5.1) come: · 00 Ψ + A20 2mU0 ~2 ¸ 1 2 − B0 Ψ = 0 cosh ax 42 (5.1) Introduciamo la seguente trasformazione s = tanh(ax) per poter ridurre l’equazione (5.1) ad un’equazione del tipo studiato, cioè: σs00 + τ s0 + σ̃ s=0 σ (5.2) Innanzitutto ricaviamo cosh ax in termini di s cosh ax = ¡ 1 1 − tanh2 x ¢ 12 = 1 1 (1 − s2 ) 2 2 d d Mentre dx e dx 2 in termini della nuova variabile possono essere scritte utilizzando il seguente artificio: ¡ ¢ d d d ds d a = = = a 1 − s2 2 dx dx ds ds cosh ax ds · ¸ ¡ ¢ d2 d d ds d 2 d = · = a 1−s = dx2 dx dx dx ds ds · ¸ ¡ ¢ ¡ ¢ 2 2 d 2 d = a 1−s 1−s = ds ds ¡ ¢ d ¡ ¢2 d2 = −2a2 s 1 − s2 + 1 − s2 a2 2 ds ds Sostituendo nell’equazione (5.1) con facili manipolazioni si può ottenere la seguente espressione: ¡ ¢ d2 ¡ ¢ dΨ £ 2 ¡ ¢ ¤ a2 1 − s2 Ψ − 2sa2 1 − s2 + A0 1 − s2 − B02 Ψ = 0 2 ds ds Dividendo per a2 (1 − s2 ) , si ha: · ¸ d2 Ψ 2s dΨ −B02 − A20 (1 − s2 ) − + Ψ=0 ds2 (1 − s2 ) ds (1 − s2 )2 a2 Introduciamo A e B definite tramite A A2 = 0 eB 0 nel seguente modo: 2mU0 A20 = 2 2 2 a ~a B02 2mE =− 2 2 2 a ~a Allora abbiamo la seguente equazione: · ¸ d2 Ψ 2s dΨ −B 2 + A2 (1 − s2 ) − + Ψ=0 ds2 (1 − s2 ) ds (1 − s2 )2 B2 = 43 ricordando il tipo generale dell’equazione (5.1) scritta sotto forma (5.2) facciamo le seguenti associazioni: σ = 1 − s2 ¡ ¢ σ̃ = A2 1 − s2 − B 2 τ = −2s cerchiamo una soluzione del tipo indicato dalla tecnica illustrata precedentemente: Ψ = ϕ (s) u (s) . (5.3) Ricordiamo che per definire ϕ è necessario determinare: sµ ¶2 0 σ −τ σ0 − τ − σ̃ + kσ π= ± 2 2 σ0 − τ −2s + 2s = =0 2 2 Quindi: p p π = ± B 2 − A2 (1 − s2 ) + K (1 − s2 ) = (A2 − k) s2 + (K + B 2 − A2 ) dove k = λ − π 0 , con λ il coefficiente del termine di grado zero dell’equazione ipergeometrica ottenuta dalla trasformazione (5.3). La condizione illustrata nella trattazione generale impone che il Discriminante del radicando sia nullo e quindi ¡ ¢¡ ¢ ¡ ¢ K + B 2 − A2 A2 − K = −K 2 + 2A2 − B 2 K − A4 + A2 B 2 = 0 questo dà una condizione su K: √ −2A2 + B 2 ± 4A4 + B 4 − 4A2 B 2 − 4A4 + 4A2 B 2 K= −2 che porta a: K= −2A2 + B 2 ± B 2 −2 quindi: K1 = +A2 K2 = A2 − B 2 la scelta dei valori di K1,2 va fatta in modo che verifichi la condizione τ̃ 0 < 0 e τ̃ abbia almeno una radice nell’intervallo ]−1, 1[ dove σ (s) > 0. Si può 44 facilmente dimostrare che la seguente scelta di K e quindi di π verifica le condizioni suddette. Allora ricordando che τ̃ = τ + 2π, tra ½ ½ π1 = ±B τ̃1 = −2s + 2π1 e π2 = ±Bs τ2 = −2s + π2 Sceglieremo: τ̃ = −2 (1 − B) s che corrisponde a π = −Bs e a K = A2 − B 2 Ricordando che k= λ − π 0 abbiamo: λ = A2 − B 2 − B (5.4) Ora ci resta da determinare la funzione ϕ da sostituire nella Ψ = ϕ (s) u (s) e determinare u (s) tramite la formula di Rodriguez dopo aver calcolato la funzione integranda ρ; ϕ (s) è definita dalla relazione: ϕ0 (s) π Bs = =− ϕ (s) σ 1 − s2 quindi integrando a destra e a sinistra si ha che ¡ ¢B ϕ (s) = 1 − s2 Mentre la funzione integranda introdotta per esprimere l’equazione ipergeometrica generalizzata in forma autoaggiunta, è definita dalla seguente relazione: ρ0 (s) τ̃ 0 − σ −2 (1 + B) s + 2s −2B = = = 2 ρ (s) σ 1−s 1 − s2 Quindi come fatto in precedenza integrando ambo i membri otteniamo l’espressione per ρ a meno di un fattore moltiplicativo che può sempre essere inglobato nella costante che compare nella formula di Rodriguez: ¡ ¢B ρ = 1 − s2 A questo punto per calcolare gli autovalori dell’equazione di Schrödinger, per la relazione di ricorrenza per λn e imponendo la condizione che la soluzione sia sotto forma polinomiale, abbiamo che λ = λn = −nτ̃ 0 − n (n − 1) 2 n (n − 1) 00 σ = 2n (1 + B) + 2 2 = n + 2nB + n2 45 per la (5.4) abbiamo: λ = −B 2 + A2 − B = n + 2nB + n questo implica: ¡ ¢ B 2 + (2n + 1) B − A2 − n − n2 = 0 da questa si ottiene: 1 B = Bn = −n − ± 2 r 1 + n + A2 − n − n2 = 4 n2 + 1 −n − ± 2 r A2 + 1 4 q La scelta Bn = −n − 12 − A2 − 14 è esclusa dalla condizione Bn > 0 poichè siamo interessati a stati legati. Inoltre la suddetta limitazione pone un limite superiore ai valori di n, infatti: r 1 1 Bn > 0 ⇒ n < + A2 − 2 4 A questo punto ricordando che B2 = − 2mE ~2 a 2 ⇒ En = − ~2 a2 2 B 2m n Esplicitiamo la parte u (s) della soluzione generale tramite la formula di Rodriguez: 1 dn u = un = Cn . n (σ n ρ) = Pn(B,B) (5.5) ρ ds ¢n+B i ¡ ¢−B dn h¡ = Cn 1 − s2 . n 1 − s2 ds (B,B) dove Pn sono i polinomi di Jacobi. La soluzione generale è ¢− B dn h¡ ¡ ¢n+B i Ψ (s) = Cn 1 − s2 2 n 1 − s2 ds Notiamo che i polinomi (5.5) sono i polinomi di Jacobi che nella tabella (α,β) sono generalmente indicati con Cn = (−1)n . 2n1n! e nella forma Pn (s), nel nostro caso α = β = B e Cn la sceglieremo in modo tale che la Ψ (s) risulti normalizzata. 46 Capitolo 6 Spettro dell’Operatore L2 Cerchiamo gli autovalori e gli autovettori dell’operatore L2 , che rappresenta il quadrato del momento angolare, utilizzando le tecniche acquisite fino ad ora. Consideriamo l’operatore scritto in coordinate polari: µ ¶ · ¸ 1 ∂ ∂ 1 ∂2 2 2 . sin + L = −~ (6.1) sin ϑ ∂ϑ ∂ϑ sin2 ϑ ∂ϕ2 Le funzioni Ψ = Ψ (ϑ, ϕ) , autofunzioni di L2 per rappresentare stati fisici, devono rispettare le seguenti condizioni: Ψ (ϑ, ϕ + 2π) = Ψ (ϑ, ϕ) 0≤ ϑ ≤π |Ψ (ϑ, ϕ)| < M ∀ 0 ≤ ϕ ≤ 2π (6.2) (6.3) Quindi una generica autofunzione di L2 dovrà essere periodica e limitata in ϕ e limitata in ϑ. L’equazione agli autovalori per L2 si scrive: L2 Ψ = υΨ e l’espressione differenziale: ¾ ½ µ ¶ ∂ ∂ 1 ∂2 1 2 · sin ϑ + · Ψ = υΨ −~ sin ϑ ∂ϑ ∂ϑ sin2 ϑ ∂ϕ2 (6.4) Cerchiamo una soluzione siffatta: Ψ (ϑ, ϕ) = Θ (ϑ) · Φ (ϕ) (6.5) e in questo modo separiamo le variabili nell’equazione differenziale (6.4). Sostituendo (6.5) nella (6.4) otteniamo: ³ ´ dΘ(ϑ) d sin ϑ dϑ sin ϑ dϑ υ d2 Φ (ϕ) 1 + 2 sin2 ϑ = · (6.6) Θ (ϑ) ~ dϕ2 Φ 47 Poichè i due membri dipendono entrambi rispettivamente solo da ϑ e da ϕ affinchè la (6.6) sia verificata il primo e il secondo membro devono essere contemporaneamente uguali ad una costante che indichiamo con m2 . Dobbiamo quindi risolvere il sistema: µ ¶ d dΘ (ϑ) sin ϑ sin + υ sin2 ϑΘ (ϑ) = m2 (6.7) dϑ dϑ d2 Φ (ϕ) + m2 Φ = 0 (6.8) dϕ2 La (6.8) è immediatamente integrabile e le sue soluzioni elementari sono: Φ = e±imϕ (6.9) La condizione di periodicità impone che e±2πim = 1 e quindi deve essere m = 0, ±1, ±2, . . .. La parte dipendente da ϕ coincide con un’autofunzione dell’operatore lz che è la componente z dell’operatore momento angolare. Si può vedere che ”m” assume il significato di valore associato alla misura della componente z del momento angolare. Ora interessiamoci alle soluzioni dell’equazione (6.7); vedremo che tramite una trasformazione del tipo x = cosϑ possiamo passare dall’equazione (6.7) ad un’equazione di tipo ipergeometrico generalizzato. Poniamo x = cos ϑ che dà la limitazione −1 ≤ x ≤ 1; allora: d dx d d = · = − sin ϑ dϑ dϑ dx dx mentre: d2 d d2 2 = sin ϑ − cos ϑ dϑ2 dx2 dx sostituendo nella (6.7), che abbiamo riscritto sviluppando la derivata nel seguente modo: ½ · ¸¾ d d υ m2 + cotgϑ + 2− Θ=0 dϑ2 dϑ ~ sin2 ϑ abbiamo che ½ ¡ · ¸¾ ¢ d2 d d υ m2 1−x −x −x + 2 − Θ=0 dx2 dx dx ~ 1 − x2 2 48 cioè: ½ ¡ · ¸¾ ¢ d2 υ d m2 1−x − 2x + 2 − Θ=0 dx2 dx ~ 1 − x2 2 (6.10) questa è un’equazione di tipo ipergeometrico generalizzato dove ricordando le definizioni standard date su una generica equazione differenziale del tipo: τ 0 σ̃ u + 2u = 0 σ σ u00 + vediamo che σ = 1 − x2 , τ = −2x ¡ ¢ σ̃ = µ 1 − x2 − m2 dove µ = ~υ2 . A questo punto procediamo nel modo che abbiamo descritto nel caso generale: sia Θ = u (x) y (x) ricordiamo che µ π= σ0 − τ 2 sµ ¶ ± σ0 − τ 2 ¶2 − σ̃ + kσ utilizzando le posizioni fatte precedentemente si ha, che π= −2x + 2x p 2 ± m − µ (1 − x2 ) + k (1 − x2 ) 2 p π = ± m2 − µ (1 − x2 ) + k (1 − x2 ) affinchè il radicando abbia radici multiple è facile verificare che ¡ ¢ k − µ + m2 (µ − k) = 0 ⇒ ½ k1 = +µ k2 = + (µ − m2 ) In corrispondenza di k1 abbiamo π1,2 = ±m mentre per k2 = (µ − m2 ) , si ha: π3,4 = ±mx 49 Partendo dalla definizione di τ̃ = τ + 2π, si può ricavare facilmente τ̃1 τ̃2 τ̃3 τ̃4 = = = = 2 (m − x) −2 (m + x) −2x (1 − m) −2x (m + 1) La scelta di τ̃ è legata alle condizioni: ½ 0 τ̃ < 0 τ̃ = 0 Nell0 intervallo ]−1, 1[ In realtà nè τ̃3 nè τ̃4 singolarmente rispondono alle condizioni suddette tuttavia possiamo scrivere il polinomio τ̃3,4 nella seguente forma compatta τ̃ = −2x (1 + |m|) abbracciando ogni valore di m ∈ Z. Ora calcoliamo gli autovalori υ ricordando la posizione µ = ~υ2 . Innanzitutto λ = k − π 0 = µ − |m|2 + |m| = µ − |m| (|m| + 1) (6.11) La condizione di soluzione polinomiale è: λ + nτ̃ 0 + n (n − 1) σ 00 =0 2 ⇒ n (n − 1) σ 00 = 2n (1 + |m|) + n (n − 1) 2 ma ricordando la (6.11) si ha: λ = −nτ̃ 0 − µ − |m| (|m| + 1) = 2n (1 + |m|) + n (n − 1) µ = |m| (|m| + 1) + 2n (1 + |m|) + n (n − 1) = |m| (|m| + 1) + 2n (1 + |m|) + n2 − n = (|m| + n) (|m| + n + 1) Ponendo l = n + |m| (6.12) υ µ = 2 = l (l + 1) ⇒ υ = ~2 l (l + 1) ~ Dalla (6.10) discende che l è definito posivito e |m| ≤ l. Si noti che fissato l l’autovalore m può assumere tutti i valori interi compresi 50 tra −m e +m. A questo punto utilizzando la relazione di Rodriguez, i polinomi soluzione dell’equazione ipergeometrica associata sono quelli di Legendre. yn (x) = i ¢ Bnm dn h¡ 2 n+m · 1 − x m (1 − x2 ) dxn ¡ ¢ m (m,m) Θlm = Clm 1 − x2 2 Pl−m (x) dove: (m,m) Pl−m (x) = ¢n+m Bnm d2 ¡ . 1 − x2 m 2 2 (1 − x ) dx 51 Capitolo 7 Particella in un Campo Magnetico Utilizziamo la tecnica, mostrata precedentemente, nella risoluzione del problema di una particella in un campo magnetico omogeneo costante. Nella teoria classica la funzione di Hamilton di una particella carica in un campo magnetico ha la forma: e ~ ´2 1 ³ p~ − A H= 2m c ~ è il potenziale vettore del campo, p~ è la quantità di moto generalizzata dove A della particella. Se la particella non ha spin, il passaggio alla meccanica quantistica avviene sostituendo la quantità di moto generalizzata con l’operatore ~p̂ = −i~5 ~ e si ottiene l’hamiltoniano: 1 ³~ e ~ ´2 Ĥ = p̂ − A 2m c Se invece la particella è dotata di spin, tale operazione è insufficiente. La espressione esatta dell’hamiltoniano si ottiene introducendo il termine sup~ 0 corrispondente all’energia del momento magnetico ~µ nel plementare ~µ · H ~ 0 . In tal modo l’hamiltoniano della particella con spin ha la forma: campo H 1 ³~ e ~ ´2 ~0 p̂ − A − ~µ · H Ĥ = 2m c Dopo questa breve introduzione al problema generale analizziamo il caso di ~ 0 = ẑH0 , in un campo magnetico costante diretto lungo la direzione ẑ, H questo caso l’hamiltoniana assume la forma: 1 ³~ e ~ ´2 p̂ − A − µz H0 Ĥ = 2m c 52 E’ opportuno a questo punto scegliere la forma del potenziale vettore che essendo definito a meno del gradiente di una funzione arbitraria può essere preso nel seguente modo: ~ ≡ (−H0 y, 0, 0) A taleche ~ ∧ A ~=H ~0 5 allora l’hamiltoniana diviene: Ĥ = ¢ eH0 1 ¡ 2 e2 H0 y 2 − µz H0 px + p2y + p2z + pxy + 2m mc 2mc2 Sostituendo alle variabili classiche i corrispondenti operatori quantistici si ha: Ĥ = − ~2 2 i ~ e H 0 ∂ e2 H02 2 5 − y + y − µz H 0 . 2m mc ∂x 2mc2 Poichè l’operatore Ĥ commuta con p̂x , p̂z e µz cioè: [H, px ] = [H, pz ] = [H, µz ] = 0 possiamo scrivere l’equazione di Schrödinger nella seguente forma: "µ # ¶2 1 e H0 µ 2 2 p̂x + y + p̂y + p̂z Ψ − ηH0 Ψ = EΨ 2m c s (7.1) dove µs è il rapporto tra il momento magnetico intrinseco e lo spin della particella e η è l’autovalore dell’operatore µ̂. Poichè p̂x e p̂z commutano con l’operatore hamiltoniano, cioè le componenti px e pz della quantità di moto si conservano, si può scegliere come soluzione della (7.1) i Ψ = e ~ (px x+pz z) χ (y) Si può vedere che dopo facili manipolazioni si passa dalla (7.1) alla seguente espressione χ (y) : ·µ ¶ ¸ 2m µη p2z m 2 2 00 χ (y) + 2 E+ H0 − − ωH (y − y0 ) χ = 0 ~ s 2m 2 in cui: ωH ≡ e H0 mc y0 = − l’equazione per χ è del tipo: u00 + τ̂ 0 σ̂ u + 2u = 0 σ σ 53 cpx e H0 dove: u =χ π =0 σ =1 ·µ ¶ ¸ ¢ µη 2m p2z m 2 ¡ 2 E+ σ̃ = 2 H0 − − ωH y − y0 ≡ ~ s 2m 2 ≡ A − B (y − y0 )2 ³ ´ 2 p2z µη 2 dove A = 2m E + H − e B=m 0 ~2 s 2m ~2 ωH . Operando la trasformazione per passare ad una equazione ipergeometrica χ = ϕp abbiamo l’equazione per p del tipo: p00 + λp = 0 calcoliamo λ : σ0 − τ π= ± 2 sµ σ 0 − τ̃ 2 ¶ − σ̃ + kσ facendo le associazioni su definite abbiamo: q π = ± −A + B (y − y0 )2 + k L’unico valore di k per cui π è polinomio di primo grado è: k=A e quindi √ π = ± (y − y0 ) B Ricordando le condizioni affinchè le soluzioni siano a quadrato sommabili, nel nostro caso: √ τ̃ = 2π = ±2 (y0 − y) B dobbiamo scegliere π tale che τ̃ 0 <√0 e si annulli nell’intervallo ]−∞, +∞[ . Si vede che scelta √ π = − (y − y0 ) B risponde alle nostre richieste, quindi τ̃ = 2 (y0 − y) B A questo punto determiniamo ρ dalla relazione: τ − σ0 ρ0 = ρ σ che nel nostro caso diventa: √ ρ0 = τ̃ = 2 (y0 − y) B ρ 54 ⇒ ρ = e−(y−y0 ) 2 √ B mentre la funzione ϕ è definita dalla relazione: √ π ϕ0 ϕ0 = ⇒ = − (y − y0 ) B ϕ σ ϕ ⇒ ϕ = e− la soluzione è quindi: χ = Bn e− (y−y0 )2 √ B 2 (y−y0 )2 √ B 2 dove ⇒ · Hn dn −(y−y0 )2 √B e dxn Calcoliamo gli autovalori. Ricordiamo innanzitutto che la condizione di trovare soluzioni sotto forma di polinomi impone che Hn = Cn e(y−y0 ) 2 √ B· λ = λn = −nτ̃ 0 − Nel nostro caso: n (n − 1) 00 σ 2 (7.2) √ τ̃ = 2π = −2 (y − y0 ) B quindi √ τ̃ 0 = −2 B sostituendo nella (7.2) √ λ = λn = +2n B essendo λ = k + π0 = A − √ B abbiamo: A− √ √ B =2n B ⇒ A = (2n + 1) √ µ ¶ 1 B =2 B n+ 2 √ Sostituendo l’espressione per A abbiamo: µ ¶ µ ¶ 2m µη p2z mωH 1 E+ H0 − =2 n+ ⇒ ~2 s 2m ~ 2 µ ¶ µη 1 p2 H0 (7.3) ⇒E = n+ ~ωH + z − 2 2m s Il primo termine di questa espressione dà valori discreti dell’energia corrispondenti al moto nel piano perpendicolare al campo, questi valori sono e~ e quindi la formula detti livelli di Landau. Per l’elettrone si ha µρ = − mc eH0 (7.3) ricordando che ωH = mc diventa: ¶ µ p2 1 E = n + + η ~ωH + z 2 2m 55 Parte III APPENDICE 56 I Punti Fuchsiani Finora nel trattare equazioni differenziali lineari ed omogenee del tipo u00 + p(x)u0 + q(x)u = 0 (4) abbiamo studiato le soluzioni nei punti regolari dell’equazione in cui erano contemporaneamente regolari i coefficienti p(x) e q(x). Precisamente un punto x = x0 è regolare se esistono il lim p(x) e il lim q(x). Tuttavia i x→x0 x→xo coefficienti q(x) e p(x) possono presentare delle singolarità che sono classificate in punti fuchsiani o regolari e punti non fuchsiani o irregolari. Un punto singolare x = x0 è di tipo fuchsiano se esistono le due quantità a0 = lim (x − x0 ) · p(x) x→x0 b0 = lim (x − x0 )2 · q(x) x→x0 In questo caso la soluzione può essere cercata nella forma α u = (x − x0 ) · ∞ X ½ n cn (x − x0 ) n=0 Se p(x) e q(x) sono della forma P an (x − x0 )n p(x) = (x − x0 ) α = parametro c 6= 0 P , q (x) = bn (x − x0 )n (x − x0 )2 Sostituendo nella (4) possiamo determinare una relazione di ricorrenza per l’espressione esplicita dei coefficienti cn : [α (α − 1) + αa0 + b0 ] c0 = 0 [(α + n) (α + n − 1) + (α + n) a0 + b0 ] cn + + n−1 X [(α + m) an−m + bn−m ] cm = 0 ∀n > 0 (5) m=0 La condizione c0 6= 0 dà: α (α − 1) + αa0 + b0 = 0 (6) Precisamente da α1 e α2 soluzioni dell’equazione (6), dette equazione determinante o indiciale relativa al punto fuchsiano x = x0 si possono determinare tutti i coefficienti cn dalla (5) in funzione di c0 e ottenere cosı̀ due soluzioni indipendenti della (4) αi ui = (x − x0 ) ∞ X n c(i) n · (x − x0 ) (7) n=0 Nel caso in cui risulti α1 − α2 ∈ Z detto α1 = max {α1 , α2 } esiste una soluzione del tipo (7) e precisamente u1 = (x − x0 )α1 ∞ X cn (x − x0 )n n=0 Mentre l’altra soluzione ha la forma α2 u2 = pu1 ln (x − x0 ) + (x − x0 ) ∞ X dn (x − x0 )n n=0 Il comportamento delle soluzioni nell’intorno di x = ∞ può essere studiato effettuando la sostituzione x = z1 e verificando il comportamento per z = 0. In questa situazione si può trovare una soluzione generale nella forma u= ∞ X cn x−n n=0 Il punto x = ∞ è fuchsiano se sono definite q0 = lim x2 q(x) p0 = lim xp(x) , x→∞ x→∞ Risolvendo l’equazione determinante per α, abbiamo due soluzioni indipendenti del tipo ∞ X −n −αi c(i) ui = x n x n=0 Se α1 − α2 ∈ Z allora le soluzioni sono u1 = x −α1 ∞ X cn x−n n=0 u2 = au1 ln x + x −α2 ∞ X dn x−n n=0 Per quanto riguarda i punti singolari di tipo non fuchsiano non esiste un metodo per studiare il comportamento nel loro intorno. 58 Bibliografia 1 Smirnov, Corso di Matematica Superiore, vol. 3 Parte II, Ed. Riuniti 2 Nikiforv, Funzioni speciali della fisica matematica, Ed. MIR 3 Whittaker Watson, A course a modern analysis, Cambridge Uni Press, 1952. 4 Landau Lifsits, Meccanica quantistica non relativistica, Ed. Riuniti. 5 Abramowitz Stegun, Handbook of mathematic functions, Dover Paris, inc. 1965. 59