SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA Consigli utili per affrontare al meglio l’ansia 1 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA 1. Che cos’è l’ansia? L’ansia è una reazione emotiva che fa parte del nostro bagaglio genetico. Segnala un pericolo e prepara l’organismo a una risposta. L’ansia è quindi un fenomeno normale di cui tutti facciamo esperienza seppure in misura e con frequenza molto variabile. Gli stati d’ansia possono avere intensità variabile: da un lieve senso di irrequietezza e di indefinito malessere generale a uno stato di tensione interno fino a forme acute di panico. 1.2 Differenza tra ansia e paura Nella paura ciò che ci spaventa è qualcosa di reale e identificabile; nell’ansia, invece, ciò che spaventa è un ipotetico pericolo interno dove manca il riconoscimento di ciò che realmente è minaccioso. L’ansia è una reazione emotiva di fronte a un evento scatenante che “normalmente” non è considerato spaventoso. L’individuo stesso che la sperimenta non è in grado di darsene una spiegazione, la ritiene ingiustificata e finisce per considerarla una malattia, o comunque un tratto del carattere di cui liberarsi. 1.3 Il panico Il panico è la forma più acuta e più intensa di ansia. Ha un’insorgenza rapida e improvvisa. 1.4 Ansia: la paura senza pericolo L’ansia non è affatto immotivata e senza senso, ma deriva da ragionamenti precisi, anche se esagerati, che trasformano qualcosa di apparentemente innocuo in un evento pericoloso per il soggetto stesso. Non sono gli eventi esterni a scatenare la reazione di paura, ma quello che gli individui pensano di essi, in particolare le valutazioni che le persone fanno circa la propria capacità di saperli fronteggiare. 1.5 L’utilità della paura La paura è un prodotto dell’evoluzione. Se gli individui non fossero in grado di provare paura, non si accorgerebbero dei pericoli e di reagirvi prontamente. La paura fa molto di più che segnalare un pericolo, prepara l’organismo ad affrontarlo nel migliore dei modi. Di fronte al pericolo nell’individuo si verificano una serie di modificazioni fisiche che sono funzionali ad affrontare la minaccia. L’individuo può eliminare direttamente il pericolo tramite l’attacco o tramite l’allontanamento dalla minaccia stessa (fuga). Il cuore così inizia a battere più rapidamente per irrorare di sangue i muscoli che servono al movimento; il respiro diventa più frequente per avere più ossigeno a disposizione per tutte le attività; la cute diventa più pallida perché il sangue è dirottato verso i muscoli, il tono muscolare aumenta considerevolmente fino a causare tremori e tutti gli organi di senso aumentano la vigilanza sull’ambiente e diventano più sensibili agli stimoli. Una volta terminato lo sforzo fisico di fuga o attacco, le reazioni fisiologiche scompaiono rapidamente. Quando però lo sforzo fisico non ha luogo e percepiamo solo una minaccia interna i cambiamenti fisiologici possono essere molto disturbanti e suscitare molta ansia, che a sua volta porta a una maggiore attivazione della risposta attacco e fuga, amplificando le reazioni fisiologiche. 2 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA 2. L’ansia e la mancanza di fiato Quando, ad esempio, a causa di un problema respiratorio, “ci manca il fiato”, questa sensazione può generare ansia. L’ansia a sua volta determina tensione muscolare, respirazione affannosa, tachicardia, senso di confusione, sudorazione, bocca e gola secca, vertigini, nausea, ecc…Questi sintomi vengono interpretati dall’individuo in modo catastrofico (es. “sta per venirmi un infarto”, “avrò un attacco respiratorio”, ecc..) aumentando l’idea di pericolo e l’attivazione fisiologica (es. aumenta la tachicardia e l’affanno) portando così a un circolo vizioso (come riportato di seguito). Fattori scatenanti esterni/interni (es. mi manca il fiato) Minaccia percepita (es. avrò un attacco respiratorio) ansia Affanno, tachicardia, sudorazione interpretazione erronea (es. sto per sentirmi male, muoio) 2.1 L’ansia e l’iperventilazione (o eccesso di respirazione) L’iperventilazione è un aumento del ritmo o della profondità del respiro che provoca una ventilazione superiore a quella necessaria per soddisfare i bisogni dell’organismo. L’iperventilazione prolungata porta a una serie di sintomi fisici, quali vertigini, confusioni, disorientamento, sensazione di testa leggera, denominati nel suo insieme “sindrome da iperventilazione”. Vediamo insieme cosa accade: ogni volta che una persona inspira, l’ossigeno entra nei polmoni dove si lega all’emoglobina, una molecola dei globuli rossi del sangue. L’emoglobina porta l’ossigeno in tutto il corpo e lo rilascia alle cellule, che lo usano per avere energia e producendo un “gas di scarico”, l’anidride carbonica che viene trasportata ai polmoni per essere eliminata. L’ossigeno si libera dall’emoglobina solo in presenza di anidride carbonica. Quindi, se è fondamentale respirare l’ossigeno, è importante anche che non manchi nel sangue 3 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA l’anidride carbonica. Il corpo lavora meglio quando ossigeno e anidride carbonica sono in equilibrio. L’iperventilazione, cioè il respirare con una frequenza e/o profondità eccessive rispetto ai bisogni dell’organismo in quel momento, porta ad avere troppo ossigeno e troppo poca anidride carbonica, poiché con l’espirazione viene eliminata troppa anidride carbonica. Ciò comporta un maggior afflusso di ossigeno nei polmoni, ma sorprendentemente ne arriva meno a certe aree del cervello e del corpo producendo i seguenti sintomi: - senso di mancanza d’aria - senso di testa leggera - senso di stordimento - senso di irrealtà e di stranezza del proprio corpo - senso di confusione - tachicardia, cuore che batte più velocemente - sensazione di formicolio alle mani, ai piedi e al viso - rigidità muscolare - mani sudate - bocca e gola secca - vertigini - nausea Uno dei sintomi più angoscianti è la sensazione di mancanza d’aria. Questa sensazione può portare a cercare di respirare più profondamente o velocemente, peggiorando i sintomi. E’ importante sottolineare che l’iperventilazione fa parte della risposta di attacco o fuga, è quindi parte di una normale risposta fisiologica e non è pericolosa. I sintomi relativi sono spiacevoli, fastidiosi e possono spaventare, ma non sono dannosi e scompaiono quando si smette di iperventilare. 3. I trattamenti 3.1 Tecnica del respiro lento Questa tecnica è in grado di ridurre i sintomi dell’ansia e va usata immediatamente ai primi segnali di ansia o panico. • • • • • • Interrompi quello che stai facendo e siediti o appoggiati a qualcosa. Trattieni il fiato (senza prima fare un respiro profondo) e conta fino a 10. Quando sei arrivato a 10, lascia uscire fuori l’aria e dì a te stesso mentalmente: “Mi rilasso” in modo calmo e tranquillo. Poi inspira lentamente in cicli di 6 secondi: inspira per tre secondi ed espira per tre secondi. Continua per 10 volte. Dì a te stesso mentalmente: “Mi rilasso” ogni volta che espiri. Ogni minuto (dopo una serie di 10 respiri), trattieni di nuovo il fiato per 10 secondi, poi riprendi a respirare a cicli di 6 secondi. Continua a respirare così fino alla scomparsa di tutti i sintomi dell’iperventilazione. Più pratica farai nel respiro lento, meglio riuscirai a controllare le tue ansie. 3.1.1 Difficoltà che si possono incontrare nell’applicazione della tecnica del respiro lento. Si può avere l’impressione che la tecnica del respiro sia “innaturale” e strana. Respirare con una frequenza di 10 respiri al minuto è invece normale. All’inizio può 4 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA risultare difficile; se però comincerai a esercitarti nelle situazioni dove ti riesce più facile, per poi passare a quelle più difficili, comincerai a respirare così con naturalezza, senza neanche rendertene conto. Non aspettarti troppo in poco tempo. 3.2 Rilassamento Una componente della risposta di attacco o fuga quando si percepisce una minaccia è rappresentata dall’aumento della tensione dei muscoli. L’aumento di questa tensione rende i muscoli più pronti e più efficienti. I muscoli si rilassano quando è passato il pericolo. Anche in situazioni normali la tensione muscolare è variabile nell’arco della giornata, a seconda delle circostanze. Con il rilassamento si può riuscire a controllare la tensione muscolare e l’ansia. Innanzitutto per imparare a rilassarsi bisogna imparare a riconoscere la tensione muscolare. 3.2.1 Il rilassamento muscolare progressivo Consiste nel rilassare tutti i muscoli del corpo uno dopo l’altro. Durante il rilassamento si contraggono taluni gruppi muscolari cercando di percepire la sensazione provocata dalla decontrazione. Non si tratta quindi di un esercizio ginnico ma di ascolto delle parti del proprio corpo impegnate nell’esercizio. La percezione dello stato di contrazione muscolare diventa via, via sempre più facile da riconoscere e modificare. Per iniziare siediti su una sedia comoda con uno schienale su cui appoggiare la schiena e le spalle oppure su una poltrona. Alcuni preferiscono fare l’esercizio da sdraiati, ma è meglio non sdraiarsi se si ha paura di addormentarsi, poiché non si può imparare a rilassarsi se si dorme. Esempio di un esercizio di rilassamento progressivo Fig. 1 - Sollevare le spalle cercando di avvicinarle alle orecchie e concentrarsi sui muscoli che si contraggono sempre di più; Fig. 2 - Decontrarre, rilassare sino alla massima distensione e ascoltare la sensazione provocata dalla distensione muscolare. Si può ripetere questo esercizio prendendo in considerazione altri muscoli del corpo. 5 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA 3.2.2. Il rilassamento isometrico Il rilassamento isometrico è utile per diminuire la tensione quando si è in una situazione che genera ansia. Il più comune errore che si fa negli esercizi isometrici è quello di applicare la tensione troppo velocemente oppure con troppa intensità, è necessario invece farlo in modo graduale e lento. Istruzioni per il rilassamento muscolare isometrico Fai un respiro normale e trattienilo per 7 secondi (è possibile trattenerlo anche per minor tempo) Tendi i muscoli delle mani e delle braccia mettendo le mani in grembo, con una mano sopra l’altra, palmo contro palmo e spingendo in giù con la mano sopra, mentre ti sforzi di sollevare la mano sotto; oppure metti le mani dietro la testa, intrecciando le dita e cerca di separare le mani mentre spingi la testa indietro contro le mani. Dopo 7 secondi, lascia uscire il fiato, mentre ti dici lentamente: “mi rilasso” Rilascia tutta la tensione dai muscoli Durante il minuto successivo, dì mentalmente: “mi rilasso” ogni volta che espiri e lascia fluire via tutta la tensione Ripeti l’esercizio fino a quando senti che la tensione è diminuita Quando sei seduto: Fai un respiro normale e trattienilo per 7 secondi (è possibile trattenerlo anche per minor tempo) Tendi gradualmente i muscoli delle gambe, incrociando le caviglie e cercando di sollevare la gamba di sotto, mentre premi verso il basso quella di sopra oppure spingi le gambe lateralmente, mentre le tieni incrociate a livello delle caviglie. Dopo 7 secondi, lascia uscire il fiato, mentre ti dici lentamente: “mi rilasso” Rilascia tutta la tensione dai muscoli Durante il minuto successivo, dì mentalmente: “mi rilasso” ogni volta che espiri e lascia fluire via tutta la tensione Ripeti l’esercizio fino a quando senti che la tensione è diminuita. Essere capaci di rilassarsi è un’abilità che migliora con l’esercizio frequente e regolare. 3.2.3 Le tecniche di rilassamento Permettono di respirare più lentamente e più profondamente; Regolarizzano il battito cardiaco; Diminuiscono la richiesta d’ossigeno da parte del corpo; Migliorano la circolazione del sangue; Predispongono a un sonno ristoratore. 4.3 Il metodo cognitivo E’ importante sapere che i nostri pensieri, le nostre emozioni e i nostri comportamenti si influenzano reciprocamente. La maggior parte delle persone pensano che siano gli eventi o le situazioni a dar luogo direttamente alle reazioni emotive, in realtà sono i nostri pensieri che influenzano le nostre emozioni. Se modifichiamo il nostro modo di pensare, di interpretare gli eventi, possono anche migliorare le emozioni e quindi l’ansia. Chi soffre di attacchi d’ansia non ha emozioni sbagliate, ma emozioni normali a pensieri sbagliati, pensieri che sono detti disfunzionali. 6 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA Questa modalità di pensiero è in fin dei conti un’abitudine e come tutte le abitudini può essere cambiata se ci si sforza e ci si esercita. I passi per riuscirci sono sintetizzati nel seguente riquadro: 1. Identificare i pensieri disfunzionali ansiogeni. 2. Confutare (mettere in discussione) i pensieri disfunzionali. 3. Sostituirli con altri pensieri. 4.3.1 Identificare i pensieri disfunzionali ansiogeni All’inizio non è facile individuare i pensieri che generano ansia, soprattutto se durano da tanto tempo e si presentano in modo quasi automatico. Per individuarli, nelle situazioni che ti senti in ansia o a disagio fatti le seguenti domande poste nel riquadro: - Che cosa penso di me? Che cosa temo che possa succedere? Che cosa penso della situazione? Come penso di affrontarla? Che cosa farò? 4.3.2 Errori di pensiero più comuni: - sovrastimare la probabilità di stare male - esagerare le conseguenze negative - sottovalutare le proprie capacità di affrontare le situazioni - interpretare in modo errato le sensazioni fisiche legate all’ansia 4.3.3 Esempi di pensieri disfunzionali e dei corrispondenti pensieri funzionali: Descrizione della situazione Pensieri disfunzionali ansiogeni e livello di ansia iniziale Esempio. Luogo troppo affollato da cui è difficile uscire e sento che mi manca il fiato Pensieri funzionali e livello d’ansia successivo C’è qualcosa che non va nel mio corpo - Non mi sta venendo un attacco, si tratta di una reazione d’ansia. - Potrebbe venirmi un attacco respiratorio e stare male I sintomi fisici sono dovuti all’ansia. Respirare troppo profondamente o in fretta peggiora i sintomi. - Nessuno mi aiuterà - Sverrò E’ improbabile che nessuno mi aiuterà, qualcuno si accorgerà di me. Non sono mai svenuto per colpa di un attacco d’ansia Ansia: 35/100 Ansia: 90/100 7 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA 4.3.4 Confutare i pensieri disfunzionali ansiogeni Uno dei modi migliori per confutare i pensieri disfunzionali è scriverli su un foglio e porsi le seguenti domande: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Che prove ci sono dell’esistenza di quello di cui ho paura? La cosa che temo è davvero pericolosa? Quanto è probabile che accada ciò che temo? Qual è la cosa peggiore che realisticamente potrebbe accadermi? Che modi diversi, alternativi, ci possono essere di vedere le cose? Quanto è utile questo mio modo di pensare? 4.3.5 Problemi nel confutare i pensieri disfunzionali “Non riesco a pensare in altro modo”. Dopo molto tempo che si convive con pensieri ansiogeni, può essere difficile individuare pensieri alternativi meno preoccupanti ed è normale pensare “Non riesco a pensare in altro modo”. Bisogna cercare di sforzarsi e trovare prove e argomentazioni contro i propri pensieri. Chiediti che cosa pensano le altre persone che non hanno paura della situazione in questione. “ci sto provando ma non funziona”. Usa tutte le tecniche a tua disposizione, in particolare il rilassamento muscolare e la respirazione lenta. Non aspettarti di riuscire perfettamente fin dall’inizio nel controllare i pensieri ansiogeni. Il cambiamento di abitudini di pensiero ormai radicate richiede tempo e fatica. “Non riesco a credere davvero ai miei nuovi pensieri”. Cerca di capire se vi è qualche pensiero disfunzionale che non hai affrontato. Inoltre non è necessario che tu creda pienamente ai nuovi pensieri; potrebbe bastare che tu abbia capito l’infondatezza dei vecchi pensieri disfunzionali. Un’altra soluzione è cercare di comportarsi come se i nuovi pensieri fossero veri e stare a vedere cosa succede. 4.3.6 Sintesi dei punti principali Quando ti senti ansioso: Respira lentamente usando la tecnica dl respiro lento Siediti, fermati, riposati Utilizza il rilassamento isometrico rapido Confuta i pensieri disfunzionali, sostituendoli con altri pensieri più funzionali Riprendi gradualmente le attività che hai interrotto Ricordati che le sensazioni che stai provando non sono pericolose, sono soltanto sensazioni spiacevoli e fastidiose che possono essere tollerate fino a che andranno via. E andranno via. 5. Trattamenti farmacologici E’ possibile ricorrere anche a una terapia farmacologica. I farmaci più efficaci per l’ansia e il panico sembrano essere le benzodiazepine e gli antidepressivi. Per maggiori informazioni potete rivolgervi al vostro Medico di Medicina Generale. 8 SERVIZIO di PSICOLOGIA ANSIA Ricordate che i farmaci possono solo aiutare la persona a contenere i sintomi dell’ansia; per poterli invece controllare e gestire occorre una terapia psicologica. BIBLIOGRAFIA A. Wells, Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia, Mc Grew Hill, gennaio 1999. Andrews et all, Trattamento dei disturbi d’ansia, CSI 2003 Fossum, Dominare l’ansia, Franco Angeli, 1993 Beck, Emery, Greenberg, L’ansia e le fobie. Astrolabio, 1988 Ellis, Ragione ed emozione in psicoterapia. Astrolabio, 1989 Sassaroli; Lorenzini, Ruggiero, Psicoterapia cognitiva dell'ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento: Raffaello Cortina Editore, giugno 2006. Villa Pineta Gaiato di Pavullo nel Frignano (MO) Tel. 0536 42039 – Fax 0536 42190 www.villapineta.it E-mail:[email protected] Edizione 2016 rev1 9